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Nella vecchia Villa Cortese, come in altri paesi lombardi, era comune vedere spazzacamini, arrotini, ombrellai, riparatori di sedie, venditori di latte, riparatori di pentole. Offrivano servizi a domicilio e giravano portando in spalla gli attrezzi del mestiere.
Gli spazzacamini erano neri di fuliggine perché dovevano infilarsi nelle canne fumarie del camino.
Nei periodi di pioggia c'era l'ombrellaio ("umbralatu" in dialetto) che faceva il giro delle case per raccogliere gli ombrelli da riparare.
L'arrotino ("mulita") girava per le strade al grido di "Mulita! Mulita!", con un carrettino e una bicicletta cui era fissata una piccola mola, un recipiente con acqua che serviva a bagnare la mola mentre affilava coltelli e forbici. Aveva uno straccio molto sporco e tagliuzzato che gli serviva per mostrare alle massaie quando tagliassero gli utensili. Da qui il detto "cunsciaa cum' è un strasc da mulita", cioè "conciato come lo straccio dell'arrotino", pieno di tagli e ferite.
L'impagliatore di sedie era detto "ul cadragatu" intento a riparare le sedie che a quel tempo avevano il sedile fatto con un erba molto resistente che cresceva vicino al Ticino.
Lo stagnino era "ul magnan" era il riparatore delle pentole che rivestiva di stagno le pentole fatte di rame (a quel tempo erano realizzate col rame, che si ricopre di uno strato verdastro tossico, ed era necessario rivestirle di stagno)
Ul magnan, al grido di "Stagna padele!" faceva il giro del paese e raccoglieva gli utensili poi si fermava in un angolo appartato, accendeva il fuoco, scioglieva lo stagno e rivestiva gli utensili.
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