Luna d'Ottobre (Super Junior Horror)

La quindicenne Rachel e i suoi genitori hanno appena lasciato la California per stabilirsi in Irlanda: ed è subito terrore: incendi, intrusi che non lasciano tracce, la distruzione di preziosi volumi antichi. Chi, o che cosa, vuole impaurire Rachel e scacciare la sua famiglia? La polizia sospetta si tratti di terroristi, ma se fossero all'opera poteri ben più sinistri?

Toccherà a Rachel scoprire la verità, trovandosi così coinvolta in una trama infernale.

Perché alla vigilia di Ognissanti, quando le porte dell'aldilà si spalancano e gli incubi diventano realtà, sotto la luce spettrale della luna piena d'ottobre, l'inimmaginabile orrore di una maledizione secolare si risveglia per gettare la sua ombra malefica su chiunque possieda la casa dove dimora Rachel...


Gli stralci più belli...


Quale malvagità si ridesta, quali ombre strisciano, quali creature si celano, quale orrore incombe, sotto la Luna d'Ottobre.

Gli spari riecheggiarono nella notte silenziosa. La figura distesa sul letto tremò e indietreggiò nell'ombra, lasciandole andare la mano. Rachel arretrò terrorizzata. La mano che le aveva stretto il braccio si era contorta in un artiglio orribile, la carne pallida coperta di peli, e lunghe unghie nere.  Si addossò alla parete, incapace di staccare gli occhi dalla sagoma del letto. Di colpo la porta si spalancò: un cane enorme dagli occhi feroci entrò nella stanza e si accucciò accanto al letto. La luce della luna dava al suo pelo una sfumatura opaca, conferendogli un aspetto teatrale. Nell'ombra, i suoi denti scintillavano bianchi. Un altro cane entrò, seguito da un terzo e da un quarto, tutti della stessa razza. Si unirono a quello accucciato accanto al letto e si voltarono verso di lei, fissandola senza emettere un suono. 

***

Acuto, spettrale, terrificante, un ululato rimbalzò sulla pianura, seguito, pochi istanti dopo, da un secondo e da un terzo. 

Robert Stone, che si trovava sul prato davanti al salotto, bevendo una tazza di caffè nero, inclinò la testa in ascolto. "Lupi", disse. 

***

"Tutto", disse Piers de Courtney, "iniziò non duecento anni fa, ma molto tempo prima. Nell'anno di nostro Signore 1185 un sant'uomo, Giraldus Cambrensis, fa riferimento alla leggenda di questo clan... ma in realtà la storia è ancora più antica. Tutto iniziò con l'abate Natalis, un sant'uomo seguace del vescovo Patrizio. Anche Natalis teneva una specie di diario. Ascolta, dunque, la leggenda del clan di Natalis."

"In verità, questa è una landa di terrori. A volte penso che Iddio abbia distolto il viso da questi luoghi. Qui, è freddo persino il più caldo dei giorni d'estate; piove ogni giorno, e gelido è il vento che soffia dalle terre del Nord. Il freddo ha ucciso molti dei miei confratelli e, nonostante la mia ancora giovane età, io stesso mi sento le ossa rigide e le giunture dolenti. Ma Patrizio, che fu il primo a portare la parola di Dio in questo luogo orrendo, superò ben altre difficoltà, e il suo esempio mi è di sostegno. 

Questa terra è maledetta. I morti parlano e camminano e gli indigeni ne accettano tranquillamente la presenza. Il silenzio della notte è percorso dal gemito della stregata annunciatrice di morte e il diavolo galoppa nelle fitte foreste. Coi miei occhi ho visto spettrali globi di fuoco pallido librarsi sulle brughiere: molti li hanno seguiti... per non più tornare. Queste genti pagane narrano del Piccolo Popolo e dei Signori della Luce, parlano di isole magiche e di villaggi celati nelle viscere della terra o sul fondo dei laghi. E taluni di questi laghi sono infestati dall'orrido Peist, talvolta descritto come un drago o come un serpente..."

***

Rannicchiata contro le scale, Rachel fissava Madoc alla luce della candela. Era seduto di fronte a lei, con la schiena appoggiata al muro umido della cantina, le gambe contro il petto, i polsi incatenati stretti intorno alle ginocchia. Aveva gettato la testa all'indietro e, sotto le palpebre, i suoi occhi guizzavano qua e là. Rabbrividì e spalancò la bocca in un enorme sbadiglio crocchiante, la carne che si ritraeva dalle gengive. Rinchiuse i denti con uno schiocco. Poi cominciò ad aprire e chiudere i pugni, con le catene che gli tintinnavano attorno ai polsi. Quando Rachel tornò a guardargli il viso, la trasformazione era iniziata. I lineamenti si erano deformati: gli zigomi più aguzzi, l'osso del naso più spesso, la mascella inferiore si era ritirata, scoprendo i denti. Sulle guance e sulla fronte erano comparse chiazze d'ispido pelo rossastro e altro pelo continuava a spuntare. La pelle gli si increspò... no, non la pelle, ma i muscoli e i tendini sotto la pelle. Il ragazzo tremò e si contorse e cadde riverso su un fianco.  "Madoc?", bisbigliò Rachel. La sagoma si mosse. E un enorme lupo dal pelo fulvo e dagli occhi verdi avanzò nella luce della candela.





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