Gli Slavi (2) La condizione della donna e l'arrivo del monoteismo

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Nei paesi slavi la donna energica, risoluta, padrona di se stessa - e talora degli altri - non è figura rara. Certo, la prossimità dell'Oriente ha avuto in determinati periodi un peso non indifferente nel mantenerla in posizione di assoluta dipendenza. Ma dalla soggezione poteva scaturire la rivolta, con il ricorso a erbe e pozioni magiche... e perfino alla lotta armata.
Bisogna forse scorgere nel mito delle Amazzoni il riflesso di una volontà femminile ben decisa a creare una società a propria immagine? La leggenda sembra aver preso forma ai confini dell'Europa orientale, là dove Erodoto colloca la terra delle donne guerriere, a tre giorni di cammino dal letto del Don, sui confini dei territori occupati a Sud dagli Sciti e a Nord dai popoli cui probabilmente appartenevano i Protoslavi.
Il mito delle Amazzoni sarà uno dei grandi temi letterari dell'alto Medioevo. Nel secolo X il viaggiatore Ibn Ya'qub avrebbe inteso parlare delle Amazzoni slave alla corte di Ottone I; e le descriverà con precisione il primo cronista russo.
Andrebbero quindi riportate a una matrice iranica talune usanze slave quali i riti funerari - con roghi che ricordano quelli degli Indù e degli Indoiranici - e certe tipiche forme di matriarcato.

Un racconto leggendario del secolo XI narra di vergini abitatrici delle sponde della Vltava (Moldava), in Boemia, riunite sotto il comando dell'eroina Vlasta: costituiscono, non lontano da Praga, una roccaforte che chiamano Devin - Il Castello delle Vergini. Feriti nell'amor proprio, sopra una collina dirimpetto i giovani uomini edificano la fortezza di Vysehrad. La guerra divampa fra quelle amazzoni e quei guerrieri, concludendosi dopo svariate peripezie, con un armistizio; sopiti dall'alcool, i furori si placano e ogni maschio si trova una sposa. 

 - Nota di Lunaria: il mito ricorda un po' una leggenda cambogiana, sempre incentrata su una guerra tra maschi e femmine. Purtroppo dalla Cambogia provengono solo tre band metal. Cercherò comunque di trattarla in un prossimo post...

Con maggiore aderenza alla realtà, anche Cosma di Praga, il padre della storiografia boema, racconta nel secolo XII di quelle fanciulle che: "Desideravano ardentemente possedere armi da guerra ed eleggevano capitani all'interno del gruppo. Stavano in guerra né più né meno dei maschi e come questi cacciavano nelle foreste. Ecco perché non erano gli uomini a sceglierle per farne le loro spose ma erano esse stesse, quando lo volevano, a scegliersi i mariti. Né facevano differenza tra abiti maschili e femminili."
Ritornano qui due degli assi portanti dell'esposizione erodotea: donne armate e  abbigliate di panni virili, appassionate alla caccia e al combattimento; donne che vogliono l'iniziativa nelle relazioni sessuali e/o amorose. è possibile affermare che l'uno e l'altro aspetto siano in qualche modo passati negli usi degli Slavi?
Thietmar, cronista tedesco del secolo X ci ha lasciato il ritratto di una principessa del Nord della Pannonia che cavalcava e alzava il gomito come un uomo. Cronache, narrazioni, e archivi tramandano il ricordo in gran numero - quasi una galleria - di donne dal fiero carattere, dominatrici e marziali, e anche forti, nel senso proprio del termine.

In Polonia, la nipote del re Casimirono il Grande (1310-1370) era in grado di spezzare con le mani un ferro di cavallo e di sfondare corazze: "manine" che incurvavano i pesanti utensili di cucina dei quali si rifiutava di apprendere l'impiego!

