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Il folklore piemontese era popolato da streghe (masche), fate (fantina), lu barbaricciu (folletto tipo farfarello). Il Biellese, in particolar modo, è una delle zone più ricche di leggende di tutta l'Italia del Nord. Si pensava che le masche facessero incantesimi d'amore e di vendetta: per ottenere l'amore era necessario pungersi un dito, versare qualche goccia di sangue in un bicchiere di vino e darlo da bere alla persona che si voleva incantare; se invece si voleva eliminare un rivale in amore si doveva fargli bere vino e unghie polverizzate.
Come facevano le persone a scongiurare gli incantesimi delle masche?
Per esempio, quando la grandine minacciava il raccolto, la gente di Torazzo esponeva il tridente e la catena del focolare sull'aia in forma di croce e bruciava sul fuoco nove chicchi di granoturco.
A 1200 metri di altitudine sul monte Vandalino, non molto distante dal Bars d'la taliola (caverna rocciosa sullo sperone del Castelluzzo, che servì da rifugio per i valdesi durante le persecuzioni) si notano sulla roccia degli incavi aventi forma e dimensioni di un piede, detti "Peà dar diàu", "pedate del diavolo". Si tratta, forse, di antichissimi fori di assaggio per la ricerca di minerali, ma secondo la leggenda, li produsse il diavolo, che scagliato sulla Terra da Dio, urtò con i piedi in quel luogo e con la testa a valle, mentre la sua gerla piena di anime dannate avrebbe dato origine alla rocca di Cavour. Sulla strada che porta al Serre di Angrogna, a poca distanza dalla Ghieisa d'la Tana, Chiesa della Tana, una caverna chiamata così perché serviva ai valdesi per celebrare i loro riti, si trova una roccia a strapiombo detta Roccio d'la Fantina. Si crede che una fata, da mezzanotte all'una della Notte di Natale, o di Capodanno secondo altre fonti, sieda filando e lasciando penzolare il fuso: il giovane che riuscirà ad afferrarlo si assicurerà l'amore della fanciulla amata. Anche in Val Germanasca esiste un altro Roccio d'la Fantina: è una roccia protetta da un leggero strapiombo, recante numerosi e strani segni tracciati con calcina, che risalgono ad epoche preistoriche. Secondo la leggenda, chi riuscirà ad interpretare quei misteriosi caratteri potrà scoprire tutti i tesori nascosti nella valle.
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