Incluso nella produzione cosiddetta "campestre" di George Sand (1804-1876) scrittrice francese animata da spirito femminista, nota per i suoi atteggiamenti anticonformisti, queste breve romanzo dai toni sentimentali propone vicende e personaggi a tutto tondo: il timido amore tra Germain, giovane vedovo con figlio, e Marie, povera ma onesta adolescente di campagna, in una cornice narrativa di piacevole lettura, segna una volta di più il trionfo dei buoni sentimenti.
Gli stralci più belli:
"Finalmente, verso mezzanotte, la nebbia si dissipò e Germain poté vedere le stelle brillare attraverso gli alberi. La luna si liberò dei vapori che la coprivano e cominciò a seminare diamanti sul muschio umido. Il tronco delle querce restava in una maestosa oscurità, ma un po' più lontano, gli steli bianchi delle betulle apparivano come una schiera di fantasmi nei loro sudari. (...) I rami angolosi dei vecchi alberi, irti di pallidi licheni, si stendevano e si incrociavano come grandi braccia scarne sulle teste dei nostri viaggiatori"
"Germain si ritrovò ben presto nel luogo dove aveva passato la notte in riva alla palude. Il fuoco fumava ancora; una vecchia raccoglieva il resto della provvista di legna morta che Mariette vi aveva ammucchiato. Germain si fermò per interrogarla. Era sorda e fraintendeva le sue domande. "Sì, ragazzo mio", disse, "è questa la Palude del Diavolo. è un luogo sinistro e non bisogna accostarvisi senza gettarvi dentro tre pietre con la mano sinistra, facendo con la destra il segno della croce: questo allontana gli spiriti. Altrimenti sono sventure per chi ne fa il giro."
Nota di Lunaria: prima della conclusione della vicenda, l'Autrice descrive uno strano rito di matrimonio: "la cerimonia del cavolo sacro" quale "simbolo della fecondità dell'imene". La descrive minuziosamente (e contiene diverse cose senza senso) dicendo che trattasi di rappresentazione di origine gallica. Dopo tutta una serie di recite, le donne anziane dicono "Bel cavolo, vivi e fiorisci, affinché la nostra giovane sposa abbia un bel bambino prima della fine dell'anno; se tu morissi troppo presto sarebbe segno di sterilità e tu staresti lassù come un cattivo presagio." Alla fine, Sand conclude con "Senza dubbio ci si rifà a un mistero anteriore al cristianesimo, e che ricorda una festa dei Saturnali o qualche baccanale antico. Forse quel pagano (cioè il personaggio che viene impersonato durante tutto il rito) che è a un tempo il giardiniere per eccellenza, non è niente di meno che Priapo in persona, il dio dei giardini e della dissolutezza, divinità che dovette essere pertanto casta e morigerata in origine, come il mistero della riproduzione, ma che la licenza dei costumi e il traviamento delle idee hanno a poco a poco degradato."
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