Psicanalisi Cristiana e Tabù e Trasgressione

Nota di Lunaria: laggiù, nel vasto mondo, ci sarà sicuramente qualcuno che ricercherà "della psicanalisi cristiana". Perciò, eccovi accontentati! 

"Gesù trascina al desiderio e non a una morale".

è questa la suggestiva e per certi aspetti rivoluzionaria conclusione cui i due noti psicanalisti francesi giungono in questo libro, frutto di una seconda indagine in chiave psicanalitica della vicenda umana di Gesù, così come è espressa nei vangeli.

La ricerca è articolata, così come nel precedente "Psicanalisi del Vangelo", secondo una serie di domande e risposte nei ruoli di "istituzione psicanalitica" e "paziente", che con una sofferta autoanalisi indaga nelle inesauribili implicazioni del messaggio evangelico situando in campo antropologico la figura di Cristo e la sua missione salvatrice.

Missione che si esplica essenzialmente in un processo di liberazione del desiderio, ossia delle motivazioni profonde dell'animo umano, della sua aspirazione a comunicare, a ritrovarsi in comunione piena e gratificante con se stesso, con gli altri, con la vita.

"Gesù è venuto a liberare il desiderio da tutti i sentimenti di colpevolezza che lo opprimevano."

Colpevolezza derivante dalle leggi e convenzioni farisaiche, che tendono a bloccare ogni esigenza di mutamento, e quindi di ricerca, di libertà, di autenticità, continuando ad agitare lo spettro del peccato.

Al contrario: la predicazione di Gesù documenta che esiste una sola specie di peccato: il peccato contro il proprio desiderio.

Il quale è, fondamentalmente, desiderio d'amare, cioè di spezzare il circuito chiuso dell'individualismo, che è alienazione, per aprirsi e condividere con gli altri la propria vita, la propria ricchezza, la conoscenza, il potere, in questo si riassume l'insegnamento di Cristo: sciogliersi da ogni complesso e tabù per raggiungere la libertà d'amare con la pienezza e l'abbandono che l'animo umano per sua intrinseca natura ricerca.


Altro approfondimento tratto da

Dalle prime pagine

"è possibile dire qualcosa che non sia stato ancora detto su Gesù di Nazareth? Si può non tener conto della massa di studi esegetici, di opere storiche, teologiche, letterarie, scritte su di lui? Ci si può chiedere - come se la domanda non fosse mai stata posta - 

chi è Gesù?"

Nota di Lunaria: Ma certo. Possiamo domandarci chi è Gesù e rispondere con certezza che non è stato una donna e neanche un Dio sotto forma di donna, ma un uomo maschio Figlio di Dio e\o Dio stesso (a seconda che siate TdG o cattolici...) che annuncia un dio padre (questo valido per tutti i cristiani, cattolici o diversamente cattolici...) Con tutto quello che ne è derivato, per 2000 anni di commenti teologici… Ma proseguiamo.

 "Gesù di Nazaret è l'unico uomo che ha tentato un'opera impossibile: cambiare totalmente, anzi capovolgere la "cultura" in cui era nato, affrontandola nel suo "focus", nel suo "centro", distruggendone le strutture portanti, negandone tutti i valori essenziali pur, in apparenza, servendosene."

Nota di Lunaria: la struttura portante del "dio padre" non l'ha di certo distrutta, ma anzi, rafforzata. Ma proseguiamo.

Capitolo I, stralci tratti dalle pagine 30, 31, 32, 33, 34

"La tabuizzazione - cioè quel costume che si ritrova in tutte le società e che isola, fa "evitare" alcune persone o alcuni oggetti in quanto ritenuti impuri o contaminanti - e le norme rituali che circondano le donne ebree durante il ciclo mestruale sono quanto mai pesanti e coercitive.

Tuttavia nessun commentatore, a cominciare dagli evangelisti stessi, ne parla. (...) Ho dovuto perciò necessariamente supporre che il silenzio su questo fenomeno fosse voluto. In pratica, tranne vaghissimi accenni, anche i commentatori dei vangeli hanno taciuto il più possibile nei confronti di questo comportamento di Gesù, un comportamento che era certamente di rottura: è impossibile infatti che qualcuna delle donne con le quali Gesù è stato in contatto non fosse in qualche momento mestruata.

Ma questo è solo un esempio che mi serve per dimostrare come tutta la vasta letteratura che esiste sui vangeli sia in realtà poverissima, se non addirittura inesistente, per quanto riguarda i problemi che si pongono con immediatezza non appena ci si interroghi sul contenuto evangelico con le chiavi antropologico-culturali.

Di tutto quanto sono venuta dicendo risulta perciò chiaro che molte delle cose che vengono affermate nei vangeli sono totalmente in contrasto con ciò che gli ebrei del tempo credevano e che all'interno stesso dei vangeli vi sono numerosi contraddizioni e silenzi inspiegabili. 

Si può dedurre quindi una premessa di carattere metodologico scientifico: tutto quello che è in contrasto con la cultura del tempo deve essere stato realmente detto e fatto da qualcuno che chiamiamo Gesù di Nazaret, mentre quello che corrisponde almeno in parte, alla cultura del tempo "può" essere stato detto e fatto dallo stesso Gesù (quando non è in contraddizione con gli assunti che appartengono nettamente a lui) oppure è dovuto ad una rielaborazione, ad aggiustamenti di significati o addirittura a invenzioni di coloro che hanno scritto i vangeli. è facile comprendere come ciò che è del tutto in contrasto con la cultura del tempo debba essere considerato realmente appartenente a Gesù: nessuno può averlo rimaneggiato proprio perché non veniva capito. (...) è in base a questo principio che si possono leggere i vangeli, facendo in qualche modo una cernita di ciò che veramente ha detto e fatto Gesù e quello che quasi certamente è dovuto ad una rielaborazione o addirittura ad una invenzione dei discepoli perché reinseriva nel contesto del già conosciuto culturalmente quello che poteva esservi integrato dandogli un senso non in contraddizione con i valori della cultura precedente.

Tuttavia, anche quello che non era del tutto in contraddizione, può essere stato detto o fatto da Gesù (...) non è possibile uscire del tutto dalla propria cultura, ma Gesù probabilmente non aveva altro mezzo, per fare arrivare il proprio messaggio, che servirsi dei valori e dei costumi della società in cui viveva (...) Un dato di fatto comunque rimane: le rotture più radicali, più profonde che Gesù ha fatto con la storia e con la cultura dell'Antico Testamento, non sono state capite neanche dagli apostoli, dai discepoli a lui più vicini; neanche da coloro che, per tener fede a quello che ritenevano che fosse il suo messaggio, sono stati pronti a dare la vita."

"è difficile stabilire se sia stato Gesù o siano stati gli apostoli a rompere la cultura ebraica, in quanto in realtà ci sono stati due piani di rottura: il piano del significato, del valore, già presenti come "attesa", nell'ebraismo, che Gesù ha tentato di portare a compimento, e quello degli apostoli, dei discepoli che hanno costruito dopo la morte di Cristo, una cultura e una società diversa da quella ebraica, e quindi l'hanno rotta, in apparenza, più di Gesù. Ma, riedificando le vecchie strutture del sacro, gli apostoli hanno ristabilito le costanti di ogni religione in quanto "potere", in quanto "istituzione" e in un certo senso hanno perfino tolto all'ebraismo quella connotazione di diversità che lo caratterizza di fronte a tutte le altre religioni."


P.S Qui trovate un'altra sciccheria cattolica che solo io potevo pensare di condividere su internet 😁

https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/facciamo-un-altro-regalo-ai-cattolici.html



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