Lo so che nel 2023 non frega niente a nessuno di Ebione o Cerinto. 😂 I cristiani di adesso non sanno neanche che sono esistiti. 😂
Infatti il post esce unicamente per tirarmela, per dimostrare che ho letto pure su questo. 😏...💋
Sarà divertente linkare questa roba al prossimo cristiano che metterà in dubbio la mia Bibliomania Teologica.
In Teologia io applico il "Show No Mercy" di Slayeriana Memoria.
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Commento tratto dall'introduzione presa da Sua Maestà Tommaso d'Aquino
Nel commentare il prologo di S. Giovanni, S. Tommaso aveva abbozzato lo schema seguente a proposito delle prime quattro proposizioni del quarto Vangelo: "Se uno ben consideri queste quattro proposizioni troverà che con esse vengono distrutti in modo evidente tutti gli errori degli eretici e dei filosofi. Infatti alcuni eretici, come Ebione e Cerinto dissero che Cristo non preesisteva alla Beata Vergine, ma che da lei aveva preso inizio il suo essere e la sua durata, facendone cioè un puro uomo, che però aveva meritato la divinità mediante i suoi meriti. Errore che fu condiviso anche da Fotino e da Paolo di Samosata.
E l'Evangelista lo esclude affermando: "In principio erat Verbum", egli cioè era prima di ogni cosa ed eternamente nel Padre, perciò non prese inizio dalla Vergine.
Sabellio invece pur affermando che Dio il quale assunse la carne non ebbe inizio dalla Vergine, ma esisteva dall'eternità, tuttavia riteneva che la Persona del Figlio la quale assunse la carne dalla Vergine non fosse distinta da quella del Padre, ma che Padre e Figlio fossero l'identica persona, negando così in Dio la Trinità delle persone.
Contro questo errore, l'Evangelista afferma: "Et Verbum erat apud Deum", cioè il Figlio era presso il Padre e distinto da lui.
Eunomio riteneva che il Figlio fosse del tutto dissimile dal Padre; e l'Evangelista esclude anche quest'errore affermando "Et Deus erat Verbum"
Ario poi diceva che il Figlio "era minore del Padre", ma l'Evangelista lo esclude con le parole che abbiamo già commentato: "Hoc erat in principio apud Deum" (In Ioann. c.1, lect.1, n.64) Un'esposizione anche più ampia si trova nel 4 Cont. Gent (cc. 4-9; cc. 28-38)
Vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2023/08/eresie-cristiane-varie-e-assortite-lol.html
APPROFONDIMENTO: L'ARISTOTELISMO NEL TOMISMO
Info tratte da
Alcuni stralci di un libro del 1982, la data di pubblicazione in Italia, 1979 l'edizione francese), assemblato da un gruppo di giovani appartenenti a "Risurrezione" e a gruppi di preghiera del Sacro Cuore di Montmartre, diretti da Maxime Charles, che si propone di - citando dalle note introduttive - "Questo gruppo di giovani ha potuto constatare che le obiezioni più notevoli al cristianesimo, oggi, non sono più di tipo filosofico, ma riguardano piuttosto la storia della Chiesa: "Avete alle vostre spalle venti secoli di storia, ma non vi siete comportati meglio degli altri, bensì talvolta anche peggio".
Di fronte a queste accuse trite e ritrite, che ritagliano arbitrariamente sempre gli stessi fatti, i cristiani si trovano spesso disarmati [...] i giovani del gruppo "Risurrezione" diretto da Maxime Charles (*) hanno accettato la sfida."
(*) laureato in Filosofia e Teologia alla Sorbona, cappellano e insegnante di scienze sacre ai giovani universitari, dal 1959 rettore della Basilica nazionale del Sacro Cuore di Montmartre, direttore di due riviste, autore di numerosi articoli e di quattro libri.
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Pagina 54, in riferimento all'imperatore Costantino e alle progressive persecuzioni contro i pagani.
"Cristo è venuto per tutti gli uomini, compresi i piccoli e i deboli. Questa non è certamente una ragione per imporre il cristianesimo per mezzo dell'autoritarismo, ma porta ad auspicare che i cristiani diventino sempre più numerosi e si allarghino a macchia d'olio nella società [...] Il cristianesimo non può essere soltanto un'élite."
"La Roma costantiniana non dimenticò mai di essere stata edificata sul sangue dei martiri."
Pagina 56
"L'ideale greco di ordine, di bellezza, di ragione non era riuscito ad eliminare una realtà assai meno splendida che traspare d'altronde nelle espressioni di disprezzo rivolte indistintamente a barbari, donne, schiavi, plebei."
