La Sardegna Al Tempo Degli Impalatori. Lord Impaler E La Fucina Metallica SanGiovanni

Uno scritto di Lord Impaler (https://www.youtube.com/@capitanimpaler4624/videos)) che pubblico volentieri! Un suo memoriale sul Thrash e Black Metal in Sardegna, con una retrospettiva sui suoi gruppi che hanno animato la scena Metal sarda! 


Le vicende di Lord Impaler e dei suoi alleati iniziarono all’incirca nel 1996, epoca ancora fulgida per la cultura e la creatività della sua generazione. In quegli anni Sassari, città del nord Sardegna tuttora isolata dalle manifestazioni artistiche di un certo tipo, pullulava di liberi pensatori e liberi ricercatori sicché i giovani tessuti popolari del luogo e quelli di tutta la provincia avrebbero potuto sperimentare varie declinazioni e tendenze musicali multistriate.

Negli anni successivi molti filosofi abbandonarono l’isola.

Il primo gruppo in cui L. Impaler poté esprimersi, primo progetto giovanile che si esibì in occasione di rassegne musicali organizzate presso alcuni istituti scolastici cittadini e durante alcune feste dell’Arte furono gli Angström, formazione di thrash canonico votata alla riproposizione di brani ormai famosi e caratterizzata dal cantato in italiano almeno sulle composizioni di propria creazione, ad oggi ancora inedite. A parte la buona schiera di repliche ricavate dai nomi storici del genere quali Metallica, Sepultura, Black Sabbath, Pantera e Kreator (aggiungendo anche qualche esempio dal repertorio internazionale rock/metal e più specificamente da quello italiano ed inglese) gli Angström poterono contare su un piccolo corpo di brani propri in cui l’eruzione del malessere giovanile prese corpo in una formula di urla scaraventate su sezioni ritmiche di speed-thrash battente. ‘Sei Morto’ e ‘Falsi’ i soli esempi autentici della produzione originale documentati nell’unica registrazione esistente, ripresa negli ultimi anni Novanta in un sotterraneo noto dell’epoca presso Via Delle Conce. L’audiocassetta della testimonianza non venne mai diffusa né pubblicizzata, non era nell’intenzione della band. Quando ancora l’esperienza degli Angström era nel suo pieno corso Anton Impaler venne coinvolto negli inossidabili Negative Creep, esplosiva formazione di thrash–core studiato sulle ritmiche martellanti e violentissime della frangia più pura ed estrema del genere con calcati rimandi al thrash-death ed al thrash-grind. 

Il combo ebbe una vita intensa di dieci anni abbondanti, quasi undici, fitti di battaglie dal vivo e poté contare sulla pubblicazione di due importanti compact disc dimostrativi che ancora oggi non risparmiano prigionieri: ‘A Soundtrack For A Day Of Hate’ e ‘No Chances Given’. La prima delle due venne pubblicata anche in versione  audiotape dalla Impaler DistroList, etichetta dello stesso Impaler. Come spesso accadeva all’inizio della gavetta, la scelta consueta del repertorio iniziale ricadeva immancabilmente su uno stuolo di tracce ben note nel panorama  thrash dell’epoca: si attingeva a piene mani dal repertorio radioattivo di Sepultura, Biohazard, Sodom, Slayer,  Soulfly, Stormtroopers Of Death, FxDxS, Black Sabbath, Impaled Nazarene ed ancora da tanti altri temi i quali marcarono le bordate sonore caratterizzanti delle loro esibizioni e che avrebbero costellato la loro esistenza.

Da subito Anton Impaler si occupò oltre che della composizione di strutture musicali inedite anche dell’ideazione  di testi a sfondo drammatico/sociale venati di una filosofia esistenzialista com’è in uso nel genere passando per la celebre cultura dell’horror/thriller d’annata. Altrettante strutture ed altri testi vennero scritti ovviamente da tutti i componenti in una collaborazione attiva ed instancabile. Come nella genuina tradizione del combat-thrash-metal gli enunciati delle liriche emettevano polemicamente riflessioni di nausea e di denuncia sulla società, sui mass-media e sul mondo contemporaneo in genere senza risparmiare critiche allo stesso settore musicale ed a quello culturale, attingendo di certo dai percorsi di vita quotidiana di ogni singolo strumentista. Parlò la rabbia unitamente all’esigenza di creare un fermento artistico all’altezza della situazione, ogni risorsa ed ogni energia vennero devolute alla riuscita dell’ufficio artistico come incarico auto-indotto, la musica underground come stile di vita a tutto tondo.

