La Letteratura Americana di fine '800 e primi del '900

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All'indipendenza politica che gli Americani ottennero non corrispose immediatamente l'indipendenza letteraria: gli scrittori americani continuarono a seguire la tradizione culturale inglese, sia come argomenti sia come stile; è in pieno Ottocento che nascono i veri grandi scrittori americani, i classici: Hawthorne, Poe, Whitman, Melville.

Hawthorne, l'autore di "La Lettera Scarlatta" (e anche di alcuni racconti neri e fantastici. Nota di Lunaria  https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/06/i-racconti-neri-e-fantastici-di.html ) fu il primo di una lunga serie di scrittori americani che si distinsero nel romanzo.  Questi scrittori ebbero anche vite travagliate: ne è un esempio Poe, che testimoniò: "Della mia patria e della mia famiglia poco ho da dire: una vita di traviamenti e il trascorrere degli anni mi hanno allontanato dalla prima ed estraniato dalla seconda", parole che compaiono nel "Manoscritto trovato nella bottiglia". (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/05/edgar-poe-le-poesie-piu-belle.html)

A differenza di Fenimore Cooper, che aveva descritto la vita all'aria aperta piena di avventure dei pionieri americani, Poe descrisse la vita interiore, la solitudine, l'incubo.

Whitman fu il cantore del Nordamerica; deciso a non seguire la cultura europea, scrisse le sue poesie (raccolte in "Foglie d'Erba") senza nessuna legge metrica. 

Un infaticabile ricercatore e narratore di storie americane delle genti del Mississippi è stato Mark Twain.

Commerciante, cercatore d'oro, giornalista... ecco Jack London, che fece tantissimi mestieri prima di mettersi a scrivere. è il papà di "Zanna Bianca" e "Il Richiamo della Foresta". (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/09/zanna-bianca.html)


William Faulkner fu premio Nobel nel 1949, il "romanziere del Vecchio Sud"; nelle sue storie compaiono personaggi anche sgradevoli e brutali, e descrive la vita dura nel Sud.





Ricordiamo anche John Dos Passos, Theodore Dreiser e John Steinbeck, che ottenne il premio Nobel nel 1962.

Vi furono anche scrittori americani che abbandonarono l'America perché disgustati da questa prosperità americana che mirava soltanto ad accumulare ricchezze; vennero in Europa, per ritrovare gli alti ideali; essi furono: Gertrude Stein, Sherwood Anderson, Ezra Pound (che soggiornò in Italia, scrivendo i "Canti Pisani"), F. Scott Fitzgerald, il cui modo semplice di raccontare inaugurò un nuovo stile letterario che sarebbe poi stato portato alla perfezione da Hemingway, con il suo capolavoro "Il Vecchio e il Mare" (premio Nobel 1954).

Dopo la II Guerra Mondiale il numero degli scrittori americani aumentò: Norman Mailer, Truman Capote, Jack Kerouac, Salinger...

Ecco un estratto di "New York" di John Dos Passos: "Il crepuscolo arrotonda delicatamente gli angoli bruschi delle strade. L'oscurità incombe sulla fumigante città di asfalto; ottunde le inquadrature delle finestre, i manifesti, i camini, i serbatoi, i ventilatori, le scale di salvataggio, le modanature, le decorazioni, le scanalature, gli occhi, le mani, le cravatte; li riduce a masse blu, a blocchi neri. Sotto il rullo che comprime più forte, sempre più forte, sprizza dalle finestre la luce. La pressione della notte strizza latte luminoso dalle lampade ad arco, spreme i blocchi scuri delle cose fino a farne sfilare luce rossa gialla verde giù nella strada rimbombante di passi. Tutto l'asfalto secerne luce. Dalle insegne luminose sui tetti erompe luce, luce turbina vertiginosamente per le vie, luce colora tonnellate rullanti di cielo."



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