Sempre in Polonia alla metà del secolo XV una nobildonna della regione di Zator e Oswiecim, dama Caterina, sposa di Wlodek di Skrzynno, era alla testa di una banda di cavalieri briganti; le voci che sempre la precedevano - "Arriva dama Wlodek!" - erano sufficienti a seminare il panico.
Amazzoni in Boemia, le guerriere hanno nomi specifici in Bielorussia (vajenicki), in Russia (polenicy) e in Bulgaria (junakiki). Così nell'epopea bulgara del secolo XIX troviamo delle "capobanda" come Bojana, Sirma, Dragana o una certa Penka.

Il mito della Dea Lada



Presso gli Slavi il timore del "potere femminile" e il desiderio di tenere le donne a distanza - ovvero sottomesse - nascevano forse da un mito persistente nell'inconscio collettivo, quello della grande Dea Lada, fonte e simbolo dell'irresistibile attrazione sessuale esercitata dal femminino: come il sole chiama a sé l'uomo e lo riscalda, così la donna, traendo forza dal fuoco emanato dalla grande Dea, ne sollecita gli ardori... [...] Non fu la donna a ricevere dalle mani della Dea il sacro fuoco, emblema di una vita che ella sola è capace di dare? Asservirla, perciò, catturarla e catturare il fuoco cosicché la vita possa continuare.
Ecco perché il rapimento di fanciulle è rimasto uno degli elementi fondamentali  del cerimoniale che precede il matrimonio. 


Nota di Lunaria: usanza che era presente anche nei matrimoni gitani - vedi questo libro 



Sorprende che in molti paesi slavi le donne abbiano goduto del privilegio della scelta dello sposo e, più spesso ancora, della libertà di disporre di sé prima del matrimonio.

Libuše, la Madre di Praga



La leggenda della principessa Libuše ci è nota attraverso uno dei più curiosi monumenti dell'antica letteratura ceca, una cronaca in versi dell'inizio del secolo XIV. La principessa Libuše sarebbe vissuta nel secolo VIII, giusto prima della fondazione del principato della Grande Moravia.
Pitonessa e genitrice insieme, la giovane donna tiene testa a signori e guerrieri, prende per marito l'uomo che lei stessa ha deliberato, somministra saggiamente la giustizia, fonda una città, Praga, oggi fra le più belle del mondo.

E chi poteva rovinare la libertà delle donne slave? Ma sì, sempre loro, i monoteisti!!!


Io 'ste cose già le so a memoria, comunque, per chi avesse qualche dubbio (i cristianucoli di mia conoscenza...), ecco le pagine (sì, perché certa gente che non ha mai aperto un libro, poverini, se non vedono le pagine fotografate "non ti credono")












E se non fossero bastati i cari cristiani, si aggiunsero anche i patriarcali Tatari e Turchi, a peggiorare le cose!

















La Donna e il Soprannaturale nelle società slave


Nelle società slave i culti magici collegati alla donna in quanto simbolo di forze soprannaturali e di fecondità sono perdurati fin quasi ai giorni nostri.

La lotta contro le epidemie

La vitalità dei poteri occulti attribuiti alle donne, in particolare presso gli Slavi orientali, ha per contropartita l'inferiorità maschile sul terreno del magico. Mackensie Wallace trascorse oltre quarant'anni girando per le campagne russe e ucraine; proprio in merito agli strumenti impiegati nella lotta al contagio epidemico, egli riferisce che nell'estate del 1871:

"Il colera aveva imperversato nel distretto per un certo periodo. Nel villaggio [nel quale vivevo] non si era ancora verificato alcun caso ma gli abitanti temevano un prossimo ritorno del visitatore tanto temuto. Per tenere distante il pericolo adottarono un ingegnoso artificio: a mezzanotte, quando si pensava che gli uomini dormissero, tutte le fanciulle si riunirono in camicia di notte ai confini del villaggio secondo un piano prediposto e formarono una processione. In testa una di esse marciava portando un'icona. Seguivano le compagne che, a mezzo di una lunga corda, trascinavano una socha [il primitivo aratro dei contadini]. In questo ordine il corteo compì un intero giro lungo il perimetro del villaggio nella convinzione che - e lo si diceva in piena fiducia - il colera non avrebbe potuto varcare il cerchio magico così segnato. Molti degli uomini sapevano o per lo meno sospettavano quel che stava accadendo, ma se ne restavano prudentemente a letto, ben sapendo che se si fossero fatti sorprendere a spiare la mistica cerimonia sarebbero stati malmenati senza pietà dalle partecipanti."

