Slovenia Pagana (parte I): Triglav, Vesina, Black e Sympho/Folk Metal!


Suddivido l'argomento in due parti vista la mole di argomenti e di band da trattare; stasera vedremo il monte Triglav, Vesina, i bastoni Butara e ovviamente la prima carrellata di band slovene che vi consiglio di ascoltare :D

Info tratte da 




Storia

La Slovenia è antica quanto le sue montagne e moderna come il suo futuro. Le sue origini come narod (popolo) risalgono ad almeno un millennio e mezzo fa, mentre lo stato-nazione è un'entità molto più recente: il paese è stato dichiarato repubblica indipendente solo nel 1991. La storia della Slovenia inizia con la migrazione in massa dei Celti, mentre alla fine del XIII secolo arrivarono gli Asburgo che si trattennero nel paese per oltre sei secoli.
La regione che ospita l'attuale Slovenia è stata sede di diversi insediamenti umani sin dal paleolitico. In una grotta situata nei pressi di Orehek sono stati ritrovati oggetti in pietra risalenti al 250.000 a.c.
Durante l'Età del Bronzo (tra il 2000 e il 900 a.c.) le zone paludose situate a sud dell'odierna Lubiana e intorno al Lago di Cerknica erano abitate da popolazioni dedite all'agricoltura e allevamento. Queste comunità vivevano in capanne circolari collocate su palafitte e scambiavano merci con altri popoli lungo la cosiddetta Via dell'Ambra che collegava i Balcani all'Italia e all'Europa settentrionale. Intorno al 700 a.c. questi insediamenti furono spazzati via dalle tribù illiriche provenienti da sud, dotate di utensili e armi di ferro che si insediarono per la maggior parte nella zona sud-orientale del paese ed eressero numerose fortezze in posizione elevata. Questi centri raggiunsero l'apice del loro sviluppo tra il 650 e il 550 a.c durante la cosiddetta "Civiltà di Hallastatt". In alcune tombe situate nei dintorni di Stična e Vače sono stati ritrovati elmetti di ferro, spade, gioielli in oro e situlae (paioli goffrati) e anfore che riportano i tipici motivi geometrici della cultura di Hallstatt e scene di battaglia o di caccia. L'arte della cultura di Hallstatt è caratterizzata da un elegante stile geometrico nel quale prevalgono motivi di uccelli e di figure appaiate.
Nel 181 a.c i Romani fondarono nel Golfo di Trieste la colonia di Aquileia (Oglej in sloveno) allo scopo di proteggere il loro impero dalle incursioni delle tribù barbare. Due secoli dopo le legioni romane conquistarono il regno celtico del Norico, espandendosi nel resto della Slovenia e dell'Istria. In seguito, suddivisero questa zona nelle province del Norico, della Pannonia superiore e inferiore e dell'Histria, ribattezzata poi Illyrium e costruirono diverse strade per collegare i loro nuovi insediamenti militari. Da questi insediamenti si svilupparono città come Emona (Lubiana), Celeia (Celje), Poetovio (Ptuj) dove sono ancora presente le vestigia del dominio romano.



Gli antenati degli attuali sloveni giunsero dal Bacino Carpatico nel VI secolo e si insediarono nelle valli dei fiumi Sava, Drava e Mura e nelle Alpi orientali. Nelle loro terre d'origini gli slavi vivevano pacificamente in insediamenti costruiti nelle foreste e lungo le sponde dei fiumi e praticavano l'agricoltura disboscando e incendiando i boschi per ricavare terreni da coltivare. Questo popolo superstizioso credeva nell'esistenza delle Villi (fate e spiriti femminili del bene e del male) e adorava un pantheon di divinità maschili e femminili.


Il Culto del Monte Triglav e delle grotte

Dicono che uno sloveno non possa definirsi tale fino a quando non avrà raggiunto la vetta del monte Triglav ("Tricorno", "Tre Teste"). Da oltre un millennio il monte di pietra calcarea alto 2864 metri chiamato Triglav è fonte di ispirazione e oggetto di devozione per gli sloveni, al punto da comparire persino nella bandiera nazionale.

