Galbraith recensito da una No Business Woman (ovvero il Capitalismo Lunariale) LOL

Premessa: se non fossi stata sminuita su youtube da un certo qualcuno manco avrei noleggiato Galbraith... mi ha talmente esasperato con i suoi millemila commenti sul "Certo che mi sento autorevole. Senz'altro più di Lei che ostenta una cultura fai da te!", "Certamente una persona che è stata esaminata da docenti universitari avrà una visione lungimirante", "La laurea per trattare determinati argomenti è fondamentale", che così ho restituito pan per focaccia, 😡 avvisandolo che mi sarei persino fatta una cultura da Autodidatta sul suo mondo.

E solo per dimostrargli che se voglio farmi una bibliografia in Economia e Finanza me la faccio, senza il lasciapassare e il beneplacito di nessuno!

E così è finita che in biblioteca a ravanare nel settore "Economia" ci sono andata per davvero.


E così è finita che tra le varie cose che potevo scegliere, ho scelto Galbraith. E da quello sono partita. Il mio primo mattoncino di bibliografia sull'Economia.

Le mie prime 36 pagine di baby bibliografia sull'Economia.


E il tutto perché sono stata sminuita.

Insomma, è finita che mi sono messa lì per due giorni in full immersion (LOL, so anche sillabare un poco la definizione di Spread, LOL 😂) su 'ste robe, con sottofondo al fulmicotone di Slayer e Attila,


nel mentre scribacchiavo su foglietti facendomi lo schemino per tenermi a mente i concetti galbraithiani che avrei esposto nel video di replica.





Insomma, la finanzial-economic-tenzone.

E io partivo pure svantaggiata, LOL 😂

Insomma, un pulcino armato di uno stuzzicadenti che ha voluto rispondere per le rime ad un gigante.

Però la mini full immersion ha dato i suoi risultati e perciò ecco uno schemino-recensione a John Galbraith fatto da una che non è manco laureata in Economia e Commercio (LOL 😂) e si è pure imparata cos'è l'individuo ottimizzante in Microeconomia leggendo il fumetto sull'Economia (LOL 😂)

Comunque dal momento che non mi interessa diventare una Milton Friedman in gonnella (di velluto nero con l'orlo in pizzo), 



mi fermo qui, ad una baby bibliografia in Economia e solo perché dovevo dimostrare a quel tale che se voglio avere una cultura su 'sta roba, me la faccio. 😠

Anche se sono un pulcino armato di stuzzicadenti. Pazienza! Punzecchio lo stesso! 😡💣

E poi sono la prima Donna non laureata in Economia e Commercio con magliettina degli Slayer che ha recensito Galbraith! 


Insomma ho massimizzato il profitto lunariale e senza manco investire 1 centesimo visto che i libri li prendo gratis in biblioteca! LOL 😂

Insomma, ho persino inventato un nuovo tipo di capitalismo! 😁😁😁

Il Capitalismo Lunariale (STRA LOL) 😂😂😂

Che investe CON ZERO EURO su Se Stessa leggendo LIBRI GRATIS e poi scrive POST A COSTO ZERO. 

Insomma, mi sono pure scoperta Imprenditrice e No Business Woman di successo!


P.S 

Se il Metal parlasse di Finanza verrebbe fuori una cosa del genere:


STRA LOL  


***



C'è un virus, il cui nome suona quasi come un nonsense, un ossimoro, che sta intaccando il sistema economico internazionale: è la frode innocente. In economia vige un paradosso in base al quale l'inganno e il falso sono accettati sia da chi li compie sia da chi li subisce perché ormai endemici al nostro tessuto sociale. In questo modo la realtà viene mistificata dai comportamenti dettati dalla "saggezza delle abitudini", tendono a prevalere norme plasmate dalla consuetudine o dagli interessi in gioco, con la conseguenza che dipendenti e azionisti finiscono in balia del management delle grandi aziende. è l'economia della truffa, divenuta cronaca quotidiana dopo gli scandali finanziari. Armato della consueta forza provocatoria e ironica, Galbraith capovolge quindi il mito dell'economia politica americana, facendo luce su un sistema completamente assoggettato alle regole delle grandi corporation. Un mondo che distorce a suo piacimento la verità, dando vita a miti e leggende: la speculazione come forma di ingegno, l'economia di libero mercato come antidoto ai mali del mondo, la guerra come strumento di democrazia.


Pagina 10

"Ne ho tratto il convincimento che in nessun campo, più che in economia e politica, la realtà è deformata dalle preferenze e inclinazioni sociali, nonché dal tornaconto personale e di gruppo. Niente ha pesato sul mio pensiero più di questa conclusione, che è anche il tema trattato in queste pagine."

