Giappone (2): Le Kitsune

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In molte tradizioni popolari è il simbolo animale dell'astuzia e della perfidia. Il colore rossiccio del suo pelo ricorda il fuoco e la fa rientrare nel seguito del Diavolo (al pari della lince e addirittura dello scoiattolo).





Nell'antica Roma la volpe era considerata un demone del fuoco. Alla festa della Dea Cerere alcune volpi con fiaccole ardenti alle code venivano liberate attraverso i campi per scongiurare gli incendi del frumento. Come mezzo contro gli incantesimi, veniva talvolta inchiodata alla porta una stella marina cosparsa con sangue di volpe. Le volpi erano considerate (per esempio nell'antica Cina) animali particolarmente lussuriosi, ragion per cui i testicoli di volpe macinati nel vino erano ritenuti un filtro d'amore infallibile: si credeva inoltre che una coda di volpe portata al braccio avesse un effetto sessualmente eccitante. Presso i Germani la volpe era l'animale simbolico del Dio ingannatore Loki (questo ruolo dell'"imbroglione" o trickster, presso gli Indiani del Nordamerica è proprio del coyote).

Nell'Asia Orientale le volpi sono importanti simboli erotici mentre nell'antica Cina era diffusa l'idea che le volpi (Hu-li) potessero invecchiare fino a mille anni e poi, dotate di nove code, sviluppassero particolari capacità di seduzione.

Tra le altre credenze annotiamo quella secondo cui i fantasmi cavalcano le volpi e le donne-volpi non cambiano mai gli abiti, che rimangono però sempre puliti. Esse sono incredibilmente seducenti e possono rubare la forza vitale agli uomini, che diventano così loro schiavi.
Nell'antico Giappone gli spiriti delle volpi sono detti Koki-teno o Kitsune, possono trasformarsi in esseri umani e sono dunque veri e propri "volpe-mannari".
Con le loro lusinghe sessuali esse possono trarre in inganno gli uomini e rovinarli; nelle saghe giapponesi le volpi svolgono il ruolo delle streghe (che possono però comparire anche sotto altri aspetti): è prescritto di bruciarle e di gettare le loro ceneri nei fiumi.

Ma non sempre la volpe è una figura negativa. Una volpe bianca è l'animale da sella del Dio del riso Inari e vicino ai Torii 



dei suoi santuari si trovano spesso volpi di legno o pietra con in bocca una pergamena sacra o la chiave del paradiso. 


Nota di Lunaria: per Inari vedi approfondimento a fine scritto

All'estremità della cosa delle volpi c'è non di rado il "gioiello della fortuna". Le stelle cadenti sono chiamate "volpi celesti". In genere prevalgono i significati simbolici negativi della volpe. Nel quadro di Dürer "Maria con molti animali" è visibile una volpe incatenata con evidente richiamo alle sue valenze "diaboliche".





Ma occasionalmente essa è anche attributo di santi, come per esempio di san Bonifacio, nonostante la volpa rappresenti, nell'allegoria biblica, la perfidia e la malvagità. "La volpe, che predica alle oche" è una vecchia espressione che designa l'egoismo astuto. Nell'Austria del nord la volpe è sinonimo del "Diavolo" ("che la volpe ti porti") e nell'Alta Slesia, all'avvicinarsi di un temporale si diceva "la volpe escogita qualcosa".


Nel "Simplicissimus" di Grimmelshausen l'indossare una coda di volpe era sinonimo di "lusingare ipocritamente". La valutazione negativa della volpe si manifesta anche nei bestiari medievali, quando di essa si dice per esempio che è un animale ingannatore e astuto. Quando è affamata e non trova nulla da mangiare, essa si rotola nella terra rossastra fino a sembrare macchiata di sangue, si getta a terra supina e trattiene il fiato. Gli uccelli la vedono giacere, insanguinata e con la lingua pendente, e la credono morta. Si posano su di essa, così la volpe li può ghermire e mangiare.
Anche il demonio si comporta in questo modo: si finge morto nei confronti dei vivi, finché non li ha in suo potere e poi li divora.

"Negli stemmi in generale e in quelli degli scudi in particolare, la volpe ha il significato di un'intelligenza perfida; coloro che hanno questo simbolo sui loro stemmi congiungono la parola all'azione" (Böckler)

Per approfondimenti vedi:

http://mangadreams.altervista.org/kitsune-il-demone-volpe/

http://tanogabo.com/demoni-e-mostri-della-mitologia-cinese/

http://www.moroboshi.eu/blog/kitsune-demoni-e-leggende-yokai-youkai-giapponesi-volpe/
 

Nota di Lunaria: per Inari, 


non è chiaro se sia un Dio maschio o femmina; ho controllato più fonti, e alcuni lo citano al maschile, altre al femminile (di cui esistono anche immagini moderne, disegnate da amanti del folklore):


Allora, è maschio o è femmina??

La mia ipotesi, avendo messo a confronto le fonti (e ribadisco, solo quelle su internet; non ho avuto modo di controllare su libri dedicati al folclore giapponese, men che meno di parlare con un giapponese) è che Inari sia androgino, o meglio, che il sesso di Inari sia stabilito solo in base all'influenza geografica, ovvero se in quella precisa zona c'è una devozione alla Dakini e prevale quest'ultima; inoltre un'altra ipotesi (e secondo me la più probabile) è che, nel tempo, questo Dio si fuse in un tutt'uno con la volpe, tanto da divenire un "Dio Volpe"; siccome la volpe è ritenuta femmina, ecco che anche questo Dio diventa femmina o comunque assume caratteristiche femminili.

Infatti:

"Inari appare a un guerriero accompagnato da una kitsune. Quest'opera di Utagawa Kuniyoshi esemplifica l'influenza della figura dello spirito Dakini, nume di origine buddhista."

