"Ho sempre voluto leggerlo, perché il titolo mi ispirava un sacco. L'ho trovato solo qualche settimana fa, al girolibri e me lo sono portata via. Quindi grazie a chi l'ha lasciato lì. è stato un po' come offrire l'ultima sigaretta al condannato a morte. Tanto non riuscirò a finirlo. Sono 300 e passa pagine, esattamente come Liala o Kathleen E. Woodiwiss, che viaggiano sulle 500 e anche più pagine. Considerato che c'è gente che vuole mettermi nelle camere a gas, probabilmente creperò assassinata (insieme a cristiani ribelli, anarchici e neofascisti) prima di poter finire Milan Kundera. Per una come me, che ha letto tantissimo, quel tantissimo non è comunque abbastanza. Mi mancano ancora tanti autori. Stendhal, tanto per dirne uno. Non ho ancora avuto il tempo, fin da quando avevo 9 anni, di leggere una sola riga di Stendhal. Ho letto un mucchio di altra roba, ma quel mucchio non è comunque, e mai, abbastanza."
Alla fine l'ho finito, a marzo 2022.
Romanzo assolutamente astruso e contorto. Non ha neanche una trama vera e propria. E comunque, di quelle 318 pagine, resteranno nella memoria in primis le pagine blasfeme sulla m*rda.
Oh, e resterà anche, per i posteri (ammesso che qualcuno cerchi per davvero una recensione a questo romanzo-mattone) che Lunaria lo ha letto nel mentre pensava di non arrivare a domani.
Alla fine ha vissuto abbastanza per finire di leggere "L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere" anche conosciuto come "L'Insostenibile Pesantezza di un Libro Cecoslovacco".
L'Insostenibile Certezza che se crepavo di reflusso gastroesofageo mi avrebbero inserito nel conteggio dei morti coviddi. "è crepata con l'esofago sciolto dall'acido ma inseriamola nel conteggio coviddi!", con tanto di necrologio: "è mancata all'affetto dei suoi cari una giovane 35enne, stroncata dal covid. Ah! Si sarebbe potuta salvare, povera giovane donna 35enne uccisa dal covid"
L'Insostenibile Odiosità del loro bianco immacolato...
Ecco qui gli stralci più belli.
"L'idea dell'eterno ritorno è misteriosa e con essa Nietzsche ha messo molti filosofi nell'imbarazzo: pensare che un giorno ogni cosa si ripeterà così come l'abbiamo già vissuta, e che anche questa ripetizione debba ripetersi all'infinito! Che significato ha questo folle mito? Il mito dell'eterno ritorno afferma, per negazione, che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un'ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla. Non occorre tenerne conto..."
"Diciamo quindi che l'idea dell'eterno ritorno indica una prospettiva dalla quale le cose appaiono in maniera diversa da come noi le conosciamo: appaiono prive della circostanza attenuante della loro fugacità. Questa circostanza attenuante ci impedisce infatti di pronunciare un qualsiasi verdetto. Si può condannare ciò che è effimero? La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina."
"Se ogni secondo della nostra vita si ripete un numero infinito di volte, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo alla croce. è un'idea terribile. Nel mondo dell'eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di una insostenibile responsabilità. Ecco perché Nietzsche chiamava l'idea dell'eterno ritorno il fardello più pesante. Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza. Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?"
"Se la prese con se stesso, ma alla fine si disse che in realtà era del tutto naturale non sapere quel che voleva. Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. (...) Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L'uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. (...) Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l'uomo può vivere solo una vita, è come se non vivesse affatto."
"Ma la morte colpiva anche quelli che non erano direttamente perseguitati. La disperazione che si era impadronita del paese si infiltrava attraverso l'anima e penetrava nei corpi annientandoli."
"Nel bel mezzo della notte lei cominciò a lamentarsi nel sonno. (...) Quella vista le procurava una sofferenza insopportabile. Per far tacere il dolore dell'anima col dolore del corpo, si infilava degli aghi sotto le unghie. (...) Prese tra le mani le sue dita, le accarezzò, le avvicinò alle labbra e le baciò come se portassero ancora tracce di sangue."
