Siria (2) Litolatria, Atargatis, Astarte, Anat

Per l'analisi alla scena Metal siriana, vedi qui: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/siria-in-end-keep-it-metal.html

Info tratte da




Sotto il nome generico di "Siria" è compreso il territorio, chiamato dai Babilonesi "Amurru", che confina a nord con i monti Amano e Tauro, limiti della Cilicia  e della Cappadocia, ad est con l'Eufrate e il deserto, a sud con l'Arabia e il cui territorio con i suoi abitanti Nabatei costituiva il ponte di passaggio con l'Arabia; questi sono i confini che aveva la Siria al tempo dell'Impero Romano. Più particolarmente diamo il nome di Aram a quella regione che si stende dalla catena dell'Antilibano verso il deserto della Siria e l'Eufrate e che comprendeva anche lo Stato di Palmira; il nome di Fenicia al territorio tra il Libano e il mare e il nome di Canaan al paese limitato a est dai monti a oriente del Giordano e a ovest dal Mediterraneo.

Gli scavi di Gerico con i loro venti strati sovrapposti (Nota di Lunaria: il libro è del 1953; possiamo immaginare che nei decenni successivi gli archeologi avranno scoperto molto di più) hanno dimostrato che già da 6000 anni a.C vivevano su quella collina gruppi umani di civiltà mesolitica e già fin dal Terzo Millennio l'Egitto fa sentire la sua supremazia sulla regione siro-palestinese politicamente divisa in principati. Altri popoli che stazionarono in questa zona furono i Cananei, gli Aramei, Hittiti e Assiri (che se la contesero), Persiani.


Nota di Lunaria: sugli Hittiti vedi: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/03/turchia-origini-topkapi-musica-e-poesia.html

Sui Fenici: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/i-fenici.html

Nel 333 divenne provincia con a capo Alessandro Magno e nel 64 provincia romana. Fu nel 632 che venne occupata dagli Arabi e questo segna il passaggio dal politeismo a monoteismo islamico.
Per quel che riguarda la religione degli Aramei, notizie le troviamo nei libri storici e profetici della Bibbia (Nota di Lunaria: ovvero troviamo mistificazioni e calunnie sui culti Aramei che probabilmente non scopriremo mai nella loro essenza veritiera, dal momento che è noto che la bibbia diffama qualsiasi cosa appartenesse ai popoli politeisti...); vanno anche ricordate le iscrizioni assiro-aramiche di Nimrud e Kuyungik (Ninive) che contengono nomi teofori, le stele di Zakir e l'iscrizione di Sugin (VIII secolo) e le iscrizioni di Zingirli (sec. IX-VIII), Teima (V secolo) e Palmira. Abbiamo poi il trattato di Luciano (De Dea Syria) e la stele di Mesha dov'è menzionato il nome del Dio Kemosh, Dio supremo dei Moabiti. Analogamente per i Fenici abbiamo gli scavi di Ras Shamra con 5 poemi mitologici in lingua protofenicia e in caratteri cuneifomi. I poemi mitologici sono intitolati: Il ciclo di Baal, Il Poema degli Dei graziosi e belli, l'Inno alla Dea Nikal, La leggenda di Keret, la Leggenda di Aqhat, figlio di Danel. Abbiamo inoltre la Cosmogonia Fenicia di Filone di Biblo e una Cosmogonia Fenicia di Damascio, ma non sono fonti pure perché forse corrotte da elementi neoplatonici.
Comunque, in generale, possiamo dire che per Cananei, Nabatei, Palmireni, Fenici, il  Dio principale era El, chiamato con gli attributi di "Signore, Padrone", Baal (*), "Re", Malek (**), "Signore" (Adon)  (***)


(*) Infatti Baal non è il nome del Dio in sé, ma un suo attributo, come del resto succedeva per il dio ebraico appellato con attributi e aggettivi ma mai col "nome vero", sempre ammesso che poi l'avesse avuto o lo si fosse davvero conosciuto.
(**)  Vedi il nome di Allah, Al Malik (il Re),  الملك  che si usa anche oggi.
(***) Nome rimasto poi per il dio ebraico: Adonai, "Mio Signore"

El, quindi, questo Dio Supremo comune a più popoli, dominava nel cielo (Baal-samin) e sulla terra; conforme allo stato sociale delle divinità, gli Dei erano adorati specialmente sulle colline (1)
La forma materiale in cui la divinità veniva effigiata era quella della pietra rozza considerata come la dimora del Dio Bait-el da cui i Greci derivarono il Betile: i sassi di forma rozza, piantati a terra, a mo' di fallo, singoli, a coppia o in file, costituivano un elemento importante del culto Cananeo (2) accanto all'Asherah (vedremo più sotto chi era Asherah https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-5-gli-alti-luoghi.html e come era celebrata e comunque la riprenderò quando parlerò della scena Metal ebraica! 😁 Nota di Lunaria)

Sulle pietre, vedi anche il post sui Lapponi: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/i-lapponi-sami-leggende-sciamani.html
Bisognerebbe parlare anche dei Mongoli, ma su quelli ancora non sono riuscita a finire il lavoro che mi ero prefissata 😒

Anche i cristiani scopiazzano "il simbolismo della pietra eretta", con i campanili, che infatti hanno forma fallica, e non a caso, ma anche con le pietre tombali


sempre litolatria è, anche se con valenze mortuarie e non di fertilità.

