I manicomi italiani, prima dell'entrata in vigore della legge Basaglia, erano un vero e proprio inferno. Molestie, violenze, abusi e l'immancabile elettroshock.
Una storia vera, attraverso le torture nei manicomi degli anni Settanta. (vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2021/08/storie-di-violenza-psichiatrica.html)
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Il ragazzo strillava, riuscì a divincolarsi e ripiombò sul pavimento. Un infermiere, furibondo, cominciò a prenderlo a calci. Continuò a colpirlo facendolo sanguinare, finché perse i sensi. Poi, i due infermieri insieme infilarono le mani sotto le ascelle del ragazzo e lo trascinarono lungo il corridoio. Terrorizzata, chiesi: "Dove lo portano?" "Ancora non l'hai capito dove ti trovi? Sei al manicomio!", mi rispose l'infermiera. Sentivo il cuore che mi rullava nel torace, vedevo sul pavimento il sangue di Michele. Avvertii un conato di vomito. Cosa avevamo fatto Michele e io di tanto orribile per meritarci tutto questo? […] Totò mi afferrò per le braccia. Lo guardai a lungo, come finora non l'avevo ancora guardato. Camice pulito, perfetto, fin nelle pieghe delle maniche. Solo una macchia di terra, o forse sangue, sul risvolto dei pantaloni. Bianchi, come quella stanza dove la mente si perde. [...] Le lacrime, le conservai dietro agli occhi. Il volto freddo, inattivo. Gli occhi gonfi di dolore, si chiusero piano, avvolti dal silenzio. Quell'infermiere non era un uomo. Era un mostro travestito da uomo.
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"Cosa mi fate adesso?", mi ritrovai ancora a piangere, ancora preda del terrore. (...) Mi spalmarono un gel sulle caviglie e sui polsi, poi li cinsero con delle fasce. Mi misero una fascia da cui uscivano tanti fili attorno alla testa, stringendola forte. (...) Le mie urla di disperazione spezzarono le loro risate. "Vuoi fuggire? Vuoi suicidarti? Chi se ne importa, tanto nessuno avrà da ridire. Tu sei in manicomio, dove ci sono i malati mentali, ragazzina." (...) Mentre l'infermiera si avvicinava stringendo una siringa io, terrorizzata, mi misi a urlare. Mi iniettò una sostanza. Presto non avvertii più i muscoli. Era una sensazione orrenda, ero sveglia ma incapace di muovermi. (...) Il mio corpo fu percorso da una violenta scarica elettrica, quattrocento volt, avvertivo il sangue scorrere più forte nelle vene. (...) Dopo una convulsione ci vogliono ore e anche giorni prima di riprendersi. A volte può bastare anche un solo elettroshock a causare una demenza permanente. Non ricordavo più nulla, mi avevano oscurato la mente. Non sapevo chi ero, dov'ero, che giorno era, quanti giorni erano passati. Il mio corpo era rilassato, defecava, si bagnava, sbavava, mi venivano attacchi di epilessia… il naso perdeva sangue, non potevo leggere. Hanno rovinato la mia vita. Hanno stuprato la mia mente… Quando mi ripresi ero tutta sporca di sangue, bava ed escrementi. Ancora adesso, a volte, mi sembra di sentirmi addosso quell'odore nauseante.
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Una sera vennero a prendermi due infermieri. Mi dissero che dovevano visitarmi. Mi spogliarono, io ero paralizzata dalla vergogna, incapace di agire. Mi misero sul letto, mi legarono polsi e caviglie e mi bendarono gli occhi. (...) Poi avvertii delle gocce cadere sulla mia testa. (...) Non era acqua, era urina.
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(...) Quella notte avevano immobilizzato una giovane paziente che dormiva su un lettino nel reparto (...) La paura mi inghiottì, avevo capito che la prossima sarei stata io. (...) Seppi che si chiamava Teresa. L'avevano violentata a turno. Sedavano e intontivano con i farmaci anche altre ricoverate, poi le sottomettevano e le costringevano a prestazioni sessuali. Quando non le ottenevano, le riempivano di botte e poi facevano passare gli ematomi per conseguenze dell'autolesionismo delle pazienti.
Per approfondimenti sulla violenza psichiatrica vedi il documentario "Psichiatria un'industria di morte"
e "I manipolatori della pazzia" di Thomas Szasz
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-della-psichiatria-raccolta-di.html
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