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Gabrielle Sidonie Colette (1873-1954) Narratrice a autrice drammatica francese, celebre col semplice nome di Colette, nata a Saint-Sauveur-en-Puisaye e morta a Parigi. Il suo primo libro, "Claudine a scuola" (1900) fu seguito da altri 80 romanzi.
Fu il marito, Henry Gauthier-Villars, egli stesso scrittore, a incitare Colette a scrivere; un giorno che si trovava a corto di manoscritti (Villars, conosciuto come Willy, faceva anche scrivere ad altri scrittori i romanzi che poi faceva uscire col suo pseudonimo) invitò la giovane moglie a scrivere sulla carta i suoi ricordi di scuola senza paura dei "particolari scabrosi".
Nacque così la saga di Claudine: "Claudine a scuola", "Claudine a Parigi", "Claudine maritata" e "Claudine se ne va", che inizialmente uscirono sotto il nome di Willy.
Ma in queste opere c'era una certa femminilità che non poteva appartenere a Willy e i critici se ne resero conto.
Ci si potrebbe chiedere quale fosse il ruolo che Willy ebbe nei primi quattro libri di Colette e dei due che seguirono, "Minna" (1904) e "Gli smarrimenti di Minna" (1905) oltre al seguito di "Claudine se ne va" in "Il rifugio sentimentale"
La volontà di indipendenza e di libera esperienza di Claudine fu un contributo alla lotta per l'emancipazione femminile e il divorzio fu provvidenziale per Colette, restituendola a se stessa, perché se si fosse solo limitata a scrivere per Willy avrebbe accentuato solo l'aspetto "piccante" dei suoi libri, alternando l'attività di scrittrice a quella di danzatrice di music hall.
Il mondo che Colette esprimeva in modo tanto perfetto era singolarmente limitato: è il mondo delle sensazioni; l'Autrice sentiva la natura con tale intensità da ritrovare, già sul declino, una sua giovinezza nell'eterna giovinezza delle cose.
Un altro tema di Colette è l'incontro e la rapida ed intensa fiammata erotica, la separazione inevitabile, l'aura di malinconia attorno a queste avventure dei sensi.
In "Il sorgere del giorno" (1928) l'amore è una cosa triste, tanto che quando ci si libera di esso, tutto il resto è gioioso, vario; ma non ci si può liberare dell'amore, non si possono dimenticare i paradisi terrestri della passione.
E così Colette scrive "L'ingenua libertina" (1909), "La vagabonda" (1910), "L'ancora" (1913), "Chéri" (1920), "La gatta" (1933), nelle quali ritorna il tema della tristezza, considerata come la compagna inseparabile di un'accesa vita sentimentale.
Colette si dedicò anche al teatro, sia come critico, sia come autrice drammatica e attrice.
è per questo motivo che Colette ha assunto un posto di primaria importanza nella letteratura francese del Novecento.
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