Pagina 82
"L'adattamento delle realtà pagane alle esigenze cristiane, si fa più frequente, com'è ovvio, quando il paganesimo non appare più un pericolo per la fede [...] Anche questo altro fenomeno non fa che dimostrare la capacità del cristianesimo a riassumere ogni cosa, purificando le aspirazioni esistenti al fondo della psicologia umana. E questo non deve meravigliare, dato che è sempre l'unico e medesimo Dio che ci ha creato e riscattato."
Pagina 98
"In linea di fatto bisogna constatare che, se i papi si sono talvolta sbagliati, si sono anche subiti corretti, e la chiesa di Roma è la sola ad essere rimasta indenne da errore grave. Non si può addurre nessun esempio di papi che abbiano propagato l'errore con ostinazione diventando responsabili di gravi disordini nella Chiesa. E c'è motivo per credere che Dio non lo permetterà mai."
Pagina 100
"L'islam non può essere né cattolico né missionario, ma, normalmente, solo conquistatore."
"Il cristianesimo [...] deve essere capace di uscire per portare la Buona Novella a tutti gli uomini."
Sulle vicende di papi assassini di rivali e delle loro concubine che passavano da un letto all'altro, citate a pagine 113-114-115: "I papi più o meno indegni vissuti nei secoli oscuri e in altri periodi storici non indicarono mai la propria condotta dissoluta come un modello di vita cristiana."
Pagina 131
"La Chiesa deve offrire ai propri membri, che non sono tutti eroi o scienziati, l'ambiente vitale dove possano fiorire la loro fede e la loro vita cristiana; perciò quando alcuni che pretendono di chiamarsi cristiani minacciano l'accordo ecclesiale, essa può e deve togliere loro i mezzi per nuocere. Certo, la Chiesa, in quanto società spirituale, non possiede l'uso della forza armata: sarebbe in contraddizione con il proprio scopo. Le sole armi di cui dispone sono la scomunica e la censura: essa, ad esempio, può rifiutare il riconoscimento ad un libro o ad una dottrina nei quali non riesce a trovare la propria fede. Può escludere dalle proprie riunioni quell'individuo che si è posto in contrasto per motivi ideologici."
IL PENSIERO CRISTIANO VERSO IL MONDO MODERNO
IL FATTO
"Prima del Milleduecento, Aristotele fu noto in Occidente quasi esclusivamente come autore di libri di logica. La grande svolta nella storia del pensiero occidentale avvenne quando apparvero, tradotte in latino (prima attraverso le versioni arabe, poi direttamente dal greco) le altre sue opere sulla filosofia della natura (fisica), sulla metafisica e sulla morale. Attraverso questi scritti, la cristianità medioevale prese contatto con una visione razionalista del mondo da cui si trovava esclusa ogni idea di creazione e di destino soprannaturale. Finché lo studio riguardò la grammatica, la retorica e la logica, fu relativamente facile armonizzare cultura pagana e religione cristiana. Questo lavoro era stato svolto da Sant'Agostino e dagli altri Padri (*). Con Aristotele le cose cambiarono, perché la sua filosofia è di carattere "positivo" e il Dio di cui parla è più un principio cosmologico che un Dio Personale. (**)
(*) Concetti teologici cristiani come "homooùsios" e simili, non furono inventati dai cristiani, e manco ripresi dai Vangeli al modo che furono scritti, perché sono tutti concetti tipici del mondo della filosofia greca.
(**) Che in italiano lunariale, "Dio Personale" si legge: "Dio maschio, e mai ad immagine ANCHE della donna"
"Tutta la corrente del pensiero agostiniano, che aveva introdotto nel cristianesimo alcune intuizioni di Platone, era riluttante ad accettare l'idea di una natura immutabile; l'agostinismo, presente soprattutto fra i francescani (1), vedeva nel pensiero aristotelico un sistema chiuso, autosufficiente, estraneo e forse anche ostile alla rivelazione biblica. Per questo motivo i filosofi e i teologi francescani chiesero frequentemente ai vescovi di censurare l'aristotelismo e di proibirne l'insegnamento."
"In effetti, l'aristotelismo, com'era stato interpretato dal filosofo arabo Averroé, era in netta opposizione con la fede cristiana. Secondo il commentatore arabo, l'intelligenza sarebbe unica per tutti gli uomini, e perciò risulterebbe assorbito nella totalità il carattere personale e individuale di ogni essere umano. Di fronte a questa situazione, Sigieri di Brabante e i suoi discepoli non si fecero scrupolo di tirare tutte le conclusioni possibili sulla strada dell'averroismo e si trovarono costretti ad ammettere l'esistenza di una doppia verità: quella secondo la fede e quella secondo la ragione. Tutto avrebbe potuto restare un semplice conflitto tra l'agostinismo classico e il neo-paganesimo rinascente, se non fosse comparso un grandissimo genio filosofico e teologico, capace di discernere nel pensiero di Aristotele le idee accettabili per la fede cristiana (2), integrandole in una vasta e organica sintesi. Questo genio fu Tommaso d'Aquino."
