Paharl (Black Metal)


1) Benvenuti! Potete presentarvi ai nostri lettori?

Herah: Un saluto a tutti voi! prima di tutto ringrazio di cuore Luna per averci concesso quest'intervista, è per noi e per me in primis un grande onore, la seguo da parecchio tempo. Il mio nome "di battaglia" è Herah of Ice, ho 26 anni e provengo da un piccolo paesino in provincia di Brindisi. Nel 2020 ho fondato una band black metal con varie influenze chiamato StartingFire, con il quale ho pubblicato una demo e un disco. Con lo stesso nome ho aperto un canale YouTube che parla di metal estremo e cerca di dare visibilità anche e soprattutto alle piccole ma importanti realtà nostrane ma parlo anche di dischi e artisti più mainstream, è un po' un canale di sfogo musicale infondo! Compongo e strimpello un po' di tutto da circa 18 anni, la musica è per me compagna di vita e ancora di salvezza, nonché mezzo per esprimere la mia fervente creatività. Ho avuto il piacere immenso di collaborare con Antonio al suo progetto Paharl registrando la voce e scrivendo i testi di questo disco, collaborazione che sono convinta andrà avanti ancora a lungo essendosi instaurata tra noi due anche una grande amicizia oltre che un feeling musicale.

Paharl: Ciao a tutti! Prima di tutto, grazie Luna per la disponibilità! Io sono Antonio e faccio musica da quasi 8 anni. Sono principalmente un compositore Grindcore e Slam ma nel tempo ho provato sonorità diverse, bazzicando anche la scena live qui a Bari. Ho composto Post Metal, Progressive e ovviamente Black, che è diventato il mio secondo genere preferito da comporre! Ho anche avviato, da un annetto, una collaborazione con Matze, un musicista tedesco con cui sto aiutando diverse band piccole a trovare la propria strada!


2) Che significato ha il vostro monicker, Paharl?

Herah: Il nome Paharl è stato scelto da Antonio, si riferisce a una belva presente nel videogioco Bloodborne, ma sono convinta che lui saprà darvi maggiori dettagli.

Paharl: Per spiegare il nome, devo fare un piccolissimo excursus. Il progetto nasce come tributo e continuazione spirituale del videogioco Bloodborne (infatti il primo disco, "Cult Of Nil", è un concept ambientato esattamente dopo uno dei finali del gioco). Il nome viene quindi da uno dei boss del gioco, "la bestia Paarl", a cui ho semplicemente aggiunto una "h" tra le due "a".


3) La prima cosa che colpisce, è l'eleganza dell'artwork: avete deciso di mettere in copertina un'opera di John Martin (tra l'altro, uno dei miei pittori preferiti) con un Satana "miltoniano" e regale (che si differenzia dalle immagini più di maniera legate a tanti altri gruppi Black che presentano un Diavolo-Caprone nei suoi aspetti "popolari", perciò bestiali, crassi, rozzi anche burleschi). Perché questa scelta?

Herah: Scelta sempre a cura di Antonio, a cui do la mia interpretazione: L'album parla di una donna a metà tra un demone, una strega, un fantasma e un essere umano. Sarebbe stato inopportuno scegliere un Satana rappresentato come la chiesa cattolica lo rappresenta. Un Satana più elegante e austero come la protagonista del racconto, è senz'altro più azzeccato. Inoltre io sono una satanista spirituale e sarebbe stato incredibilmente offensivo rappresentarlo in quel modo, quando la divinità Satana è ben lontana dal mostro cattolico. Martin è stato un artista semplicemente stratosferico. 

Paharl: Scoperto per pura casualità tramite TikTok, anche io mi sono innamorato subito delle sue opere. E' stata la copertina, in parte, a ispirare il disco: le demo di "...E Poi Tacque" sono molto più simili al primo disco, con una produzione pulita e moderna. Dopo aver visto il dipinto, ho deciso di rendere il disco un omaggio alla prima scuola del Black andando a ri-registrare il tutto come poi potete sentire. Un'altra motivazione per cui ho scelto questo artwork è quella di aver iniziato una battaglia personale contro l'IA. Essendo un musicista con un budget parecchio ridotto, ho preferito utilizzare un dipinto di dominio pubblico invece di generare qualcosa di completamente blando e senza personalità, elemento che tra lato sta rendendo omogeneo l'immaginario underground. Le copertine iniziano ad assomigliarsi un po' troppo...