Oltre ai "Luoghi Alti", sui quali si sta più vicino alla Divinità, i Semiti di Siria avevano attribuito un valore divino a tutto ciò che nella natura manifesta la potenza feconda della vita: alberi, fonti, laghi e hanno veduto nei fenomeni grandiosi dell'atmosfera il gesto e la voce del Dio che domina sugli uomini, correndo fra le nubi del cielo.

Nota di Lunaria: altra cosa scopiazzata dagli ebrei: "egli arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio; lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità, udite udite il rumore della sua voce, il fragore che esce dalla sua bocca, il lampo si diffonde sotto tutto il cielo e il suo bagliore giunge ai lembi della terra, dietro di essi brontola il tuono, mugghia con il suo fragore maestoso e nulla arresta i fulmini..." (Giobbe, XXXVI, 32 - XXXVII,7)

Insomma, il solito scopiazzamento preso da Teshub o Ishkur, tanto per restare lì, in zona pre-semita...



 Altro Dio del Sole è Dushara, assimilabile a Dioniso. La sposa di Dushara era Manat che insieme a Qaysha (legata alle tombe a i luoghi di sepoltura) formavano una Triade.

Sahar/Sin, il Dio Lunare:


Ricordo del culto a Sin lo si trova nel nome del monte Sinai (poi "ebracizzato" dal monoteismo ebraico) e nel deserto di Sin a sud di Canaan.

Dagon era un altro Dio, non molto definito: dovrebbe essere il Dio supremo dei Fenici (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/i-fenici.html) e dei Cananei, forse assimilabile al Crono dei Greci. In seguito fu adorato dai Filistei; la bibbia ovviamente lo cita in modo da diffamarlo (e quindi diffamare anche i popoli che lo adoravano) nel Libro del Re. (I Re, v. 3-5)


A Palmira, poi, ad essere adorata era una Triade di Dei: Bel (Baal), Yarhibol (una sorta di Sol Invictus), Aglibol (Divinità Lunare); i Pantheon sono così simili perché gli scambi commerciali delle carovane permettevano che anche gli Dei e le Dee venissero esportati e fusi con i precedenti o le Divinità locali in un sincretismo e imitazione che ne rendono lo studio più complicato: e così la semita-elamita Nanaia (la Nane Armena) è connessa ad Artemide cacciatrice come Azzanathkona e altre Dee e Dei misterici (Syria, Mithra)



Il Pantheon fenicio è uguale a quello siro e cananeo; i Fenici erano commercianti erranti per tutti i mari e anche loro avevano Baal e Melek vari, con le rispettive Dee compagne del Dio in questione; il più importante era il Dio nazionale Melkart "Re della città", il cui culto era diffuso dai fenici che emigravano in colonie nei paesi lontani; la Bibbia lo diffama associandolo a Moloch e al sacrificio dei fanciulli. Altri Dei erano Eshmun, analogo ad Asclepio e Sakun (assimilato ad Ermete);  Arsu e Azizu erano i protettori delle carovane. 

La Dea Atargatis, assisa in trono tra due leoni e il Dio Hadad;  






Nota di Lunaria: abbiamo già visto che Atargatis, la più famosa tra le Dee siriane e mediorientali, viene scopiazzata dai cristiani; vedi qui
http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/siria-1-origini-archeologia-palmira.html

Il Dio Aphlad in piedi su due grifoni alati, rivestito di corazza: nella sinistra ha lo scettro, nella destra il fulmine e accanto a lui un fedele gli offre una libagione; 


Infine, ricordiamo Azzanathkona, assimilabile ad Artemide.  



Così Mircea Eliade parla di Atargatis:

"Ben inteso che, nelle civiltà ove le Grandi Dee hanno cumulato le virtù della Luna, della Terra e della Vegetazione, il fuso e la rocca con cui filano i destini degli uomini diventano, con tanti altri, loro attributi. Così la Dea col fuso trovata a Troia, dell'epoca compresa fra il 2000 e il 1500 avanti Cristo. Questo tipo iconografico è diffuso in Oriente: troviamo il fuso in mano a Ishtar, alla grande Dea hittita, alla Dea siriana "Atargatis", a una divinità cipriota primitiva, alla Dea di Efeso. Il destino, filo della vita, è un periodo più o meno lungo di TEMPO. Quindi le Grandi Dee diventano in seguito padrone del Tempo, dei destini che plasmano secondo la loro volontà. In sanscrito il tempo si chiama "kala", termine che somiglia molto al nome della Grande Dea, Kali (sì che avvicinamenti sono stati fatti fra le due parole). Kala significa anche ‘nero’, ‘oscurato’, ‘macchiato’. Il tempo è nero perché duro, irrazionale, senza pietà. Chi vive sotto il dominio del tempo è soggetto a sofferenze di ogni specie e la sua liberazione consiste anzitutto nell'abolizione del tempo, nell'evadere dal mutamento universale. Secondo la tradizione indiana, l'umanità si trova in questo momento nel "Kaliyuga", cioè nell'‘epoca buia’, epoca di tutte le confusioni e di totale decadenza spirituale, ultima tappa di un ciclo cosmico che si chiude."