"La figura della kitsune non compare unicamente nella tradizione shintoista, (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/10/breve-introduzione-allo-shintoismo.html) ma è legata anche alla religione buddhista attraverso Dakini, spirito sovente raffigurato come controparte femminile di Inari. Dakini è ritratta come una donna bodhisattva brandente una spada e in sella a una volpe volante di colore bianco."




E ancora:

"La kitsune è sovente raffigurata quale serva o messaggera di Inari, ma la linea di demarcazione tra i due si è ormai talmente assottigliata che talvolta lo stesso dio è ritratto come una volpe."




Comunque, data la confusione contraddittoria che c'è sui siti italiani, rimando ad una futura precisazione, nel caso la dovessi trovare, su un libro serio di mitologia giapponese (e non il web dove chiunque può scrivere corbellerie e spacciarle per vero!), anche se, secondo me, Inari (almeno in determinate zone del Giappone) fondendosi con la volpe, ne ha assunto la femminilità perché la volpe era percepita, nel substrato culturale giapponese, come femmina. Del resto è la cosa più logica, e comunque, anche nel pantheon semita/babilonese ci furono casi di "cambio di sesso" di questo o quel Dio a seconda dell'epoca. 




ALTRO APPROFONDIMENTO

Le antiche mitologie fanno nascere il popolo giapponese niente meno che dal cielo. Quando importarono dai cinesi la prodigiosa arma della scrittura, nel VII secolo dopo Cristo, i giapponesi elaborarono un corpo di sacre scritture che era la fusione di almeno tre fondamentali cicli mitologici, riferentesi a epoche e località diverse.
In principio vi era la Pianura dell'Alto Cielo; qui vivevano gli Dei, qui nacque la terra, il Giappone, il popolo, attraverso una congerie di avvenimenti fantasiosi, che riflettono l'anima primitiva di un popolo.
Uno dei miti più significativi racconta la nascita delle isole del Giappone; dagli amori del dio Izanagi e della Dea Izanami (fratello e sorella). Izanami, figlia del dio del fuoco, col parto si ustiona e muore. Izanagi la cerca nell'altro mondo e quando la ritrova, gli appare come una povera cosa putrefatta.
Inorridito, torna al mondo dei vivi e si bagna in un torrente, per purificarsi; mentre si toglie le vesti, e poi si lava, nascono dal suo corpo innumerevoli Dei: dall'occhio sinistro Amaterasu, la Dea del Sole, dall'occhio destro il dio della luna, dal naso il dio della tempesta, Susanowo.
Amaterasu ascende al primo posto nella gerarchia degli Dei; finalmente, dopo complicate genealogie, un nipote di Amaterasu, Ninigi, scende su un monte di Kyushu per regnare fra gli uomini. Il nipote di Ninigi, Jimmu, è il primo imperatore veramente umano, colui che i giapponesi considerano il capostipite della seria dei 124 Tenno.
Questo Jimmu, personaggio metà mitologico e metà storico, visse nel III secolo dopo Cristo, anche se la cronologia ufficiale lo fa di parecchi secoli antichi, e guidò i giapponesi antichi nella lotta contro gli Ainu, che furono sottomessi e assorbiti. I discendenti degli Ainu vivono ancora nella lontana Hokkaido (Nota di Lunaria: la fonte che ho consultato è piuttosto datata, non so se sia ancora così)
Ma il significato più profondo di questa storia sta nella convinzione che non il Tenno soltanto, ma tutto il Giappone, con la sua terra, monti, laghi, mari, vulcani, è divino.
La sua natura soprattutto, perché lo Shinto come venne chiamata più tardi la religione dei padri, è un grande culto della Natura.
La Natura parla all'anima giapponese: essa è il mondo dei Kami, degli Dei, di coloro "che stanno sopra". è la Natura che con le sue forze, si prende gioco dell'uomo, ora beneficandolo, ora perseguitandolo.
Lo domina con la mole del Fujiyama, la montagna sacra, il grande vulcano spento, solitario, grandioso, che i giapponesi hanno scelto come simbolo del loro paese (l'altro simbolo è il Sole, che sta sulla bandiera)
Il Fujiyama viene ritenuto un dio, e si pensa che le sue rive siano popolate da innumerevoli Dei e che una Dea abbia l'incarico di sorvegliarlo.
Fino a cent'anni fa non era permesso ad una donna di disegnarne il profilo, finché una straniera, moglie di un ambasciatore inglese, prese l'iniziativa.
Questa comunione con la Natura è all'origine del culto per i giardini. La casa giapponese è estremamente semplice, essenziale, disadorna, ma il giardino che accompagna ogni casa riceve tutte le cure.
Nella tradizione giapponese il giardino è il tempio della Natura, il luogo dove si comunica con gli Dei e riproduce gli elementi fondamentali della Natura: pietre, alberi, acque, pochi fiori (per non far apparire la mano dell'uomo, e del tipo che crescerebbero spontaneamente); non sta ad indicare la potenza dell'uomo e la sua capacità di dominare l'ambiente, al contrario; non a caso, con l'arrivo del buddhismo, il popolo giapponese trovò più congeniale il buddhismo zen.
Non è facile dire cosa sia lo zen, perché si tratta di un'esperienza intraducibile (come tutte le esperienze mistiche), la quintessenza dell'irrazionale, la mistica del vuoto e dell'assurdo, la "santa follia", la religione del silenzio perché "coloro che sanno non parlano, coloro che parlano non sanno".
Lo Zen è la scuola che più ha contribuito a formare il Giappone.
Le matsuri sono le feste religiose; nel pantheon buddhista giapponese le gerarchie tra divinità non sono molto rigide; tutti gli Dei, anche quelli negativi, vengono celebrati.
La festa più curiosa è quella del 5 gennaio a Futamino-Ura, durante la quale si uniscono in matrimonio due massi, a simbolo della coppia divina Izanagi e Izanami.