Alcuni cavalli di battaglia sfoggiati durante i loro assalti sonori responsabili di baraonde alcoliche notturne memorabili furono ‘Obscene Mind’, ‘Hope’, ‘Unjust Bastards’, ‘New Reality’ o la stessa demo-title-track ‘No Chances Given’, bossoli di un calibro predatore destinati alla caccia antropologica di grossa taglia:  il bersaglio umano. Tavoli che si ribaltavano, bottiglie rotte e teste che sbattevano ossessivamente dimenandosi fino a colpire le mattonelle del pavimento, questo l’immaginario che si poteva scorgere mentre la raffica interminabile di note unite ai colpi di rullo andava a schiantarsi dritta addosso al pubblico. Sin dagli inizi della vicenda A. Impaler dovette ricoprire il ruolo intermittente di cantante, vista la rarità di figure adatte a simili atti nell’ambiente cittadino. 

L’apice della loro carriera culminò con il suo stesso infrangersi quando venne loro rivolto l’invito ad un importante concerto insieme agli svedesi Driller Killer in provincia di Cagliari, rifiutato e disatteso proprio per via della luttuosa premonizione di un ritiro dalle scene che da tempo aleggiava nel gruppo sassarese. Viste le pulsioni intestine di differente natura e vista la variegatura di intenti artistici e programmatici, in modo abbastanza netto ma amichevole i cinque componenti si indirizzarono verso nuovi lidi musicali e verso nuovi progetti. 

Quasi contemporaneamente alla nascita dei Negative Creep, sempre a cavallo tra il 1997 ed il 1998, si era fatta spazio un’esigenza primordiale spinta alla ricerca di frequenze altrettanto estreme, acide e veloci.

Nacquero così gli Infernal Goat, nome che Lord Impaler coniò attorno alla fine del ’97 poco dopo aver convocato Lord Goat, colui che si sarebbe occupato della creazione delle liriche e che le avrebbe fatte propagare dal microfono.

La prima contemplazione su un nuovo fronte artistico nacque appunto quando Impaler invitò il cantante a cimentarsi su alcuni fraseggi ritmici gelidi e taglienti che aveva voluto creare appositamente per l’obiettivo prefissato.

La prima composizione su tutte venne nominata ‘Armageddon’ successivamente ribattezzata ‘Eyes Of Darkness’. Sin da subito vennero stilati per mano di entrambi testi dalla fortissima carica anticlericale, concentrata specialmente sul pensiero anticristiano o comunque su una lettura disimpegnata ed agnostica della vita rispetto a certi canoni conformisti. Vennero convocati vari coetanei e si organizzarono vere e proprie performances in sotterranei di campagna e di città scaturite dalla passione per il black metal tradizionale senza compromessi. I.n.r.i. Iscariota, tastierista prestatosi per arricchire la prima audiocassetta, Terragon, bassista dall’anima satirica, sardonica e salace, infine FuckTheNuns, batterista donatore dell’ultima letale iniezione di devianza.

Assoluta la loro adorazione per i padri indiscussi ed intramontabili del genere quali Darkthrone, Impaled Nazarene, Enthroned, Marduk, Sarcofago e moltissimi altri. In quegli anni le band si confrontavano scambiandosi opinioni e materiali per lettera o per corrispondenza non necessariamente tracciata, iniziò così nel 1999 la divulgazione del loro famigerato ‘Promo 999’ in formato audiotape. Il promo, ormai diffusosi nell’underground tramite centinaia e forse anche in migliaia di copie, conteneva un sunto in presa diretta del loro primo repertorio, assemblato purista e torbido di composizioni nefaste e veloci, incluso un brano di tributo agli Impaled Nazarene, band che si rivelò tra i capisaldi di riferimento per le capre infernali sarde. Il 2 Novembre del 1999 veniva inaugurata la loro sala prove personale,  interamente foderata con pannelli di polistirene, poliuretano espanso e cartoni d’uova, micidiali riverberatori di frequenze alte e taglienti, prerogative assolute e da sempre ambite per il loro trademark sonoro.