Astarte Fenicia

Per saperne di più, vedi:


Nota di Lunaria: la singer dei Madness of the Night, Abir Blackshadow, viene da Lebanon


APPROFONDIMENTO SU ASTARTE/ISHTAR, LA MASSIMA DIVINITà FEMMINILE SEMITICA:

Signora e Regina della fecondità, chiamata con molti nomi: Athtar, Atargatis (rappresentata in trono tra due leoni);



 le erano sacre le colombe e i pesci; ad Ascalon, dove Astarte era adorata sotto il nome di Derketo, la Dea era rappresentata a corpo di pesce e il tempio stava sulla riva di un lago ricco di pesci.
Due volte all'anno i pellegrini portavano in processione l'acqua nel suo tempio e ritualmente ve la versavano e la Dea veniva portata al mare. Questo carattere acquatico della Dea significava l'irrigazione fecondatrice delle campagne.





Si veda la stessa posa, le braccia flesse verso l'esterno che reggono fascine o altri oggetti in Dee come Anat e Lilith:


e  Tanit (Dea cartaginese adorata dai fenici cartaginesi e assimilabile ad Astarte)


Mezzaluna sulla testa, e mani che stringono brocche o fascine dalle quali fuoriescono frutti;


Kupaba


Per inciso, ci sarebbe da parlare in un post a parte del significato e del simbolismo politeista\esoterico della Capra\Caprone, che qui abbiamo visto era associato ad Astarte; ma la capra la troviamo anche associata a Giunone e a delle Dee indù e afghane. Vedi qui http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/il-caprone-1-i-veri-significati.html

Tanit sembra essere la Virgo Caelestis (Vergine Celeste) dei Romani che la descrivevano in epoca imperiale, attribuendole un valore più lunare che non della fecondità; Eliogabalo la fece "sposare" al suo Dio Sole, unendo il culto romano a quello punico;  questa Tanit, comunque, a Cartagine era sposata a Baal-Hammon, del quale Diodoro racconta che gli si sacrificavano i fanciulli: più probabilmente gli ebrei avevano in mente questo Baal e non tanto Dagon. I Romani lo assimilarono a Saturno divoratore dei figli. Anche Anahita/Ahurani/Anahit sono Dee (Persiane/Armene) connesse al fluire delle acque... 
http://intervistemetal.blogspot.it/2018/02/iran-parte-2-anahita.html


Astarte era anche conosciuta come Naamah (*), "La Buona Astarte" e come "Qrnaim" (**) , "Astarte Cornuta" a causa del crescente lunare che aveva sulla fronte e che gli Egizi identificarono con Hathor.

 
 


Gad era l'Astarte degli Aramei: nella bibbia Isaia deplora i banchetti fatti in onore di Gad.

 (*) Naamath/Naamah è un'altra Dea corrotta e denigrata dal monoteismo giudaico: nella tradizione ebraica, è una demonessa sorella di Tubal Cain (figura di un fabbro inventore delle armi, fratello di Jubal - inventore degli strumenti musicali - e di Jabral: i discendenti di Lamech, bisnipote di Caino. è presente nell'etiopico "Libro di Adamo" (sec. I A.C) e nel Libro di Enoch, mentre nella Genesi è citato in qualche riga. Naamath nella Genesi è ritenuta figlia di Lamech.  Naamath è considerata con Lilith una delle prime donne accoppiatesi con Adamo; Eva ne fu solo l'ultima, e la più remissiva e docile (per questo fu scelta come "compagna ufficiale"). Dall'unione di Adamo con Naamath e Lilith nacquero molti demoni tra cui Asmodeo. L'idea che fu Adamo (e spesso le sue eiaculazioni) a generare i demoni è presente anche nello Zohar. Comunque, in una cultura pre-ebraica, Naamath e Lilith erano due Dee e come tali avevano Sacerdotesse, dedite a riti di Prostituzione Sacra (impersonando la Dea in terra, si congiungevano con l'uomo ritenuto rappresentante del Dio in terra). Quasi certamente Lilith deriva da Inanna o comunque da Ishtar.

(**) Anche appellativo islamico di Alessandro Magno, detto "Il Bicorne"

Astarte era adorata con culto sessuale; celebri erano i templi a Tiro, Sidone, Biblo (ne abbiamo una descrizione pervenutaci da Luciano) ; i Greci la identificarono come Afrodite Urania. Come in Babilonia il culto di Ishtar era congiunto con quello di Tammuz, in Fenicia il culto di Astarte era strettamente collegato con quello di Adon (Adonis in greco), simbolo della vegetazione che muore stagionalmente.  Anath è la forma guerriera di Astarte/Ishtar, importata poi in Egitto, conosciuta anche come Kadishat/Qadesh. 



Gli scavi di Ras Shamra ci hanno dato una miglior conoscenza della religione fenicia nel secondo millennio a.C: le figure divine sono oltre 25, tra Dei e semidei: El/Dagon, Asherah/Asherat (la Grande Dea Madre, compagna di El e adorata anche dagli Ebrei prima del rigorosmo monoteismo di stampo jahivista) ; Baal, figlio di El, anche chiamato Hadad/Adad, Dio dei fenomeni atmosferici, pioggia, tuono, fulmine, Aliyan Baal, Dio delle acque terrestri, fratello di Anat, vergine guerriera e Dea dell'amore (anche se a prevalere nel culto fu il suo aspetto guerriero).
Altra Dea era Mot, Dea sotterranea protettrice della vegetazione, in antitesi a Baal e Shapash, Dea del Sole, come l'Hittita Arrinna




Secondo una fonte, quella di Filone di Biblo, (fonte non molto attendibile) Mot sarebbe il Fango Primordiale (associabile al Mut egizio). Mot nacque dal Caos Aeriforme e generò tutti gli esseri. Gli Dei erano adorati in templi decorosi e serviti da un personale addetto a capo del quale stava il sommo sacerdote. Anche le donne erano Sacerdotesse, per esempio la madre di Eshmunazar, re di Sidone, si dichiarava Sacerdotessa di Astarte (e anche le stesse concubine dei re israeliti lo erano); Le Divinità ricevevano oblazioni di acqua, vino, latte e sacrifici di tori, capre, pecore, agnelli.
Infine, la religione nabatea presentava parecchi santuari a cielo aperto, tra cui il più insigne è quello di Petra; il mesgid era una sorta di stele colonniforme scolpita in rilievo dentro una nicchia che doveva servire ad indicare il soggetto davanti al quale pregare. Nell'islam è rimasta l'abitudine a inginocchiarsi verso la mecca, per pregare.

