"Figlia delle Tenebre" (Lucrezia Borgia)


Nella splendida Italia del Rinascimento gli amori, le passioni, i delitti di una donna costretta ad essere una pedina del potere. Delitto e tradimento sono sempre stati abbinati al nome dei Borgia a causa delle scandalose voci riportate dagli storici dell'epoca. L'infamia ha contaminato anche le persone che furono loro vicine: l'ammirazione di Machiavelli per Cesare Borgia resta ancora come una macchia nella sua reputazione e Giulia Farnese, moglie del papa Alessandro Borgia, fu soprannominata, dispregiativamente, "la sposa di Cristo" dai suoi contemporanei. Lucrezia, vittima volontaria della sua ambiziosa e incestuosa famiglia, è stata ricordata come una debosciata Salomè. "Figlia delle Tenebre" è la storia degli anni dell'attesa e di quelli del trionfo per i Borgia, quando nulla pareva per loro irraggiungibile e né le prediche di Savonarola, né le armi del re di Francia potevano contenerli. Ma è soprattutto la storia di Lucrezia e di Cesare, tragici eredi dell'ambizione paterna. L'Autrice ricostruisce con grande vivacità il mondo brillante e ambiguo dell'Italia del Rinascimento e riesce ad esplorare i caratteri dei personaggi al di là della leggenda... in modo particolare quello di Lucrezia, succube di una passione senza speranza, che incapace di correggere il cammino di morte intrapreso dal fratello, si adegua a giocare il ruolo che lui le ha imposto. Alla fine Lucrezia Borgia appare al lettore non più solo come l'amante diabolica avvolta in un alone fosco di leggenda, ma come una donna piena di sentimento e di contraddizioni, costretta a subire un destino che la vuole sì vittima di se stessa, ma soprattutto oggetto indifeso (1) delle continue manovre di una scellerata famiglia per accaparrarsi il potere.

(1) Nota di Lunaria: la vera Lucrezia Borgia era una donna molto stimata, dalla corte di papa Alessandro VI, per la sua grazia, eloquenza e cultura. A 17 anni parlava il latino così bene che le cronache testimoniano che "ella ringraziò in latino con tanta eleganza e gentilezza che se fosse stata un Tullio Cicerone non avrebbe potuto dire più argutamente e con maggiore grazia"


"Perché non posso amarvi tutti e due?", domandò lei, lottando per impedire al pianto di soffocarle la voce. "Perché parli come se lo odiassi? Pensavo... pensavo che sarei stata così felice quando tu e Juan sareste ritornati e adesso vuoi rovinare tutto. Sei crudele, Cesare." Lui le mise una mano sotto il mento e le alzò il viso bagnato di lacrime. "Niente rimane com'era una volta", disse. "Non è possibile senza sacrificare qualcosa o qualcuno. La scelta è tua. Se vuoi dedicarti anima e corpo a questo Sforza, ebbene sia. Ma, in tal caso, sarai sua, Lucrezia. Cesserai di essere una Borgia e diventerai la regina di una corte noiosa, di provincia, lontano da Roma. Naturalmente, se è questa la vita che desideri..." "E ti perderei?" Il cuore di Cesare sanguinò per il tremito compassionevole che lui sentì nella voce di Lucrezia, ma annuì recisamente. Lucrezia si alzò e andò alla finestra. Il sole splendeva sulle lontane colline boscose, disegnava un motivo screziato d'oro su un mare di tetti coperti di tegole, illuminava le torri e penetrava in lunghe lame scintillanti nelle strade piene d'ombra.




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