Pagine 18 e 19 e successive, fino a 36

"Il sistema economico comune a tutti i paesi più industrializzati [...], attribuisce l'autorità ultima in campo economico a coloro che controllano le industrie, i macchinari, la terra e le risorse finanziarie. [...] Nella grande industria non i proprietari del capitale ma i manager detengono il potere effettivo."

Nota di Lunaria: Il termine capitalismo oggi non si usa più se non in senso dispregiativo. E da pagina 19 in poi l'Autore riassume la storia del capitalismo, specialmente analizzando i nomi diversi con i quali è stato chiamato.

"Il capitalismo è sorto in Europa a partire dall'epoca mercantile, caratterizzata dalla manifattura, dalla compravendita e trasporto dei beni. Fu poi il turno dell'industria il cui potere e prestigio venivano dalla proprietà dei mezzi di produzione e i lavoratori soffrivano per la debolezza della loro posizione (la scelta era tra inedia e sfruttamento)"

è proprio da qui che parte l'analisi di Marx ed Engels per la prospettiva e la promessa della rivoluzione.

In Europa la parola "capitalismo" evocava il potere della proprietà e la soggezione dei lavoratori, mentre in America "capitalismo" significava anche "prezzi eccessivi e speculazioni" nel sentire collettivo.

La cattiva fama del capitalismo derivava dalla situazione di monopolio: del petrolio da parte di Rockefeller, dell'acciaio da parte di Carnegie, del tabacco di parte di Duke, di J.P. Morgan nel campo delle banche e della finanza.

Nel 1907, le prime avvisaglie di crisi per il crollo di Wall Street suggerirono che il capitalismo non fosse solo ingiusto ma anche anche autodistruttivo.

è a partire dai primi anni '20 che gli Stati Uniti varano una legislazione antimonopolitistica: lo Sherman Antitrust Act serviva a prevenire e punire gli abusi dei monopoli.

Il Federal Reserve System fu creato come contrappeso alla potenza della comunità finanziaria. 

Durante la Prima Guerra Mondiale qualcuno sostenne che la causa del conflitto andasse ricercata nella competizione tra i settori delle economie francesi e tedesche legate all'industria metallurgica  e degli armamenti. 

Con il crollo della Borsa nel 1929 e con i dieci anni della Grande Depressione apparve evidente a tutti che il nome capitalismo era impresentabile.

Da qui in poi si cercò un nome alternativo. Si provò con "Libera impresa" ("Free enterprise") ma non funzionò. In Europa si diffuse "Socialdemocrazia", che ebbe pure meno fortuna di "Libera impresa", perché evocava "socialismo", in America considerato al pari di una parolaccia.

Negli anni seguenti si provò con New Deal, che però era troppo legato a Franklin D. Roosevelt e non gli sopravvisse, come termine.

Così si preferì usare il termine "Market System", sistema del mercato, un'espressione che non rievocava precedenti storici ed ebbe successo proprio per questo.

In passato, la dottrina tradizionale dell'economia riconosceva la sovranità del consumatore, cioè la facoltà di quest'ultimo di decidere cosa viene prodotto, comprato e venduto.

Ma nella realtà effettiva è la pubblicità che manipola il consumatore e quindi ridimensiona la sua sovranità.

Il riferimento all'autorità del consumatore, in quanto libero di decidere come spendere, il riferimento alla sua sovranità: il potere della gente comune, la democrazia in economia. Ma questa "forza" non regnava incontrastata ma veniva insidiata dal monopolio, il possesso esclusivo dei beni necessari alla vita e dove c'è monopolio il consumatore non ha alternative. Il monopolista dominava i consumatori e anche la possibilità di un impiego. 

Con lo sviluppo economico, la diversificazione dei consumi e nuove fonti di offerta, il monopolio sparisce.

Sono le scelte del consumatore a definire la curva della domanda. Così si pensa. Ma la realtà è un'altra.

Il consumatore non è più vittima dello strapotere dei monopoli, il suo diritto a spendere come e quanto è garantito; o almeno così si crede; ma nella realtà è la pubblicità a manipolare ed influenzare le scelte dei cittadini.

Il riferimento al mercato come alternativa al capitalismo è un'operazione cosmetica, destinata a coprire la realtà delle corporation, ovvero di un predominio della produzione capace di manipolare la domanda e di controllarla.

Parlare di "mercato" è fuorviante: è un tentativo di proteggersi dal ricordo degli aspetti sgradevoli del capitalismo e dall'eredità concettuale di Marx ed Engels. La credenza in un'economia di mercato in cui l'acquirente è sovrano è una delle più convincenti forme di truffa.


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