Anche gli alberi erano adorati: terebinto, quercia, acacia (culto di Al Uzza http://intervistemetal.blogspot.it/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html ); di questi alberi si facevano le rappresentazioni simboliche dette asherah, i tronchi o pioli sacri citati puntualmente dalla bibbia, con l'ordine di tagliarli, abbatterli o proibendo di fabbricarli; ovviamente gli asherah erano connessi specialmente al culto della Dea, Astarte/Asherah, la Grande Madre Semita.
Gli oggetti rinvenuti negli scavi hanno portato alla luce le figurine antropomorfe (anche di tipo femminile) che la bibbia chiama "Theraphim", e alcune coppe, portaincensi, amuleti e un serpente di bronzo.
(Nota di Lunaria: ovviamente il serpente fenicio è stato scopiazzato nella bibbia, nella storiella del caduceo di mosè, già di per sé scopiazzamento di Asclepio/Hermes)


Dai ritrovamenti archeologici di ossa di vecchi e fanciulli sappiamo che i sacrifici umani ci sono stati, almeno nel primo periodo come del resto ci furono tra gli ebrei (la figlia di Iefte sacrificata dal padre dopo la battaglia e Achaz che fa bruciare suo figlio; Mesha invece sacrificò suo figlio alle mura della città per liberarla dagli israeliti).







Le donne ebree adoravano le Dee dei Cananei, Fenici ecc. ?
Sì, anche se di nascosto e in forme diverse e meno visibili. Nella bibbia, leggiamo in Geremia che si invocava una "Regina del Cielo" (Asherah/Astarte), e le donne ebree le offrivano particolari focacce. Vicenda che viene commentata anche da Epifanio




Bene, lo studio sulla Siria si conclude qui; questi concetti saranno ripresi e approfonditi quando parlerò del Metal fatto da gruppi ebraici e quindi vedremo bene il politeismo ebraico 😁 https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/dumuzi-la-figlia-di-iefte-e-i.html

Tra l'altro, tempo della connessione permettendo 😒, vorrei fare un approfondimento anche sulla scena Metal egiziana, cogliendo occasione di trattare anche l'antico Egitto, sul quale c'è una tonnellata di roba da riportare! L'avrei già fatto, se non avessi sempre l'acqua alla gola per stare connessa su internet 😖


APPROFONDIMENTO SU ANAT

tratto da



La "Signora degli animali" arricchita di un tratto spiccatamente agricolo (gli avambracci flessi all'esterno e le mani stringenti fasci di spighe), ritorna nel rilievo siriaco con le caratteristiche note minoiche dell'ampia gonna a balze successive sin oltre il ginocchio, del busto nudo, dei seni vistosi, degli egagri rampanti ai suoi lati; ma il capo adorno di un alto e spesso berretto dell'identica stoffa della gonna, arieggiante ad una tiara.
La terra di Canaan, l'Arabia yemenita a sud di essa e la Siria a nord, furono i tre originari centri del suo culto che si affermò con particolare vigore, dando origine a testi religiosi e letterari, nella Siria settentrionale a Ugarit. Gli Israeliti, occupata la valle del Giordano, ne assorbirono con grande facilità i culti preesistenti. Dovettero ben presto venire a conoscenza della Dea, come pure della sua compagna Qedesh, e delle due Divinità Femminili dei "luoghi alti cananei": Ashtartu ed Asherah.
Fiorentissimo era il culto di Anat a Beth-shan (l'odierna Beisan) città della Galilea meridionale, nella valle di Esdrelon, presso la riva destra del Giordano dove gli scavi condotti da archeologi americani rivelarono ben nove strati di cui il più profondo è anteriore all'ingresso degli Israeliti reduci dall'Egitto in Canaan.
Dal libro di Giosuè raccogliamo che fra le città assegnate a Manasse v'era Beth-shan coi suoi villaggi dove i figli di lui si stanziarono più ospiti che conquistatori e quando crebbero in forza reserò i Cananei tributari, ma non ne fecero strage. Si inizia così insieme con un sincretismo di costumi - i matrimoni misti - un sincretismo religioso coincidenti l'uno e l'altro con l'inizio di un periodo di prosperità nel quale gli Israeliti applicavano le arti agricole dei Cananei. E poiché questi attribuivano la fertilità dei campi all'azione vigila della loro Divinità, fu facile agli Israeliti persuadersi che, oltre a jahvè, era pur lecito rendere culto alle divinità delle popolazioni locali.


(Nota di Lunaria: la ben nota ossessione di jahvè: "Io sono il signore dio tuo/non avrai altro dio all'infuori di me/io sono un dio geloso" che lascia intendere pienamente che questo dio, per poter essere geloso di altri Dei, doveva ammettere implicitamente la loro esistenza...!)

