Fiabe Lombarde un po' terrificanti

C'era una volta un sacrestano che lavorava la terra del curato e governava le stalle. Un giorno, per aver detto delle parole sconvenienti a Maria, perpetua del curato, fu licenziato. Rimase molto male e pensò di vendicarsi. Chiese ad un amico una pelle di capra uccisa, la indossò, ne lasciò sporgere le corna e, munito di un soffietto che adoperava per attizzare il fuoco del camino, si introdusse di notte, di nascosto, nella casa del curato, soffiando nell'arnese ed emettendo strani suoni. Maria si svegliò: scese a vedere cosa succedeva e vide quello che a lei sembrò il diavolo; il curato fu svegliato dalle grida della donna.  Si fece coraggio e andò in cucina.

C'era il più bel chiaro di luna; la luce filtrava bianca, tra i legni sconnessi delle gelosie e disegnava ombre spettrali sul pavimento. Il curato scese adagio; intravide la figura diabolica e risalì le scale. Si armò di aspersorio e acqua benedetta e invocando i santi del cielo, riprese a scendere finché si fermò a metà scala: incominciò a pregare a voce alta, aspergendo il fondo buio della scala e l'apertura della porta. 

Improvvisamente sentì una voce cavernosa che lo terrorizzò: 

"Vado via senza Maria, ma di salami ne mangerete mia! 

["non più", in dialetto lombardo]"

La vendetta era compiuta e i salami non ci furono più!

*

Una favola che veniva raccontata ai bambini mentre mangiavano, affinché aprissero la bocca al cucchiaio.

Caterinin e Caterinòn erano due sorellastre: la prima era buona, solerte, la seconda brutta e pigra. Alla prima erano richiesti i più umili e pesanti lavori, all'altra nulla. Un giorno la matrigna ordinò a Caterinin di andare al pozzo per attingere acqua con il secchio. La povera figliuola ubbidì.  Mentre tirava il secchio, pieno d'acqua, questi le cadde nel pozzo.

Caterinin si disperò, pianse, ebbe paura a tornare a casa, perché temeva d'essere picchiata per quello che aveva fatto.

Una vecchietta passò di là e vedendo Caterinin in lacrime, ebbe compassione e si fece raccontare tutta la storia; poi disse: "Non rattristarti, perché ti farò riavere il secchio. Devi soltanto dire tre volte "pus, pus, få a scåia!" [pozzo, pozzo, fai la scala!] Così detto, scomparve.

Caterinin rimasta sola, con voce rotta dal pianto, disse:

"Pus, pus, få a scåia!"

Ed ecco che apparve nel pozzo una scala, che scendeva nel profondo. La fanciulla scese, finché vi trovò tre porte: quella dell'inferno, quella del Purgatorio e quella del Paradiso. Bussò alla prima, chiedendo se c'era il suo secchio ma le risposero dal di dentro che lì non c'era. Ricevette la stessa risposta alla porta del Purgatorio. Quando bussò alla terza, le apparve la Madonna con Gesù Bambino.

La Madonna propose a Caterinin di fermarsi lì, di accudire alle faccende domestiche, mentre sarebbe andata a cercare il secchio.  E così Caterinin rimase sola con Gesù Bambino. Subito la ragazza mise in ordine la casa e dette da mangiare al Bambino.

Quando la Madonna tornò sorrise per le premure di Caterinin e come premio, le presentò il secchiello.

La ragazza ringraziò ma la Madonna le disse: "Ora puoi andare, ma ricordati, a metà scala, di alzare la testa verso l'alto." Caterinin annuì e salì. A metà salita guardò verso l'alto e una  stella dorata le si stampò in fronte.

Quando fu a casa dalla matrigna, tutti la invidiarono.Interrogata su cosa fosse accaduto, narrò quello che le era capitato.

La matrigna consigliò a sua figlia di fare altrettanto: il giorno dopo Caterinòn andò al pozzo e si comportò come Caterinin.

