Le Horla (Black Metal)


1) Presentatevi ai nostri lettori!

D: Ciao! Siamo i “Le Horla”, un duo composto da Alex (Valà) ed io, Daniele (Insanus)... il progetto ha inizio grazie ad una forte amicizia nata in Valsusa, dopo breve tempo abbiamo scoperto che le nostre attitudini artistiche creavano un’alchimia musicale inedita... mi sono occupato della parte strumentale e Alex delle voci, dei campionamenti oltre che delle grafiche... a quel punto in breve tempo abbiamo creato Remords.

 A: grazie per lo spazio concessoci, come ha detto Daniele il nostro progetto è nato in modo del tutto spontaneo, entrambi abbiamo lasciato Torino a distanza di un anno uno dall’altro, non ci conoscevamo prima e ci siamo incontrati in quella che è la nostra nuova “casa” la Valsusa, che è anche l’alveo del nostro progetto musicale e di vita.


2) Parto subito dicendovi che trovo il vostro monicker bellissimo! Sono una grande appassionata di Maupassant e "Le Horla" 1887 è uno dei suoi capolavori horror!  Un racconto che lascia il lettore col dubbio: è successo tutto realmente e le Horla esiste ed è un vampiro energetico o uno spettro, oppure tutto è il delirio e la paranoia del protagonista?  Tra l'altro anche il nome stesso "Le Horla" è controverso; citando dal commento critico di Chiavarelli che ne ha curato la traduzione, è stato ipotizzato che derivi da "Horloribo" (personaggio di una pantomima) o "Hurlubleu" (un racconto di Charles Nodier); o ancora, un gioco di parole e anagramma di "Lahor" (pseudonimo del dottor Cazalis, amico di Maupassant) o l'incipit di "Hors l'Eglise pas de salut" di Eugène Sue.  Marie Claire Bancquart propone una derivazione da "Horsain" che nel patois di Normandia significa "Lo straniero, l'estraneo"; anche nelle lingue slave compare "Oriol"; ma l'ipotesi più suggestiva è quella che spiega la strana parola "Le Horla" come un'anagramma di "Choléra" (l'epidemia di colera che apre e chiude il racconto); potrebbe anche essere la contrazione di "Hors-là", come qualcosa che è al di fuori, all'altro, all'estraneo, allo straniero. Insomma, in qualsiasi modo si tenti di darne una spiegazione, le Horla rimanda sempre a qualcosa di angosciante, di estraneo, che "sta là, al di fuori".  è perfetto per indicare la vostra musica! Anche il vostro logo è particolare: la scritta "Le Horla" stilizzato sotto forma di alberi secchi, di cui vediamo anche le radici...

A: Ti ringrazio per i complimenti e per aver colto a pieno lo spirito con cui il nome è stato scelto. Quando ero ragazzo mi appassionai a quel racconto perché semplicemente mi ci rivedevo tantissimo. All’epoca pensavo anche io di avere “uno straniero” dentro di me, un “estraneo” che mi parlava, secondo me il concetto di “dehors” ovvero di “fuori” o colui che viene da fuori è alla base della decisione che prese Maupassant nella scelta del nome di questa entità. All’epoca pensavo che se mai avessi avuto una band il nome doveva essere esattamente quello; “Le Horla”. Avevo molti amici musicisti, tutti suonavano in qualche band e pensavo; “anch’io vorrei farlo”… quindi adesso dopo più di vent’anni, nel momento in cui io e Daniele dovevamo trovare un nome alla nostra “creatura” ho pensato di proporlo, a lui è piaciuto ed il nostro progetto ha così avuto la sua “identità”. Per me “Le Horla”, corrisponde esattamente al concetto Freudiano di “perturbante”, esperienza che tante volte ho sperimentato nella mia vita, soprattutto da ragazzo, esperienza che in qualche modo è confluita nel mio modo di cantare e nell’anima del nostro progetto. Sono d’accordo con la definizione “Horsain”, sono appassionato di patois perché essendo di origini Normanne di Sicilia e conoscendo il Gallo Italico mi ha sempre incuriosito, hors è un sinonimo di fors che in Francoprovenzale diventa forain o foran simile al Piemontese “fora” ovvero “fuori”. Il logo l’ho creato io e forse le radici di cui parli sono quelle che sia io che Daniele non abbiamo mai realmente avuto e che cerchiamo nella valle dove viviamo, probabilmente il luogo d’origine di alcuni nostri antenati.

D: grazie, siamo contenti che tu abbia apprezzato, poco dopo le prime composizioni Alex mi presentò la sua idea di Le Horla e ne rimani subito molto affascinato così come per il logo... siamo in constante ricerca delle nostre radici e in parte anche di noi stessi nel modo più viscerale, questo progetto è un viaggio su più aspetti.

 

3) Proponete un tipo di Black Metal lento, malinconico, onirico, con vocals strazianti (da miglior tradizione DSBM se vogliamo) o sussurrate e appena udibili, su divagazioni dilatate, quasi shoegaze ("Remords"). Anche la copertina, con quel paesaggio innevato, già iconograficamente, allude al vostro sound. Volete esplorare il lato più malinconico, intimista ed ipnotico del Black Metal, più che non la sua furia iconoclasta ed infernale? 

D: Assolutamente sì, amiamo la musica malinconica aldilà del genere, in questo progetto era necessario mettere a nudo l'anima nel modo più totale e sincero...la nostra musica è un loop emozionale, a tratti delicato... ci sono influenze più estreme e violente ma le utilizziamo come sfumatura. L' idea del paesaggio in copertina rende perfettamente l'idea musicale e suggestiva quindi abbiamo pensato fosse ottima per rappresentare questo progetto.

