Metal e Letteratura Baltica (2) la Lettonia


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Nota: alcuni nomi sono scritti senza accenti, questo perché la mia tastiera non ha quei segni grafici che i lettoni mettono sulle "e", sulle "c" o sulle "i"!!!

 
Il patrimonio culturale del mondo baltico pagano consisteva nella mitologia e nella cultura orale, di cui resta ancora oggi traccia in racconti e canti popolari. Perciò qualsivoglia storia delle letterature baltiche, per quanto breve, non può prescindere dell'ampio patrimonio dei canti. Essi costituiscono la fonte privilegiata per conoscere il passato dei popoli del Baltico, i loro usi e costumi pagani, la loro visione del mondo, cui fanno frequente riferimenti antropologi, etnologi e linguisti. Pervenutici in numero enorme, questi canti, alcuni dei quali risalgono all'epoca precristiana, datano a partire dal XIII secolo. Come ricorda lo studioso lettone Walters: "Le dainas (*), i canti popolari lettoni, sono comparabili ai più bei poemi della letteratura mondiale. Si cantavano in Lettonia molto tempo prima che la Francia vedesse nascere i trovatori e la Germania i Minnesanger, molto prima del secolo di Dante e di Chaucher, in un'epoca in cui la Russia non aveva ancora prodotto i cantari delle geste di Igor". Caratterizzati da un accentuato lirismo, i canti popolari baltici sono componimenti in genere molto brevi, di 4-5 versi, con prevalenza di temi naturali e familiari, talvolta satirici o guerreschi, talvolta erotici.

Anche per la Lettonia, la storia della letteratura inizia dall'ampio patrimonio della cultura orale rappresentato dalle dainas. Come nel resto del Baltico, anche in Livonia l'interesse per la lingua del popolo prese piede nella seconda metà del XVI secolo, favorito dall'avvento della Riforma prima e della Controriforma poi. A quell'epoca risale la stampa del primo libro lettone, una traduzione del "Cateschismus catholicorum" di Canisius apparsa a Vilnius nel 1585. Altri autori che trattarono la traduzione di testi religiosi furono Rivius e Reimers. Importante fu l'opera di Elgers, autore di canti religiosi, di un catechismo e di un grande Dictionarium polono-latino-lottavicum.
Ma il vero sviluppo della letteratura lettone si verificò nel corso del XVII secolo, quando la parte più settentrionale del paese passò agli svedesi. Furono date alle stampe le opere di Mancelius (1593-1654) composte in lingua lettone e pubblicate col titolo di "Lettus" (1638) e di "Lettische Postill" (1654). Uscirono anche i lavori di Fürecker e di Glück, primo traduttore della bibbia in lettone.
La fine del XVII secolo vide una copiosa produzione di opere grammaticali e lessicali; Langius redasse un dizionario lettone-tedesco e una grammatica lettone in lingua tedesca. Adolphy pubblicò una grammatica che servì da modello ai suoi successori; Wischmann scrisse celebri testi di poetica.
Il XVIII secolo si caratterizza per opere narrative e didattiche sulla scorta delle idee dell'Illuminismo Tedesco. Fra gli autori, spicca Stender, traduttore di Esopo e altri classici nonché autore di trattati di scienze naturali, matematica e cosmologia. Suo figlio fu autore della prima commedia in lettone. Merkel è noto per l'opera "Die Letten" ("I Lettoni", 1796) che fece conoscere il popolo lettone nel mondo. Bielenstein scrisse una monumentale grammatica lettone. In quegli anni Herder si interessò con passione alla cultura lettone, soggiornando a Königsberg e Riga per studiare la poesia popolare.

La rinascita storica della nazione lettone inizia ufficialmente nel 1856, quando i "Jaunlatvieši" ("i giovani lettoni") guidati da Valdermārs, iniziarono a riunirsi per discutere di letteratura, arte, politica: le loro simpatie andavano al movimento nazionale, fino ad allora combattuto dalla Russia Zarista e dalla nobiltà latifondista di origine tedesca. Valdemars pubblicò anche un giornale in lettone, mentre Alunāns fu il poeta e il linguista del movimento. Barons invece si dedicò alla raccolta e pubblicazione delle dainas.
Nel 1869 venne fondata la Società lettone di Riga, che divenne il centro della vita intellettuale de movimento nazionalista; si fece largo la figura di Kronvalds. La fine del XIX secolo vide l'affermazione di correnti artistiche tardo romantiche e decadenti, fondate su temi relativi ai mitici eroi del passato che lottarono contro gli insediamenti dei Cavalieri Teutonici: Auseklis, Pumpurs (autore del poema epico "Lācplešis", "Lo squartatore di orsi"); i fratelli Kaudzite scrissero insieme il romanzo satirico "Mernieku laiki" ("I tempi degli agrimensori", 1879) mentre Alunāns fu l'iniziatore del teatro nazionale.

