Lo stigma psichiatrico contro gli "schizofrenici"

Nota di Lunaria: la "Schizofrenia" è il totem della psichiatria, la sua stessa ragione d'essere. Non sono gli "schizofrenici" che hanno bisogno della psichiatria, è questa ideologia che ha assoluto bisogno di loro per giustificare la sua presunta utilità.  Lo sa chiunque abbia letto Szasz o abbia semplicemente un'indole molto lunariale. (la paccottiglia di definizioni psichiatriche su di me non ha mai attecchito, manco quando avevo 13 anni)

Qui riporterò un paio di testimonianze dei diretti interessati, per dimostrare che il problema non era tanto "la loro schizofrenia" (qualsiasi cosa sia) ma lo STIGMA che li ha colpiti, perché l'etichetta psichiatrica infamante li estromette dalla società, li marchia (qualsiasi cosa facciano o non facciano, dalla definizione di "schizofrenico" non escono) e li segrega in un ghetto metaforico rendendoli ancora più soli, peggiorando il problema di partenza.

La persona colpita dall'etichetta disumanizzante, che fa paura, non è più una persona con pregi e difetti, come tutti noi, diventa "lo schizofrenico": tutto ciò che farà o non farà, dirà o non dirà, sarà sempre letto alla luce della definizione del suo marchio. Sono del parere che esattamente come altre categorie di persone stigmatizzate dalla psichiatria, anche queste persone debbano definire se stessi (perché la loro esperienza individuale e incomunicabile è stata commentata non tanto dai diretti interessati, ma dagli psichiatri che definiscono queste persone) tanto per iniziare, rifiutando di definirsi col termine stigmatizzante che li colpevolizza e soprattutto che crea "paura negli altri".

Ovviamente, onde evitare i soliti insulti del tipo "non è vero niente, te lo sei inventata tu, la psichiatria è la panacea di ogni male, solo nell'Ottocento torturava le persone" et similia, saranno riportate i numeri della pagine dalle quali prendo i concetti, tanto per dimostrare che io i libri li leggo (i tizi che mi criticano NO)

N.B Da notare che una bella fetta di letteratura è stata creata proprio da persone "stigmatizzate come schizofreniche\lunatici" e spesso internate: Torquato Tasso, Christopher Smart, Nietzsche, Maupassant, Dino Campana, Blake, Holderlin, de Nerval, Alda Merini, il che dovrebbe servire a demolire il pregiudizio del "gli schizofrenici sono mentecatti, delle zavorre per la società" e a dimostrare che l'esperienza "schizofrenica" possa, debba, sfociare in arte e poesia, rileggendo "da un'altra visuale e con altre lenti" la nostra realtà.

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Pagina 35

"Ricorre, in molte delle narrazioni, la parola stigma: per il "malato di mente", per "il paziente schizofrenico", spesso l'esperienza più lancinante non è quella del delirio, né quella delle relazioni intime: è quella del rapporto con il resto della società"

Pagina 106-109-110-111-112 (testimonianza di Betty)

"Iniziando questa testimonianza desidero subito puntualizzare quanto segue: se noi malati possiamo essere chiamati MMC, Malati Mentali Cronici, allora i professionisti della salute mentale possono essere definiti PSM. Se, cioè, noi possiamo essere ridotti a un acronimo di tre lettere che ci priva fondamentalmente d'identità e individualità, allora anche loro possono rientrare nello stesso calderone."

"E quando ti rifiuti di partecipare ad un'attività o terapia (...) ti tormentano e mandano continuamente nella tua stanza infermiere ed inservienti (...) continuano a tormentarti fino a quando cedi e vai o fino a quando sei talmente frustrata che scoppi a piangere. O talmente esasperata da andare in collera. E in questo modo giustificano le etichette malvage che ti hanno gettato addosso: resistente al trattamento o inadempiente, passiva dipendente, passiva aggressiva, paranoide o disturbo borderline di personalità. Sono tutte etichette diverse, ma significano tutte la stessa cosa: in realtà tu non sei tu. Sei solo una MMC. E ciò giustifica il loro comportamento disumanizzante nei tuoi confronti. (...) Hai cominciato ad assumere e smesso di assumere una pletora di farmaci psicoattivi (...) un anno e mezzo in cui ti sei sentita una cavia pseudoscientifica molto costosa (ho sempre sostenuto che dovrebbe essere il dottore a pagare il paziente e non il contrario, per il privilegio che il paziente dà al medico di provare su di lui l'ultimo ghiribizzo psicofarmaceutico). Naturalmente nel frattempo hai perso il lavoro. Chi potrebbe lavorare durante una così intensa sperimentazione farmacologica? E con la miriade di effetti collaterali tra cui nausea, diarrea, vertigini. Le capacità visive sono così ridotte che non puoi attraversare la strada (...) La pressione è così bassa che non riesci a stare in piedi a lungo (...) Hai di nuovo dolori addominali acuti nel cuore della notte (...) Il dottore ti rivolge le domande preliminari. Poi ti chiede: "Sta assumendo qualche farmaco?" Dopo che hai nominato i farmaci psicotropi che stai prendendo, il suo volto diventa scettico. All'improvviso rifiuta di credere che i dolori che stai provando siano reali. (...) Denunci un PSM per abuso sessuale. Le indagini sono tanto dolorose quanto l'abuso stesso e rimani depressa per giorni. Ma il comitato di inchiesta si pronuncia a suo favore. (...) Lui vince la causa e tu perdi tutta la tua vita. è il suo mondo contro il tuo, e tu hai un marchio psichiatrico. Lui è un professionista rispettato. Tu sei solo una MMC."