Ora tra queste Dee locali cananee era indubbiamente Anat (il cui nome ritorna in toponimi quali Bet-Anat vicino ad Hebron, Anatot a nord di Gerusalemme ed è persino il nome della madre di uno dei Giudici d'Iraele, Samgar, detto "figlio di Anat" che con un vomero uccise 600 filistei) (*)

Le donne straniere, poi, entrando come mogli e concubine negli harem israeliti (vedi la storia di Salomone) vi portavano le loro divinità femminili e spesso le facevano trionfare nei singoli gruppi famigliari. E così, mentre Salomone ergeva il Tempio di Gerusalemme e lo consacrava affinché jahvè venisse ad abitarlo, popolava i dintorni di Gerusalemme di "luoghi alti" dove i vari culti stranieri venivano riccamente installati.
Quanto gli Israeliti fossero attaccati al culto cananeo di Anat è dimostrato da un ben significante episodio rivelatoci dai "Papiri di Elefantina", dove una dinastia fa ergere un tempio dedicato a Jahu/Jahvè ma in cui vi trovavano posto anche altre divinità. In alcune forme di giuramento troviamo che Anat fa coppia con Jahu (Anat-Janu) dove il dio è subordinato alla potenza generatrice di Anat. Che javhè potesse essere subordinato a una Divinità Femminile, che contava sacre etere fra le sue ministre, era una sacrilega bestemmia agli occhi di uno jahvista puro.

(Nota di Lunaria: vedi la storia dell'israelita Zamri e della sua amante madianita Cozbi che vengono trapassati da una lancia manovrata dal nipote di Aronne, in Giudici III, 5)

Dalla "humus" medesima da cui germinò Anat in Palestina e in Siria, germinò la Dea nell'Arabia yemenita, popolata da tribù nomadi.
La Dea appare connessa con il leone. Anat e Qedesh furono, insieme con Ashtartu, le divinità femminili che gli Egizi fecero proprie. Anat veniva rappresentata in Egitto come una Dea guerriera, seduta con la lancia o lo scudo nella mano destra, mentre brandisce con la sinistra alzata una mazza di battaglia; o in piedi, vestita di una pelle di pantera, lo scettro papiraceo nella mano destra, il simbolo della vita nella sinistra. In capo, sempre l'alta tiara bianca fiancheggiata da due ricche piume e talora un paio di corna alla base. Gli Egizi, come si vede, di Anat tennero soprattutto il carattere guerriero, a cui dedicarono un santuario a Tebe, mentre Ramses II chiamò sua figlia "figlia di Anat".

Un'altra Dea che fu assunta dagli Egizi con particolare entusiasmo è Qedesh, "Onnipotente propagatrice dell'amore", non diversamente da  Inanna-Ishtar. Qadesh è rappresentata sopra un gioiello da Ras Shamra, nuda, stante sopra un leoncino, le braccia piegate e alzate a reggere due rami di loto con due serpenti che la fiancheggiano scendendo paralleli alle gambe. 




Veniva anche rappresentata completamente nuda, in piedi a una leonessa e portante in capo un crescente lunare e un disco.
Più tardi, assume l'acconciatura hatorica, si adorna di collana e veste con un abito aderentissimo che la fa apparire nuda, tenendo in mano fiori di loto e un cerchietto (uno specchio?) con due serpentelli nella mano sinistra.

(Notare come la Dea abbia per sgabello un leone, animale noto per la forza e l'ardore, quasi a incrementare il potere della Dea che doma il leone e lo rende suo poggiapiedi)

Collegamenti è possibile farli con Bast (Dea Gatta) e Sekhet (Dea Leonessa), rappresentate vestite in modo attilato, con le mani reggenti il sistro e lo scettro di papiro (per Bast) serpenti (Sekhet). Anche Atargatis (Dea Siriana) era rappresentata su un leone, o in trono, con due leoni che l'affiancano.
Anat aveva anche un aspetto sanguinario, e la si immaginava mentre faceva dei veri e propri bagni di sangue:

"Ella, la Vergine, si lava le mani, ella, la Sorella del Principe, si lava la dita; si deterge le mani dal sangue dei soldati, si deterge le dita dal sangue rappreso dei guerrieri"

(e per questo aspetto, andrebbe assimilata a Kali/Morrigan e a Artemis Orthia, "La Dea che suscita la virilità" che veniva celebrata con sacrifici umani maschili, sostituiti poi da flagellazioni. La Dea era avida di sangue maschile irrorante l'altare perché accresceva e rafforzava i suoi poteri autonomi di generatrice. Che poi si credesse, nei tempi antichi, che il sangue fosse l'alimento da donare agli Dei "per non farli morire" era credenza anche azteca: "Per quanto riguarda i sacrifici, gli Aztechi erano convinti che niente fosse più necessario che assicurare al Sole il nutrimento: il sangue umano, che nutriva il Sole e permetteva il suo ritorno. Il Sole esigeva sangue, gli stessi Dei lo avevano donato. Comunque c'è da ricordare che all'epoca si riteneva un grande onore sacrificarsi per gli Dei.", brano tratto da Jacques Soustelle,  Nota di Lunaria)

(*) Anche il padre di Gedeone era un adoratore di Baal, a cui aveva elevato un altare con una roccia "fallica" dedicata al dio, la Massebhah, che poteva arrivare da uno a tre metri circa, mentre ad Asherah si dedicavano alberi sfrondati o pali.
Anche Erodoto parla di pietre rizzate a mo' di fallo e Mircea Eliade ne parla a fondo della litolatria e dei culti fallici connessi ai sassi in "Trattato di Storia delle Religioni". Anche la figlia di Iefte probabilmente adorava sui monti il dio Baal, quando "va a piangere la propria verginità" nelle selve montuose prima di essere sacrificata.