Giappone (1): Shintoismo, Miko e Black Metal!

Il Giappone è probabilmente il paese asiatico più amato dagli Occidentali; è già molto famoso e gli appassionati di manga già la conoscono bene; suddivido l'argomento in due post: qui riporterò aspetti meno noti, parlando di Giappone, come lo Shintoismo e il Black Metal 😁

Qui trovate l'architettura: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/12/architettura-giapponese.html

Info tratte da



Kami, "Superiori", "Dei", è la parola con cui i Giapponesi hanno indicato tutti gli esseri che si presentavano alla loro adorazione. La religione giapponese è essenzialmente naturistica: l'epiteto Kami è applicato a tutte le grandi divinità della Natura: il Sole, la Luna, il mare, la terra, il fuoco, la pioggia. Accanto a queste Divinità naturalistiche vanno collocate quelle sorte dalla venerazione degli antenati (Nota di Lunaria: come nella religione africana).
Tra le Divinità  del pantheon il posto più eminente è occupato da Amaterasu, Dea del Sole, regolatrice dei cieli, simboleggiata da un uccello sacro, lo Jatagarasu, rappresentata nel templi dal suo Jatakagami, o specchio. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/amaterasu-e-limperatore.html


Jatagarasu, l'uccello mitologico a tre zampe e lo specchio sacro




Amaterasu è la più importante divinità del Pantheon giapponese. Dea del sole, venerata come capostipite della famiglia reale.
Il suo nome completo è Amaterasu-Oho-Mi-Kami.
Secondo il "Kojiki" di Yasumaro, Amaterasu è "la grande Dea che risplende nel cielo, nata dall'occhio sinistro del dio Izanagi".





Nel "Kojiki" si legge ancora che Amaterasu per sfuggire all'insolente persecuzione del fratello Susanowo, dio della Tempesta, si nascose dentro una grotta "portandosi appresso il sole", privando in tal modo la terra del suo benefico splendore.

(forse si può fare un parallelo col mito greco di Demetra: Dea della vegetazione, dei campi e dell'agricoltura, figlia di Crono e Cibele, Demetra ebbe da Zeus una figlia, Persefone. Quando Persefone fu rapita da Ades - sovrano assoluto dell'Ade, di aspetto orribile; quando si innamorò di Persefone, per paura di un rifiuto, la rapì; seduto sul trono, con lei accanto, giudicava le anime dei morti, attorniato da Arpie, Erinni e il cane Cerbero - Demetra, disperata, fece in modo che la terra non germogliasse più; allora Zeus, per placarne l'ira, ottenne che Persefone vivesse quattro mesi all'anno con Ades e otto mesi con la madre. I Romani la chiamarono Proserpina. Nota di Lunaria)

La Dea si decise ad abbandonare il rifugio solo quando la divina Ama no-Uzume, Dea della Danza e del Sorriso, la persuase ad uscire dall'antro per riportare sulla terra la sua benefica luce vivificatrice.





Il fratello Susanowo fu punito con l'esilio a Izumo, dove salvò una fanciulla che doveva essere sacrificata a una drago e la sposò. I loro discendenti regnarono sul Giappone fintantoché non furono sottomessi da Ninigi, figlio di Oshi-Ho-mi-mi e nipote di Amaterasu.

Dal mito di Amaterasu traspare la descrizione dell'eclissi solare in relazione ai riti agricoli dell'antico Giappone.



Una delle tre divinità primordiali cosmiche era Taka-Mi-Musubi o Takagi, il Divino Produttore. Secondo gli shintoisti giapponesi apparve all'inizio del mondo, molto prima della Dea Amaterasu, cui la dinastia regnante di Yamato aveva dato lustro venerandola come divinità superiore a tutti gli dei, inclusi quelli che figuravano nella creazione del cosmo. Secondo il "Kojiki" di Yasumaro, il dio Takagi (il cui nome significa "Albero Alto") risale ai tempi in cui le divinità venivano adorate non già astrattamente, bensì come spiriti incorporati in alberi e pietre; ancora oggi, infatti, nel sito più antico del grande santuario naikù di Ise si può vedere un simulacro di divinità formato da tre sassi e un alberello [Nota di Lunaria: come avevo già dimostrato l'adorazione dei sassi e degli alberi era diffusa in quasi tutte le culture http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/siria-2-litolatria-atargatis-astarte.html 
http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/i-lapponi-sami-leggende-sciamani.html ].



Seguono poi  Ama no Uzume, la Dea della persuasione che convinse Amaterasu ad uscire dalla grotta in cui si era rifugiata dopo che il Dio della tempesta l'aveva offesa;
Tsuki-yomi, Dio della Luna (in altri miti è Kaguya la personificazione della Luna), 



Susanowo (Susanoo), Dio della tempesta, Ohonamochi, personificazione della terra, ordinatore del paese e incivilitore dell'umanità mentre da Amaterasu discendono gli imperatori (mikado).  


Sono anche deificati alcuni elementi principali della terra stessa: le montagne, i mari, i fiumi, il vento, il fulmine (Takemika-dzuchi, Dio della guerra), il fuoco, l'abbondanza agricola simboleggiata da Ukemochi, la Cerere nipponica, molto venerata dai contadini e Sengen, la Dea protettrice del monte Fusijama.



Oltre a questi Dei naturalistici ci sono anche Izanagi ("Colei che invita") e Izanami ("Colui che invita"), marito e moglie dalla cui unione sarebbe sorta tutta la creazione e gli altri Dei e che secondo uno studioso, deriverebbero da Yin e Yang.
Le due Divinità mescolano tutte le acque primordiali, agitando l'oceano con una lancia, fino a formare la prima isola giapponese: Onagoro ("La coagulata")




Esisteva poi deificazioni umane, che rappresentavano nuovi Dei, per esempio Temmangu, protettore dei letterati e calligrafi, apoteosi di Sugavara Michizane (845-903)
Dal punto di vista del sacerdozio, l'imperatore era il massimo sacerdote, ma per i bisogni ordinari del culto c'erano i Kannushi che indossavano un abito bianco e un cappello a barchetta legato sotto il mento, e alcune fanciulle, le Sacerdotesse Miko che eseguivano danze sacre ed erano le guardiane del Tempio.



