L'Antica Petra delle Madonie

Nota di Lunaria: il libro è del 1977, quindi non so se tutti i concetti che si trovano scritti siano ancora validi, attendibili o esistenti.

Il Santuario della Madonna dell'Olio sorge nell'aperta campagna sul declivio di una estesa collina a 660 m. di altitudine, nel territorio del nuovo Comune di Blufi, provincia di Palermo, diocesi di Cefalù.


Prima dell'autonomia comunale concessa nel 1972 a Blufi, piccolo centro agricolo montano, in continuo sviluppo, il Santuario faceva parte del Comune di Petralia Soprana, antichissima cittadina delle Madonie.

La chiesa è sempre stata denominata col titolo di Madonna dell'Olio.

La denominazione deriva dal famoso olio minerale che da tanti secoli affiorava in una vicina fonte, e veniva adoperato come farmaco nelle malattie cutanee e rimedio vermifugo.

Non si può escludere l'ipotesi che la denominazione possa essere derivata anche dall'abbondanza d'oliveti nella zona in tempi remoti: infatti la vicina sottostante pianura del fiume Imera Meridionale forniva ortaggi alle Petralie e veniva e viene chiamata "Giardini d'Oliva"; l'antico mulino a forza idraulica, ora in rovina, era chiamato "Mulino d'Oliva" e il torrente che scorre vicino al Santuario e lambisce il terreno della "Chiusa della Madonna" segnata nelle carte topografiche col nome di "Torrente d'oliva".

Qualunque sia l'origine del nome, la caratteristica del Santuario è la vicina fonte d'Olio minerale.

Di questa fonte d'olio o petrolio misto ad altri idrocarburi fanno menzione geologi e storici antichi.

Anche lo stagno d'acqua dannosa per le serpi ma salutare per gli uomini, esistente nel territorio di Petra (Petralia Soprana) di cui parla Gaio Giulio Solino, geografo e naturalista del III secolo d.C.

Alcuni storici ritengono che l'antica città Petra delle Madonie venne in seguito chiamata Petralia perché vi era questa sorgente d'olio.

Uno storiografo, Vito Amico, scriveva nel suo Lexicon Topograficum Siculum, stampato a Palermo nel 1757, "Nel territorio [di Petralia Soprana] c'è una fonte celeberrima d'olio galleggiante, che, raccolto di mattina viene conservato nei vasi. Vicino c'è la chiesa rurale della Madre di Dio con custodi eremiti"

L'olio è indicatissimo per curare le malattie cutanee, sgorga abbondantemente: per questa fonte la città viene chiamata Pietra dell'Olio e volgarmente Petralia.

L'olio di questa famosa fonte è chiamato "Olio della Madonna" e con devozione mariana è stato sempre usato come farmaco e per chiedere grazie straordinarie.

Venne anche eseguita un'analisi chimica su un campione d'olio prelevato e si scoprì che conteneva composti solforati, acidi naftenici ed ossigeno proveniente dalle resine.

Da un atto notarile del 1479 sappiamo che certi uomini lebbrosi vennero trovati in terra di Petralia presso la fonte del petrolio.

L'olio benefico e guaritore di questa fontana è celebrato in un'antica poesia siciliana del '700.

Nota di Lunaria: riporto il testo, ma non hanno messo la traduzione in italiano, anche se dovrebbe essere abbastanza comprensibile…

LA MATRI DI L'OGHIU

Evviva di l'oghiu

la matri d'amuri

lodamu tutt'uri

divoti nui ccà.

Si chiama di l'oghiu

sta bedda Signura

pri l'oghiu ch'ognura

scurri di ccà.

Sintiti chi dici:

lu corpu ristora

e l'animi ancora

chist'oghiu chi è ccà.

Di l'oghiu surgenti

chist'è la funtana

chi tutti cci sana

li malignità.

Chist'oghiu divinu

di l'altu calatu

ad ogni malatu

saluti cci dà.

Lu vostru sant'oghiu

o bedda Signura

di subitu allura

guariri nni fà.

Lodati vui dunca

divoti ccu mia

sta bedda Maria

ch'è tutta buntà.

Lodatila spissu

cui amuri ed affettu

cu summu dilettu

chi pregiu nni fà.


Una leggenda racconta che quest'olio, prima, era commestibile, poi, siccome qualcuno ne attingeva troppo di notte, venne trasformato in liquido nero. La leggenda dell'olio prima commestibile troverebbe credibilità in alcune parole di Aristotele che scriveva esistere in Sicilia nell'agro sicanico un liquido di sorgente, di sapore salso e acidulo, adoperato come condimento in alcune vivande.

Le origini della chiesetta che sorge lì sono antichissime: già nel VIII secolo esisteva una cappella dedicata alla Madonna dell'olio.



Secondo gli storici e gli archeologi, le pietre intagliate che stanno sull'orlo della predella dell'altare maggiore sono del XII secolo.

Nella campanella c'è inciso, insieme a tre foglie, l'anno 1135.

La fama di questo piccolo santuario era nota anche a Roma perché nel 1585 si concedeva un'indulgenza di 200 giorni ai fedeli che recitassero le litanie in questa chiesa.

Erano presenti tre fosse sepolcrali, che scomparvero nel 1950, quando il pavimento venne rifatto; tuttavia, anche dopo la nuova pavimentazione, qualche tomba e lapide sepolcrale è rimasta nei muri laterali della cappella della Madonna.

A poca distanza della chiesa, quando le leggi del Regno d'Italia proibirono la tumulazione dei cadaveri in chiesa, venne costruito un piccolo cimitero nel 1880 per i defunti di Blufi.

La facciata della chiesa è un esemplare di stile settecentesco siciliano.

Il 13 agosto 1973 di fronte alla chiesa venne innalzata una stele mariana, alta 10,55 metri, con disegno in ferro battuto.










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