Recensione a "Lupo nelle Tenebre" di Nicholas Pekearo



Trama: Marlowe Higgins è un uomo maledetto. Dentro di lui, nelle notti di plenilunio, la belva è pronta a scatenarsi. Una belva assetata di sangue, destinata alla strage. Eppure, Marlowe Higgins ha trovato il modo di "guidare" la propria furia: uccidendo solo la feccia dell'umanità. Ora, la città dove vive, Evelyn, è scossa da una serie di delitti compiuti dal "Killer delle Rose", un maniaco che aggredisce le donne e cava i loro occhi, introducendo rose nelle orbite vuote. E così, Marlowe inizia ad indagare...

Commento di Lunaria: "Lupo nelle tenebre" ("The Wolfman", titolo originale) avrebbe dovuto essere il primo romanzo di una serie basata sulle avventure di Marlowe, una sorta di licantropo-detective e vendicatore. Purtroppo, l'autore, Nicholas Pekearo, agente di polizia, morì durante una sparatoria. Così questo resta il primo capitolo di una serie rimasta interrotta.
"Lupo nelle tenebre" non è male come romanzo, di per sé è particolare l'idea di "innovare" la figura del licantropo rendendolo "un buono" al servizio della lotta al crimine. Però, lo stile di scrittura di Nicholas Pekearo è infarcito di parolacce e turpiloquio (il protagonista è immaginato come una sorta di rocker vagabondo), 281 pagine sono davvero troppe per una storia che poteva essere narrata con cento pagine in meno (le trasformazioni in licantropo sono poche, è dato gran spazio ai monologhi e ai flashback della vita passata di Marlowe come soldato in Vietnam) i personaggi sono ben caratterizzati (pur con tutti i limiti, visto che sono per lo più stereotipati in ruoli fissi come vandali che si predono a cazzotti o prostitute) anche se il turpiloquio è davvero troppo e finisce per abbassare il romanzo ad una sorta di "caciara" fine a se stessa.
Comunque non è scritto male, la storia "va", più sul piede dell'indagine poliziesca che non dell'horror o del terrore psicologico (*), anche se il serial killer è facilmente individuabile fin dalle prime pagine. Resto del parere che cento pagine in meno lo avrebbero reso meno prolisso e dispersivo e più appassionante. Notevole il primo capitolo, che mostra il licantropo-Marlowe in piena azione, ed è la parte più horror del libro, insieme al finale. 

(*) Probabilmente "Lupo nelle tenebre" potrà piacere molto a chi apprezza i pulp alla Tarantino.  


Gli stralci più belli:

"Bill sollevò il braccio buono, ma prima che potesse puntare la pistola la bestia lo afferrò per i polsi con le due grosse mani pelose e affondò i denti nella carne soffice del suo collo. Un arco di sangue zampillò dalla ferita come un torrente, e prima che il sangue cadesse a terra, Bill Parker era già morto. La bestia indietreggiò, strappando un bel pezzo di carne dalla gola. Masticò, inghiottì e ruggì. Poi continuò l'opera. Di notte, gli animali nel bosco si tenevano a distanza, lasciando che quella strana creatura seguisse i propri capricci. Come unica compagnia aveva il vento, che portava le tracce di ogni singolo corpo esistente, e la morte."

"Avevo iniziato a leggere quanti più quotidiani mi capitassero a tiro più o meno all'epoca in cui morì mia madre, nel 1981. Avevo ereditato questa abitudine vagamente raccapricciante da una delle mie vittime. Vedete, il lupo non si limita a uccidere, lui pretende. Non sono solo i ricordi dei morti a diventare i miei ricordi; diventano mie anche le loro peculiarità (...) Vedete, io non posso farla smettere di uccidere, ma almeno posso impedirle di uccidere chi non se lo merita."

"Successe oltreoceano. (...) Il Marlowe Higgins che amava il baseball e le motociclette e aveva una ragazza di nome Doris che lo aspettava a casa, cessò di esistere. Al suo posto c'era un guscio, un involucro, un ospite per la malvagia entità che lo aveva invaso. Già, non si può realmente avere una vita quando dentro di sé si nasconde qualcosa che si nutre di morte. (...) Il nome con cui ero nato non valeva più niente per me, e dovunque andassi lasciavo una scia di sangue e ossa tritate.
Non riuscii mai ad andare abbastanza in fretta da sfuggire all'orrore della mia testa, alla realtà di ciò che portavo in fondo all'anima. Ero soltanto io l'inferno sulla Terra, e sapere di essere responsabile dei raccapriccianti omicidi di tante persone innocenti era spesso un peso eccessivo da sopportare." 

"La mia vita non esisteva più. Non era rimasto niente se non dannazione, e oscurità, e maledette lune piene, rosse di orrore. Ero all'inferno, e da quell'inferno non sembrava esistere una sola via di fuga, un rifugio, un possibile scampo."





Approfondimento sui Licantropi: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/licantropi.html