Intervista agli Art Inferno (un sogno che si avvera)


1) Ciao Nerio! Devo ammettere che per me è davvero emozionante poterti intervistare perché tu sei un membro degli Art Inferno! Vi porto nel cuore da tanti anni e siete tra le mie band Symphonic Black Metal preferite. Intervistarti e poter parlare con te degli Art Inferno e delle vostre canzoni che tanto mi emozionano, da tanti anni!, è davvero una bella soddisfazione per me! Sono diversi anni che intervisto band Metal, e ho sempre avuto la speranza di riuscire a rintracciarvi... adesso questo sogno si è avverato, per lo più, in un momento così tragico (sto risentendo anch'io dal punto di vista psicologico, degli effetti delle restrizioni e degli obblighi) e questo mi rende davvero felice.

N: Ciao Lunaria, il piacere è ovviamente anche mio. Intanto ci tengo a ringraziarti apertamente per lo sforzo che hai fatto nel volerci rintracciare. Un grazie speciale va anche a colui che ci ha messo in contatto e alla video recensione sul tuo canale YouTube, che trasuda davvero tanta passione ed entusiasmo: cavolo è una super recensione, troppo buona! (sorrisi nds). Appena ho saputo che volevi ottenere questa intervista non ho esitato a contattarti, per il mutualistico piacere di fare quattro chiacchiere insieme, sebbene non riesco a descriverti lo stato di “rapimento” che provo nel riprendere argomenti o domande che affondano nel passato, essendo comunque trascorso un bel po’ di tempo, e in un certo senso sentendomi alquanto arrugginito… Come hai ben detto tu,il periodo storico è tra i più strani che noi (non so tu) della generazione X abbiamo mai vissuto. Probabilmente se fossimo nati oggi come band non avremmo trattato più le tematiche a noi care dagli anni 70’s ai 90’s e che andavano per la maggiore a quel tempo; molto certamente lo scenario DISTOPICO avrebbe preso posto a tutto ciò che invece aleggiava nella nostra fantasia malata, in relazione a tematiche esoteriche, tetre, oscure, buie e arcane, benchè anche in quel caso c’è chi aveva già trattato quegli argomenti in tempi non sospetti (Orwell,Huxley o P.K.Dick docet). Dulcis in fundo…mi fa tanto piacere sapere che “l’averci beccati” ti abbia resa felice: ne sono onorato!


2) Puoi raccontarci una biografia degli Art Inferno, dalle origini (anzi, ancor prima delle origini, perché mi hanno detto che avete avuto esperienze con altre band) fino alla realizzazione di "Abyssus Abyssum Invocat" (o, se vogliamo, nella trascrizione originale che compare nel cd: "Abyssvs Abyssvm Invocat") uscito per Scarlet nel 1999? Ricordo una vostra apparizione su Grind Zone, nella pagina dedicata ai cd usciti per Scarlet (se ricordo bene, verso il 2000, all'epoca avevo 14 anni) ma a quanto ne so, di voi si sono perse le tracce, ad un certo punto... Puoi raccontarci cosa è successo?

