Un libro che, come "Bisbigli nel Piccolo Mondo", mi sta piacendo tantissimo, per l'analisi psicologica della protagonista, Lucente, davvero indimenticabile nella sua malinconia esistenziale.
Trama: Lucente Piana è una ragazza deliziosa, piena di vita, che esercita "il mestiere più vecchio del mondo". Prima di cedere per amore a un ragazzo del suo paese che l'ha sedotta e abbandonata, era anche piena di innocenza, ma ormai, approdata a Milano, a servizio di una famiglia sedicente perbene, dopo aver scoperto il vizio, l'ipocrisia e la grettezza dei salotti tutti velluti e dorature, si ritiene più onesta lei a reclamare a clienti occasionali un prezzo ragionevole per il proprio corpo. Ma quando conosce l'amore la sua scelta di vita le sembrerà una condanna: come rivelare all'affascinante diplomatico Henni Dunyl che la donna che lui crede una giovane aristocratica altri non è se non una donna di tutti? La tragedia di Lucente si consuma implacabile, incalzante, pagina dopo pagina, nella magistrale ricostruzione di una figura moderna, vibrante, autentica, cruda, che non lascerà occhi asciutti.
"E poi verrà la nebbia e ci sarà freddo. E quando entreranno nella macchina porteranno odore di terra umida, di abiti umidi, di vecchie sigarette. Avrò freddo. Schifo. Non posso. è come offendere Henni. è come soffocare le ore più belle della mia vita. è uccidere me stessa, la parte migliore di me stessa. Ma allora tanto vale che io aspetti un treno... Non deve poi essere difficile. Che si prova? Un urto. E se poi il treno si ferma, la gente scende, il macchinista dice che lui non ha colpa, tu non senti. Tutto è già concluso. Ma ne avrò il coraggio? Tante di noi l'hanno avuto. Molte sono morte ammazzate, ma molte si sono ammazzate. Qualche volta i giornali non lo dicono nemmeno: come quando si ammazzò Leonia. Bella e giovane, chi sa che cosa le era accaduto. Si buttò sotto un treno. Già. Un treno. Che colpo! Le portò via netta la testa. Era bruna, con gli occhi grigi. Ma i giornali non ne parlarono. Mi pare ci fosse quel giorno una partita internazionale di calcio. Non c'era spazio per una di noi che aveva insudiciato un treno. Era più interessante parlare di calciatori: sani e forti, loro tiravano pedate a un pallone e non lo imbrattavano di sangue."
"Non aveva né fame né sete né sonno. Le ore passavano e lei sapeva che era l'ora di andare al lavoro. Ma sapeva anche, e se lo diceva, che per lei lavorare era ormai impossibile. Se lo diceva con quella tranquillità che precede la disperazione. Ma è anche già rassegnazione."
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