"La collina dei conigli": i fotogrammi e gli stralci più belli




Di questo bel libro del 1972, che però, a causa della mole immensa, non sono ancora riuscita a leggere tutto, esiste anche il cartone animato, che dovrebbe essere ancora visibile su Youtube! Consiglio di andare a vederlo: quanti ricordi! Da bambina lo avrò visto un migliaio di volte su VHS! :D

"Si era di maggio e il tramonto incendiava le nuvole. Mancava mezz'ora al crepuscolo. Il fianco della collina era punteggiato di conigli: alcuni brucavano l'erbetta risicata presso le loro tane, altri s'erano spinti più lontano, appiè del poggio, alla ricerca di qualche radicchiella, o dente di leone, o magari qualche primaverina, sfuggita ai loro compagni. Qua e là, qualcuno sedeva eretto sopra un formicaio e si guardava intorno, orecchie drizzate e naso al vento. Ma un merlo, che cantava indisturbato sul limitare del bosco, dimostrava che non c'era nulla di allarmante, là, nell'altra direzione, lungo il ruscello, fin dove l'occhio giungeva, tutto era deserto e tranquillo. La pace regnava nella conigliera. Oltrepassarono il ponticello. L'erba era folta e umida presso il torrente e così risalirono il pendio opposto, alla ricerca di terreno più secco. Parte della pendice era in ombra, poiché il sole stava tramontando di faccia a loro, e Moscardo, che cercava un posto caldo, soleggiato, la risalì fin quasi in prossimità del cancello. Qui giunto, si fermò, guardando fisso.
"Quintilio, cos'è quello?"
In quel punto la terra era stata smossa di fresco, e fra l'erba ce n'eran due mucchietti.
I due conigli si fecero più da presso, a saltelli, e andarono ad agguattarsi in un cespuglio di ortica, lì vicino. Arricciarono il naso all'odore di alcuni mozziconi di sigaretta, fra l'erba. D'un tratto, Quintilio cominciò a rabbrividire e rannicchiarsi su se stesso.
Piagnucolava, dalla gran paura.
"Che genere di cosa?...che vuoi dire? Poco fa mi dicevi che pericoli non ce ne sono."
"Non lo so, che cos'è" rispose Quintilio, desolato. "Qui non c'è nessun pericolo, per ora. Ma si sta avvicinando... è in arrivo. Oh, Moscardo, guarda! Il prato! è coperto di sangue!"
"Non dire stupidaggini, quello è il rosso del tramonto. Su, Quintilio, non parlare a quel modo, mi spaventi."

 













Dopo la premonizione del pericolo avuta da Quintilio, Moscardo e altri conigli, credendogli, fuggono dalla conigliera, che sarà presto rasa al suolo, per la costruzione di un centro residenziale. Questo è l'incipit del capitolo 5, che è stato reso benissimo anche nel cartone!

"La luna era prossima al tramonto, quando, lasciati i campi aperti, si inoltrarono nel bosco. Avevano già percorso oltre mezzo miglio, sempre seguendo il corso del torrente, arrancando, rincorrendosi, cercando di non sbrancarsi ma di restare tutti insieme. A questo punto, calcolava Moscardo, s'erano allontanati dalla conigliera più di qualsiasi altro coniglio che lui avesse conosciuto: tuttavia, non sapeva se era abbastanza, per considerarsi al sicuro. Ogni tanto drizzava le orecchie per sentire se fossero inseguiti. Alla fine si scorsero le masse cupe degli alberi, e fra esse il torrente scompariva. 
Il bosco, fin dal primo momento in cui v'entrò, gli sembrò pieno di rumori strani. C'era l'odore di foglie marce e muschio, e s'udiva dappertutto lo sciaguattio dell'acqua. Poco oltre, il torrente formava una cascatella il cui scroscio, sotto la volta alberata, echeggiava come dentro una caverna. Si sentivano uccelli starnazzare fra le frasche. La brezza notturna faceva stormire il fogliame. Ogni tanto un rametto si schiantava. E v'erano rumori più sinistri, crepitii senza nome, da lontano: rumori di qualcosa che si muove."

 















Capitolo 10

La traversata dei conigli sulla strada di cemento, dopo che sono riusciti a uscire dal bosco, avendo evitato un cane da caccia. Questa scena è stata resa benissimo anche nel cartone!

