Nota di Lunaria: mi sono occupata molto di Arte Cinese e di divinità cinesi, ma poco di poesia asiatica in generale, anche perché la poesia cinese non sollazza le mie fantasie sessual-sepolcrali perciò mi sono dedicata di più ai poeti occidentali che mi attizzavano... non che la poesia asiatica non sia interessante, lo è, anche se riesco a leggerla a piccole dosi. Ho qui anche un altro commento alla poesia cinese ma negli ultimi tempi sono così impegnata a sopravvivere al Moloch sanitario che vuole farmi crepare di lento logoramento che - ahimé - non riesco più a fare tutti i lavori culturali che avrei fatto se non fosse arrivato questo Horla in salsa terapeutica (diciamo che preferisco le Horla originale https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/06/lorrore-in-guy-de-maupassant.html, era meno sfiancante e meno terrorizzante... e ho rivalutato di molto anche tiranni come Salazar o Hoxha, che si sarebbero limitati ad obbligarmi a partecipare alla processione e al predicozzo dell'O Deus O Portugal salmodiato con quell'asfissiante tono nasale salazariano e a costruire i bunker in terra d'Illiria applaudendo, ogni tre minuti, la filippica hoxhiana... insomma, in ambedue i totalitarismi, niente di così terrorizzante per la sottoscritta... https://intervistemetal.blogspot.com/2021/11/predestinazione-e-bunker-non-sono-poi.html)
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La poesia classica cinese sembra essersi cristallizzata prestissimo intorno alcuni temi fondamentali nei quali bisogna ravvisare l'esperienza esistenziale originaria dell'intera nazione. è la Natura, prima di tutto, osservata o meglio sorpresa, si direbbe, nelle sue più labili manifestazioni, nei suoi aspetti più segreti, attraverso spiragli minimi di tempo, tra l'impressione fulminea e la contemplazione estatica.
La Natura, d'altra parte, oltre che apparire come un rifugio di serenità e di pace, fa sentire, con l'avvicendarsi sempre eguale, inalterabile e senza fine delle stagioni, la caducità e la vanità di ogni operare umano: la Natura è permanente, il mondo umano impermanente.
Dunque, la lirica della vita solitaria, in seno alla natura consolatrice, è sempre accompagnata dalla constatazione elegiaca che la vita umana è un breve, labile sogno insidiato dalla barbarie, dall'ignoranza, dalla decadenza, dalla morte anche se questo sentimento malinconico non impedisce all'uomo di vivere.
Nessuna fede religiosa sembra attenuare la malinconia della poesia cinese classica; per trovare accenti simili bisogna risalire alla poesia antica, come quella dell'età augustea, la cui mestizia richiama quella dei poeti d'epoca Tang: la disperazione di Ovidio esiliato sul mar Nero ricorda l'analoga disperazione dei letterati cinesi confinati nelle selvagge steppe mongole alle frontiere dell'impero.
è da tenere presente, però, che la visione del mondo della poesia cinese è differente da quella occidentale: per esempio, il colore bianco che in Occidente significa purezza, in Cina sta per lutto, tristezza, freddo, solitudine; il rosso, il colore delle nozze, vuol dire gioia e vita; le stagioni hanno significati simbolici collegati al regime dei monsoni: est è sinonimo di primavera, ovest di autunno; il vento dell'est è sinonimo di vitalità, esuberanza, erotismo; il vento dell'ovest significa fiacchezza ed esaurimento; il vento di primavera significa sensualità, la nuvola bianca alla deriva del cielo indica l'esilio, la luna nell'acqua si ricollega all'universale illusione tipica del buddismo; il fiore di loto dalle radici immerse nel fango simboleggia la purezza trascendentale, le oche selvatiche che volano a branchi esprimono, con le loro migrazioni, l'idea della separazione e della lontananza.
Del resto, la cultura cinese è, al contrario di quella occidentale, conservatrice per sua natura: mentre le dinastie in Europa duravano qualche decennio, in Cina duravano 3 o 4 secoli; naturale che una così strabiliante immobilità sociale e politica finisse per codificare anche la poesia cinese.