Se la presenza dell'icona mostra chiaramente la realtà della "doppia fede" - l'osmosi rurale fra cristianesimo e antichi culti del paganesimo slavo - l'aratro sta a indicare come la difesa dal morbo passasse per la mediazione dei culti agrari. Solo la potenza fecondatrice delle donne era in grado di sbarrare il passo alle forze della morte.


Il culto della fertilità

Nel secolo scorso in talune regioni russe vigeva l'uso, a mietitura ultimata, di portare all'intorno una donna incinta; sistemata su di una carretta, i contadini la conducevano per i campi in modo da assicurarsi per l'anno a venire fertilità e abbondanza. Altrove in Russia la donna incinta poteva essere sostituita da un prete in parametri sacri impugnante il crocifisso. In Siberia una curiosa tradizione voleva che i cacciatori d'orsi si nascondessero talvolta dietro ad una donna incinta per stanare e abbattere più facilmente l'animale...
Gli studi etnografici condotti nel secolo XIX confermarono le osservazioni di Mackensie Wallace, corroborandole con un certo numero di precisazioni rivelatrici. Lo spirito maligno che si manifesta con carestie ed epidemie veniva spesso incarnato da una strega chiamata "la morte delle vacche" e rappresentato sotto forma di una vecchia con le dita in foggia di rastrello. Solo altre donne erano in grado di combatterlo, specie se guidate da una vedova. Generalmente era quest'ultima a trainare l'aratro per tracciare il cerchio magico, mentre le donne che l'accompagnavano armate per lo più di falci e falcetti, avevano la funzione di impedire alla strega di introdursi nel villaggio prima del completamento dell'operazione. Qualsiasi essere vivente, uomo o animale, si facesse vivo nella circostanza veniva immediatamente ucciso: lo si pensava infatti partecipe dello spirito maligno e segnale del passaggio della strega per l'occasione resasi invisibile.
L'antico nesso fra la donna, la fecondità e l'abbondanza si ritrova ai primordi della storia degli Slavi orientali, al tempo in cui il cristianesimo era relegato nello spazio dell'ufficialità e vissuto appena superficialmente. Si può immaginare quale capacità di attrazione avessero ancora le idee pagane, e principalmente nei periodi di crisi e carestia. Ci imbattiamo in due esempi illuminanti, riferiti agli anni 1024 e 1071, nel "Racconto dei tempi passati", con gli stregoni a reclamare sacrifici umani per debellare la fame: "Durante quell'anno (1024) si sollevarono gli indovini a Suzdal', uccisero i vecchi per istigazione del diavolo e per influenza demoniaca, dicendo che essi trattenevano le provviste. Vi fu una rivolta grande e fame per tutto il paese..."
 

I sacrifici espiatori

Naturalmente anche fra gli Slavi orientali i momenti di maggior tensione indotti da cataclismi naturali o da cattivi raccolti provocavano di frequente l'entrata in scena di mediatori del soprannaturale che si incaricavano di scovare dei capri espiatori cui far pagare le mancanze o gli errori dell'intera comunità. Nel caso appena ricordato pare che le vittime fossero uomini e donne indistintamente.
Ma con la penetrazione del cristianesimo furono sempre più sovente le donne a vedersi assegnate la parte delle vittime designate delle vendette collettive, ritenute più sensibili degli uomini agli allettamenti demoniaci.
E infatti, all'anno 1071, il "Racconto dei tempi passati" rammenta come alcune di esse venissero messe a morte dai maghi con l'accusa non solo di riservare a sé ma addirittura di tenere in sé ricchezze e abbondanza.