La Miko più famosa nei manga giapponesi è Rea, Sailor Mars




con la sua Mistica Pergamena.






Rea è la Sailor che aveva il potere di percepire gli spiriti maligni anche quando non era trasformata in Sailor.
Rea compare come Sailor nell'episodio della prima serie "Il mistero dell'autobus scomparso".









Tra l'altro Rea, che usa il fuoco come arma [cerchi di fuoco saettanti... azione!]


è associabile anche a Vesta/Hestia, sempre legate al fuoco, al focolare, al nucleo intimo e quindi alla cura del Focolare Sacro per eccellenza: il Tempio (le Sacerdotesse di Vesta erano le Vestali e Rea, in quanto Miko, protegge il Tempio)


Il fuoco poi è associato anche a Brigid, la Dea celta:


Jacques Brosse in "Mitologia degli alberi"


così scrive: "Nella festa che celebra il ritorno della luce, la nostra Candelora, la betulla è oggetto di speciale considerazione, nella persona di Santa Brigida il cui nome "Birgit" deriva dalla radice indoeuropea "Bhirg", betulla, che dà "birch" in inglese e "Die Birke" in tedesco. Santa Brigida di Kildare, presentata dagli agiografi come la figlia di un capoclan pagano, e diventata patrona d'Irlanda, era originariamente un'antica divintà celtica della rinascita del fuoco e della vegetazione, la figlia di Dagda, il Dio supremo venerato dai Druidi. La festa di santa Brigida che si celebra il 1° febbraio, era una delle quattro feste irlandesi ricordate da Cormac, vescovo di Cashel nel decimo secolo. Nella Britannia veniva mantenuto il fuoco perpetuo nel tempio di una Dea che i Romani identificavano con Minerva ma che in realtà era Birgit, a un tempo guaritrice e patrona dei Bardi - i quali possono essere paragonati agli sciamani - e dei fabbri. Ancora nel sedicesimo secolo "le suore" di Kildare tenevano acceso un fuoco che subito dopo la sepoltura della "santa" si sarebbe acceso da solo sulla sua tomba. "Kildare" significa "chiesa delle querce", essendo stato precedente un nemeton, un sacro bosco pagano. Le 19 suore vegliavano a turno il fuoco (come le vestali pagane. Nota di Lunaria). Fu Enrico VIII a sopprimere tale pratica.
La festa di santa Brigida apriva il mese di febbraio che da sempre era il mese delle purificazioni (dal latino "februare" = "purificare, fare espiazioni religiose"). A Roma, fino alla riforma effettuata da Giulio Cesare, era il mese dei morti e anche quello nel corso del quale ci si sforzava di eliminare gli influssi negativi. Vi si celebravano i Februali, istituiti da Numa Pompilio, al quale si doveva l'organizzazione religiosa. Questa antichissima festa dei morti si celebrava di notte, alla luce delle torce.
Il 15 febbraio avevano luogo i Lupercali, in onore di Luperco (chiamato anche Fauno, considerato l'equivalente di Pan)
Durante i Lupercali i sacerdoti del Dio, nudi, percorrevano le strade di Roma sferzando la folla con corregge ritagliate nel cuoio di un capro. Le donne sterili tendevano mani e schiene nella speranza di essere fecondate. La celebrazione dei morti era quindi connessa con le promesse di fecondità futura, in quanto i nuovi nati erano i morti reincarnati. I Lupercali furono soppressi da papa Gelasio nel 494 che li sostituì con la festa della Purificazione della Vergine, la Candelora, o festa delle candele perché veniva effettuata la solenne benedizione dei ceri, della luce nuova, rito d'origine celtica."

Per approfondire i Celti vedi:




i Lupercalia: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/04/il-caprone-2-i-veri-significati.html

Il santuario giapponese (miya, il più importante o gingia/ginka) è situato in luoghi ridenti, sul dosso o sulla vetta di una collina e vi si accede per un viale fiancheggiato da alberi decorativi e da file di pali ornati; il santuario è costruito in legno sacro; non mancano, all'interno, lo specchio emblema del Sole, una spada, un guanciale e una pietra rotonda detta shintai, "Corpo del Dio", dove si crede che il mitama, lo spirito o doppio degli Dei, venga ad incorporarsi.





 I Templi principali sono: quello di Ise, il più grande santuario dove è conservato il primo dei tre doni (specchio, spada, gioiello) che la Dea Amaterasu dette come divina investitura al primo imperatore del Giappone; quello di Atsuta, dove si conserva la spada e quello annesso al palazzo imperiale di Tokio dove è custodito il gioiello.



La devozione giapponese non è mistica, e le funzioni compiute nelle varie feste (matsuri) sono piuttosto un'occasione di divertimento: i dintorni del tempio diventano luogo di fiera con la processione dello shintai o di un idolo su un carro trascinato dai sacerdoti e il rumore dei tamburi con le danze che riproducono le gesta degli Dei.
All'infuori delle feste particolari, il culto esterno è semplice: il giapponese che vuole pregare depone le scarpe alla porta del tempio, si lava le mani, si inginocchia, prega un po' fissando lo specchio, depone un'offerta di riso cotto, focaccia, pesce, acqua pura.

Nel Yengishiki sono conservate tutte le formule dei rituali usate dal mikado e dai sacerdoti; in tempi antichissimi sembra attestato anche il sacrificio umano.
Gli antenati invece vengono venerati nelle proprie case, in appositi scrigni  (mitama-ya) dove è racchiusa una tabella che è appoggio e ricordo del defunto. Gli antenati della famiglia dell'imperatore divenivano Kami, protettori del Paese.