è per questo motivo che le poesie di Mao Tse Tung ricordano le poesie dell'epoca Tang (618-907) e la poesia dell'epoca delle Cinque Dinastie o Song (960-1278):
è come se un italiano del Novecento scrivesse poesie in latino o in Dolce Stil Novo...
Questa è una delle poesie più famose di Mao: "Neve"
Paesaggio delle terre del nord:
mille miglia sigillate dal ghiaccio,
per diecimila miglia turbina la neve.
Di qua e di là della Grande Muraglia
vedi soltanto spazi sconfinati,
il Grande Fiume, a monte e a valle,
ha arrestato il suo corso impetuoso.
I monti, danzanti serpenti d'argento,
gli altopiani, galoppanti elefanti di cera,
gareggiano in altezza con il Cielo.
Attendi un giorno di sole:
rosso mantello gettato sul bianco,
t'appariranno affascinanti e seducenti.
Fiumi e montagne tanto belli:
innumerevoli eroi s'inchinarono a gara.
(...)
Ed ecco la poesia di Su Shih (1035-1101) da cui deriva quella di Mao:
Il grande fiume scorre verso oriente
ed i suoi flutti travolsero
infiniti eroi del passato.
Quell'antica rocca ad Occidente
dicono sia la Roccia Rossa di Chou Yu dei Tre Regni.
Qua e là gli scogli sollevano nubi di schiuma
e le onde si infrangono sulle rive
come fossero cumuli di neve.
Il paesaggio sembra un dipinto!
Ma quel giorno quanti eroi perirono!
(...) La nostra vita è come un sogno.
Beviamo dunque una coppa di vino mentre la Luna splende sul fiume.
Come si vede questo è un tema tipico della poesia cinese: la contemplazione del paesaggio che desta, nel poeta, la memoria degli eroi del passato. Si noti come Su Shih, di fronte al ciclo perenne della Natura ("la Luna splende sul fiume") e al fatto che la vita umana sia come un sogno, pronta a svanire, si limita a proporre un funebre brindisi.
Un altro tema tipico della poesia cinese è l'argomento militare che compare nelle poesie di Song Wu (1260-1340) e nelle poesie dello stesso Mao.
Nella poesia di Song Wu "Combattimenti a sud della cittadella", è espresso l'orrore per la ferocia e la distruzione della guerra.
I soldati Han, tra i dirupi del Sud, combattono accanitamente;
la neve è così alta che i cavalli inciampano e le muraglie vi scompaiono.
Le dita gelate si spezzano tendendo l'arco
(...)
Da sette giorni, i soldati non hanno avuto niente di caldo;
ammazzano i prigionieri per berne il sangue ancora tiepido
(...)
Il cielo è triste, la terra è scura!
è frequente, nella poesia civile marziale, l'idea che i soldati muoiano ma la gloria, alla fine, va ai generali che non si espongono ai pericoli.
Questa è una delle poesie di argomento militare di Mao: "Jinggangashan"
Ai piedi del monte
si vedon vessilli e bandiere,
sulla cima del monte
il corno risponde al tamburo.
L'esercito nemico ci circonda,
diecimila e mille ancora,
immobili noi resistiamo.
(...)
Da Huangyannjie tuona il cannone,
annuncia che l'esercito nemico
è fuggito nel buio della notte.
Mao, però, sente la guerra come un'azione liberatrice politica e morale.
Si noti l'uso del colore rosso, quando Mao descrive lo sventolio delle bandiere, in "Monte Liupan"
Sull'alta vetta del monte Liupan
le bandiere rosse lentamente
si srotolano al vento dell'ovest
o in "La guerra tra Jiang e i Gui"
La bandiera rossa
ha oltrepassato il fiume Ting
o in "Capodanno"
Ai piedi del monte
ai piedi del monte
il vento la rossa bandiera
srotola come un dipinto
Altre poesie di Mao:
"Neve"
Paesaggio delle terre del nord:
mille miglia sigillate dal ghiaccio,
per diecimila miglia turbina la neve.