MEGLIO METTERE LA PROVA, PRIMA CHE QUALCUNO DICA CHE "NON è VERO NIENTE! è UNA TUA ALLUCINAZIONE! STAI DIFFAMANDO IL CRISTIANESIMO CON CALUNNIE! IL CRISTIANESIMO è LA RELIGIONE DELLA DIGNITà DELLA DONNA!"



Una volta dunque, durante un cattivo raccolto nella regione di Rostov, vennero due maghi da Jaroslavl' e dissero così: "A noi è noto colui che cela le provviste". E andarono lungo il Volga da dove giunsero al cimitero, qui essi chiamarono le donne benestanti e dissero: "Questa nasconde il grano, questa il miele, questa i pesci, questa le pelli". E [gli abitanti] condussero loro le sorelle, le madri, le mogli. Essi, nell'allucinazione, le trafissero alle spalle racimolando sia grano, sia pesce; e uccisero molte donne e i loro beni tennero per sé"

Questi ritorni cadenzati, queste purghe periodiche messe in atto da stregoni di sesso maschile ai danni della donna - immagine di fertilità ma pure di sterilità - incuriosì i viaggiatori arabi; fra questi, Abu Hamid al Andalusi al-Gharnati, presente a Kiev nel 1153:

"Ogni venti anni, le vecchie del paese vengono sospettate di stregoneria e ciò suscita grande fermento nella popolazione. Si catturano allora tutte quelle che si possono trovare nel distretto, mani e piedi legati, vengono poi gettate in un largo fiume che passa per di là [il Dnepr]. Quelle che galleggiano sono dette streghe e saranno arse; quelle invece che restano sotto il pelo dell'acqua [per un tempo determinato] vengono liberate come innocenti [sì, se non morivano prima affogate. Nota di Lunaria]"

La prova dell'acqua fredda

"La prova dell'acqua  fredda" (judicium aquae frigidae), diffusa anche in Inghilterra, Spagna, Germania, Polonia, era una delle forme del cosiddetto "giudizio di Dio". Contro tali procedure e contro le credenze che le sostenevano, intrecciate di paganesimo e cristianesimo, si scagliava nel secolo XIII Serapione, arcivescovo di Vladimir, pronunciando uno dei sermoni che lo resero famoso.
Infuriava da quasi tre anni la carestia:

"Voi state aggrappati alle tradizioni pagane, credete nella stregoneria, bruciate gli innocenti e attirate i mali sulla terra e sulla città.
Quali libri, quali scritti vi hanno insegnato che sulla terra la carestia è frutto di stregoneria? Perché allora ardete le streghe? Le pregate, le implorate, portate loro doni, come se esse dominassero il mondo, facessero cadere la pioggia, portassero il calore e rendessero fertile il suolo. Da tre anni non abbiamo raccolto, così in Russia, così in terra latina [in Occidente]. Credete voi che ne siano responsabili le streghe? Ma non è forse Dio che comanda al Creato quando vuole punirci dei nostri peccati? Le leggi di Dio esigono che siano presenti testimoni numerosi allorché una persona viene condannata a morte, ma voi, voi domandate all'acqua di far da testimone e dite se comincia ad andare a fondo è innocente; se galleggia è una strega. Ma vedete la debolezza della vostra fede, e congiurando per perdervi non è piuttosto possibile che sia il diavolo in persona a farla galleggiare? Giacché voi preferite la testimonianza di una sostanza inanimata a quella di un essere umano creato [da Dio]"

Convinzioni talmente ancorate nella mentalità degli Slavi orientali da manifestarsi in Ucraina e produrre fatti di cronaca fino al cadere del secolo passato. Nel 1872 tutte le donne del villaggio di Džurkovo furono radunate e condotte al fiume. Qui, malgrado le obiezioni del prete, furono spogliate e legate come consuetudine comandava, quindi precipitate nelle acque.
Si seppe in seguito che una delle vittime aveva perduto definitivamente l'udito a causa dell'"esperimento" e altre si erano gravemente ammalate. Dopo l'inchiesta dell'autorità, i responsabili furono condannati al carcere.
L'ultimo tentativo noto di mettere in pratica la "prova dell'acqua fredda" risale al 1885, nella provincia di Cherson; ma anche nel 1839 lo scrittore Grigorij Kvitka-Osnov'janenko ne denunciava la persistenza: "La prova dell'acqua che si fa subire alle streghe in tempo di siccità non è storia passata: sorprendentemente, e malgrado le orribili conseguenze, viene ancora praticata nelle province vicine."