N: Con vero piacere! Noi nasciamo nel lontano 1993, come una band “goliardica” di amici, ma mi vergogno anche solo a dire quale fosse il nome scelto, consentimi il beneficio della privacy (risate,nds). Appassionati di death/thrash metal, decidiamo di riunirci per dare fastidio e fare da controtendenza al mortorio e alla piattezza della nostra città, che offriva solo incravattati figli di papà, smorfiosetti con la puzza sotto il naso, o “Guerrieri della notte” usciti dalle gabbie dei quartieri più popolari, che scorazzavano solo per dar fastidio al povero malcapitato di turno…Insomma nascevamo quasi come punitori della “società bene”. Ma devo dire che al tempo ci riuscimmo proprio: il rumore era assicurato, ma non proprio quel rumore fascinoso e possente (risate,nds). Dopo i primi mesi trascorsi ad affinarci, conoscerci e migliorarci, a seguito di diversi cambi di line up, finalmente trovammo l’assetto giusto, nonché il numero di elementi perfetto, proponendo uno stile ibrido tra un death/doom con “sottilissime” venature black, il tutto sfiorato da un contorno un po’ prog e un bel po’ atmosferico; così eravamo: Io alla voce, il chitarrista (a seguito divenuto Magister Acheron), il batterista che poi divenne Martyrium Grinder,il tastierista e il bassista della band calabra dei Glacial Fear, Andrea Rizzuto, il quale al tempo studiava presso l’università di Messina, e che ci accompagnò per un po’ di mesi fino a prima della realizzazione del nostro DEMOTAPE d’esordio. Subito dopo il suo abbandono, io presi il posto anche al basso, divenendo da allora in poi voce/basso della band. Ora, tornando alla tua domanda, forse è questa formazione di cui ti hanno parlato, ma in realtà non eravamo membri appartenenti ad altre band, solo ci chiamavamo in un modo diverso, eravamo i JOURNEY THROUGH THE DARK. Con questo monicker fecimo, come detto, l’unico demotape autoprodotto, uscito ad aprile del 1995, il quale ottenne ottime recensioni tra testate e riviste, nonché fanzine, e consensi lungo tutto l’underground di genere. Questo ci consentì dopo un anno di approdare al nostro primo contratto discografico con l’etichetta catanese Nosferatu Records, ma stampando sotto quella che viene brandizzata come VAMPIRE SERIES con Allberto Penzin, primordiale bassista e fondatore dei catanesi SCHIZO come produttore. Così, ancora una volta, sempre sotto il monicker  Journey Through The Dark pubblicammo nel marzo del 1997 il Mini Cd dal titolo “AMONG SECRETS”. Anche questo secondo lavoro ci consentì di fare un ulteriore salto di qualità, sia nel songwriting - che diventa sempre più vicino a quello che sarà il futuro lavoro mantenendosi su stili molto miscelati ed eterogenei - che nell’aspetto scenico: infatti da subito dopo la sua pubblicazione cominciano i live in abiti di scena, i set fotografici un bel po’ elaborati e in location sempre più a tema. Non a caso, ancora oggi, sento molti che si ricordano dei Journey Through the Dark come un episodio ancora più gradito rispetto all’evoluzione poi avuta, e sono entusiasti nel chiedermi copie del Mini Cd con molta frequenza. Dunque anche con questo secondo lavoro ottenemmo molte recensioni positive: Metal Shock, Metal Hammer e Grind Zone tra i più famosi,ma anche tra le fanzine più in vista del tempo, così come le più “putrescenti”… Facemmo diversi live, un mini tour per l’Italia, che devo dire ci ha consegnati alla memoria e ai posteri, vedendo i risultati di oggi.  Alla fine del 1997 cominciammo a scrivere nuovi pezzi, che sempre più si avvicinavano a sonorità più cupe, oscure; il sonwriting diventava sempre più nordeuropeo, mantenendo però molto dei connotati mediterranei che ci hanno spesso contraddistinto; i testi si incattiviscono e si vestono di nero, si entra nel subconscio più empio, iniquo e quindi l’allestimento si fa più cattivo esteticamente. Parallelamente cominciamo ad inviare a varie etichette delle demo effettuate di 4 nuovi brani, la Nosferatu stava chiudendo i battenti, e noi avevamo bisogno di un supporto che ci potesse spingere ancora più in là. Così dopo neanche troppo tempo veniamo contattati dalla Scarlet Records, che al tempo aveva in cantiere tante band che stava lanciando, inclusi gli Aborym al loro primo debut. Così in poco tempo trovammo la quadra per stabilire