Il calendario giapponese presenta queste festività:

- Il Capodanno (1-3 gennaio), festa di Amaterasu con preghiera rivolta a tutti gli Dei mentre ci si rivolge ai punti cardinali
- 11 febbraio: festa della fondazione dell'impero ad opera di Jmmu Tenno.
- 17 ottobre, offerta di primizie.
Altre feste popolari sono quelle dei bambini, dei fiori e delle lanterne dal 13 al 16 luglio (festeggiata anche qui in Italia, qualche anno fa, a Milano, con una partecipazione enorme di persone non solo di fede shintoista. Nota di Lunaria)

Per altri approfondimenti sullo Shintoismo, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/10/breve-introduzione-allo-shintoismo.html

Nota di Lunaria: lo shintai potrebbe essere definito con questa definizione di Mircea Eliade:

"Per la coscienza religiosa del primitivo, la durezza, la ruvidità e la permanenza della materia sono una ierofania. Non v'è nulla di più immediato e di più autonomo nella pienezza della sua forza, e non v'è nulla di più nobile e di più terrificante della roccia maestosa, del blocco di granito audacemente eretto. IL SASSO, ANZITUTTO, E'. Rimane sempre se stesso e perdura; cosa più importante di tutte, COLPISCE. Ancor prima di afferrarla per colpire, l'uomo urta contro la pietra, non necessariamente col corpo, ma per lo meno con lo sguardo. In questo modo ne constata la durezza, la ruvidità e la potenza. La roccia gli rivela qualche cosa che trascende la precarietà della sua condizione umana: un modo di essere assoluto. La sua resistenza, la sua inerzia, le sue proporzioni, come i suoi strani contorni, non sono umani: attestano una presenza che abbaglia, atterrisce e minaccia. Nella sua grandezza e nella sua durezza, nella sua forma o nel suo colore, l'uomo incontra una realtà e una forza appartenenti a un mondo DIVERSO da quel mondo profano di cui fa parte.
Non saprei dire se gli uomini hanno mai adorato i sassi in quanto sassi. La devozione del primitivo si riferisce sempre, in ogni caso, a qualche cosa di diverso, che la pietra incorpora ed esprime. Una roccia, un ciottolo, sono oggetto di rispettosa devozione perché rappresentano o imitano QUALCHE COSA, perché vengono da QUALCHE POSTO. Il loro valore sacro è dovuto esclusivamente a questi qualche cosa e qualche posto, mai alla loro stessa esistenza. Gli uomini hanno adorato i sassi soltanto nella misura in cui rappresentavano UNA COSA DIVERSA dai sassi. Li hanno adorati o se ne sono serviti come strumenti di azione spirituale, come centri di energia destinati alla difesa propria o a quella dei loro morti. E ciò avveniva, è bene dirlo subito, perché le pietre con incidenza cultuale erano in maggioranza utilizzate come STRUMENTI: servivano a ottenere qualche cosa, ad assicurarne il possesso. La loro funzione era magica più che religiosa. Fornite di certe virtù sacre dovute all'origine o alla forma, erano non adorate ma utilizzate."

Qui riporto anche la tipica poesia giapponese: l'Haiku

Ho guardato lontano
non vi sono fiori
né foglie colorate
sulla riva del mare
c'è una capanna solitaria
nella luce fioca
di una sera d'autunno

(Rikyu)


Cose'è la vita? una voce
un pensiero, una luce nel buio,
ecco, un corvo nel cielo


è la pallida ombra della luna mattutina?
no, è neve che cade sulla terra.
è pulviscolo di fiori che sbocciano?
no, è poesia che sorride al cielo.

(Yone Noguchi)


ALTRO APPROFONDIMENTO


tratto da



Quando alla fine del XIII secolo Marco Polo apprese dai cinesi l'esistenza del Giappone, Jih-pen-kuo, il Paese del Sol Levante, già da 1000 anni la Cina aveva contatti con l'arcipelago.
è difficile riassumere la lunga fase della storia giapponese che precede le prime figure imperiali. Numerosi racconti mitologici mescolano divinità, uomini, avvenimenti fino a che la Dea del Sole Amaterasu Ōmikami, nell'atto di consegnare i simboli della regalità (spada, specchio, collana) a suo nipote Ninigi, che scendeva per conquistare l'arcipelago, disse: "La terra dove tu andrai sarà governata ereditariamente dai miei discendenti. Va' e che la prosperità della dinastia imperiale sia eterna, come sono eterni il cielo e la terra"



Da allora fino ad oggi il Giappone è stato governato dal TennŌ  (l'imperatore) che ha organizzato lo Stato sintetizzando in sé il potere religioso e politico.
La più completa delle antiche descrizioni del Giappone si trova nel Wei zhi, una cronaca cinese compilata prima del 297 d.c che contiene varie informazioni; viene menzionato il paese di Yamayai, retto da una regina nubile di nome Himiko o Himeko, "Principessa del Sole", titolo usato più tardi dai membri della famiglia regnante.


Nota di Lunaria: questi riferimenti costanti al(la) Sole femminile sono interessanti; questo perché in tante altre culture il sole è sempre stato maschile: Surya, Helios, Aton...



Ma il fatto che il Giappone insistesse così tanto sulla femminilità del (la) Sole ci porterebbe a parlare di Eliolatria femminile; anche gli Aborigeni e alcuni gruppi africani hanno delle Dee solari.



