"La Lunga Notte delle Chiese", 2024!

Ho partecipato alla "maratona" (a piedi!!! 😁 e con i tacchi!!! 💃) della "Lunga Notte delle Chiese", edizione 2024, a Legnano: praticamente le chiese delle contrade erano aperte dalle 20 all'una e all'interno si leggevano varie letture di approfondimento teologico-storico oltre che concerti dal vivo (Bach e altri autori classici... ma avrebbero dovuto chiedere ai Tristitia e ad altre band Doom di partecipare live! 😆) Ecco le foto delle chiese che ho visitato, spostandomi a piedi, tipo "in marcia" da una chiesa all'altra, tappa per tappa 😁 Sono arrivata, alle 20, col pulman, al Santuario e poi "retrocedendo" a piedi ho fatto "di chiesa in chiesa" fino ad arrivare, a mezzanotte e 30, alla chiesetta di San Martino 😁






































































































eccomi a fine camminata! Alla chiesetta di S. Martino!


LEGGENDE SULLE CHIESE DI LEGNANO

Info tratte dai cartelli affissi in chiese

LEGNARELLO

Come si legge su uno dei primi documenti del 1776: "Comune di Legnano, con Legnarello Pieve di Olgiate Olona"; l'antico Leunianellum era paese a sé oltre il corso dell'Olona: le esondazioni del fiume non permettevano di scendere in città.
è detto anche "Paes dul vintün" perché durante la peste del '600 si salvarono ventun persone; secondo alcuni, quel 21 sarebbe il ricordo di una beffa giocata ai danni dei legnarellesi nel 1821.
Sembra che i colori della contrada si ispirino agli spagnoli di Don Pedro de Torquemada, che si riparò dietro le alture dei Ronchi, con le sue milizie, alzando bandiera giallo-rossa, i colori della sua cappa.

CHIESA DI SAN DOMENICO

In origine la contrada di S. Domenico era conosciuta come "contrada delle frasche", per il verde lussureggiante delle zone agricole, mentre fino al XX secolo, il quartiere era noto come "Contrada del Mugiato": questo nome deriva da un frazionamento di fondi agricoli che avvenne nel 1257: dai fondi "mozzati" derivò il termine dialettale legnanese "mucià", "Mugiato".
Prima della chiesa di S. Domenico si faceva riferimento ad una cappellina chiamata Oratorio del Salvatore, eretta nel 1757.
Da questa cappellina si origina, nel 1863, la chiesa di S. Domenico.

SANT'ERASMO

La leggenda risale all'anno 1000. Ogni giorno dal convento di S. Caterina sparivano dei pani e del salamini destinati ai frati. 
Chi poteva essere il ladro?
Il padre superiore dispose un servizio di guardia ed ecco che al primo mattino fra Camillo vide entrare un corvo: aveva le penne così nere e lucide da riflettere l'azzurro del cielo.
Il frate vide il corvo avvicinarsi e prelevare il pane e una piccola forma di cacio.
"Ecco il ladro!", disse fra Camillo, dando l'allarme.
Tutti i frati si misero a rincorrere il corvo e videro che si dirigeva verso un piccola altura nel mezzo della quale era stesa una tovaglietta candida e intorno tre vecchi. Il corvo consegnò a loro il pane e il cacio e si posò al centro della tovaglietta.
Vicino all'altura c'era una cappelletta con l'immagine di sant'Erasmo e quei vecchi ne erano i devoti custodi.
Visto il prodigio, i frati aiutarono i tre vecchi e così venne edificato l'ospizio di sant'Erasmo, che ha come bandiera la tovaglietta bianco al cui centro si riposa il corvo con le ali azzurrine. 

 
SAN MAGNO

In tempi remotissimi, dove adesso c'è la piazza, vi era un grosso cerro e il campo, in cui il tronco sorgeva, era candido di neve, allorché un contadino giunse una mattina d'inverno presso la pianta da cui tagliava i rami secchi per il focolare.
Il contadino guardò la pianta e pensò: "Quant'è forte questo cerro che resiste alla neve e al gelo; potessimo noi uomini resistere parimenti alle inclemenze della vita!"
All'improvviso comparve un uomo che rispose: "Ho letto il tuo pensiero ed essendomi concesso nel giorno di S. Magno, a me consacrato, di esaudire il tuo desiderio, io ti fortificherò come vuoi. Ti piacerebbe avere la forza, il coraggio, la potenza di un leone?"
Il contadino rispose di sì e chiese cosa fare.
"Afferra quel coniglio che è vicino alla pianta", disse il santo, "e uccidilo. Col suo sangue cospargi la neve."
Il contadino ubbidì e sgozzò il coniglio: la neve divenne rossa.
"Ora vai su quella neve insanguinata."
Il contadino obbedì ma appena andò sulla zona insanguinata si accorse che le sue membra erano diventate pelose, con artigli e criniera: si era trasformato in un leone!
Il contadino avrebbe voluto tornare uomo ma il santo gli disse "Ora rimani leone: la tua superbia l'ha voluto."

SAN MARTINO

La leggenda narra che un palafreniere si perse nella boscaglia.
Si imbatté in un boscaiolo che raccoglieva legna.
"Ragazzo, mi sai dire dove mi trovo e quale via devo prendere per tornare al mio re che mi aspetta?"
Il boscaiolo tolse un virgulto da una pianta di gelso e con quello fece segno verso il cielo.
Il palafreniere alzò lo sguardo e vide tra gli alberi di un quadrato di cielo limpido e in mezzo una candida croce.
Il legnaiolo fece segno nella direzione di uno dei bracci della croce e poi disse: "Vai sicuro dal tuo re e Dio ti protegga con lui."
Il palafreniere voleva ripagare il giovanetto, ma egli non chiese nulla se non il permesso per sé e per la sua gente di fregiare la casa e le vesti con la croce apparsa in cielo: quello fu il segno della gente di San Martino.
Un'altra leggenda racconta di un pastorello che si era perso nella pianura attorno alla cappella, su cui ruderi sorse nel '700 l'attuale chiesetta, il primo giorno che aveva guidato le pecore al pascolo.
Quando ormai aveva perso ogni speranza, alzò gli occhi implorando il Cielo.
All'improvviso gli apparve una croce luminosa e gli indicò la giusta direzione.
La bandiera di contrada riproduce i colori di questo prodigio e reca anche l'immagine di san Martino.

SANTUARIO DELLE GRAZIE

La costruzione del santuario è legata ad un miracolo occorso a due ragazzi sordomuti: in corrispondenza di una via che costeggiava l'Olona e che si staccava dall'attuale corso Magenta (dove ora ci sono le scuole Bonvesin de la Riva) c'era una piccola cappelletta dedicata alla Madonna, san Rocco e san Sebastiano. Risaliva al XVI secolo, a protezione contro la peste.
Verso la fine del XVI, durante un temporale, i due ragazzi sordomuti si ripararono sotto la piccola tettoia della cappellina. Apparve la Madonna e disse "Dite a vostro padre, che ha i mezzi per farlo, di costruire qui un portichetto, così potete ripararvi meglio".
Al loro ritorno a casa, raccontarono l'accaduto e venne avviata una raccolta di fondi per costruire una chiesa.

 

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