Erano giunti al centro del campo, quando Moscardo udì il rombo di un hrududù (è come i conigli chiamano le automobili, nota di Lunaria) che si avvicinava veloce, di là dalla siepe seguente. Era meno rumoroso del trattore che avevano visto tante volte, alla coniglieria natia, dai margini del boschetto. Passò come un lampo di colori artificiali, mandando luccichii, più splendente d'un agrifoglio d'inverno. Sulla sua scia si diffuse un odore di benzina e gas di scarico. Moscardo storse il naso. Era perplesso. Non riusciva a capire come quel hrududù potesse correre tanto veloce fra i campi. Sarebbe tornato? Lì avrebbe inseguiti, per i campi, più veloce di loro?
Stava lì, fermo, a riflettere sul da farsi, quando gli si accostò Parruccone.
"C'è una strada, di là da quella fratta" gli disse."Per molti dei nostri, è una novità"
"Una strada?" disse Moscardo, pensando al viottolo presso il tabellone. "Come lo sai?"
"Come farebbe, sennò, un hrududù ad andare tanto veloce? E poi, non lo senti, l'odore?"
Si sentiva infatti odore di catrame.
"Non l'avevo mai sentito prima d'ora" disse Moscardo, con un tantino di stizza.

[...]

"Ma non è una cosa naturale", disse, annusando i forti e strani odori, di catrame, di benzina. "Che cos'è? Come c'è venuta qui?"
"è roba d'uomo" disse Parruccone. "La fanno apposta, e ci corrono sopra i hrududù...più veloci di noi. E chi altri sennò potrebbero correre più svelto di noi?"
"Allora è pericolosa? Ci possono acchiappare?"
"No, no, questo è il buffo. Non ci badano neppure, a noi. Adesso ti faccio vedere."

[...]

Dalla curva venne il rombo d'un altro motore. Moscardo e Argento guardavano tesi. L'auto comparve, un lampo bianco e verde, avanzò su Parruccone. Per un attimo riempì il mondo intero di fragore e paura. Poi era scomparsa. E la pelliccia di Parruccone s'arruffava al vento ch'essa s'era lasciata sulla scia e che percuoteva la fratta.Parruccone risalì sul greppo, fra i conigli dagli occhi sgranati.
"Visto? Non ti fanno niente" disse. "Anzi, non credo che siano neanche esseri viventi. Ma confesso che non ci capisco un gran che."














Capitolo 16, "Cinquefoglie"

In questo capitolo i nostri conigli sono stati ospitati da Primula Gialla, uno strano coniglio che vive in una conigliera ancora più strana, dove non manca mai il cibo. Ma come dice Quintilio, quel posto "è una fitta nebbia/fatta con le ossa dei conigli morti"

Questa è la poesia che Cinquefoglie declama, quando tutti i conigli sono riuniti, raccontandosi novelle e leggende.

"Si aprirono un varco fra la calca fino all'altro lato del salone. Moscardo si stupì, quando s'accorse che Cinquefoglie era un giovinastro [...] Aveva un'aria selvaggia e spiritata, i suoi orecchi erano scossi da un tremito continuo. Quando cominciò a declamare, pareva via via farsi più estraneo all'uditorio e girava la testa da una parte, come se ascoltasse qualche suono udibile a lui solo, proveniente dal cunicolo d'ingresso, alle sue spalle. 
E tuttavia la sua voce ritmata aveva un nonsoché d'affascinante, come i giochi di luce e di vento su un prato. In tutta la gran tana si era fatto silenzio assoluto."

<< Soffia il vento, soffia e sibila fra l'erba.
Squassa i salici, splendono le foglie argentee.
Dove vai, vento? Lontano, lontano,
oltre le colline, verso i confini del mondo.
Portami con te, vento, lassù in alto nel cielo.
Voglio venire con te, e sarò il coniglio-del-vento,
su in cielo. Il lievissimo cielo e il coniglio.

Corre il torrente, rapido fra i sassi,
fra la cedrina e i ranuncoli,
l'azzurro e l'oro della primavera.
Dove vai, torrente? Lontano, lontano,
oltre la brughiera, fuggendo tutta la notte.
Portami con te, torrente, via, sotto le stelle.
Voglio venire con te, e sarò il coniglio-del-fiume,
portato dalla corrente. L'acqua verde e il coniglio.

In autunno le foglie, divelte dal vento,
gialle e morte, stormiscono nel fosso,
s'impigliano e s'aggrappano alla fratta.
Dove andate, foglie? Lontano, lontano,
dentro la terra, con la pioggia e le bacche.
Portate anche me, foglie, nel vostro oscuro viaggio.
Voglio venir con voi, sarò il coniglio-delle-foglie,
nei recessi della terra. La terra e il coniglio.

Frits (*) si corica nel cielo della sera.
Rosseggiano le nubi intorno a lui.
Sono qui, Frits Signore, corro fra l'erba alta.
Oh portami con te, che tramonti dietro il bosco,
lontano, verso il cuore della luce, del silenzio.
Ché sono pronto a renderti il mio spirito, la vita,
disco d'alto splendore. Il sole e il coniglio.>>


(*) è il Dio dei conigli.

 




Aggiornamento del 22 settembre 2020: altro romanzo consigliato con protagonisti gli animali: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/09/il-regno-dei-gufi-romanzo-fantasy.html













I conigli compaiono anche in "Pinocchio", con una valenza funebre ed inquietante