A: non sono iconoclasta e non credo nell’inferno, per me il satanismo di facciata così inflazionato in alcune branche del Black Metal è un gioco per bambini. Dal mio punto di vista c’è molto altro da indagare e questo altro è molto più profondo di qualche crocifisso rovesciato (che pur sempre un crocifisso è). La copertina è nata in modo del tutto naturale come il disco stesso, un giorno ho fotografato il cortile di casa mia, ho fatto vedere la foto a Daniele ed entrambi abbiamo pensato che fosse perfetta nel rappresentare la nostra musica.


4) Come mai avete inserito una nenia femminile, che compare come intro?

A: non ci ho mai pensato al motivo, avevo quella ninna nanna da un po' di tempo e quando l’ho risentita mi è sembrato come se aspettasse questo disco. Pensandoci oggi è come se conducesse l’ascoltatore al sonno, un sonno in cui la musica diventa il sogno, il viaggio… fa tornare bambino…

 D: Poco dopo aver composto Enfant ci ritrovammo nella mia auto ad ascoltarla... non sapevo bene cosa fosse e che utilizzo farne... Alex mi disse "passamela, ci penso io "... da quel momento ho capito che potevano uscire cose davvero interessanti, quella ninna nanna mi mise subito addosso un mix di malinconia e angoscia... rimasi quasi meravigliato e in qualche modo stupito perché nessuno di noi si aspettava di creare un brano e successivamente un ep.


5) Ho trovato veramente azzeccato il rumore di fruscio di sottofondo che si sente in "Plasir du Decor"! Enfatizza l'atmosfera spettrale (cosa che si è un po' persa con la mentalità moderna nostra contemporanea e con registrazioni talmente perfettine da sembrare artefatte...) e mi ha riportato in mente certe sperimentazioni tipiche del Dark Ambient, che penso faccia parte del vostro background musicale... basta anche sentire "Sensatìon" col suo ritmo ipnotico!

A: Plasir du Decor è un brano che avevo fatto io che non ha trovato spazio nel mio progetto Dark Ambient “Cordvla” perché probabilmente aspettava “Remords”. La scelta di inserire il brano subito dopo il primo pezzo poteva sembrare un po' azzardata ma credo sia stata la cosa giusta. La mia mentalità è tutt’altro che moderna, per me è più importante l’anima della musica che la sua “pettinatura”, ad esempio registro le voci in un’area abbandonata di casa mia che è una specie di cascinale e mi va bene così. Preferisco di gran lunga la terra alla tecnologia esasperata, per quel che mi riguarda credo anche di non saper nemmeno cantare, per me è importante il risultato non il mezzo.

 D: È stata una idea di Alex, abbiamo pensato fosse interessante inserire un brano ambient per dare un senso ulteriormente atmosferico e ha funzionato alla grande. La nostra registrazione è totalmente home recording, nonostante ci sia comunque molta cura nel lavoro preferiamo sia più veritiera possibile, non ci interessa la perfezione o fare mille rec. Sensation è un brano a cui sono particolarmente legato, ho giocato con i suoni di chitarra fino a trovare la sensazione che cercavo... il resto è uscito molto spontaneo.


6) So che il francese riveste una grande importanza per le vostre radici... e la letteratura francese ha avuto grandi nomi, a loro volta ispiratori di tante band Black Metal, oltre a Maupassant e ai poeti maledetti, citerei anche Lautréamont, de Sade e pur non essendo francese, lo stesso Emil Cioran, che scrisse i suoi libri cupissimi in francese... Col vostro progetto volete omaggiare la cultura francese? Pensate di fare qualcosa anche relativo alla nostra lingua italiana? 

 D: Alex mi ha fatto scoprire tante opere, molte di queste sono in lingua francese. Ho notato che questa lingua ha un’alchimia ottima con la nostra musica e in qualche modo la caratterizza, pensiamo di proseguire su questa scia, vedremo.

 A: come dicevo prima io sono di origini siciliane ma il dialetto di mio padre è Gallo Italico, una variante del siciliano con fortissime influenze francofone (o meglio franco provenzali/occitane) e piemontesi, eco delle migrazioni avvenute nel medioevo. Ho scelto il francese per questo motivo (sarà ancora più chiaro nei nostri nuovi brani) oltre che per rendere omaggio ai grandi della letteratura francese che hai citato e che mi hanno influenzato da ragazzo. Erano vent’anni al meno che non prendevo in mano gli autori che citi, però, nel momento in cui io è Daniele abbiamo deciso di unire le nostre forze in questo progetto, mi è capitata sotto gli occhi una raccolta di poesie di Rimbaud, le ho lette con occhi nuovi e di comune accordo abbiamo deciso di usare parte di quelle poesie come testi dei nostri brani. Non credo che in futuro lasceremo il francese per l’italiano, anzi probabilmente useremo direttamente il patois. Forse anche questo è un tentativo di recuperare delle radici che la società globalista ha reciso. Una cosa importante tutte le mie band preferite sono francofone; Peste Noire, Nocturnal Depression, Monarque ecc…


7) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista e grazie!

A: grazie a te per lo spazio che ci hai concesso e per l’apprezzamento verso il nostro lavoro. Ringrazio Rob di Museo del Black Metal Italiano per la fiducia che ci ha concesso e ringrazio tutti coloro che ci hanno dimostrato stima e amicizia accogliendo così bene il nostro lavoro.

 D: grazie per questa bella intervista! Siamo orgogliosi e felici delle tante opinioni positive, torneremo presto con nuova musica.

 


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