Apparizioni di Spettri a Milano


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Corso Lodi, a Milano, è un viale alberato. I platani sono monitorati di continuo e più che platani dalla larga chioma, sembrano cipressi. Guardando i tronchi, ci si accorge che hanno alcune escrescenze dovute a malattie particolari degli alberi e che queste escrescenze hanno forme strane.

Molti anni fa, sul quarto albero a sinistra per chi scende, una di queste escrescenze assomigliò ad un volto urlante: il volto di un impiccato. Secoli fa, Corso Lodi era luogo di impiccagioni.

E così, qualcuno iniziò a pensare che l'albero fosse posseduto dallo spirito di un morto e la gente iniziò a mettere lumini.

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A Porta Vittoria, una volta, vi era uno strano bassorilievo che raffigurava una ragazza che si radeva il pube: ecco perché veniva chiamata "Porta Tosa" (ragazza) o "Porta Tonsa" (radersi). Probabilmente era un insegna che indicava una prostituta (che dovevano radersi per questioni igieniche) Si credeva che fosse la moglie del Barbarossa; ma in realtà dovrebbe essere un riferimento alla leggenda della "sconcia fanciulla": nel 1162 una ragazza salì sugli spalti e si spogliò per mostrarsi ai soldati tedeschi radendosi le pudenda ed ignorando le frecce che le scagliavano addosso, per umiliare il Barbarossa. Per altri, sarebbe una rappresentazione della Dea Flora, quindi un simbolo di fecondità. Oggi quel bassorilievo è nel Museo Archeologico.

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Villa Simonetta, oggi rimaneggiata, anticamente godeva di una fama un po' inquietante: si diceva che qualsiasi cosa venisse urlata in direzione della villa, si moltiplicava in 56 echi.

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Nella chiesa di San Marco, sia su una tela sia sull'architrave della bifora a sinistra del portale d'ingresso sono rappresentati dei draghi: alcuni sostengono che si tratti del Tarantasio, il mostro che abitava nel lago Gerundo, poi scomparso, che si estendeva tra Bergamo, Lodi e Milano. Al centro del rosone vi è una stella di David, antico simbolo esoterico, con i due triangoli, uno di fuoco, l'altro di acqua, che si intersecano l'uno nell'altro. è rappresentato al centro di un cerchio da cui si diramano 16 raggi, rappresentazione della Rosa dei Venti. Nella chiesa si trova anche una lastra tombale, ma nessuno è stato in grado di capire chi raffiguri perché il viso della rappresentazione dell'uomo è stato distrutto, in segno di damnatio memoriae.

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Si racconta che nel Parco Sempione vi sia il fantasma  di una donna vestita con un lungo abito nero e un velo, che conduce dentro il castello i viandanti che, ammaliati, la seguono. Dopo una danza, la donna li conduce su un letto a baldacchino. E quando l'uomo le toglie il velo dal viso, si trova davanti un teschio che lo fissa con orbite vuote. 

Le prime versioni di questa storia compaiono alla fine dell'Ottocento.  Molte delle persone vittime di questa dama fantasma impazziscono, aggirandosi nei dintorni del Parco nella speranza di rivedere la donna spettrale. 

Alcuni credevano che la casa dei fantasmi sorgesse all'angolo di via Paleocapa.

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Anche a Milano, anticamente, si festeggiava la notte dei morti, tra il 1° Novembre e il 2 Novembre: "l'è el dì di mort", "è il giorno dei morti". L'usanza imponeva di mangiare zuppa di ceci, tempia di maiale con sottaceti, grana e per dolce i "òss di mort", dei dolcetti di pasta di mandorle tostate al sapore di cannella, e il "pan dè mort", il pane dei morti: si metteva dell'uva passa per coprire i buchi fatti dalle ossute dita dei defunti che hanno cercato di afferrare il pane.

Un'usanza ormai dimenticata imponeva di chiudere porte e finestre e lavare una donna che avesse appena partorito e il bambino con acqua benedetta, perché qualche defunto avrebbe potuto impadronirsi della volontà del bambino segnandolo con una macchia nera.

Alle ragazze che avessero appena perso tragicamente il fidanzato si consigliava di indossare sette gonne, per andare a trovarlo al cimitero: lo spirito del morto avrebbe cercato di afferrarle per la gonna portandole nell'oltretomba, e per salvarsi la fanciulla doveva essere svelta e sfilarsi la sottana.