I primi slavi credevano che questa montagna fosse abitata da una divinità con tre teste che governava il cielo, la terra e il mondo sotterraneo.
Il lago Jasna vicino a Kranjska Gora (Slovenia)

Per quanto riguarda le grotte, le più note sono quelle di Postojna e Skocjan. Sono grotte caratterizzate da bizzarrie calcaree che in tempi antichi erano sedi di culti litolatrici.
Le grotte erano sedi di culti della fertilità dedicati a due dei maggiori Dei del pantheon sloveno:










Approfondimento sul Palo di Maggio

tratto da 




è l'Axis Mundi intorno al quale ruota l'universo. L'albero spogliato del fogliame che simboleggia il mutamento, diventa l'asse o centro immutabile. Il palo è il simbolo maschile-fallico e il disco alla sua sommità è il simbolo femminile: insieme raffigurano la fertilità. I sette nastri sono i colori dell'arcobaleno. Il Palo di Calendimaggio simboleggia anche il numero 10: il palo è l'"1" e lo "0" è il disco e il cerchio formato da quelli che danzano intorno al palo.
Originariamente era il pino sacro di Attis, che veniva portato in processione, oppure su un carro, fino al tempio di Cibele e lì eretto per essere venerato; era seguito da uomini, donne e bambini e intorno a esso si danzava. In seguito questa cerimonia apparve nelle Ilarie romane, le feste di Primavera, e poi nelle celebrazioni di Calendimaggio della Regina di Maggio e dell'Uomo Verde (ovviamente scopiazzato dal cattolicesimo, visto che a maria è dedicato maggio. Nota di Lunaria).


Si ritiene inoltre che i nastri del Palo di Calendimaggio derivino dalle fasce di lana legate intorno al pino di Attis. L'intera cerimonia simboleggia il rinnovamento della vita, l'unione sessuale, la resurrezione e la primavera.

Nota di Lunaria: anche nel folklore sloveno c'è una sorta di Palo di Maggio, il Butara, usato per festeggiare Vesina/Maya (versioni slovene di Vesna: l'usanza è stata mantenuta anche nel cattolicesimo, difatti gli sloveni ancora sfilano in processioni col Butara.


E PER QUANTO RIGUARDA LA SCENA MUSICALE?

La scena metal slovena è davvero viva e ricchissima anche se il 99% delle persone, parlando di Slovenia, citerà sempre e solo i Laibach;


 


tuttavia con questo articolo spero di dare visibilità anche a tutte le altre band! Avevamo già conosciuto gli Smargroth con il loro Black Metal epico, http://intervistemetal.blogspot.it/2014/01/smargroth-black-metal-dalla-slovenia.html


e sempre Black Metal (di matrice classica, quello "zanzaroso") propongono gli Ater Era 



mentre Aschmicrosa presenta una sorta di Black Metal Ambient ritualistico (c'è da dire che però il Nostro non brilla di perizia tecnica né di un songwriting particolarmente ispirato... e tuttavia si diverte a citare/parodizzare tutti i più logori cliché associati ai Black Metallari... che sicuramente faranno venire un colpo ai cristiani xD sto quasi pensando di segnalarlo ai cari cristianucci del centro culturale san giorgio, così il Nostro diventa finalmente famoso e temuto da tutti i cristianucoli! Lol xD) 




Anche Beli Tržaški Breg non brilla per particolare bravura, anche se di sottofondo (difficile dirlo, data la qualità di registrazione pessima!) sembra di sentire qualche spunto melodico; c'è da dire che con quelle spoken word in sloveno (!) che sembrano messe a casaccio, non è che sfoggi un talento da singer sopraffino... 



Un altro esponente del Black di taglio lento e depressivo è Noč (che si situa nella media discreta del genere); Metal Archives ci avvisa che il Nostro però ha cambiato genere, dedicandosi anche ad esperimenti ambient e rap...

 


Gli Aperion propongono un Symphonic Metal (ma siamo più dalle parti dei Lacuna Coil che non dei Nightwish Tarja-era...) spruzzato di folk (di tanto in tanto); non sono male, certo, niente di davvero originale, stazionando su stilemi portati alla ribalta già dai Lacuna Coil, ma tuttavia il loro compitino lo svolgono dignitosamente.





Anche gli Avven e gli Zaria propongono un Folk/Power Metal molto ballabile e dinamico: gli Avven potrebbero piacere ai fans dei Rhapsody di song come "Holy Thunderforce", 






gli Zaria sono leggermente più sinfoneggianti e tecnici (merito anche della voce femminile alla Tarja).




Altra voce femminile è quella dei Brezno (hey! lo sloveno cantato al femminile non è per niente male! Tutt'altra cosa dai berciamenti di Beli Tržaški Breg!), che ci propongono una bella ballata malinconica, intensa e struggente e un pezzo dal piglio più folk.