 La strega e il suo ruolo

Capro espiatorio o potenziale carnefice, le credenze popolari caricavano sulla donna la funzione di adire le potenze occulte e intercedere presso di esse. Facoltà di mediazione che, perfino a livello politico e militare, il personaggio ormai ritualizzato della strega materializzava.
Osserviamo ciò che accadde nel secolo XIV in una società scompaginata dagli attacchi tedeschi, quella degli Slavi di Pomerania.
Nel corso della rivolta di Doberan, che aveva messo gli uni contro gli altri monaci tedeschi e slavi, questi fecero ricorso ai servigi di una strega per ottenere la vittoria: fu costei a incarnare la rivolta contro la duplice oppressione, politica e culturale, che pesava sugli Slavi. L'intervento della strega parve assolutamente naturale a quei monaci, espressione anch'essi di una popolazione povera e impregnata dei modelli comportamentali e delle attitudini mentali di un paganesimo arcaico ma non defunto.
Partecipi del soprannaturale secondo le concezioni popolari, anche le donne erano compenetrate da tali convinzioni. Non erano i loro doni singolarmente efficaci nelle relazioni amorose... ne fossero esse stesse attrici o vittime?

Sortilegi e credenze popolari

Presso gli Slavi come altrove, le grandi amatrici venivano sospettate di far bere dei filtri agli uomini recalcitranti. Sappiamo che a Novgorod, c'erano donne le quali "poco amate dal marito" gli facevano bere l'acqua nel quale avevano compiuto le proprie abluzioni!
Se all'orizzonte compariva una rivale, la magia permetteva di eliminarla. Fra gli Slavi occidentali dei monti alla frontiera moravo-slovacca, la giovane che si trovasse in questa situazione modellava nella creta una statuina nella quale piantava degli spilli, la essicava esponendola al fumo rovente per bruciarla infine nel forno, persuasa che la concorrente avrebbe subito l'identico e triplice supplizio.
Ma in molti casi la donna faceva in realtà le spese di un'inferiorità sociale venuta accentuandosi con l'andar dei secoli e che i rapporti uomo-donna riproducevano.
La letteratura abbonda di fanciulle sedotte e abbandonate, motivo caro all'Ottocento russo, ripreso da un'antica tradizione slava collegata al culto delle acque e dei geni acquatici.

La Rusalka

Le giovani che, disperate, si sono gettate nell'onda rapida si mutano in Rusalki, ondine che un giorno potranno forse vendicarsi dell'amante infedele attirandolo nei gorghi.
è il tema di una celebre scena drammatica in cui Puskin fa parlare la più anziana delle Rusalki: "Da quel momento in cui, fuori di me, ragazza disperata e disprezzata, mi gettai nell'acqua e nel profondo Dnepr mi trovai Rusalka fredda e possente, ogni giorno penso alla vendetta, ed ora, a quanto pare, è giunta la mia ora."
In un'altra ballata ispirata alla leggenda delle ondine, è l'erotismo l'arma della potenza femminile. Il vecchio monaco annegherà nei gorghi per amore della bella naiade che vendicherà così le compagne ingannate:

Guarda, fa cenno con la testa, ruzza
scherzando manda baci da lontano,
come un bambino piange e ride, spruzza
l'acqua, uscendo dall'onda, con la mano.
Chiama il monaco e geme dolcemente:
"O monaco, da me vieni nell'onda!..."
Si rituffò nell'acqua trasparente
e sul lago tornò calma e profonda.