"Che cosa hai imparato da MMC? Abuso: fisico, emotivo, spirituale, sessuale e finanziario; umiliazioni, scherno, vulnerabilità, mancanza di credibilità, riduzione a una sigla di tre lettere; lacerazione della dignità, negazione delle tue convinzioni, dei tuoi sentimenti, dei tuoi istinti profondi; sei frustrata, stigmatizzata, ci si aspetta che tu ti conformi; sei sempre in torto; sei messa di fronte ad alternative ugualmente indesiderabili; non ti è data possibilità di scelta; non hai controllo, né la possibilità di amare; non hai nulla; e trovi che sia meglio non provare nulla, non tentare e neppure vivere."

Altre testimonianze: pagina 52

"Forti sentimenti di paura, rabbia e depressione combattevano dentro di me per la supremazia. (...) La mia psichiatra pensò che forse l'aloperidolo poteva aiutarmi (...) ricordo che dopo l'assunzione dell'aloperidolo le mie paure si fecero più intense. Avevo paura dei bambini che vedevo camminare per strada. Cominciai a muovere in modo incontrollato la mandibola finché non mi diedero medicine anche per quello. L'aloperidolo mi rendeva inquieta. Non riuscivo a sopportare gli effetti che aveva su di me, così smisi di prenderlo. Smisi anche di vedere la mia psichiatra perché cominciai a dubitare che gli incontri con lei mi avrebbero aiutata a risolvere il mio problema, cioè essere me stessa."

Approfondimento tratto da Szasz

"In una indagine sulle reazioni alle descrizioni di comportamenti considerati tipici della malattia mentale, condotta in una popolazione campione, egli trovò che "coloro che identificavano un individuo come malato di mente lo respingevano più di coloro che non lo giudicavano tale", e concluse che le sue scoperte "non suffragano le conclusioni di precedenti autori che l'abilità della gente nell'identificare la malattia mentale rappresenti un passo in avanti negli atteggiamenti del pubblico verso i malati di mente. Le scoperte di Phillips offrono un valido sostegno al mio assunto che il lessico delle diagnosi psichiatriche è una gigantesca retorica pseudomedica che giustifica il rifiuto. In breve, gli psichiatri sono i fabbricanti dello stigma medico, e gli ospedali psichiatrici sono le loro fabbriche per la sua produzione in massa.

"Il termine stigma", scrive Goffman, "si riferisce ad un attributo profondamente screditante..."

L'essere ritenuto o definito affetto da disturbo mentale (anormale, folle, pazzo, psicotico, alienato, non ha alcuna importanza quale variante si adotti) è la qualifica più screditante che oggi si possa imporre ad un individuo. La malattia mentale espelle il "paziente" del nostro ordine sociale proprio come sicuramente l'eresia espulse la "strega" dalla società medievale. Questo è l'esatto scopo dei termini stigmatizzanti. "Per definizione", scrive Goffmann, "noi crediamo che una persona bollata da stigma non sia proprio un essere umano. In base a questo assunto esercitiamo una varietà di discriminazioni, mediante le quali in effetti, anche se spesso inconsapevolmente, ne diminuiamo le possibilità vitali. Costruiamo una teoria-stigma, un'ideologia che spieghi la sua inferiorità e che renda conto del pericolo che essa rappresenta, talvolta razionalizzando un'animosità basata su altre diversità, quali quelle delle classe sociale. La psichiatria fornisce la teoria-stigma della malattia mentale, esattamente come l'Inquisizione fornì la teoria-stigma della stregoneria."

Nota: si tenga presente anche la dinamica del capro espiatorio che ha colpito alcune categorie di persone: streghe, ebrei, neri, stigmatizzati con "marchi", con delle "stigmate manifeste" che se sono fisici, portano al razzismo, o se sono comportamentali, portano all'antisemitismo. Nel caso delle "streghe" e dei "malati mentali" le stigmate, i segni, sono "celati" e vanno "scoperti".

PROVE











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