"Lei cercava di vedere se stess attraverso il proprio corpo. Per questo stava così spesso davanti allo specchio. (...) Quello che l'attirava verso lo specchio non era la verità bensì la meraviglia di vedere il proprio io. Dimenticava che stava guardando il quadro di comando dei meccanismi del corpo. Credeva di vedere la sua anima che le si rivelava nei tratti del suo viso."
"Tereza, Tereza cara, dove sei finita? Ogni giorno sogni della morte come se davvero te ne volessi andare...", le disse una volta, mentre sedevano l'uno di fronte all'altro in un bar. (...) Lo guardava con amore, ma aveva paura della notte che sarebbe sopraggiunta, aveva paura dei propri sogni. La sua vita era spaccata in due. Essa era la posta di una lotta tra il giorno e la notte."
"Chi tende continuamente verso l'alto deve aspettarsi prima o poi d'essere colto dalla vertigine. Che cos'è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura."
"Poi un giorno è giunta Sabina, come un'apparizione; veniva da un paese nel quale già da tempo erano sfiorite le illusioni rivoluzionarie, ma dove rimaneva ciò che nelle rivoluzioni lui maggiormente ammirava: la vita giocata sulla grande scala del rischio, del coraggio e del pericolo di morte. Sabina gli restituiva la fede nella grandezza del destino umano. Era ancora più bella perché dietro di lei traspariva il dramma doloroso del suo paese. (...) L'unica parola che risuoni in lei con dolcezza, come il ricordo nostalgico del paese natale, è la parola cimitero."
"CIMITERO: In Boemia i cimiteri assomigliano a giardini. Le tombe sono coperte di erba e di fiori variopinti. Le lapidi modeste si perdono nel verde del fogliame. Quando fa buio, il cimitero è pieno di candeline accese, come se i morti stessero organizzando un ballo infantile. Sì, un ballo infantile, perché i morti sono innocenti come bambini. Anche quando la vita era piena di crudeltà, nei cimiteri regnava sempre la pace. Anche durante la guerra, anche con Hitler, con Stalin, con tutte le occupazioni. Quando lei si sentiva triste, prendeva la macchina e andava lontano, fuori Praga, a passeggiare in uno di quei cimiteri di campagna che le piacevano. Quei cimiteri, sullo sfondo di colline azzurre, erano belli come una ninnananna. Per Franz il cimitero è un orrendo immondezzaio di ossa e di pietrame."
"Un dramma umano si può sempre esprimere con la metafora della pesantezza. Diciamo, ad esempio, che ci è caduto un fardello sulle spalle. Sopportiamo o non sopportiamo questo fardello, sprofondiamo sotto il suo peso, lottiamo con esso, perdiamo o vinciamo. (...) Il suo non era un dramma della pesantezza, ma della leggerezza. Sulle spalle di Sabina non era caduto un fardello, ma l'insostenibile leggerezza dell'essere. (...) L'insostenibile leggerezza dell'essere, è questa la meta?"
"Tereza guardava il Municipio distrutto e all'improvviso le venne in mente la madre: quella perversa necessità di ostentare le proprie rovine, di vantarsi della propria bruttezza, di esibire la propria miseria (...)"
"Ma certo. Anche se Tereza fosse stata del tutto diversa da Tereza, la sua anima, dentro, sarebbe stata sempre la stessa e non avrebbe potuto che guardare con terrore quello che stava accadendo al corpo. Ma allora, che rapporto c'era fra Tereza e il suo corpo? Il suo corpo ha diritto al nome "Tereza"? E se non ne ha diritto, a che cosa si riferisce quel nome? Solo a qualcosa di incorporeo, di intangibile?"
"Una domanda per la quale non esiste risposta è una barriera oltre la quale non è possibile andare. In altri termini: sono proprio le domande per le quali non esiste risposta che segnano i limiti delle possibilità umane e tracciano i confini dell'esistenza umana."
"Tereza è immobile davanti allo specchio, ammaliata, e guarda il proprio corpo come se le fosse estraneo; estraneo, eppure assegnato proprio a lei. Ne prova disgusto."
