Jonas Lie (1833-1908) è nato in Norvegia; scrisse "Il Veggente", "I Tre Alberi Avvenire", "Trold", "Fiabe", ispirandosi alle saghe e leggende del Nord; descrisse anche la vita nella Norvegia dell'Ottocento.
Questi stralci, tratti da una sua storia di fantasmi, in origine faceva parte del suo primo romanzo, ma fu pubblicata agli inizi del '900 come racconto a sé stante. Trama e personaggi si rifanno alla tradizione popolare norvegese: il Draug è un crudele spettro marino che si vendica del pescatore Elias.
Il Draug naviga, nelle notti di tempesta, con una barca tagliata a metà per il lungo e un equipaggio composto dai fantasmi degli uomini morti in mare.
Chi lo vede è destinato ad una morte sicura.
***
"A Kvalholmen, a sud di Helgeland, vivevano un tempo un povero pescatore di nome Elias e sua moglie Karen [...] Kvalholmen era un'isola solitaria, e tutto lasciava supporre che fosse infestata dagli spettri. Quando il marito era lontano, capitava che la sua brava moglie sentisse grida di ogni sorta e rumori misteriosi, che certo non erano di buon augurio. […] Un giorno, mentre camminava lungo la costa con una fiocina in mano, Elias scorse ad un tratto, allungata al sole su una roccia, un'enorme foca che sembrò sorpresa dall'incontro almeno quanto lui. Ma il pescatore non perse tempo. Dall'alto dello scoglio su cui si trovava scagliò la fiocina, che andò a piantarsi nella nuca dell'animale. Immediatamente - e con quale violenza! - la bestia si drizzò sulla coda, alta quanto un albero maestro, fissando su di lui i neri occhi iniettati di sangue e mostrando i denti in un ghigno così odioso e demoniaco, che Elias fu preso dal terrore. Poi la foca si tuffò in mare e scomparve in un gorgo di spuma insanguinata. […] Una notte, mentre era a letto e pensava al suo sixern [battello], gli venne in mente che avrebbe dovuto aggiungere un puntello ai due lati dello scafo, per meglio assicurarne l'equilibrio. Era così assurdamente innamorato di quella barca che decise addirittura di alzarsi e di uscire con la lanterna, per darle un'altra occhiata. Mentre teneva alta la lanterna, per illuminare la rimessa, scorse a un tratto, su un mucchio di reti abbandonate in un angolo, una testa che assomigliava in modo impressionante a quella della foca, e che si volgeva verso di lui, in piena luce, ghignando incollerita. Le sue fauci sembravano allargarsi a dismisura e un istante dopo un'ombra gigantesca, dall'aspetto umano, si dileguò attraverso la porta della rimessa, non così in fretta, però, che Elias non riuscisse a distinguere una lunga asta di ferro piantata nella schiena dell'apparizione."
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