Mascharat (Black Metal)


 1) Ciao e benvenuti! Potete presentarvi ai nostri lettori?

Ciao, grazie dello spazio concessoci. Mascharat è un gruppo formato nel 2010 a Milano con l'obiettivo di suonare black metal seguendo i dettami delle sonorità classiche della scuola norvegese anni '90, pur cercando di aggiungere un nostro tocco personale. Siamo anche ispirati da altri tipi di musica, come quella medievale e rinascimentale, anche se queste influiscono meno direttamente sul nostro sound. A livello lirico siamo partiti dall'idea di trattare il tema delle maschere, soprattutto dal punto di vista rituale e “spirituale”, e della tradizione del carnevale, allargando poi lo spettro ad ulteriori tematiche ad esso più o meno legate, con riferimenti per lo più esoterici e letterari. Abbiamo all'attivo un demo uscito nel 2014 e un full-length uscito nel 2017 sotto l'etichetta australiana Seance Records. In questo periodo stiamo lavorando al nostro secondo album.


2) Ho avuto la possibilità di ascoltare il vostro album e prima di parlarne nel dettaglio, vorrei chiedervi cosa significa il vostro monicker: Mascharat.

È una parola araba che si pensa sia all’origine dell'italiano "maschera". Il significato originario era "scherzo, presa in giro" o "buffone". Abbiamo adottato questo nome perché fin dalla fondazione del gruppo sapevamo di volerci occupare di questo argomento, anche se tutti gli aspetti relativi alla "filosofia" che in seguito sarebbero stati al centro dei nostri pezzi non erano ancora stati fissati. Oltre che per l'interesse prettamente etimologico il nome ha assunto per noi anche ulteriori significati, mentre sviluppavamo l'impalcatura tematica intorno alle canzoni che avrebbero poi composto il nostro album omonimo. In particolare il tema dello scherno, del ribaltamento dell'ordine e la figura del folle sono per noi particolarmente importanti. 


3) Il vostro sound alterna sfuriate Black Metal a parti più melodiche, raggelanti ed introspettive, con tanto di intermezzi strumentali, il tutto miscelato con bravura tecnica e compositiva che contribuisce a dare complessità al sound, fino a raggiungere, per "Médecin de Peste" una durata decisamente insolita, ma senza appesantirlo con prolissità. Vorrei che ci parlaste del processo di song-writing dell'album, anche dal punto di vista concettuale.

L'album è concepito come un racconto simbolico, e ogni canzone è un capitolo. Si può dividere in due parti, separate dall’intermezzo strumentale "Vestibolo", che comunque è parte integrante della narrazione. I primi tre brani, Bauta, Médecin de Peste e Mora, rappresentano tre maschere tradizionali del carnevale veneziano. Irrompendo all'inizio dell’album, il loro ruolo è quello di guidare chi ascolta attraverso un percorso di abbandonamento dell'identità e dei valori tradizionali, per arrivare ad acquisire una nuova identità tramite le differenti fasi di un rituale di iniziazione che prenderà luogo nella seconda parte del disco. La prima parte dell’album è quindi essenzialmente distruttiva: le maschere si fanno portavoce di temi come la rivalsa dell'istinto sulla morale, la vittoria del caos sull'ordine e il ribaltamento dei principi etici, religiosi e sociali. La seconda sezione è quella invece in cui ha inizio un processo di ricostruzione o di trasformazione dell'individuo attraverso un vero e proprio rituale allestito dalle stesse maschere. Vestibolo, Iniziazione e Rito sono le tre fasi di questo processo che, però, si traduce nella perdita totale dell'orientamento. La composizione dei brani parte generalmente dal concetto che il testo dovrà esprimere. La scrittura della musica è quindi orientata sia dall'idea ma al tempo stesso anche da immagini e simboli che secondo noi sintetizzano la narrazione. In questo modo la parte più istintiva – e violenta – della musica, determinante soprattutto nelle prime fasi di scrittura, viene successivamente rivolta verso la costruzione di un racconto preciso. Durante la composizione possono poi aggiungersi elementi estemporanei che contribuiscono a caratterizzare ogni singolo pezzo.