4) Alle sfuriate tipiche Black ("... E poi tacque"), alternate tempi più rallentati e d'atmosfera (come il quasi recitato sussurrato che compare in "Giustizia e Vendetta" o la strumentale "Premorienza")

Herah: Il compositore strumentale dei brani è Antonio, quindi sicuramente questo è un argomento che potrà approfondire meglio lui. Per quanto mi riguarda mi sono innamorata di questi brani proprio per la sua capacità di alternare momenti più concitati e black vecchia scuola a momenti più atmosferici e malinconici, adatti perfettamente ai vari momenti dei brani.

Paharl: Esattamente. Diciamo che non mi piace ripetermi, o almeno ci provo. Voglio che chi ascolti il disco possa trovare varietà e dinamismo, pur restando comunque coerente col genere di partenza. Questo è anche grazie alle varie esperienze che ho avuto negli anni, che mi hanno insegnato cose che poi, inconsapevolmente, finiscono in quello che compongo.


5) Altra cosa che vi differenzia, è l'utilizzo dell'italiano (lingua bellissima e molto più ricca rispetto all'inglese "che va oggigiorno"). "...E poi tacque" va visto come un concept? Mi hanno colpito i riferimenti al femminile: la donna (menzionata subito in "Strega delle Tenebre"), la Dea, se vogliamo anche la Morte, da sempre immaginata come "La commare secca" (e del resto le Parche erano tre figure femminili), una certa Irina e la Madre ("Per Irina"), il monologo al femminile di "Senzaluce", la Luna... come mai questi riferimenti al Femminile (allegorico, simbolico, forse anche carnale e stregonesco con "Irina"...)? Da cosa siete stati ispirati nella composizione dei testi, davvero molto curati?

Herah: Assolutamente sì, il disco è un concept album. Grazie per aver notato la cura nei testi, è qualcosa che spesso si tende a sottovalutare o a non considerare in generi estremi come il black metal, ma per la sottoscritta è invece una parte molto importante nelle opere, siano esse black metal o meno, perciò cerco sempre di dare rilevanza a questo aspetto quando compongo o scrivo. Abbiamo scelto l'italiano, proprio perché esistono termini bellissimi nella nostra lingua madre, che l'inglese non ha ed era davvero la scelta migliore per rappresentare questa storia. La storia di Irina è a metà tra il tragico e l'epico: la figura è ispirata dapprima al personaggio di Irina presente nel videogioco Elden Ring, poi va invece a toccare la figura di Dea Madre o Demone, a metà tra divinità ed essere umano deceduto con poteri mai espressi se non alla sua morte. Nel gioco, Irina viene in realtà poco considerata, è una semplice principessa, figlia di un re, uccisa probabilmente da un semi umano. Questa ragazza, morta senza un perché, mi ha affascinata da subito e in quest'album ho voluto dare lei un ruolo più importante, rendendola una divinità alla quale verrà dedicato un Ordine (Per Irina) che ha come simboli il serpente e la spina di una rosa e avrà il compito di vendicarla. Essendo lei ormai diventata una divinità da defunta, appare agli uomini e alle donne che ritiene più meritevoli e chiede loro di unirsi a questa guerra contro i semi umani, che stanno decimando il suo popolo. Il brano senza luce, figura ispirata sempre dal videogioco Elden Ring, dà voce a una ragazza che ha perduto la speranza e non riesce a trovare un senso, non si fida della "grazia" in teoria baluardo dei Senza Luce, e ha perduto la capacità di vivere davvero, poiché in realtà rediviva. Finché un giorno Irina appare davanti a lei come visione e lei se ne innamora, sente di dover dare tutto per la sua causa e ritrova la voglia di vivere. Le ispirazioni sono quindi molto varie, dal videogioco alla mitologia, alla stregoneria e vi sono parecchi simbolismi che ho voluto inserire ma lascio all'ascoltatore il piacere dell'interpretazione personale, che possa essere utile ai fini del suo viaggio spirituale. Piccolo aneddoto molto curioso: quando ho iniziato a scrivere la storia di Irina e i testi dei brani, non avevo la minima idea che Antonio avesse ispirato le composizioni e il suo intero progetto al videogioco Bloodborne, sviluppato dalla stessa software house di Elden Ring! chiamiamolo destino, fato o causalità ma è stato davvero qualcosa di molto particolare.