Il terzo dì sull'incantata riva
posa il romito innamorato e attende
la vezzosa fanciulla: non arriva!
Sopra il lago e sul bosco l'ombra scende...
Fugò l'alba la notte, ma perduta
s'era ogni traccia dell'anacoreta;
sol dei bimbi la barba sua canuta
videro galleggiar nell'acqua cheta."

Le donne respinte, ricacciate ai margini possono dunque innalzare lo stendardo della rivolta: contro gli uomini o contro un sistema parimenti oppressivo per uomini e donne.

Le donne, la rivolta, il politico

Perfino nel medioevo slavo uomini e donne seppero talvolta superare la divisione sessuale per lottare insieme, ribellarsi, sollevarsi. E nei secoli successivi non mancheranno figure femminili animatrici, o addirittura alla testa, di rivolte religiose o sociali. Ma erano pur sempre eccezioni alla regola.
è con la seconda metà del secolo XIX che le istanze innovative e l'ardore rivoluzionario hanno portato sempre di più le donne in prima linea. Non ci riferiamo ai movimenti femministi che hanno impresso una spinta di cambiamento alla storia della mentalità nell'Europa occidentale; pensiamo piuttosto all'attiva partecipazione alle correnti rivoluzionarie russe e polacche di donne spesso appartenenti alle classi sociali privilegiate, ma capaci di "andare verso il popolo" e di rifiutare costrizioni politiche, sociali, mentali arcaiche.

Ciascuna di esse aveva conosciuto quelle popolane spezzate, quelle popolane mutilate dagli immani fardelli scaricati loro addosso fin dal giorno delle nozze, della cui sorte tragica narra lo scrittore sovietico Boris Pil'njak nella novella "Mogano": Maria Klimovna, vecchietta rinsecchita, era una donna ammirevole, come se ne conservano ancora in Russia nei villaggi insieme alle antiche icone della Madre di Dio.
La forgiò la dura volontà del marito, il quale cinquant'anni prima, nel gorno seguente alle nozze, quando lei si era messa un corpetto di velluto cremisi, le aveva chiesto: "perché questo?". Essa non capì la domanda. "Perché questo?", aveva ripetuto il marito. "Toglilo! Io ti conosco anche senza abiti eleganti e gli altri non hanno nessun bisogno di ammirarti!"
 Insalivando il police e causandole dolore, il marito aveva mostrato alla moglie come doveva tirarsi i capelli sulle tempie. La dura volontà del marito che l'aveva forzata a riporre per sempre nel baule il corpetto di velluto e l'aveva relegata in cucina, aveva spezzato la volontà della moglie oppure l'aveva, sottomettendola, temprata? La moglie rimase costantemente ubbidiente, dignitosa, taciturna, triste, senza essere mai ipocrita. Il suo mondo non oltrepassava il cancello, di là dal quale le si apriva una via sola, quella della chiesa, quella della tomba."

Sgorga dal petto di una contadina polacca innamorata del marito che in omaggio a un'educazione secolare la tiene in disparte con disprezzo e indifferenza egoistici, una riflessione amara: "Se almeno mi sgridassse o anche mi battesse, saprei che c'è un'anima d'uomo e non un pezzo di legno in questa capanna."
In Russia, in Polonia, la fine del secolo scorso ha assistito alla ribellione delle donne contro le condizioni che determinavano questa situazione. Si pensi all'attività di Sofija Perovskaja, di Vera Zasulič, di Vera Figner, di Rosa Luxemburg, di Larissa Reisner, di Inessa Armand, di Nadežda Krupskaja, la moglie di Lenin. Ma fra tutte, una solamente si spingerà sula strada della totale liberazione della donna: Aleksandra Kollontaj.



Scena Metal

Dal punto di vista musicale, in ambito Gothic Doom alla My Dying Bride\primi Tristania, consiglio soprattutto: 


Amederia







https://www.youtube.com/watch?v=vpYF_rcQFzo
https://www.youtube.com/watch?v=Iiotf_3XEPo


e Little Dead Bertha







Hanno fatto anche una suggestiva cover e video della celebre canzone dei My Dying Bride



Galleria fotografica sugli abiti slavi:








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