ANNA
Anna, un'orfana: una figuretta "legnosa e insipida", che via via si anima per virtù d'arte ma anche e soprattutto per virtù d'amore.
è la vita che sboccia e che trionfa. La bambina abbandonata, cresciuta nella casa di poveri contadini, tenta la grande avventura: lascia il paesello e va in città (la chiassosa e laboriosa Firenze con i suoi celebri monumenti e i suoi Lungarni soleggiati) dove lavora da sarta, impara un mestiere, conosce le gioie di nuove amicizie, ma conosce anche la fatica, il sacrificio e il dolore. E a un tratto, la nostalgia si annoda, come un filo rosso, il ricordo di un ragazzo che l'attende e che è rimasto sempre come un sogno segreto in fondo al suo cuore.
La figuretta di Anna, nella fase bellissima e critica dell'adolescenza, balza fuori disegnata a tutto tondo, con i suoi piccoli problemi, le sue prime tristezze, e, soprattutto, con il battito segreto del suo cuore, felice di essere giovane e ben vivo.
FORTUNATA NEL SUD
Il tema consueto degli emigranti che dal Sud si spostano verso il Nord è qui rovesciato in modo del tutto nuovo e originale. Fortunata, una bambina intelligente e sensibile, insieme col babbo, direttore didattico, e con la nonna, fa il viaggio inverso e scopre il Sud, un luogo ancora autentico e vero.
Su questa esile trama si snoda tutto il romanzo, in cui si intrecciano temi e situazioni di viva attualità [1967] che investono l'ambiente familiare, scolastico e quello sociale con una rappresentazione non sempre rosea ed encomiastica del mondo in cui viviamo.
L'Autrice ha tuttavia contrapposto opportunatamente a uomini e situazioni di compromesso, la figura ideale del personaggio positivo, il babbo di Fortunata, alla cui ombra la bambina cresce felice e sicura. E non ha esitato a sottolineare, come nel capitolo dedicato all'alluvione di Firenze, l'apporto e il valore delle forze migliori, compresi i giovanissimi "capelloni" che nella loro generosa dedizione si riscattano dalle critiche troppo facili.
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