Il rudere giaceva su un fazzoletto di terra dell’agro sassarese, luogo della campagna martoriata dagli ultimi bombardamenti del secondo conflitto mondiale precedentemente adibita a stalla per animali di vario genere, soprattutto nel primo lasso del Novecento.

Nel lungo segmento di oltre venticinque anni, la storia degli Infernal Goat è stata caratterizzata da una scarsissima attività di esibizioni dal vivo bilanciata però da una nutrita risma di pubblicazioni in vario formato ed una corposa attività in sala prove oltre che in studio di registrazione. Attività non secondaria ma centralissima della band per la quale inizialmente tutti i membri si adoperarono, promulgata sin oggi da Impaler fu la compravendita e lo scambio di materiali audiofonici che potessero diffondere gli avvertimenti sonori dei loro spettri acustici e le ronzanti squillantissime artiglierie. Il culto dell’elettricità pura e tangibile. Il marchio di fabbrica della band, ossia la creazione di un genere personale ed inconsueto per le masse, tuttora perdura mentre leggiamo queste memorie.

Durante il quarto di secolo in cui la creatura sulfurea prese vita e si attivò lo schema compositivo di Lord Impaler si è evoluto parzialmente, mantenendosi coerente con sé stesso, fedele ai punti cardine rispettati sin dagli inizi della vicenda. La prima urgenza sia nell’elaborato musicale e sia nella ricerca filosofica delle liriche è rimasta conforme ai propri principi ampliandoli. In prima istanza l’ostentazione di un racconto controcorrente che inneggia alla libertà ed all’autodeterminazione, sia essa intrapresa in termini di scioltezza ed elasticità artistica nell’ambito musicale e sia essa attuata come vitalismo puro, siano queste ultime intese in campo filosofico che in campo materialista. 

Nella sfera decisionale ed in quella delle azioni il musicista ha ruolo insindacabile, condizione inalienabile come la prassi dell’underground reclama. Dal punto di vista tematico Lord Goat e Lord Impaler si riferirono spesso alla tradizione pluridecennale del metal occulto, stato mentale di chi non accetta le imposizioni o le letture proposte dai credo e dai dogmi (inclusi i mass-media), specialmente scagliandosi contro i predicatori, anche quelli televisivi, che vendono indulgenze a buon mercato su larga scala, caratteristica connotante dei versi velenosi di Lord Goat.

Si potrebbe dire che in questo caso la pennata spasmodicamente incalzante della chitarra, vista metaforicamente come dispositivo sonoro perforante e distruttivo, insieme a tutto il costrutto musicale retto sul riffing ritmico perentorio ed ammonitore vogliano spingersi dove in letteratura il volo di Lucifero scavò la terra con le sue ali. 

L’ultimo album ‘Goatmetal’ è anch’esso un inno al riff ammonitore, le fioriture delle strutture chitarristiche intenderebbero metaforizzare figure di affilate ali metalliche nel loro volo centripeto verso il basso.

Propagazione infetta del dna Infernal Goat furono gli Unholy Impaler, circolo di black/thrashers ultra-barbarico ispirato alle primissime frange del black recidivo e grezzo di fine anni ottanta ed inizi anni novanta, punti di riferimento su tutti: Beherit e Sodom. L’atmosfera umida delle catacombe ed il soffio di un’esistenza primitiva, lacerata e lontana venivano richiamate dal cantato di Impaler unitamente alla sua sezione ritmica, accompagnati da Lord Goat che si dedicò alla batteria nei primi anni del progetto. Ancor di più in questo contesto la predisposizione per le registrazioni casalinghe poco raffinate prendeva il soppravvento dando origine ad una serie folta di rehearsals auto-documentati, molti dei quali mai pubblicati in via del tutto ufficiale ed inoltre alla collaborazione e stampa per due split-audiotapes rilasciate con altre band del nord Italia. 

Anche nei testi degli Unholy Impaler ci si scagliava contro la religione e contro certe linee-guida della società/comunità. Nel 2015, grazie all’ingresso di Daniel alle chitarre, venne dato alle stampe ‘The Devil’s Voices’, mini-cd includente inediti stampato su supporto digitale di alto livello. 