Di qua e di là della Grande Muraglia
vedi soltanto spazi sconfinati,
il Grande Fiume, (1) a monte e a valle,
ha arrestato il suo corso impetuoso.
I monti, danzanti serpenti d'argento,
gli altopiani, galoppanti elefanti di cera,
gareggiano in altezza con il Cielo.
Attendi un giorno di sole:
rosso mantello gettato sul bianco,
t'appariranno affascinanti e seducenti.
Fiumi e montagne tanto belli:
innumerevoli eroi s'inchinarono a gara.
[...]
1) Il Grande Fiume è l'Huanghe, il Fiume Giallo
"Contro il secondo grande accerchiare e distruggere" (1)
Sulla cima del monte Nuvola Bianca (2)
le nubi vorrebbero levarsi,
ai piedi del monte Nuvola Bianca
gridano voci concitate.
Alberi secchi e rami imputriditi
uniscono assieme gli sforzi,
una foresta di fucili incalza.
[...]
1) Nella seconda campagna il governo di Nanchino mise in campo più di 200.000 uomini ma i comunisti riuscirono a sbaragliare il nemico attaccandolo a sorpresa nei pressi di Futian.
2) Montagna al confine del Fujian
"Dabaidi" (1)
[...] Dopo la pioggia torna obliquo il sole,
gole e montagne
a una a una inazzurrano.
[...]
1) In questa poesia Mao rievoca una battaglia avvenuta nel gennaio del 1929 mentre la IV Armata Rossa stava ripiegando nel Jianxi.
"Il passo Loushan" (1)
Aspro è il vento dell'ovest,
nel cielo l'anatra selvatica grida
nella gelida luna del mattino.
Nella gelida luna del mattino
rotto rumore di zoccoli ferrati,
smorzato il suono del corno.
[...]
Al di là della cima:
monti azzurri come mare,
sole morente come sangue.
1) La prima delle poesie dedicate alla Lunga Marcia
"Kunlun"
[...] Tre milioni di draghi di giada (1)
si levano in volo,
nel gelo pungente
rabbrividisce tutto il cielo,
nel giorno d'estate
si sciolgono le nevi,
le acque scorrono rigonfie
[...]
1) è una tipica espressione cinese per indicare il turbinare della neve e i monti ricoperti.
"Quando tre milioni di draghi di giada combattono, le scaglie strappate dalle loro corazze riempiono tutto il cielo"
"Jinggangashan" (1)
Ai piedi del monte
si vedono vessilli e bandiere,
sulla cima del monte
il corno risponde al tamburo.
L'esercito nemico ci circonda,
diecimila e mille ancora,
immobili noi resistiamo.
[...]
Da Huangyannjie tuona il cannone,
annuncia che l'esercito nemico
è fuggito nel buio della notte.
1) Il massiccio del Jinggangshan si trova al confine tra lo Hunan e il Jiangxi. Mao si ritirò su queste montagne.
"Changsha" (1)
Solitario sto nel freddo autunno.
Dalla punta dell'Isola delle Arance
il fiume Xiang si perde nel nord.
Ovunque vedo monti rosseggianti,
strato su strato
i boschi si tingono tutti.
Sull'acqua tersa del fiume verd'azzurro
cento barche lottano con la corrente.
Aquile colpiscono il vasto spazio,
pesci si librano sui bassi fondali,
nel cielo di cristallo
tutti gli esseri gareggiano liberi.
Depresso da questa immensità,
chiedo all'azzurro sconfinato
e alla grande terra:
chi governa i destini del mondo?
[...]
1) Capitale dello Hunan
"Il Doppio Yang" (1)
[...] Oggi di nuovo il Doppio Yang,
dal campo di battaglia
dei fiori gialli il profumo. (2)
Ogni anno, a suo tempo,
il forte vento dell'autunno,
diverso splendore dalla primavera.
Superiore allo splendore della primavera,
immensità del fiume e del cielo,
diecimila miglia di ghiaccio.