Avete dato spazio al latino, al francese, all'italiano, e li avete tradotti anche in inglese. Come mai questa scelta? Siete affascinati dalle lingue? Intenzionati a sperimentare anche usando il tedesco, le lingue del nord Europa, le lingue slave o orientali?

La lingua per noi è uno strumento che permette di esprimere concetti mascherandoli però con sonorità che li rendono spesso non direttamente comprensibili. Ciò che ci affascina è quindi soprattutto il rapporto che si crea tra il suono e l'idea. In generale, però, utilizziamo solo lingue che sappiamo padroneggiare abbastanza bene. Non escludiamo quindi la possibilità di scrivere dei pezzi anche in tedesco, in inglese, in norvegese o in svedese (le lingue slave o orientali non le parliamo). Tuttavia, l'italiano rimarrà sempre la nostra lingua di riferimento perché è quella che sicuramente ci permette di esprimerci al meglio. Il latino è stato usato in Bauta come omaggio alla tradizione dei Saturnali e quindi alla storia del Carnevale e in Médecin de Peste l'utilizzo del francese è stato scelto soprattutto per l'atmosfera. Per quanto riguarda i testi tradotti in inglese nel booklet, invece, è stato anche grazie a una richiesta da parte dell'etichetta Seance Records, dal momento che, oltre alla musica, era interessata anche ai temi trattati nell'album e ci ha aiutato con la traduzione.

Oltre ai riferimenti alla pestilenza e a Lucifero compaiono anche citazioni della mitologia greca e della bibbia con tanto di campionamento della lingua ebraica in "Iniziazione"...Posso chiedervi se avete consultato dei libri, come ispirazione per i testi, curatissimi, e più in generale per tutto il concept dell'album?

Ne abbiamo usati moltissimi e in molti modi diversi. Cerchiamo infatti di documentarci sempre molto bene sugli argomenti che trattiamo e che in seguito andiamo a rielaborare con la musica. Fin dall'inizio abbiamo quindi ritenuto indispensabile informarci soprattutto sulle figure del carnevale che appaiono nei testi e sul significato del carnevale stesso nelle varie culture. Riguardo ai pezzi, invece, le letture sono meno “scientifiche” e spaziano da testi letterari (romanzi, poesie, opere teatrali) a testi religiosi ed esoterici e della tradizione ermetica. Alcuni esempi possono essere sicuramente le opere di Baudelaire, Racine, Nietzsche, Poe, fino ai romanzi e ai misteri medievali da cui provengono soprattutto i riferimenti a tematiche più generali come quello della caccia infernale e della follia divina. In generale, tutto ciò che facilita il processo di evocazione dell'atmosfera che ricerchiamo viene utilizzato e ritrasformato durante la scrittura di musica e testo. Il riferimento alla Genesi al quale accennavi, in cui si parla della creazione dell'Uomo dal fango, è stato utilizzato, ad esempio, per evocare il tema della rivolta di Lucifero.

La peste è stata trattata in diverse opere letterarie fin dall'antichità: Tucidide, Lucrezio, Boccaccio, Daniel Defoe (che scrisse il celebre diario sulla peste di Londra, 1665) 

e la più famosa descrizione data dal Manzoni. Fugacità della vita, pestilenza, fine del mondo, giudizio universale erano temi anche di certa poesia barocca (per esempio di autori quali De Quevedo Villegas e De Matos Guerra) e arte medievale e tardo rinascimentale. Chi non ricorda le Totentanz medievali 




o il sublime, nel suo orrore, "Trionfo della Morte" di Brueghel?