La leggenda dei primordi dello Stato giapponese inizia con la separazione di cielo e terra; e poi da un luogo indeterminato compaiono due divinità, fratello e sorella, Izanami e Izanagi, che diedero forma alle isole giapponesi tirando a galla dal mare frammenti di terra. Izanami morì di parto, dopo la nascita di 35 Dei. Arrivata nel regno dei morti, la Dea si nutrì di cibo infernale e divenne un demone. Izanagi, che era sceso nel mondo dei morti per salvarla, la vide in questo aspetto terrificante; la Dea, vergognandosi, si adirò, cercando di uccidere lo sposo. Izanagi riuscì a sfuggirle e Izanami gli gridò che avrebbe preso la vita di 1000 umani al giorno; il Dio rispose che lui avrebbe dato la vita a 1500 umani al giorno: è questa la spiegazione giapponese della morte.
Fu poi la volta delle divinità della "Pianura dell'alto cielo" (Takamagahara) fra cui Amaterasu Ōmikami e suo fratello Susa-no- Ō - no-mikoto, Dio delle tempeste e della violenza. Queste due divinità generano a loro volta la serie di Dei che diventano poi gli antenati delle più importanti famiglie che in seguito saranno protagoniste delle lotte per il potere in Giappone. Amaterasu generò la più importante della stirpe ("La stirpe del Sole") mentre suo fratello diventò l'antenato del lignaggio dei sovrani di Izumo. Dopo alcune battaglie mitologiche, da qui in poi compaiono gli "Uji" o clan, grandi gruppi di famiglie imparentati da vincoli di sangue, tenuti insieme dall'autorità patriarcale del capo della stirpe. L'imperatore governava sempre affiancato da importanti famiglie che di fatto detenevano il reale potere e lo conservarono nei secoli fino a che non saranno soppientate dalla classe militare.
Già verso il 500 d.c il Giappone aveva raggiunto l'unità politica, conosceva i metalli, e aveva codificato un sistema religioso: lo Shintoismo.
La mancanza di documenti scritti prima del 400 d.c. rende difficile ancora oggi trattare dell'antica religiosità giapponese, quale deve essere stata nelle sue forme primitive; quando essa venne fissata per iscritto, aveva già in parte subito influssi esterni.
Lo Shintoismo non ha un fondatore storico, né una dottrina precisa circa le divinità, l'oltretomba o il senso morale. Il termine con cui viene indicato si riferisce all'insieme delle credenze e dei rituali rivolti alle divinità del cielo (amatsukami) e della terra (kunitsukami). Queste credenze autoctone giapponesi non avevano un loro nome finché il buddhismo per distinguerle dai suoi culti, le chiamò "shintŌ" o "kami no michi" (via degli Dei). "Kami" è composto da "ka" ("nascosto, indistinto") e "mi" ("visibile, tangibile"), quindi kami è tutto l'universo nell'accezione di spazio e spirito. La Shintoismo è quindi una religione naturalistica, non rivelata. Dai due testi storici più antichi, "Kojiki" e "Nihongi" si può in parte ricostruire la religiosità del Giappone prima dell'introduzione del buddhismo e della cultura cinese; si trattava di una combinazione di animismo e culto della natura, senza alcun sistema di dottrina morale. Il dato fondamentale era il culto delle forze della natura alle quali veniva attribuito uno spirito, kami. Lo Shintoismo prevede quindi un profondo rispetto e culto per la natura concepita come un insieme di forze o entità, i kami, che circolano nel mondo animale, vegetale, minerale. Alberi, fiori, animali, fiumi, vento, pioggia, uomini, tutto è kami.


Nota di Lunaria: suggerisco di visionare anche lo scritto che avevo fatto sulla Cina antica
http://intervistemetal.blogspot.it/2017/07/cina-antica-e-black-metal.html 

anche se andrebbe aggiornato con i nuovi studi che ho fatto relativi alla Cina...

Sembra che lo Shintoismo credesse che gli spiriti dei morti si radunassero sui monti e tornassero di tanto in tanto a visitare i loro cari. Dopo la morte il corpo tornava alla natura e durante la primavera, stagione in cui sbocciano i fiori di ciliegio, i defunti ricomparivano tra gli esseri viventi. Lo spirito del defunto, però, andava collocato in un santuario, altrimenti si sarebbe arrabbiato e avrebbe danneggiato i vivi. In questo santuario il defunto si univa ad una sorta di spirito collettivo diventando un protettore del luogo. Nello Shintoismo non esiste la trascendenza: la natura è al tempo stesso reale apparente e apparenza del reale, ed è sempre sacra.
 
APPROFONDIMENTO SULLE MIKO


tratto da



"Ad Atene, culla della civiltà occidentale, non si prendeva mai una decisione prima di aver consultato l'oracolo di Delfi, poiché era la Sacerdotessa a trasmettere i messaggi della Divinità. Le sue parole e i suoi consigli erano preziosi per re e politici, guerrieri e poeti. Ulisse consultò l'oracolo per la guerra, e anche Edipo ne chiese l'aiuto; Socrate giurò sulla sua saggezza.
Nel tempio dedicato alla Grande Madre Terra Gaia, la Sacerdotessa sedeva su una spaccatura nel roccia chiamata "Delphys", che significava "Vagina", l'apertura del grembo della Dea. Si diceva che i vapori che scaturivano da quella fenditura potessero indurre uno stato di trance nella Pizia, la Pitonessa, colei che teneva l'antico serpente della saggezza arrotolato sotto il suo trono. Plutarco, come Pitagora, era un sacerdote del suo tempio; sosteneva che l'oracolo aveva mille anni e descrisse la catalessi estatica della Sacerdotessa e la sua comunione col Divino. I greci chiamavano quegli stati di trance "Entheos" ovvero "Dentro c'è un Dio", da cui deriva la parola "Entusiasmo".

