Il Mugnaio Maledetto (Leggenda Toscana)

Leggenda Toscana tratta da


 Ai tempi, quando in Maremma, sui poggi, c'erano ancora i mulini a vento, tutti lo conoscevano quel mugnaio per la sua cattiveria. Non era neppure del paese, perché vi era capitato non si sa da dove, parecchi anni prima. E a furia di angariare i contadini e di fare l'usuraio, era riuscito a diventare signore. Aveva fatto fortuna, perché all'intorno mulini non ce n'erano per molte miglia, né a vento né ad acqua e lui dettava legge; quando la siccità riduceva in miseria i contadini, concedeva prestiti esosi che poi esigeva senza dilazioni, strozzinando e imbrogliando i poverelli senza alcuna pietà.

Ma venne un brutto anno che il raccolto era andato male per tutti, e anche quel mugnaio faceva scarsi guadagni. Era esasperato e non sapeva con chi prendersela.

Sotto le feste di Natale, una sera burrascosa, alla porta del mulino batté una donna con un bimbo in braccio. "Avete da darmi un poco di fuoco per questa creatura? Moriamo tutte e due dal freddo e dalla fame." E indicava il piccolo, coperto di pochi stracci, con le gambine nude, paonazze. La donna tremava e non si reggeva in piedi. Il mugnaio andò su tutte le furie: "Andate al paese! Là ci sono osterie. Qui si lavora e si macina grano." "Che ne possiate macinare tanto", implorò la donna, "ma fate la carità in nome della Vergine!" "Oh, la Vergine non mi ha mai aiutato a far girare la macina", ribatté il mugnaio e stava per chiudere la porta. La donna, disperata, allungò la mano per impedire il gesto crudele, ma il mugnaio aveva spinto il battente con furia, cosicché le povere dita della disgraziata restarono strette nella morsa.  Accortosene il mugnaio, aprì di nuovo e più che mai inferocito venne fuori con un bastone: "Vuoi andartene via, sciagurata pezzente, o vuoi che ti misuri le spalle col mio bastone?"

E alzava già l'arma per colpire, quando lo si vide indietreggiare col viso sbiancato dal terrore: la donna che ora gli stava davanti era un'altra: una signora i cui occhi lampeggiavano. Eretta davanti a lui, col dito teso, quella signora, con voce vibrante, disse: "Hai cacciato il povero, hai cacciato Iddio dalla tua casa! Per il male che hai fatto, le ali del tuo mulino non si muoveranno più."

E fu proprio così.

Invano i venti del mare e della montagna facevano a gara a soffiare contro quelle ali: esse rimanevano immote. Vennero fabbri e specialisti di ogni genere, ma non seppero rimetterle in funzione. "Sarà il gelo", dicevano, non sapendo spiegare il fenomeno. Poi venne la primavera e anche allora le ali del mulino rimasero ferme. I corvi vi passavano sopra gracchiando in segno di malaugurio. Il mugnaio, rimasto senza rendite, e fuggito da tutti, a poco a poco si mangiò i denari che aveva rubato alla povera gente, poi lasciò andare in rovina il suo mulino e le bufere e le tempeste del mare fecero il resto. 

Ora, in Maremma, del mulino maledetto non rimane che un rudere lugubre sopra un poggio, e i contadini quando vi passano sotto si fanno il segno della Croce.


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