"Il suo maestro, Alberto Magno, aveva aperto già la strada ma i problemi da risolvere erano ancora immensi. Tommaso d'Aquino, come dimostra lo studio di Michel Corbin, subì un'evoluzione nel concepire i rapporti tra filosofia e teologia. (3)
"Si può dire, in poche parole, che, secondo Tommaso, la teologia è il coronamento dell'edificio del sapere e determina i settori di competenza delle altre discipline."
"Viene perciò ammessa sia la relativa autonomia delle ricerche profane, sia l'unità del lavoro intellettuale umano, sia l'impossibilità di una contraddizione tra scienza e fede."
Nota di Lunaria: Tommaso d'Aquino stesso ha scritto un libro di 1275 pagine contro gli "eretici": la Summa contro i Gentili, il cui titolo originale era "Liber de Veritate Catholicae Fidei contra errores infidelium"; riportiamone qualche estratto, per far capire perché il libro venne scritto:
"è giusto quindi che per bocca della Sapienza vengano indicati i due compiti del sapiente nelle parole che abbiamo premesso: proclamare, cioè, la verità divina meditata, che è la verità per antonomasia, con l'espressione "La mia bocca proclamerà la verità"; e impugnare l'errore contrario alla verità, con l'espressione: "e le mie labbra detesteranno l'empio", la quale sta ad indicare la falsità contraria alla verità divina, che è contraria appunto alla religione, denominata anche pietà, cosicchè la falsità opposta assume il nome di empietà."
e, dal commento italiano all'edizione del 1975:
"Ora, per l'Aquinate, il peccato di infideltà (pecc. infedelitatis) non è solo quello di coloro che non hanno mai accolto la fede di Cristo, ma anche quello di chiunque se ne allontani, sia pure con l'eresia. Quindi gli infideles, contro i quali egli qui sistematicamente rivolge la sua critica serrata, sono i gentili o pagani, i musulmani, gli ebrei, gli eretici, gli scismatici greci, i falsi maestri le cui teorie furono condannate dalla Chiesa."
"Ci si potrebbe domandare se san Tommaso fu veramente fedele ad Aristotele e se per caso non gli fece dire quello che Aristotele non si era mai sognato di pensare. Oppure, se san Tommaso non sia stato troppo pedissequo, introducendo così nel cristianesimo degli elementi pagani."
"Si tratta, in verità, di quesiti scarsamente rilevanti, perché la Summa Theologiae ossia la sintesi tomista, non è un sistema di pensiero fuori dal tempo che dovrebbe fornire la risposta ad ogni questione, ma rappresenta lo sforzo di un cristiano, del tutto in linea con la cultura del suo tempo, che seppe esprimere la propria fede, utilizzando in maniera sovranamente magistrale gli strumenti concettuali che quella cultura stessa gli forniva."
Riprendendo Maxime Charles:
"Le opere di Aristotele arrivarono in Occidente coperte dal prestigio della scienza e della razionalità, grazie ai commentatori arabi che ne furono gli intermediari, l'aristotelismo si presentava già costituito in sistema. Il pensiero cristiano non poteva ignorarlo, e si venne a trovare nel dilemma di accettare o rinunciare. San Tommaso, invece, riuscì a rendere Aristotele inoffensivo e a farlo servire ad una più profonda formulazione del messaggio cristiano."
"Il pensiero di Aristotele ha come punto di partenza un'analisi minuziosa della realtà, e procede elevandosi quasi insensibilmente fino a una considerazione globale dell'uomo, del mondo e di un certo tipo di divinità. La fede cristiana, iniziando l'esame dell'aristotelismo, non ha gran che da ridire circa la zoologia o l'astronomia, ma non può invece rimanere insensibile di fronte alle conclusioni riguardanti la morale e la metafisica. Ora, san Tommaso, dal momento in cui affronta l'antropologia, la teologia e la morale, reinterpreta il pensiero di Aristotele alla luce delle nozioni tratte dalla tradizione cristiana (la libertà, la grazia, la creazione, la visione divina, l'immortalità dell'anima, l'atto dell'essere), modificando così necessariamente l'equilibrio del sistema filosofico aristotelico."
Note:
(1) che infatti erano ostili ai domenicani. Tommaso d'Aquino era domenicano.
(2) ovvero l'inferiorità della donna, visto che per aristotele le donne erano maschi malriusciti.
(3) Gli autori qui non dicono che la filosofia doveva essere "ancilla theologiae" ovvero prostrata e serva della teologia, senza mai negarla o confutarla.
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