Fuoco e Ceppo nei Riti Agrari e Domestici

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Gli agricoltori primitivi per preparare il suolo alla cultura diradavano il terreno boscoso abbattendo gli alberi, che poi venivano bruciati sul posto. Il terreno, cosparso di ceneri, riceveva poi le sementi. Per liberare i campi dalle erbacce le si dava alle fiamme e le ceneri servivano da fertilizzante.

è possibile che nella mente degli agricoltori preistorici l'idea del fuoco si associasse, con un rapporto di causa-effetto, a quella della "crescita dei raccolti", per via del fatto che così facendo i raccolti crescevano meglio.

Di conseguenza, mediante riti a sfondo magico basati sul fuoco, l'accensione di grandi falò sui campi divenne una manifestazione di rito agrario.

Per questo, le figure di Vecchie bruciate (come la Gioebia in Lombardia) potrebbero rappresentare la Madre Terra vecchia e improduttiva in inverno, che va bruciata per renderla feconda.

Anticamente, la stanza del focolare era il cardine dell'esistenza, l'omphalòs della casa, e quindi del mondo.

La soglia separava i due spazi, quello esterno e quello interno della casa, e per questo nell'antichità erano molto importanti i riti per le divinità domestiche, come i Lari, i Penati, i Geni domestici.

Gli Antenati, poi, erano i custodi delle famiglie e quindi il focolare, altare domestico, era "l'epicentro di ciò che di sacro vi era nella casa."

Il fuoco, la fiamma, poteva annunciare fortune o sfortune e anche gli avanzi della combustione venivano usati a scopo divinatorio.

Con l'arrivo del cristianesimo, i riti del fuoco vennero cristianizzati; si pensi al rito natalizio del ceppo, un grande ciocco di legno che doveva ardere il più lungo possibile dalla vigilia di Natale in poi, fino all'Epifania se possibile; il fuoco, qui, allude al passaggio solstiziale, alla luce del Sole, ma anche di combustione e quindi di eliminazione, dell'anno vecchio; ma ci sono anche studiosi che hanno interpretato il ceppo come una variante del rito dell'Albero di Maggio (che affonda le sue origini anche nel totemismo arboreo, col totem-albero come progenitore del clan); per esempio, in Corsica, il fuoco natalizio in piazza si chiama "maghiu", cioè "maggio"; nei dintorni di Avellino veniva bruciato un albero di castagno che veniva chiamato "Majo". 

In Liguria, l'usanza di gettare il primo boccone di pane e il primo sorso di vino sul ceppo crepitante sul fuoco mostrava l'analogia tra banchetto natalizio e banchetto commemorativo dei defunti, visto che secondo l'uso romano, la prima offerta di cibo andava riservata agli antenati morti.

In Puglia si credeva che se il ceppo si spegneva, il padrone di casa sarebbe morto; in alcuni paesi veniva cosparso di vino per ricordare il sangue di Cristo.


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