Tutto si ripetè, ma Caterinòn non era Caterinin, perciò non fece nessun lavoro di casa. Anche a lei la Madonna disse le stesse cose, consegnandole il secchio. Quando Caterinòn fu a metà scala e guardò in alto, le scese in fronte lo sterco di mucca, che non poté più cancellare.

*

Viveva a Legnano un uomo che, pur rispettando le cose sacre, non frequentava la chiesa ma le osterie. Era il seppellitore del vecchio cimitero. In quel cimitero c'erano degli affreschi molto descrittivi, che trattavano la Passione e Morte di Gesù. Sopra tutti, spiccava per magnificenza il Giudizio Universale, popolato da figure di ogni sorta.

Era usanza che il seppellitore nell'ottava dei morti tenesse acceso un lumino davanti ad ogni affresco, per rendere più viva la memoria di quelle illustrazioni. Così, per rispetto della tradizione, quel miscredente seppellitore accendeva ogni giorno un lumino. 

Una sera nebbiosa d'inverno, dopo un funerale e dopo aver bevuto nell'osteria alla salute del morto, il becchino tornava a casa da solo, un po' ubriaco e senza pensieri.

Improvvisamente, cadde nell'olona in piena. Le acque fredde lo rinsavirono e annaspò per salvarsi, gridò, chiese aiuto ma nessuno lo sentì. Si sentì perduto, quando una mano misteriosa si protese verso di lui e lo salvò.

Qualcuno, intanto, lo aveva sentito gridare. Accorse, e lo trovò semisvenuto sulla riva. Riconobbe il becchino e gli chiese: "Quale santo del Paradiso ti ha potuto salvare, che non vai mai in chiesa?"

E il becchino rispose: "Il Diavolo!"

"Come?!"

"Sì, il Diavolo in persona mi ha salvato. Mi ha detto: ti voglio salvare perché tu non meriti di morire così; non è ancora il tuo momento. Nessuno si ricorda di me, tu sì, perché nell'ottava dei morti mi accendi i lumini, perciò ti ho premiato."

*

Gli anziani raccontavano una storia spaventosa, che serviva ad accrescere il timor di Dio.

Un pomeriggio di domenica quattro uomini stavano giocando a carte. Uno di loro era particolarmente conosciuto come bestemmiatore. Dal tavolo cadde una carta. Un giocatore si chinò a raccoglierla e da sotto il tavolo vide i piedi dei suoi compagni. Con orrore notò che due di essi somigliavano ai piedi dell'oca: erano i piedi del Diavolo che si nascondeva nei panni di quel bestemmiatore!

*

Un contadino aveva venduto una bestia della stalla, ricavando una bella somma. All'osteria del paese era stato avvicinato da un sensale, con il quale trattò la compravendita. Ebbe come caparra la metà del prezzo pattuito e se la mise in tasca. Un vicino di casa, che aveva sentito tutto, roso dall'invidia, tese un agguato al contadino che stava ritornando a casa. Nascosto dietro una siepe e in piena notte, colpì a morte il contadino, derubandolo. Nessuno si accorse del delitto, ma prima di morire, l'uomo gridò: "Lüna, Lüna, fåm ti da testamòni!" [Luna, Luna, sii tu la mia testimone!] Da allora, l'assassino non ebbe più pace. Non riuscì più a dormire. La moglie, preoccupata, gli chiedeva cosa fosse successo, ma egli le dava sempre una risposa evasiva.

Quando poi d'estate, con le finestre aperte, vedeva la Luna, lo assaliva il panico e l'angoscia. Udiva l'eco del grido "Lüna, Lüna, fåm ti da testamòni!" Malediceva l'unico testimone di quella notte: ma non poteva eliminare la Luna! 

La moglie insistette così tanto, che alla fine l'uomo le confessò il delitto, facendosi promettere di non rivelarlo a nessuno.

La donna per un po' rimase zitta, ma poi confidò a qualcuno il segreto, e così in breve tempo, di confidenza in confidenza, il segreto divenne di pubblico dominio.