Nella ormai cresciuta stampa lettone trovavano spazio le nuove idee socialiste, i temi dei movimenti letterari dell'occidentale, le filosofie importate dall'estero. Il movimento nazionale cresceva e si mettevano in dubbio i secolari privilegi dei "baroni baltici". In letteratura ciò favorì l'affermarsi di correnti, realiste e naturaliste, rappresentate da Poruks, Blaumanis, Veidenbaums e Brigadere. All'anima socialista appartenevano anche il poeta Rainis e la sua compagnia Aspasia, a lungo esuli in Svizzera.


"Esule" di Jānis Rainis (**)

Un vuoto in petto,
tutta un disgusto l'anima,
si lascia, il cuore.
Derubato, spogliato,
abbandonato solo;
potersi sperdere
in un abisso.

Oh una parola
d'umanità!
Se nel passare
gli occhi volgessero!

Derubato, spogliato,
abbandonato solo!
Solo!


In questo contesto maturò il distacco della cultura lettone dalla doppia influenza russa e tedesca e si manifestò un orientamento più marcato verso le culture romanze (Virza e Sterste), nello sforzo di dar vita a un'arte nazionale di elevato livello. Della ricca pleiade di autori influenzati dal simbolismo russo si ricordano Eglitis, Skalbe, Jaunsudrabins; il capolavoro di Virza, "Straumeni", prende invece il nome da una fattoria della Semigallia, assurta a simbolo della vita rurale. Caks fu il riformatore della struttura metrica del verso lettone. Con l'annessione all'URSS, nel 1940-1944, il mondo letterario si divide fra gli esponenti esiliati in Germania, Svezia, Usa e Canada e quelli rimasti in patria, vincolati ai criteri del realismo socialista, come Upits, premio Stalin per la letteratura.
Alcune nuove tendenze appaiono a partire dagli anni '60: la lirica impegnata di Kempe, quella analitica di Ziedonis, quella filosofica di Vācietis, l'opera del poeta Peters e Skujenieks, che ha svolto un'importante funzione di kulturtrager, portata avanti con coraggio anche nel gulag; lo sperimentalismo linguistico è tipico invece di Berzinš.


(*) I baltici amano cantare. Non c'è festa o ricevimento che si rispetti in cui non s'intoni qualcuno dei melodiosi e malinconici canti popolari (dainos in lituano, dainas in lettone, rahvalaule in estone). Quella del canto è anzi una delle maggiori caratteristiche panbaltiche, che cancella i distinguo di ordine geo-politico o etno-linguistico attraverso i quali cerchiamo di comprendere la variegata realtà di Baltico in tutte le sue sfaccettature.
La datazione dei canti popolari baltici non è sempre facile ma spesso nei loro testi possiamo ritrovare conservate informazioni sulla cultura materiale e la visione del mondo degli antichi Balti. Se infatti, nonostante la loro arcaicità, le lingue del Baltico sono attestate in versione scritta soltanto dal XVI secolo, il canto popolare rappresenta il continuum ininterrotto della tradizione orale, ben viva dall'epoca preistorica fino a oggi. Anche le feste popolari delle genti baltiche, che si richiamano direttamente a riti pagani, sono molto significative. Hanno quasi sempre un ciclo stagionale, legato alla semina, alla mietitura, al cambio delle stagioni: per ogni circostanza vi sono specifiche danze, canzoni, melodie.


(**) Jānis Rainis (1865-1929) è il più grande scrittore lettone. Poeta, drammaturgo, pensatore. Arrestato dalle guardie zariste per la sua attività rivoluzionaria, tradusse in carcere i classici della letteratura mondiale in lingua lettone; vi compose anche la sua prima opera. Dopo la rivoluzione de 1905 si recò esule nella Svizzera italiana, dove scrisse le sue opere più riuscite: "Ave Sol" (1910), "Fine e Principio" (1912), "Addio bella" (1920), dedicato alla donna e alla natura italiana; i drammi "Fuoco e notte" (1905), "Daugava" (1919), "Giuseppe e i suoi fratelli" (1919). Altre sue opere importanti sono "Ilja Muromec" (1922) e "La strega di Riga" (1928)

Nota di Lunaria: alcuni lettori si chiederanno "ma in Lettonia si suona  Metal??" ... sì, certamente, e quasi tutti i generi. Metal Archives ci riporta qualche nome, tipo i black metallers Agares e Satanic Woods




ma che - ahimè - non sono manco caricati su youtube!

Abbiamo poi i sofisticati e malinconici Catalepsia, con vocals molto alla Sentenced e sound molto alla Anathema (periodo "Alternative 4") e ritmi lenti





I Disease (Symphonic Metal con l'uso anche di vocals maschili in scream che potrebbero anche indicare un'origine Sympho Black - difficile affermarlo con certezza, valutando un'unica traccia messa a mo' di "memoriale" su youtube...)






e i Green Novice (tendenti al Folk)





Traccia consigliata:  "Zyli malni padebeši"  




(così sentite come suona il lettone xD) - nel video trovate la traduzione in inglese, così potete imparare come si dice "prendo la mia spada" in lettone xD Lo potrete sempre gridare al concerto dei Manowar, facendo bella figura e dimostrandovi veramente originali! :D