Galileo, gli aristotelici e l'abiura

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"Galileo sapeva benissimo che Aristotele aveva assegnato all'esperienza un ruolo basilare per la conoscenza umana. L'opera galileiana è ricca di argomenti tipo "Se Aristotele fosse vivo e potesse controllare i miei risultati sperimentali, mi darebbe sicuramente ragione."

Le critiche di Galileo intendevano colpire gli intellettuali aristotelici che rifacendosi all'autorità di Aristotele, bloccavano lo studio della natura senza considerare le nuove scoperte 

(Nota di Lunaria: succede anche oggi, infatti io, che ho criticato Aristotele per le sue idee sulle donne e sulla schiavitù, mi sono presa gli insulti e gli sfottò dei suoi idolatri su youtube)

Nelle pagine del "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo" (1632) Galileo sostenne che i "i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile e non sopra un mondo di carta"

Egli criticava il dogmatismo di quei filosofi che attribuivano ad Aristotele la conoscenza completa e definitiva di ogni aspetto della realtà; vivevano in un "mondo di carta", cioè di sterili citazioni bibliografiche, il cui insieme nulla aveva a che fare con la realtà. 

ORA RIPORTIAMO LE PROVE PRIMA CHE QUALCUNO SBOTTI DICENDO CHE NON è VERO NIENTE, CHE ME LO SONO INVENTATA IO ECC. ECC.:





"Mi viene serrata la bocca": tanto da Firenza, quanto da Padova e da Roma si moltiplicano le critiche nei confronti di Galileo, accusato di voler sovvertire la filosofia di Aristotele, "La voce stessa della natura" oltre che la Bibbia.

Fu soprattutto l'aristotelico Ludovico delle Colombe a ostacolare Galileo, tanto da richiedere persino l'ammonizione della Chiesa, per mettere a tacere Galileo.

Per difendersi dalle accuse, Galileo distingueva tra i problemi "de fide" e quelli "de rerum natura": la Bibbia era assolutamente vera quando esponeva le verità di fede, ma per le questioni di natura, pur essendo ispirata da Dio, la Bibbia non entrava nel merito delle verità scientifiche. Per questo si doveva evitare di prenderla alla lettera.

Fu soprattutto un frate, Tommaso Caccini, a predicare contro la matematica e i matematici, da lui ritenuti "arte diabolica ed eretici".

Galileo e i suoi seguaci erano denunciati in quanto portavoci di punti di vista che erano sia contrari alla Bibbia sia contrari alla filosofia di Aristotele.

Fu proprio in questo clima intimidatorio che Galileo pronunciò la famosa frase "Mi vien serrata la bocca".

Galileo, condannato al carcere, fu costretto a leggere un atto d'abiura: "Con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori et heresie, e generalmente ogni et qualunque altro errore, heresia e setta contraria alla Santa Chiesa; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa haver di me simil sospitione; ma se conoscerò alcun heretico o che sia sospetto d'heresia, lo denontiarò a questo S. Offizio ovvero all'Inquisitore"


























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