1) Il Doppio Yang detto anche il Doppio Nove è il nono giorno del nono mese del calendario lunare cinese: in questo giorno la Luna, che è yin, diventa yang come il Sole.
2) Riferimento a Huanghuagang, Il Colle dei Fiori Gialli, località a nord di Canton dove molti rivoluzionari persero la vita agli inizi del 1911
"Nuotare"
[...] Il vento scuote gli alberi maestri,
Tartaruga e Serpente sono immoti, (1)
ha inizio un grandioso progetto:
da sud a nord
vola l'armatura d'un ponte,
la barriera del cielo (2)
si trasforma in strada
a ovest del fiume
sorgono scogliere di pietra: (3)
trattengono le piogge
delle nubi del Monte della Strega,
tra le altre gole
formano laghi tranquilli.
Se le Dee fossero immortali:
stupore d'un mondo tanto cambiato.
1) Tartaruga e Serpente sono monti su rive opposte
2) Il fiume Yangzi
3) La grande diga di Yichang nel fiume Yangzi
"Qijue" (Dedica su una fotografia della Grotta degli Immortali del Lushan scattata dal compagno Li Jin)
Nell'incerto colore del tramonto
si scorge un pino possente,
di nubi disordinate
che gli volano intorno
come sempre tollerante.
Il cielo ha creato
la Grotta degli Immortali
dalle impervie cime
un panorama sconfinato.
"Qilü" (Nuvole invernali)
Non appena sulla grande terra
si levano venti e tuoni,
allora il Fantasma sorge
dal mucchio di bianche ossa.
[...]
Infine vale la pena riportare una poesia di Lu Yu (1125-1210),
"La canzone del prugno" che ispirò Mao:
Fuori dalla stazione di posta,
di fianco al ponte interrotto,
solitario fiorisce
senza padrone.
Già malinconico è il crepuscolo,
ancor più a fiorire
nel vento e nella pioggia.
Triste, non gareggia con la primavera,
non intende ingelosire gli altri fiori.
Quando i petali cadono
e diventano polvere e fango,
non resta che il loro profumo.
APPROFONDIMENTO
DINASTIA DEGLI HAN (206 A.C - 220 D.C)
Le poesie di questa epoca servirono da modello a tutte le epoche successive, per forma e per scelta dei soggetti. Fra le più celebri, i "19 vecchi poemetti" di autore ignoto. Kao Tzu fu il fondatore di questa dinastia, e passò alla storia con il "Canto del Grande Vento". Altri poeti: Wu-Ti, Su Wu, Li Ling, Ssuma Siang-yu
"Il vento d'autunno" di Wu-Ti (Imperatore salito al trono all'età di 16 anni. Costretto ad un lungo viaggio sul fiume per affari, si lamenta per la lontananza della sua amata; la poesia seguente è stata composta mentre era in barca seduto con i suoi ministri)
Il vento d'autunno di leva: nuvole bianche volano.
Alberi ed erbe appassiscono: le oche scendono al Sud.
Orchidee tutte in fiore: crisantemi odoranti.
Penso alla dolce mia Dama: non posso dimenticare.
La pagoda galleggiante
attraversa il Fiume Fen:
nel mezzo della corrente spume bianche si levano,
flauto e tamburi accompagnano il canto dei rematori:
tra feste e tripudi tristi pensieri vengono.
Gli anni di giovinezza - come sono pochi!
Le vecchiaia che viene - com'è sicura!
"Li Fu-jen" di Wu-Ti (composto per la morte della sua amante preferita. Con l'aiuto di un mago, l'imperatore fece proiettare l'ombra della concubina su una tenda bianca)
Quel suono di veste di seta non l'odo più;
sul pavimento di marmo la polvere cresce.
La camera vuota è fredda e silenziosa;
foglie cadute si ammucchiano contro le porte.
Sospiro sempre per quella bellissima Dama.
Come farò riposare il mio cuore dolente?
"Risposta della moglie di Su Wu" (100 A.C)
Or ora ci siamo sposati;
la nostra unione è di un giorno
e già ci dobbiamo dividere.