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Vi erano poi altre superstizioni, per difendersi dagli spettri.

Se si passeggiava fra le prime nebbie di novembre e si vedevano dei bagliori fluorescenti, andavano seguiti: conducevano alle "pietre saettine", sassi scagliati dai fulmini nei luoghi umidi, specialmente nei letamai: erano piccole pietre nere e lucide, che difendevano dal malocchio.

In prossimità dei bivi si potevano vedere i "cagnolitt", piccoli batuffoli che cambiavano forma e colore, che giravano attorno alle gambe dei viandanti, guaendo come dei cani. Erano gli spiriti dei bestemmiatori che scontavano la loro colpa e non andavano toccati perché mordevano e graffiavano.

Si pensava che durante la Notte dei Morti, via Broletto 7, nel palazzo che Ludovico il Moro fece costruire per la sua mante, Cecilia, si potesse vedere la donna affacciata alla finestra mentre aspettava l'amato. Si pensa che in quel palazzo, funestato da fatti di sangue, si aggirino ancora gli spettri del Conte di Carmagnola o del primo ministro Prina, linciato dalla folla nel 1814.

Anche la pinacoteca Ambrosiana sarebbe infestata dallo spirito di Lucrezia Borgia, che nella Notte dei Morti appare e tira fuori dalla teca la ciocca bionda dei suoi capelli, che aveva donato a Pietro Bembo: la pettina a lungo ed è per questo che quella ciocca di capelli sono ancora così morbidi e belli.

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Si credeva che in corso Monforte, nelle notti di nebbia, apparissero figure indistinte, che via via assumevano aspetto di donne, aumentando di numero, per una triste processione: sono le mogli e le figlie dei catari fatti sterminare da Ariberto di Intimiano, arcivescovo di Milano, bruciati in un immenso rogo che fu eretto in corso Monforte.

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Nel Castello Sforzesco appare ancora il fantasma della crudele Bianca Scappardone Visconti, che venne decapitata: la donna convinse il suo amante ad uccidere un suo ex spasimante che l'aveva derisa in pubblico: dopo aver scannato l'uomo, il sicario raccolse il suo sangue in un'anfora e ne fece dono a Bianca che, nella Notte dei Morti, appare per bere avidamente il sangue e subito dopo la sua testa rotola nel prato del castello.

Da una delle finestre del castello si intravede lo spettro di Bona di Savoia, che piange per la perdita dei suoi cari; anche il fantasma di Ludovico il Moro apparirebbe tra il ponte d'uscita verso il Parco del Sempione e la Ponticella del Duca.

Vicino alla fontanella dei leoni appare Bianca Sforza che intreccia le ghirlande nuziali fatte di rovi per ricordare la sua morte, la notte delle nozze, tra le braccia del marito.

Una figura vestita di broccato e oro corre nel portico dell'Elefante: è Isabella d'Aragona che cerca il veleno per sterminare gli Sforza. 

Anche il fantasma di Beatrice d'Este appare, mentre muore dissanguata dopo aver partorito un bambino morto.

Infine, si crede che nella chiesa di San Bernardino gli scheletri danzino.

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Anche Piazza Maggi ha le sue storie di spettri: il fantasma di un uomo morto alla Senavra si manifesterebbe con uno scalpiccio di passi alle spalle dei viandanti. Per farlo smettere è necessario gettarsi alle spalle qualche monetina. Fatto ciò, il rumore di passi claudicanti sparisce.

Davanti alla chiesa di Santa Maria del Suffragio, nelle notti di nebbia, si possono scorgere figure oscure. Altri raccontano di un cane fantasma che infesterebbe la via Cadore, alitando acetilene sugli sfortunati passanti. In via Mecenate molti hanno visto lo spettro di un uomo in giubbotto di pelle: sarebbe un vecchio aviatore che passeggia nella via dove un tempo vi trovavano gli stabilimenti della Caproni, produttrice di aerei nel periodo tra le due Guerre Mondiali.

Tra via Sarpi e via Ceresio apparirebbe uno spettro di un monaco urlante contro l'immoralità; in piazza S. Stefano si sentono le urla del fantasma di un uomo murato vivo nel campanile dell'omonima chiesa.