L'uomo finì finalmente in prigione.

*

I caratteri che spiccano nel patrimonio fiabistico lombardo sono quelli che caratterizzano la storia del popolo lombardo: capacità ed ingegno. Nelle fiabe lombarde sono quasi assenti orchi e fate, tipici di altre tradizioni, e i protagonisti sono re, signori, e soprattutto contadini e donne, dotati di ingegno e furbizia, pronti ad escogitare mezzi per scampare alla sorte avversa. Ne è un esempio questa fiaba. 

"Gh'era ona vòlta ona dòna che n'eva fai pussé che Bertòld; alora el diavol l'era vegnud foeura da l'infern per portala via..."

C'era una volta una donna che ne aveva fatte più di Bertoldo; allora il Diavolo era venuto fuori dall'inferno per portarla via... Saltò fuori all'improvviso, in una nuvola di zolfo. "Son venuto a prenderti perché le hai fatte troppo grosse." "Oh povera me, come farò adesso?", disse la donna. Ma era tanto furba che pensò subito come fare per non andare all'inferno.  

"Che cosa volete per lasciarmi andare?"

"Cara la mia donna, è inutile che tu venga a tirarla per le lunghe; non sai che ne so più di te?"

Ma la donna iniziò a piangere e a lamentarsi tanto che il Diavolo fu costretto a dire: "Ti do tempo fino a domani mattina: ti lascerò andare se sarai capace di dirmi quanti sono i sentieri che ci sono nel bosco di Villanterio."

E sparì.

La donna stava impazzendo per cercare come fare: nessuno sapeva quanti erano i sentieri!

Ad un certo punto le venne un'idea: andò in cantina, prese un'olla di miele e la portò di sopra, nella sua camera. Si spogliò nuda e si spalmò tutta di miele. Poi scucì la fodera del materasso di penne e ci entrò; presto fu piena di penne e piumini. Così conciata, andò nel bosco di Villanterio e iniziò a girovagare come un fantasma. A mezzanotte, salta fuori il Diavolo! Guarda il fantasma e dice: "Il bosco di Villanterio ha 366 sentieri ma non ho mai visto un uccellaccio simile!"

Allora la donna scoppia a ridere e dice "Il bosco di Villanterio ha 366 sentieri: me l'hai detto tu!"

Il Diavolo si infuriò, avrebbe voluto ucciderla, ma il contratto l'aveva fatto lui e così dovette tornare all'inferno.

La dòna per pinina che la sia, el Diavol la sorpassa in furbaria

La donna per  piccola che sia, il Diavolo sorpassa in furberia

*


Nota di Lunaria:  "la Gamba Rossa", Gamba Rusa in dialetto 

(ma nelle zone verso Desenzano era chiamata "Osso in Gamba") è la più famosa fiaba terrifica del folklore lombardo: per quanto "avesse una spiegazione razionale", alcuni genitori la raccontavano ai bambini come se fosse una vera e propria storia horror: una gamba rossa (del Diavolo?) sarebbe venuta giù dal soffitto se i bambini avessero fatto i capricci. Anche a me la raccontarono quando ero bambina, ma non ero mai  riuscita a trovare notizie sull'origine della storiella.

Ebbene, alla fine sono riuscita a trovarla, anche se si racconta in modo un po' diverso e la storiella varia nei particolari a seconda del  paese dove è raccontata.

Prima versione:

Alcune donne, dopo la fatica del bucato, si misero d'accordo per  pranzare: decisero di cucinare un risotto col salamino. Tutte portarono qualcosa: chi il riso, chi il condimento, chi il salamino, chi il vino, chi il pane.  Il risotto fu presto pronto: il suo profumo metteva appetito. Due giovani, che passavano di lì, sentendo il profumo, ebbero fame ed escogitarono uno stratagemma per far scappare le donne e potersi impadronire del cibo. Salirono sul solaio, aprirono la botola e fecero penzolare una calza rossa imbottita di fieno, mentre una voce cavernosa diceva:

 Don, don, andé a durmì

 ga végn giali i ögi,

 i da muì;

 se non vurì credi

 che Diu va la manda;

 guardé al voltu:

 ga végn giò a gamba! (*)

Le donne, guardando su, videro la gamba, si spaventarono e corsero via.I due giovani scesero, si mangiarono il risotto e bevvero allegramente.