"I sassi o i meteoriti magici, sacri, le case del Dio/Dea o con proprietà taumaturgiche in grado di guarire o "creare" la gravidanza. Erano anche associati all'eternità, alla partenogenesi - li si riteneva "nati da sé" - e all'organo maschile (infatti venivano "oliati" e tale pratica la si ritrova scritta persino nella Bibbia a testimonianza che gli stessi Ebrei, per un periodo della loro storia, non solo adoravano gli alberi - "il roveto ardente" - ma persino le pietre).
Anche la Kaba islamica in realtà rientra nel culto della pietra, e Mircea Eliade ipotizza che all'inizio fosse persino dedicato a una Dea. Per quanto riguarda i cristiani, hanno assimilato il culto delle pietre nelle loro chiese: nella chiesa di san Volfango c'è una cappella - eretta nel 1713! - che ospita all'interno "la pietra sacra", ovvero un masso calcareo - si pensa - toccato dal santo.
Nella chiesa di Maria Schnee (nell'ex Boemia tedesca) c'è un grande masso diviso da una profonda spaccatura centrale (riferimento concettuale alla Yoni induista, il culto della Vagina: i popoli protostorici dell'India consideravano le pietre forate un emblema del "Yoni", e l'azione rituale di passare per il buco implicherebbe rigenerazione per mezzo del Principio Cosmico Femminile) e nella cavità venivano offerti cereali e ceri; Nella cappella di San Nicolò si trova l'"Handstein" (pietra della mano): ci si infila la mano per ottenere la guarigione."

Da "Trattato di Storia delle Religioni" di Mircea Eliade

Per la coscienza religiosa del primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una ierofania. Non v'è nulla di più immediato e di più autonomo nella pienezza della sua forza, e non v'è nulla di più nobile e di più terrificante della roccia maestosa, del blocco di granito audacemente eretto. IL SASSO, ANZITUTTO, E'. Rimane sempre se stesso e perdura; cosa più importante di tutte, COLPISCE. Ancor prima di afferrarla per colpire, l'uomo urta contro la pietra, non necessariamente col corpo, ma per lo meno con lo sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza. La roccia gli rivela qualche cosa che trascende la precarietà della sua condizione umana: un modo di essere assoluto. La sua resistenza, la sua inerzia, le sue proporzioni, come i suoi strani contorni, non sono umani: attestano una presenza che abbaglia, atterrisce e minaccia. Nella sua grandezza e nella sua durezza, nella sua forma o nel suo colore, l'uomo incontra una realtà e una forza appartenenti a un mondo DIVERSO da quel mondo profano di cui fa parte.
Non saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi. La devozione del primitivo si riferisce sempre, in ogni caso, a qualche cosa di diverso, che la pietra incorpora ed esprime. Una roccia, un ciottolo, sono oggetto di rispettosa devozione perché rappresentano o imitano QUALCHE COSA, perché vengono da QUALCHE POSTO. Il loro valore sacro è dovuto esclusivamente a questi qualche cosa e qualche posto, mai alla
loro stessa esistenza. Gli uomini hanno adorato i sassi soltanto nella misura in cui rappresentavano UNA COSA DIVERSA dai sassi. Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti di azione spirituale, come centri di energia destinati alla difesa propria
o a quella dei loro morti. E ciò avveniva, è bene dirlo subito, perché le pietre con incidenza cultuale erano in maggioranza utilizzate come STRUMENTI: servivano a ottenere qualche cosa, ad assicurarne il possesso. La loro funzione era magica più che
religiosa. Fornite di certe virtù sacre dovute all'origine o alla forma, erano non adorate ma utilizzate (...) Leenhardt scrive che ‘i sassi sono lo spirito pietrificato degli antenati’. La formula è bella, ma non si deve prendere alla lettera. Non si tratta di spirito pietrificato, ma di rappresentazione concreta, di un'‘abitazione’ provvisoria o simbolica dello spirito. Del resto lo stesso Leenhardt confessa: ‘che si tratti di spirito, dio, totem del clan, tutti questi concetti hanno in realtà una rappresentazione concreta, che è il sasso’. I Khasi dell'Assam credono che la Grande Madre del clan sia rappresentata dai dolmen ("maw-kynthei", ‘i sassi femmina’), e che il Grande Padre sia presente nei menhir ("maw-shynrang", ‘i sassi maschi’). In altre zone culturali i menhir incarnano addirittura la divinità suprema (uranica). Abbiamo già visto che in molte tribù africane il culto del dio supremo del Cielo comprende menhir (a cui si fanno sacrifici) e altre pietre sacre (...) La pietra, la roccia, il monolito, il dolmen, il menhir DIVENTANO sacri grazie alla forza spirituale di cui portano il segno (...) A Decines (Rodano), ancora in tempi recenti, le donne si ponevano a sedere sopra un monolito che sta in un campo nella località Pierrefrite. A Saint-Renan (Finisterra) la donna che desiderava un figlio si coricava per tre notti consecutive sopra una grande roccia, ‘la cavalla di Pietra’. Parimenti i novelli sposi, nelle prime notti dopo le nozze, venivano a strofinare il ventre contro quella pietra. La pratica si ritrova in molte regioni. Ancora nel 1923 le contadine che venivano a Londra abbracciavano le colonne della cattedrale di San Paolo per avere figli (...) Numerosi megaliti favoriscono i primi passi dei bambini o assicurano loro buona salute. Nel cantone di Amance c'è una ‘Pietra forata’; le donne le si inginocchiano davanti e la pregano per la salute dei figli, gettando una moneta nel buco. I genitori portavano il neonato alla ‘pietra forata’ di Fovent-le-Haut e lo facevano passare per il foro. ‘Era, in un certo senso, il battesimo della pietra, destinato a preservare il bambino dai malefìci e a portargli fortuna’.
A Natale e il giorno di San Giovanni Battista (cioè ai due solstizi), si ponevano candele accanto a certe pietre forate, e si spandeva sulle pietre dell'olio, che poi veniva raccolto e usato come rimedio. La Chiesa ha lungamente combattuto queste usanze . La loro sopravvivenza malgrado le pressioni del clero, e specialmente malgrado un secolo di razionalismo antireligioso e antisuperstizioso, è una nuova prova del vigore di queste pratiche (...) Oggi la credenza non è più basata su nessuna considerazione teorica, ma è giustificata da leggende recenti o da interpretazioni sacerdotali (un santo si è riposato su quella roccia; sopra il menhir c'è la croce, eccetera).