Nel chiostro di Santa Redegonda vaga il fantasma di Bernarda Visconti che venne rinchiusa nella prigione della Rocchetta di Porta Nuova dopo aver tradito il marito (a cui era stata sposata con un matrimonio combinato) La donna si lasciò morire di inedia e da allora compare come fantasma inquieto.

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Anche nel Duomo di Milano ci sarebbe il fantasma di una donna: è possibile vederla quando si fotografa una coppia di sposi che escono dalla porta del Duomo dopo la cerimonia: alle loro spalle compare una misteriosa figura vestita di nero. Ingrandendo l'immagine si distinguono i tratti del volto della donna: ha spettrali occhi bianchi. Sembra che il fantasma sia quello di Carlina, una donna che abitava nella pieve di Schignano, vicino Como. Per un'antica usanza, le spose di Schignano sono vestite di seta nera, senza nessun gioiello.

Pare che questa usanza risalga ad un passato lontano, quando un feudatario esercitava lo "jus primae noctis", il diritto di giacere con ogni novella sposa la prima notte di nozze.

Le spose di Schignano presero l'abitudine di vestirsi di nero per non far capire agli uomini del feudatario che si stavano sposando.

Fu ad ottobre che Carlina si sposò con Renzino. La mattina dopo, ancora avvolta nel suo abito nero, Carlina era arrivata a Milano per il viaggio di nozze. Piazza del Duomo era avvolta da una coltre di nebbia. Gli sposini decisero di salire e ammirare la Madonnina ma lo spettacolo che videro fu terrificante: le figure marmoree di mostri e draghi uscivano dalla nebbia mentre i due salivano sul tetto del Duomo. Ai piedi della guglia Carelli, Carlina, spaventata, cominciò a correre a perdifiato tra le statue: era in preda al rimorso, perché aveva tradito Renzino con un biondo straniero e ne era rimasta incinta. Credeva di non dover confessarlo a Renzino perché il matrimonio era vicino e Renzino avrebbe pensato che fosse figlio suo. Ma inspiegabilmente, tra quelle statue del Duomo nella nebbia, Carlina aveva sentito il senso di colpa. Continuava a correre, forse per arrivare ai piedi della Guglia della Madonnina per chiedere perdono. Renzino le correva dietro, cercando di fermarla.

Carlina, però, disorientata, cadde nel vuoto e il suo corpo non venne mai più ritrovato. Oggi compare alle spalle degli sposi novelli per augurare un matrimonio felice che lei non ha potuto avere.

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Dosolina dei Navigli, come viene chiamata, era una donna di Vione, vicino a Sondrio. A quel tempo, era terra di contrabbandieri. Dosolina si innamorò di un operaio napoletano di passaggio a Vione per lavoro. I due fuggirono a Milano, dove si sposarono. Ma presto, finito l'idillio, l'uomo obbligò Dosolina a prostituirsi.

Una notte, Dosolina stanca di questa violenza, si ribellò e fuggì. Trovò rifugio sui Navigli, in casa di una sua compaesana, detta Luisa la Bandita. Luisa gestiva un magazzino di merci di contrabbando e Dosolina iniziò a diventare contrabbandiera anche lei, sfruttando il suo fascino.

Poi venne la guerra. I traffici aumentarono e Dosolina con la sua bicicletta sfrecciava per i boschi, a scambiare generi di prima necessità con la Svizzera. Una notte, due orchestrali della Scala bussarono alla sua porta: erano ebrei polacchi.

Le persecuzioni si stavano avvicinando.

Chiesero a Dosolina, in cambio dei loro soldi e gioielli, di portare il loro bambino appena nato in Svizzera, perché potesse salvarsi. E così la gerla della bicicletta di Dosolina divenne una culla per il piccino che arrivò sano e salvo in Svizzera.

E così ogni notte Dosolina prendeva un nuovo bambino da salvare, con l'aiuto dei partigiani e delle guardie di frontiera. Salvò innumerevoli vite fino a quando non venne uccisa con un colpo di fucile.

Il corpo di Dosolina si trova nel piccolo cimitero di Vione dove i partigiani la portarono.

Ma qualcuno sostiene che il suo spirito si aggiri lungo il Naviglio Grande o quello Pavese, nel vicolo dei Lavandai o ai lati della Darsena. è Dosolina dei Navigli, quella che i milanesi chiamano "l'Angel dei poupon", l'angelo dei bambini.


Due video spettrali dei Cradle of Filth! 💜💀





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