"La prima rivolta interiore di Sabrina contro il comunismo non aveva un carattere etico ma estetico. Ciò che la disgustava era però molto meno la bruttezza del mondo comunista (i castelli distrutti trasformati in stalle) che non la maschera di bellezza che esso portava; in altri termini: il Kitsch comunista. Il modello di questo Kitsch è la cerimonia detta del primo maggio. Aveva visto i cortei del primo maggio all'epoca in cui la gente era ancora entusiasta, oppure fingeva ancora entusiasmo con diligenza. Le donne indossavano camicette rosse bianche e blu sicché, viste dai balconi e dalle finestre, creavano figure di vario genere: stelle a cinque punte, cuori, lettere. Tra le varie sezioni del corteo avanzavano orchestrine che suonavano ritmi di marcia. Quando il corteo si avvicinava alla tribuna centrale, anche i visi più annoiati si illuminavano di un sorriso, come a voler dimostrare di essere doverosamente contenti, o meglio essere doverosamente d'accordo. E non si trattava di un semplice accordo politico con il comunismo, ma di un accordo con l'essere in quanto tale. La cerimonia del primo maggio si alimentava alla fonte profonda dell'accordo categorico con l'essere. La parola d'ordine non scritta e tacita non era "Viva il comunismo!" bensì "Viva la vita!" La forza e l'astuzia della politica comunista consistevano nel suo essersi appropriata di quella parola d'ordine. Era appunto quella stupida tautologia ("Viva la vita!") a trascinare nel corteo comunista anche coloro che alle tesi del comunismo erano indifferenti."
"Tereza e Tomas sono morti sotto il segno della pesantezza. Lei vuole morire sotto il segno della leggerezza. Sarà più leggera dell'aria. Secondo Parmenide, è il paesaggio dal negativo al positivo."
"La finestra dava sul pendio disseminato dei corpi contorti dei meli. Sopra il pendio, i boschi chiudevano l'orizzonte e la curva sulle colline si allungava in lontananza. Verso sera, nel pallido cielo saliva una luna bianca ed era quello il momento in cui Tereza usciva sulla soglia. La luna sospesa nel cielo non ancora imbrunito le sembrava come una lampada che al mattino qualcuno ha dimenticato di spegnere ed è rimasta accesa tutto il giorno nella camera dei morti."
"Nel giardino c'era in penombra, l'attimo di confine tra il giorno e la notte, nel cielo c'era una pallida luna, una lampada dimenticata nella camera dei morti."
Notizie sull'autore: Milan Kundera è nato in Cecoslovacchia. Nel 1975 si trasferisce in Francia. "L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere" è del 1985. Altri suoi libri sono "Lo scherzo", "La vita è altrove", "L'arte del romanzo", "Amori ridicoli", "Il valzer degli addii", "L'immortalità" Hanno scritto di "L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere":
"Il suo romanzo ci dimostra come nella vita tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggere non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell'intelligenza sfuggono a questa condanna: le qualità con cui è scritto il romanzo, che appartengono a un altro universo da quello del vivere"
"Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell'aria, tra il fantastico e il possibile: mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla "com-passione" verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza. Così accade nel romanzo: Tomas ama Tereza, Tereza ama Tomas: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz; quasi come nelle "Affinità elettive" si forma il perfetto quadrato delle affinità amorose"
N.B Vengo a sapere leggendo su wiki che un gruppo Post Black, i Deafheaven, hanno fatto una canzone dedicata a questo romanzo. Ma io sono troppo vecchia per tenermi aggiornata sul post Black Metal o la scena Blackgaze. Sono rimasta ibernata al 1998-2000, staziono lì, in quel lasso di tempo. L'Insostenibile Incapacità di stare al passo coi tempi, insomma. Faccio veramente fatica a vivere nel presente. Certo i Cradle of Filth fanno uscire cd anche oggi, ma non è questo il punto. Il fatto è che sono rimasta a "Dusk and Her Embrace" e "Cruelty and the Beast". Sto così bene nel mio essere retrogradata monocroma e monolitica.
E comunque, quando i Korn e i Limp Bizkit erano l'ultima moda, così trendy e all'avanguardia, nessuno mi voleva stuprare il braccio.
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