L’ultimo compendio risale al 2021, mini-cd commemorativo in formato digipack, ‘To The Daring Forces’ che, come cita il titolo, inneggia alla mordace attitudine dei musicisti che perseverano imperterritianche dopo due decadi di combattimenti estenuanti.

 Altra dipanazione scaturita dalla mente di Lord Impaler, dei suoi soci e del suo percorso artistico furono i Thrashicidio, chiamati ad alta voce incalzando il cugino in armi Detonator e strattonando altri thrashers cittadini o in ogni caso residenti nella provincia. Composti di riflesso da una costola ancora rovente dei Negative Creep, dalle cui ceneri rinnovatrici venne immediatamente reclutato ed integrato il mitragliere Jackson LaPalma, la nuova cellula mirava in primo luogo all’esaltazione dei fasti aurei del thrash, specialmente quello di matrice europea e teutonica, ovviamente modulata secondo nuove personali composizioni inedite di fattura propria, stilema e forgia metodica, condizione sine-qua-non del metal estremo sotterraneo. 

Anche in questo caso l’intero set preparato con grande dispendio di energie fu mirato alla realizzazione di un genere d’assalto, smodatamente aggressivo, annichilente e soffocante nella sua inesorabile marcia blindata.

L’avvicendarsi di vari musicisti d’area sassarese porterà alla catalogazione, anche in questo caso, di due veri e propri demo ufficiali, alcuni bootlegs stampati dallo stesso Impaler ed un full length album in formato glass-master intitolato ‘Dawn Of Nuclear Deathrash’, definitivo compendio belligerante in musica. Giunsero così a forgiare quella caratteristica formula ambita d’eterno inno ai motori e d’ideale metaforico della vita dinamico-futurista, quasi il recupero di una sensibilità predisposta a corteggiare arditamente ed assiduamente i volanti, i mezzi veloci ed i propulsori tramite sezioni ritmiche e partiture sonore in una discografia carichissima di richiami espliciti agli iniziatori storici del genere (Assassin e Sodom su tutti, pilastri di riferimento per l’origine stessa dei Thrashicidio), produzione che sin da subito si manifestò agganciata e saldata alla cultura thriller/noir, specialmente quella cinematografica di matrice italiana, ma anche alle letture di science-fiction ed a quelle fantasy/thriller anni ’70 (racconti e romanzi vari, libri e cultura Urania, tipica di quegli anni).

Sempre durante i primi magici anni 2000 ed in particolare attorno al 2012 Impaler si addentrò in un ulteriore scompartimento di elucubrazioni derivate dal suo backgruound (libri, films, arte, musica ed altre esperienze trascorse nell’arco della sua esistenza) che fecero comparire intrecci metallici inanellati in suoni epici, sollecitazioni della mente a retrospettive e resoconti pluri-secolari, memorie di tempi onorabili e lontanissimi ormai andati. 

In via del tutto spontanea e naturale nacquero ‘Pagan Ballad’ e ‘Far From Civilization’, primi inserti del ‘DEMOMMXIV’, compendio triennale pubblicato nel 2015, prima incarnazione del progetto Metal Mesh.

La nuova avventura venne proposta ed estesa ad un drappello di altri tre visionari pagani.

Letteralmente una maglia di anelli metallici, il ragionamento che sottendeva stavolta al reticolato musicale avrebbe dovuto avvolgere e proteggere, riparare sia l’esecutore che l’ascoltatore attraverso un corpetto di note in ferro ribattute una ad una, proprio come nella famosa lorica d’epoca. Il primo collettivo comparso sulla prima pubblicazione ufficiale includeva anche la partecipazione di F. Luce, esperta vocalist dell’ambiente romano (Misantropus / Marbre Noir), di Nuele (cantautore/batterista sassarese) e di Lord Sardus (chitarrista e poeta).

Nel recente 2023 è stato pubblicato ‘Unofficial Demo MMXXIII’, demo sperimentale totalmente strumentale pensato originariamente per essere suonato ed assemblato tramite sovrapposizioni e poli-sinfonie di tastiera, successivamente ampliato in due dei suoi brani con l’integrazione del basso e di altri strumenti, in fine completato dai consueti patterns e samples rumoristici in uso presso la compagine medievale.

San Giovanni ‘Senza Mai Fermarsi’, L. Impaler, 22.08.24


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