La Regina Malvagia (Fiaba Lombarda)

"Gh'era ona vòlta on fioeu d'ona reginna e l'ha tòtl miée ona bravissima giovina, e l'era tant bonna che tutti ghe voreven bén"

C'era una volta il figlio di una regina che prese in moglie una bravissima giovane, così buona che tutti le volevano bene. Soltanto la regina non la sopportava e voleva eliminarla.

Un giorno venne l'ordine di andare in guerra e il principe partì. 

"Ti raccomando mia moglie", disse alla madre, "aiutala e proteggila tu, mentre sarò assente."

La regina diede la sua parola ma appena il principe fu partito, cominciò ad evitare la principessa, scrivendo al figlio che si comportava male.

Qualche tempo dopo, alla principessa nacque un maschio. La regina era verde di bile e un giorno chiese ad un fedele servitore di accompagnare la principessa a fare una passeggiata, portandola molto lontano, nella foresta, per ucciderla e dopo aver fatto ciò, mozzarle la lingua e portarla come prova.

Il servitore eseguì la prima parte degli ordini della regina ma non ebbe coraggio di uccidere la principessa e il bambino.

In quel momento passò un pecoraio e il servitore comprò una pecora: la uccise e le tagliò la lingua.

La principessa, inorridita, domandò il perché di quel gesto e l'uomo le raccontò la verità.

La povera principessa ne fu sconvolta.

"Ti ringrazio", disse al servitore, "non temere, se anche un giorno venissi riconosciuta, non rivelerò mai che sei stato tu a salvarmi la vita, fino a quando non verrà il momento giusto."

Il servitore se ne andò e la fanciulla si mise in cammino.

Cammina, cammina, finalmente trovò una grotta dove rifugiarsi. Visse lì, mangiando frutta e bevendo ad una sorgente. Ogni tanto piangeva sulle sue disgrazie.

Un giorno mentre si aggirava per la foresta si imbatté in una capra e riuscì ad addomesticarla; ora aveva anche del latte per nutrirsi.

Il servitore, giunto a palazzo, aveva consegnato la lingua della pecora alla regina che fu felicissima di vedere che i suoi ordini erano stati eseguiti. Annunciò alla corte che la nuora era morta e ordinò funerali solenni.

Adesso bisognava pensare al bambino.

La regina prese una cassettina, ve lo chiuse dentro e lo gettò in un fosso, di notte.

Il servitore fu costretto ad aiutarla, purtroppo non aveva scelta, o obbediva o sarebbe morto.

Più tardi l'uomo corse al fosso, con la speranza di poter salvare il bambino, ma non lo trovò.

Intanto la regina aveva scritto al figlio, informandolo della morte della moglie e del figlioletto. A sentire questo, il principe si disperò.

Intanto, il bambino, chiuso nella sua cassetta, galleggiava sull'acqua e infine passò nei pressi di un mulino. Sulla riva c'era un mugnaio che vedendo la cassetta esclamò: "Cosa c'è, là, sull'acqua?"

Corse a prendere una pertica, tirò a riva la cassetta, l'aprì e vide che dentro c'era un bimbetto. Lo prese tra le braccia e lo portò a sua moglie.

"Senti, moglie mia, visto che hai latte in abbondanza, allatta, insieme al nostro, anche questo figliolino che ho trovato nel fosso."

La mugnaia si accorse che le fasce erano di lino finissimo e disse "Questo deve esser figlio di qualche gran signore!"

La mugnaia lo allattò volentieri; il bimbo crebbe bello, forte, sano, e non gli mancarono cibo e affetto.

Quando compì tre anni, il principe tornò a casa, accolto dalla regina.

"Povero figlio mio! In poco tempo hai perduto moglie e figlio!"

"Sì, madre. è stato un grande dolore."

"Dovresti riprendere moglie."

Ma il principe non voleva saperne: aveva amato troppo la giovane sposa e per cacciare la malinconia, cominciò a vagabondare per il suo regno.

Un giorno, allontanandosi molto dalla reggia, si trovò davanti ad un mulino. Decise di fermarsi per chiedere una scodella d'acqua. Mentre la mugnaia gliela porgeva, vide un bel bambino e le chiese se fosse suo figlio.

"No, signore. Mio marito lo ha ripescato nel fosso, tanto tempo fa. Era piccolissimo e l'ho nutrito col mio latte. Gli voglio bene come se fosse mio."

Il principe guardava il piccino, incantato.

Bevve l'acqua e se ne andò.

Galoppava ancora a lungo quando il suo cane si mise ad abbaiare. 

Il principe imbracciò l'arco, pensando che lì ci fosse una quaglia o una pernice.

Il cane continuava ad abbaiare e il principe si insospettì.

Scese da cavallo e si trovò davanti a una grotta.

E dentro la grotta c'era una donna che lo guardava ma il principe non riconobbe in lei la sposa tanto amata, perché la poveretta, per le privazioni e la vita selvaggia, era molto cambiata.

"Non mi riconosci?", disse la donna. "Eppure il tuo cane mi ha riconosciuto."

Il principe chiese alla donna "Chi sei?"

"Tua moglie"

"Impossibile. Mia moglie è morta."

"Sarebbe morta se colui che tra anni fa mi accompagnò a fare una passeggiata avesse eseguito gli ordini della regina. Ma quel buon uomo ha avuto compassione di me."

"è stata davvero la regina a dare ordine di ucciderti?"

"Sì, ha incaricato uno dei suoi servitori, ma non raccontarlo a nessuno. Quell'uomo ha rischiato la sua vita per salvare la mia."

"Ti porterò in un posto dove c'è della gente di buon cuore, che non racconterà niente a nessuno. Vieni con me."

E la portò al mulino.

Chiese al mugnaio e a sua moglie di assisterla.

Il principe tornò a corte. Ogni settimana mandava al mulino cibi prelibati, vini, e lentamente sua moglie riacquistava bellezza e salute.

Quando riuscì ad alzarsi dal letto, video il bambino che giocava nel cortile.

"Chi è quel piccino?", chiese.

E la mugnaia le raccontò la storia.

E allora la principessa capì.

Quando il principe andò a trovarla, gli disse "Tu non hai ritrovato solo la moglie, ma anche tuo figlio."

Il principe fece chiamare la perfida regina: "Ti sei comportata come una strega e meriteresti un terribile castigo. Ma proprio perché, nonostante tutto, sei mia madre, mi limiterò a chiuderti in convento, ai confini del regno."

E così fu, mentre la principessa e il bambino tornavano a corte, accolti con grandi festeggiamenti.


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