Le Sacerdotesse, dall'Asia all'Egitto, dalla Libia all'Islanda, parlavano con la saggezza di una coscienza alterata ed espansa che consultava e interpretava il Divino. Insegnavano l'epifania di musica, canta, danza; scendevano nelle caverne, conoscevano i misteri di morte e rinascita della terra e, come i leggendari sciamani sciiti, erano in grado di volare.
Gli Dei ci inviavano segni per guidarci e aiutarci, e la capacità di interpretarli e di parlare con il Divino era un antico dono proprio delle donne."

Nota di Lunaria: Ovviamente chi poteva guastare tutto questo, se non un cristiano? E infatti il tempio di Delfi, che aveva onorato così altamente la Saggezza della Donna, fu chiuso dall'imperatore cristiano Giustiniano nel 529 d.c, che chiuse anche moltissime scuole filosofiche, spesso frequentate anche dalle donne, almeno le più abbienti. Anche il tempio di Eleusi venne chiuso, e la Dea e le Sue Sacerdotesse vennero relegate in un mondo sotterraneo di demonizzazione.

I Celti e i Galli onoravano le donne come portatrici di saggezza spirituale. Una famosa Sciamana, una Sacerdotessa druida conosciuta come Velleda, Regina dei Brutteri, divenne leggendaria per aver combattuto strenuamente contro gli invasori romani.
Inoltre, negoziò un accordo di pace tra i romani e la sua gente. Predisse con precisione la distruzione delle legioni romane nel 69 d.c e fu catturata come una preda ambita dai romani, che la giustiziarono per aver condannato il loro imperialismo e la loro brutalità.

Ancora più a nord, le donne erano grandi Sciamane. In Islanda, la Sacerdotessa era chiamata Spakona, dalla parola "spa" che significava "profetizzare". Compiva riti, conosceva le canzoni sacre e sedeva su una piattaforma sollevata che simboleggiava la sua capacità di vedere oltre la realtà. Si diceva che Odino stesso consultasse una veggente per conoscere il suo destino.

Viaggiando verso est attraverso l'Europa, nei campi e nelle foreste, si potevano incontrare popoli che adoravano la Grande Dea degli animali con danze rituali e trance indotta da sostanze psicotrope.

Ancora più a est, dall'altra parte del mare, in Manciuria, vivevano sciamane che portavano sempre uno specchio di rame grazie al quale si poteva vedere la propria anima e consultare una Divinità.

In Corea il Divino veniva invocato usando delle perline.

Per approfondimenti sulla Corea, vedi: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/02/corea-sciamanesimo-antiche-divinita-e.html

Per migliaia di anni, in Giappone, le donne furono itako, okamin, kannagi o kuchiyose - appellativi usati per indicare le donne sagge che interpretavano la saggezza di Ogamisama, la Grande Dea. Erano miko, figlie degli Dei, che consigliavano imperatori e contadini.

Seguivano una preparazione tradizionale, avevano rituali di iniziazione e lavoravano con strumenti magici come archi, liuti a una sola corda e tamburi. Vissero e viaggiarono liberamente fino alla fine del 19° secolo, quando le loro arti furono dichiarate illegali. Continuarono a praticare in segreto fino all'arrivo del generale D. MacArthur nel 1945, che pose fino alla proibizione delle tradizioni shintoiste che quelle donne avevano fondato.

A ovest, c'erano le donne medicina dell'isola Tartaruga, le Americhe, come sarebbero state chiamate. [La Tartaruga era un animale sacro e una Dea essa stessa].
Nipoti di Nokomis e figlie della Donna Ragno, di Donna Bufalo Bianco, della Grande Madre Terra, conoscevano gli antichi canti e le preghiere che propiziavano la guarigione. Parlavano con le piante e sapevano quali erano benefiche e nocive. Conoscevano la saggezza delle stagioni, degli animali della terra, del cielo. Detenevano i misteri delle Capanne della Luna e presiedevano le nascite, le morti, le iniziazioni, i matrimoni e i rituali delle stagioni e delle comunità. Viaggiavano tra i mondi, ritornando con anime perdute e saggezze segrete. Erano anziane onorate dalla gente e, in alcune tribù, sceglievano i capi per il tempo di pace e quello di guerra.

A Sud, c'erano le Sacerdotesse africane, che vennero fatte prigioniere e deportate in America, dove nascosero le loro antiche vie - le danze degli Orisha, la possessione delle entità, la divinazione con le ossa, la magia di Yemanja e Oshun, Dee delle sacre acque e molto altro ancora - nelle tradizioni e nelle cerimonie della religione dei loro rapitori. La Santeria e il Vudu discendono dalla religione Yoruba e, anche se fraintesi dalla cultura occidentale, restano profondamente legati alla saggezza sciamanica del loro passato.

Un tempo, il mondo era pieno di donne che sapevano che c'era un'altra via, una via interiore che portava alla verità. Quella era l'antica arte della Sibilla, Profetessa e Sacerdotessa della Dea, che per prima mi aveva chiamato a sé in sogno e che in seguito era comparsa per guidare i miei passi sul sentiero tortuoso che ora stavo seguendo.


LA DONNA IN GIAPPONE

Fonti consultate:




"Le donne giapponesi fanno sempre la riverenza: è questa la loro condizione", ebbe a dire Fukuhara Rintaro.

Soltanto dopo l'ultima guerra si è potuto dire terminata la condizione di schiavitù che durava da secoli, per la donna giapponese, che non poteva né sposarsi né divorziare, né fare acquisti né vendere alcunché di personale perché ognuno di questi atti era compiuto per lei dai genitori o dallo sposo. 
Le donne giapponesi non potevano studiare, uscire di casa, avere amicizie; dovevano usare un linguaggio speciale, dalle forme ambigue, rimaste ancora nel parlare femminile (Nota di Lunaria: la fonte che ho consultato è parecchio datata, oggigiorno non credo sia più così)

Il confucianesimo, che era penetrato in Giappone insieme alla civiltà cinese, attribuiva essenzialmente una sola funzione alla donna: dare un erede maschio che perpetuasse il culto degli antenati. Una donna poteva essere ripudiata se non dava alla luce un figlio maschio, che poteva essere procurato per adozione.
Le donne che non potevano accedere all'altare familiare, e quindi non erano d'aiuto per tramandare il culto degli antenati era lecito sopprimerle all'atto della nascita, specialmente nei momenti di carestia.
Molte erano le figlie che, allevate e cresciute, erano anche "collocate" presso un padrone di città che si incaricava di insegnare loro un mestiere, versando una somma al padre, ma ponendo un'ipoteca sui guadagni futuri. 