Paharl: I testi sono al 100% opera di Veronica, quindi a lei la parola! Voglio solo dire che sono contento e onorato di avere avuto lei alla stesura dei testi. In un genere che, bisogna ammettere, tende a essere misogino, è un onore avere tematiche del genere!


6) Ritenete che il Black Metal (e più in generale, tutto il Metal) sia un'attitudine, stile di vita, pensiero? Come vi rapportate col "futuro che avanza", anche in ambito Metal?

Herah: Dirò la verità, io odio quasi visceralmente i cosiddetti "puristi" del metal e del black metal, che più o meno pensano le stesse cose. Non sono assolutamente d'accordo con chi dice che "non esiste più metal fatto bene, il metal è morto nel 1990" ecc.., semplicemente perché non è vero. Asserire questo vuol dire ignorare di proposito tutti i grandi gruppi che si sono susseguiti in questi ultimi anni, come i Forgotten Tomb e i Batuska, giusto per citare i primi che mi vengono in mente. per non parlare di tutte le band underground nostrane emerse negli ultimi anni con delle proposte devastanti, in alcuni casi addirittura innovative. Sono per questo molto ottimista sul futuro del metal, è in buone mani e le influenze, a mio avviso, sono delle ottime aggiunte al genere quando inserite bene. Per quanto riguarda lo stile di vita, beh credo che ci voglia una certa sensibilità d'animo e una sorta di solitudine interiore per amare un genere particolare come il black metal. Personalmente non rispecchio molto il cosiddetto "stile di vita del metallaro" vado raramente ai concerti, sono quasi astemia e detesto ogni tipo di droga ma sicuramente il black riesce a farmi da specchio, mi induce a riflettere su me stessa e sulla mia solitudine interiore, per questo lo amo molto, lo trovo un genere estremamente spirituale e malinconico. Lo stesso discorso, seppur in minor parte, vale per il metal: non è necessario rispecchiare quello stile di vita per ascoltare metal, ma sicuramente ci vuole una certa predisposizione a questo genere che non tutti hanno.

Paharl: Per me il Metal è uno sfogo. Stile di vita no, perchè molto semplicemente non mi piace omologarmi o sottostare a delle regole, quindi nonostane io RESPIRI Metal, nella vita sono semplicemente Antonio. Per quanto riguarda il "futuro che avanza", che avanzi! Sono sempre attento all'evoluzione e al cambiamento (purchè in positivo), infatti cerco sempre di sperimentare cose nuove nelle mie produzioni. Insomma, il prossimo disco di Paharl potrebbe suonare molto diverso da "...E Poi Tacque"!


7) Bene, concludete a vostro piacimento con tutto ciò che è utile per far comprendere meglio la vostra essenza a chi ha letto l'intervista!

Herah: E poi Tacque, è un disco estremamente particolare e molto spirituale, è un viaggio nella vita di una donna che in vita era solo una ragazza nobile e magari anche viziata, ma che nella morte ha trovato la sua vera natura di Dea e Demone. Ogni parola, ogni nota serve a sottolineare il suo viaggio e la guerra che accompagna la sua figura nel mondo fisico contro i semi umani. Spero vivamente che gli ascoltatori possano immergersi in questo disco, interpretando la sperduta Senzaluce, l'anima ritrovata di Irina o, perché no, i Semi umani che dilaniano questo mondo. C'è tanto di me e di Antonio in questo disco e sono convinta che le persone più sensibili ed empatiche, riusciranno a ritrovare quel tanto pur non conoscendoci. Io ringrazio vivamente te, Luna, per l'intervista e tutti coloro che sono arrivati fino a qui, degli eroi! Auguro buona musica e buon viaggio a tutti voi.

Paharl: Ne approfitto prima di tutto per ringraziare Roberto di Black Mass Prayers, che ha supportato questo disco da ancora prima della sua uscita. Si è fatto in quattro per aiutarci, ed è grazie a lui se adesso esistono delle copie fisiche del disco  e se, in generale, il disco sta ricevendo questo enorme supporto! A chi legge voglio solo dire GRAZIE  per aver supportato Paharl, un progetto che spero riesca a comunicare sensazioni nuove ma familiari!


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