È interessante il tuo riferimento all'arte barocca perché è stata una delle nostre fonti di ispirazione principali assieme a quella simbolista. (Nota di Lunaria: eh sì, amo molto la poesia del Seicento! https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/09/poesia-barocca-del-seicento.html) La maschera del Medico della peste è un esempio di come questo tipo di estetica intervenga all'interno dei nostri testi per via del suo carattere a metà tra il sardonico e il grottesco. Anche le immagini e i dipinti a questo proposito sono molto importanti, come ad esempio l'arte veneziana (soprattutto Canaletto https://intervistemetal.blogspot.com/2020/12/introduzione-alla-pittura-italiana-del.html), i quadri che menzionavi di Brueghel, le numerose danze macabre, come anche le illustrazioni delle carte dei Tarocchi.




4) In copertina campeggiano diversi simboli allegorici: dai riferimenti alla peste, al Sole e alla Luna, allo stemma con l'aquila sopra il portone dal quale fuoriesce un fumo pestilenziale... Se giriamo il vostro cd, invece, compare un buffone di corte, che ricorda molto anche "Il Matto" dei Tarocchi, con la maschera gettata ai suoi piedi...

Come mai avete scelto queste immagini? Come si legano (o come completano o approfondiscono) il concept dell'album?

Lo scopo delle immagini è proprio quello di completare il concept accompagnando la musica e il testo. In realtà quello che figura in copertina in alto non è il sole, ma la stella Venere (o Lucifero, secondo la dominazione che la stella prende alle ore del vespro) ed è la sua luce che bagna e illumina la scena. Il fumo pestilenziale si collega ovviamente al secondo brano e anche al "contagio" della follia rinnovatrice-distruttrice portata dall’incontro con le maschere, così come lo stemma nobiliare si rifà alla distruzione dell'equilibrio sociale caratteristico del Carnevale. Hai fatto centro con la figura del matto dei tarocchi, è proprio lui! Il matto è fondamentale perché racchiude un po' il senso ultimo dell’album. È difficile dargli un'interpretazione univoca, secondo la nostra interpretazione in questo personaggio convivono infatti sia la saggezza ultima derivata dalla visione diretta del divino (nella tradizione medievale e classica perdeva il senno chi osava guardare direttamente la divinità), sia lo scherno e la derisione delle maschere nei confronti dello sforzo della ricerca della verità.


5) So che l'album è uscito anche in versione tape, il che serve ad enfatizzare una certa vena old school riportandoci alle origini del Black Metal...

Si, l'album è uscito anche in cassetta grazie alla proposta dell'etichetta Morbid Chapel Records, anch'essa interessata al nostro album, e siamo contenti di aver avuto questa possibilità. Ovviamente è un oggetto ormai andato in disuso, vista la diffusione e la praticità del digitale, ma c'è ancora gente che apprezza quella vena old school e il formato del tape. Personalmente siamo molto contenti di come sia venuto l'album in cassetta.


6) Avete già suonato live, prima che arrivassero tutte queste restrizioni che stiamo subendo dal 2020?

Abbiamo avuto modo di fare un concerto nel 2014, dopo l'uscita del Demo, mentre ancora stavamo lavorando alla scrittura dell'album. In questa occasione siamo riusciti a presentare anche il brano Mora in anteprima. Ci piacerebbe molto tornare a suonare dal vivo, ma purtroppo per ora non è possibile indipendentemente dal covid. Ci accontentiamo quindi di finire la scrittura del nuovo album, sperando di andare presto in sala di registrazione.


7) Bene, concludete pure a vostro piacimento la nostra intervista!

Grazie per l'intervista e per la possibilità che ci hai dato di parlare della nostra musica. Chi fosse interessato ad ascoltarci può trovare sia il Demo che il nostro album alla pagina Bandcamp di Mascharat (https://mascharat.bandcamp.com/album/mascharat) o contattarci al nostro indirizzo email (mascharat@gmail.com).

Grazie ancora e buon lavoro con il blog!


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