La civiltà giapponese antica non era oppressiva nei riguardi delle donne: al contrario, prima che venissero importati le abitudini di vita e la filosofia cinese, il Giappone conobbe un lungo periodo di matriarcato.

Nella mitologia shinto le divinità femminili sono più importanti di quelle maschili, la divinità suprema, Amaterasu, il Sole o meglio LA Sole, è femminile, così che il Tenno, che discende dal Sole (l'Imperatore), ha una donna come capo della sua stirpe.

Prima del 769 dopo Cristo si contano ben sette imperatrici e si narra che Jingo, vedova di un imperatore, conquistasse eroicamente la Corea "ponendo un sasso sul ventre, sotto la cintura, per impedire la nascita del figlio di cui era incinta."

Nell'antica letteratura si trovano numerosi riferimenti a potenti Sacerdotesse, mentre fino al XIV secolo una figlia dell'imperatore stava a capo dei santuari di Ise; non era raro che i figli assumessero il cognome della madre.

Il Giappone è forse il solo paese al mondo in cui il maggior capolavoro letterario sia stato scritto da una donna: Murasaki Shikibu, nata nel 978 (epoca Heian) (*), che visse alla corte dell'imperatore Ichijo: il "Genji Monogatari", "Romanzo di Genji", un romanzo dove si narra la vita del principe Genji, di suo figlio Kaoru e di suo nipote Niou: la descrizione di cinque generazioni di vita giapponese, che alternata festose descrizioni di vita a un profondo senso di mestizia cosmica per la finale inutilità del tutto.

(*) Nota di Lunaria: su wikipedia è riportato che Murasaki Shikibu dovrebbe essere uno pseudonimo (Murasaki significa "viola" e Shikibu si riferisce alla posizione governativa del padre)

Quella della Geisha era una professione difficile: doveva saper danzare, suonare, parlare con garbo d'arte e letteratura, muoversi e vestire in maniera impeccabile.
La Geisha era depositaria di secoli di raffinata civiltà e la regione principale dell'esistenza della Geisha andava trovata nella passata posizione sociale della donna e nel suo confinamento in casa.
Le Geishe iniziavano a studiare a 10 anni, con un tirocinio che doveva fare di lei una donna non solo bella ma anche piacevole e di raffinata conversazione, un'ottima musicista e un'abile danzatrice.
Nonostante in Occidente fossero viste come "prostitute di lusso", il termine "Geisha" indica una "persona versata nelle arti" e in origine non riguardava solo le donne. 

PROVE









































Per quanto riguarda la scena Metal  - e musicale in genere - bhè, in Giappone ci sono milioni di band! Inizio dando spazio alle band Black Metal che ho scelto per questo post, mentre nel secondo linkerò band molto più famose relative ad altri generi.

Iniziamo dai Sabbat
https://www.youtube.com/watch?v=eG3O9t-W-R4
https://www.youtube.com/watch?v=JxLccFvIP3Q
probabilmente tra le prime band Thrash e proto Black giapponesi. 



Risulta che si siano formati nel 1983. Le vocals sono più influenzate dall'Heavy (vedi primo link), comunque si può già sentire un approccio proto-Black da certe cadenze che la band avrebbe sviluppato dopo l'EP di debutto (soprattutto con "Evoke", che ha vocals più in linea con un Thrash\Black Metal a tutti gli effetti).
Penso che siano stati un'enorme influenza per tutte le band a venire.





Funeral Rites "The wintermoon"  (1996)
https://www.youtube.com/watch?v=2nKsk3truuc 

Black Metal old school con parti più "rilassate" e spoken word che aumentano il senso di disperazione e decadenza del sound



Tyrant "Under The Dark Mystic Sky" (1997)
https://www.youtube.com/watch?v=t1KGtPFrCiQ




Ottimo Symphonic Black Metal! Devo dire che io subito impazzisco per queste sonorità!

così come i Sungoddess



 
https://www.youtube.com/watch?v=v4x4VSq_CZc
con female vocals liriche e tastiere, che rendono il loro sound più incline al Gothic Black Metal.
 

A titolo di pura curiosità vi linko anche i Mortes Saltantes (prima incarnazione dei Magane 凶音
https://www.youtube.com/watch?v=Fit6nS2sr-4 )



 
https://www.youtube.com/watch?v=Hbw3uThVnu8
qui erano più grezzi; nei Magane invece propongono sempre Black Metal ma con un tocco di "giapponesità" in più nel modo di cantare, tanto che definiscono il loro stile "Yomi Metal"

Gli Ohura Mazdo risalgono addirittura al 1992,
https://www.youtube.com/watch?v=0wYzl46q8hc
e suonavano un Black Metal quasi Doom.





Abigail, con un Black Metal piuttosto veloce e "svedese" con pause più atmosferiche e spoken word "giapponesi" seguiti da riff Thrash:
https://www.youtube.com/watch?v=ePS1an8hncY

 



Infine, qui c'è un'intera playlist
https://www.youtube.com/watch?v=BVyjm-SVmrQ&list=PLKx9jua3Ii8fGtd3k8aipiIfvgkenbH2a
con Manierisme




Hakuja,  Arkha Sva, 



Gnome, 

 
Yvonxhe, 



Avsolutized..., 



Subconscious Evil, Abigail, 

Infernal Necromancy