Un esempio suggestivo della multivalenza simbolica della pietra è dato dalle meteoriti. La Pietra Nera della Mecca e quella di Pessinunte, immagine aniconica della Grande Madre dei Frigi, Cibele, portata a Roma durante l'ultima guerra punica, sono le più illustri meteoriti. Il loro carattere sacro era dovuto anzitutto alla loro origine celeste. Ma erano insieme immagini della Grande Madre, cioè della divinità tellurica per eccellenza. E' difficile credere che la loro origine uranica sia stata dimenticata, perché le credenze popolari attribuiscono questa discendenza a tutti gli strumenti preistorici di pietra chiamati ‘pietre del fulmine’. Probabilmente le meteoriti divennero immagini della Grande Dea perché si credettero inseguite dal fulmine, simbolo del Dio uranico. Ma, d'altra parte, la Ka'ba era considerata il ‘centro del mondo’, cioè non soltanto il centro della terra: sopra di essa, nel centro del cielo, doveva trovarsi la ‘Porta del Cielo’. Evidentemente, cadendo dal cielo, la Pietra Nera della Ka'ba bucò il firmamento, e attraverso quel foro può avvenire la comunicazione fra Terra e Cielo (vi passa l'‘Axis Mundi’) (...) ‘Gli Arabi adorano le pietre’, scriveva Clemente Alessandrino (...) si può supporre che al tempo di Clemente la maggioranza degli Arabi ‘adorassero’ i sassi. Ricerche recenti hanno dimostrato che gli Arabi preislamici veneravano certe pietre chiamate dai Greco-latini "baytili", parola di origine semitica che significa ‘casa di Dio’ (55). Del resto tali pietre sacre non furono venerate soltanto nel mondo semitico, ma anche dalle popolazioni dell'Africa del nord, anche prima dei loro contatti con i Cartaginesi. Ma i betili non furono mai adorati in quanto SASSI, lo furono soltanto nella misura in cui manifestavano una PRESENZA DIVINA. Rappresentavano la ‘casa’ di Dio, erano il suo segno, il suo emblema, il ricettacolo della sua forza o il testimonio incrollabile di un atto religioso compiuto in suo nome. Qualche esempio scelto nel mondo semitico farà comprendere meglio il loro significato e la loro funzione.
In viaggio per la Mesopotamia, Giacobbe attraversò Haran:

"Giunto a un certo luogo, volendovi riposare dopo il tramonto del sole, prese delle pietre che vi si trovavano, e postele sotto il suo capo, ivi dormì. E vide in sogno una scala rizzata sulla terra, la cui cima toccava il cielo; gli angeli di Dio salivano e discendevano per essa; e il Signore, appoggiato alla scala, gli diceva: ‘Io sono il Signore Dio d'Abramo tuo padre e il Dio d'Isacco; la terra nella quale dormi, la darò a te e alla tua stirpe...’... Svegliatosi Giacobbe dal suo sogno disse:
‘Veramente, il Signore è in questo luogo, e io non lo sapevo!’ e intimorito così continuò: ‘Quanto è terribile questo luogo! altro non è che la casa di Dio e la porta del cielo’. Alzatosi dunque al mattino, Giacobbe prese la pietra sulla quale aveva posato il capo e la alzò in memoria, versandovi olio sopra. E mise nome Bethel a quel luogo."



APPROFONDIMENTO SU ASTARTE

Astarte è una della Dee più antiche; era adorata dai Cananei, dai Sumeri, dai Babilonesi, dagli Assiri, dai Fenici, persino dagli Ebrei, anche se ovviamente nel loro caso il culto di Astarte veniva stroncato nel sangue. La Dea era chiamata Astarte, e ancor prima, Inanna, poi Ishtar; e ancora Ashtoreth, Astoreth, Astarith, Ashtaroth; in particolare, per questi nomi subì una metamorfosi al maschile, e poi fu denigrata come "demone" (Astaroth, appunto) come già toccò a Lilith e Naamath.
Era una Dea molto amata; simboleggiava l'amore, la fertilità e la passione amorosa, e quindi anche la guerra (come Ishtar)
La possiamo collegare a Venere/Afrodite (che era l'amante del Dio della guerra Marte/Ares).