Il vento freddo sconvolge
le lunghe erbe autunnali;
la cicala agonizza
i trilli dei grilli si seguono,
aggrappandosi a un ramo morto;
la brezza si leva e turbina
e strappa ramo e cicala.
Questa forse non piange
per essere portata dal vento
ma piange la fuga del tempo.
Gli anni succedono agli anni.
Quando ci rivedremo?
Vorrei che noi fossimo quella coppia di cigni:
attorno ad un limpido stagno vivono insieme
mestamente cantando.
DINASTIA DEI HAN (206 A.C - 220 D.C)
III
I morti son morti - con loro non puoi parlare;
i vivi son qua - richiedono il nostro amore.
Guido il mio cocchio verso la porta dell'Est
da lungi vedo tombe a Nord delle mura.
Il bosco di pioppi, come mormora, mormora
pini e cipressi fiancheggiano i larghi sentieri.
[...] Gli anni svaniscono come rugiada al mattino.
IV
Passando il fiume colgo un fiore d'ibisco.
Fra le orchidee di palude, quante erbe fragranti!
[...]
V
Una luce lucente rischiara la piana notturna,
il grillo di casa stride sul muro dell'Est.
Il timone dell'Astro Polare annuncia l'inverno
[...]
Bianche rugiada bagnano la brughiera.
ETà DI TRANSIZIONE, 220-618 D.C
"Un vento lieve"
Un vento lieve sventaglia la notte calma,
una luna chiara rifulge sull'alta torre.
Una voce sussurra - e nessuno risponde se chiamo;
un'ombra si muove, ma nessuno viene al mio cenno.
[...]
"Ombroso, ombroso il bosco"
Ombroso, ombroso il bosco davanti all'atrio;
a mezza estate - pieno d'ombre tranquille.
Il vento del Sud segue il corteo dell'Estate
[...]
II
Tutta la notte non potei dormire
per il chiaro di luna sul mio letto;
udivo sempre una voce chiamare,
dal Nulla, il Nulla rispondeva: "sì"
DINASTIA DEI T'ANG (618-905 D.C)
"I corvi che gracchiano a sera"
Le nuvole d'oro bagnano la muraglia,
i corvi neri gracchiano a volo sui nidi.
Nidi dove vorrebbero riposare:
triste e sola la giovane sposa sospira.
[...] E le sue lacrime come pioggia leggera - cadono
sulla terra.
"Scendendo dal monte Chung-nan"
Cala la sera per i verdi monti
e dai monti la luna ora c'insegue
per la via del ritorno;
guarda il sentiero dove siam venuti!
[...]
APPROFONDIMENTO
Nota di Lunaria: ci sono diverse band metal cinesi, ma quella più particolare, secondo me, sono i Black Kirin 黒麒
Diciamo subito che al primissimo ascolto, ad orecchie occidentali... sembreranno "inascoltabili": infatti cantano in cinese, una lingua che col Metal estremo "non ci azzecca molto", almeno alle nostre orecchie; eppure le loro canzoni, un mix tra Folk e Melodic Black Metal (e diverse altre influenze), dopo un po', quando ci si è abituati a quel cantato così inconsueto e all'uso di strumenti tradizionali cinesi, non sono per niente male e si "stampano in testa".
Provate a sentire "Death contract" https://www.youtube.com/watch?v=tdC_-GVeqjM, "Yellow River" (un video dal tema marziale, tanto per ricollegarci alle poesie di Song Wu... https://www.youtube.com/watch?v=ZAqT7oEjGwA) e "Wushuang" https://www.youtube.com/watch?v=8ZG9t7o_GA4... qualcosa mi dice che se Confucio fosse vivo oggigiorno, impazzirebbe per i Black Kirin! (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/breve-introduzione-al-confucianesimo.html)
Altri post: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/01/il-teatro-cinese.html https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/cina-antica-e-black-metal.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/12/architettura-cinese.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/01/larte-nellantica-cina.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/lao-tzu.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/breve-introduzione-al-taoismo.html
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