Si racconta un secondo finale: che i giovani vennero presi a bastonate dai mariti delle donne, dopo che erano corse da loro, raccontando la vicenda.


(*) Nota di Lunaria: cerco di darne una traduzione

 Donne, donne, andate a dormire;

 gli occhi diventano gialli;

 "i da muì" non riesco a tradurlo con precisione;

 ma è qualcosa relativo al "si può morire"; gli occhi gialli 

lascerebbero intendere uno stato cadaverico (come mi è stato 

suggerito da mia zia che si ricorda la leggenda ma non la cantilena 

in dialetto)

se non volete credere

che Dio ve lo comanda

guardate in alto (non ne sono sicura che "voltu" sia in alto)

che viene giù la gamba!


Seconda versione:

"Gh'era ona vòlta tri sorel, tanto tegnone che ghe cascheva gnanca on pioeugh"

C'erano una volta tre sorelle che erano tanto avare che non si lasciavano sfuggire neanche un pidocchio. I vicini di casa sapevano che avevano tanti soldi e che erano donne di chiesa, perché erano sempre a messa.

Un tale che abitava lì vicino pensò di giocare loro un tiro mancino: salì sul solaio, alzò una delle assi che c'erano fra un travicello e l'altro e aspettò la sera. Le sorelle dormivano tutte nello stesso letto. Arrivano di sopra e non fanno in tempo ad infilarsi sotto le coperte che sentono una voce che dice "O donne, o donne, San Pietro lo comanda!"

E intanto vedono scendere una borsa attaccata a un filo.

"Se non credete, guardate questa gamba!"

E intanto dal soffitto vedono pendere una gamba nuda e pallida.

Dalla paura le tre donne non capiscono più niente.

E così, misero una manciata di soldi nella borsa.

L'uomo che c'era sul solaio tirò su tutto quanto e senza farsi sentire andò a casa sua, contento di aver ottenuto del denaro dalle tre avare.

Passa del tempo e una notte le sorelle sentono ancora: "O donne, o donne, san Pietro lo comanda! Se non credete, guardate questa gamba!" E di nuovo misero dei soldi della borse. Questa situazione andò avanti un po' di volte.

Un giorno, lo dissero al prevosto che rispose "O care donne, non dovete aver paura: san Pietro non ha bisogno della vostra elemosina. Quando andate a casa, preparate tutte e tre un bastone vicino al letto. E quando vedrete la gamba, datele delle belle legnate, più forte che potete."

E quando si ripresentò la scena: "O donne, o donne, San Pietro lo comanda! Se non credete, guardate questa gamba, AHI!"

La gamba risalì di colpo, si udì del rumore sul solaio poi più nulla.

Il giorno dopo il vicino non si vide uscire di casa; le tre donne andarono a trovarlo e lo videro con la gamba fasciata. Allora l'uomo domandò perdono e poi restituì i soldi rubati. Le tre sorelle lo perdonarono e incominciarono, da quel giorno, a fare offerte in chiese ed elemosine.

Qui è possibile leggere la leggenda della Gamba Rossa con particolari differenti: 

https://www.dairago.com/dialetto10.asp

Video che ne parlano:

https://www.youtube.com/watch?v=rv0EjoehEpI&t=1s

https://www.youtube.com/watch?v=KHawvn3XQWY&t=137s

Traducendo una vecchia cantilena in dialetto che riportava dei  riferimenti alla Gamba Rossa e ad una via dove la si vedeva sul  muro, vicino ad un negozio di ferramenta, sono anche riuscita a  scoprire che a Dairago è stato fatto un murales proprio dedicato alla  Gamba Rossa!





Fiabe tratte da




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