Astarte era l'amante del Dio Baal, altro Dio amatissimo, e come tale, stroncato e soppresso dagli Ebrei, quando imposero il culto del dio unico javé. Sia Astarte che Baal avevano una propria classe di Sacerdotesse e Sacerdoti, che spesso si univano in Connubio, rappresentando le Nozze Sacre della Dea col Dio.

Riporto un interessante brano su Astarte, tratto da "Storia della Magia" di Louis Chochod. 



Il libro è vecchiotto, 1971 ; non credo sia stato ristampato - io l'ho trovato al mercatino dell'usato - ma se vi capitasse di trovarlo leggetelo perché ne vale la pena.

"La Baalit Hasctoreth o Astarte, la Luna, "Regina delle cose umide", chiamata anche Derceto - L'Aperta - ricettacolo del Fuoco, Sposa di Moloch il Sole-Re, il Baal. Tale era la coppia adorata che personifica i due poli della vita cosmica, l'energia proiettiva e l'energia ricettiva, il maschio e la femmina, l'uomo e la donna e quindi l'Amore (con tutte le ebrezze che porta con sé).
L'assioma che tutto nell'Universo risulta dalla compenetrazione e dalle reazioni reciproche di due principi dinamici, uno positivo e raggiante, l'altro ricettivo ed assorbente, costituisce uno dei primi e più importanti principi della magia.
Lo ritroviamo alla base di tutti i sistemi teogonici e cosmogonici del vecchio Oriente. In Egitto, ove traspare nel mito di Iside e Osiride, in Cina ove è schematizzato nella figura di Thai-Cuc, nell'India ove ha ispirato il concetto di Shakti, o controparte femminile emanata da ogni dio maschio. (La Madre Suprema è Adi-Shakti, madre della Trimurti quindi di tutti gli Dei e di tutte le cose. Nota di Lunaria). Presso gli Ebrei sembra siano stati simbolizzati da due segni tracciati sul pettorale del gran sacerdote e che testi indicano col nome di "Urim" e "Thumim". Quali erano questi segni? Non abbiamo nessuna informazione e nonostante numerose ricerche non si è potuti giungere fino ad ora a una chiarezza in proposito. Comunque sia, il tempio di Salomone, a detta degli antichi, era un edificio a carattere completamente simbolico. Si accedeva ad un santuario - "Heykahl" - attraverso un portone la cui porta era sostenuta da due colonne di bronzo chiamate "Boaz" e "Jakin". In lingua ebraica "Boaz" esprime l'idea della forza e "Jakin" esprime l'idea di fondare, di costruire. Le due parole riunite significano quindi: "Dio costruisce nella forza il tempio e la religione di cui Egli è il centro".



Tale è la spiegazione degli esegeti cattolici; i Cabalisti (in particolare Albert Pike nel suo "Sepher-ha-Debarim") ne danno un'altra. "Jakin" era una rappresentazione emblematica del pene in erezione nell'uomo e "Boaz" il simbolo del vigore potente e brutale di quest'organo quando sta per raggiungere la matrice. L'insieme, la coppia Jakin-Boaz, le due colonne del Tempio, avrebbero dunque molto prosaicamente significato l'amplesso dell'uomo e della donna. Si ha ragione di credere che Jakin e Boaz ricordassero agli iniziati che vi erano ancora in Fenicia delle Sacerdotesse cortigiane, le "Gedes-Choth", le "Consacrate". Sotto tende lussuosamente intessute queste donne ricevevano gli adoratori e le adoratrici della Dea Asherah (Nota di Lunaria: la "moglie" di javè, prima che il suo culto fu distrutto dalla classe sacerdotale maschile) e prodigavano loro gioie che non avevano che lontani rapporti con le pure soddisfazioni morali risultanti dalla stretta osservanza delle prescrizioni levitiche sulla castità. L'aura voluttuosa dei culti erotici della Fenicia (nota di Lunaria: quelli che la Bibbia per tutto l'Antico Testamento chiama "commettere prostituzione" ovvero adorare Dei e Dee che non fossero il solo javè, all'inizio) non poteva mancare di impressionare fortemente, nella mentalità israelita, una lubricità appena sopita."

Lo stesso re Salomone (XVII secolo a.C) sul finire della vita, si diede all'idolatria e alla "stregoneria" (probabilmente "ritornò" ai culti politeisti visto che gli Ebrei contrariamente a quello che la storia fa passare, erano politeisti. Il culto del dio unico javè fu imposto dai sacerdoti di tale dio, che in questo modo accerchiarono tutto il potere sociale-economico nelle loro mani). Si pensa che Salomone giacque anche con "demoni" (ovvere Dee, visto che gli Ebrei demonizzavano gli Dei degli altri): Lilith, Naamath, Aguereth, Mahala, generando "demoni". Lilith e Naamath furono anche le amanti di Adamo; Eva fu solo l'ultima, e quella più docile e sottomessa.
Salomone, che ebbe un migliaio di spose, tra cui 700 principesse, sposò anche donne fedeli al culto di Astarte/Haschtoreth e quindi probabilmente Sacerdotesse.
In realtà, pur appartenendo a un popolo che "aveva orrore della magia", Salomone la praticò (vedi l'anello di Salomone con i segni combinati e la Clavicola di Salomone) oltre che praticare la Necromanzia. A lui è associato il Sigillo di Salomone, il Magen David, i due triangoli che si intersecano.