un contratto, ma la proposta fu quella di cambiare monicker in virtù delle nuove sonorità, totalmente diverse oramai dal Mini Cd, e che quindi avrebbero potuto causare uno smottamento tra gli ascoltatori. Noi la trovammo abbastanza corretta come idea, non opponemmo nemmeno così resistenza, anzi forse l’idea c’era dentro di noi perché eravamo già consapevoli di essere diventati un’altra band e così accettamo la sfida e cambiammo monicker in quello che tu conosci e per il quale ci hai contattati: nascono così gli ART INFERNO (NOTA di curiosità per ì più golosi di notizie: il monicker è tipicamente ispirato ad un doppio live dei Fields of The Nephilim, dal titolo EARTH INFERNO. L’assonanza del titolo e la virata di genere ci ispirarono in pochi minuti) . Dunque procedemmo con la composizione di tutti i brani che comporranno il Full Length, ci volle più di un anno per realizzare tutto il disco,non ovviamente per la parte moderna e acustica, ma per tutto l’annoso lavoro di orchestrazione che lo compone. Tieni conto che parliamo di 23 anni fa, periodo in cui si lavorava con i campionatori hardware e grandissime difficoltà nel far suonare uno strumento il più reale possibile, non come oggi che con le librerie sonore e il livello di accuratezza strabiliante si riescono a fare orchestrazioni mirabili. Possiamo dire di aver fatto un anno di carcere per le modalità di applicazione e studio, annesse appunto a tutte le difficoltà, motivo per cui per noi è stato come partorire un FIGLIO, se tieni conto che la gestazione è stata più di nove mesi (sorriso,nds). Unica grande pecca, purtroppo,è che il disco non suona assolutamente come avrebbe dovuto e avremmo voluto, non per la parte orchestrale, torno a ripetere, che invece è quella che ci ha donato tanti punti di forza, ma la registrazione e il missaggio non sono stati del tutto all’altezza, anche perché avevamo finito il budget a disposizione per il gran tempo investito sulla parte di programmazione MIDI, facendo un grandissimo capitombolo sul resto,e che comunque non era affatto meno importante. Sono gli errori che impari con l’esperienza, all’inizio non ci pensi, credi che tutto vada bene così, per fede, e pensi che anche gli altri lo accetteranno. Vivi in una specie di campana, finchè qualcuno non ti viene a bussare, e li ti accorgi di quanto eri stato troppo isolato in te stesso per comprendere la realtà dei fatti. Per il resto la Scarlet ha fatto un discreto lavoro di promozione, sebbene della questione concerti dovevamo occuparcene noi. Al tempo non avevamo ancora neanche stabilito un contatto con un Artist Management, in più dovevi trovare quello giusto, dovevi capire come muoverti, eravamo agli inizi di qualcosa di importante. La soddisfazione era ovviamente infinita, ma ancor di più la voglia di mettersi in gioco. Così dopo l’uscita del disco a novembre del 1999, cominciò un periodo di promozione, interviste su testate di livello europeo come Kerrang e Rock Hard, nonché la famosa intervista su Grind Zone a cui hai accennato nella tua domanda, nel cui numero vi era presente anche il nostro primo poster: fu una grande emozione per noi ritrovarci “posterizzati” su un magazine per la prima volta! Da lì a poco cominciarono dei concerti, ma sfortunatamente non così tanti come doveva essere o come ci aspettavamo. Il mondo dell’arte, già difficile da sempre in Italia per gruppi estremi e uderground, stava cambiando; i compensi offerti dai gestori andavano sempre più al ribasso non consentendoci nemmeno di rientrare nelle spese per il viaggio, vitto e alloggio; non dico guadagno perché all’inizio te ne freghi pure di ricavarci su qualcosa, ma almeno stare al bilancio. E invece questo non accadde. Ora invece andiamo al punto caldo della tua domanda, ovvero del perché si sono perse le nostre tracce… La risposta in realtà non la conosco nemmeno io, sembra assurdo dire ciò, ma è esattamente così. Posso dirti quali sono state le mie percezioni riguardo alle motivazioni, ma non posso esserne certo. Subito dopo la pubblicazione, come ho già detto, avevamo enormi aspettative per noi, ed in effetti il responso da parte del pubblico non è stato affatto tradito, tutt’altro... Però all’interno crescevano delle ansie e diatribe in merito a quale sarebbe stato il proseguo degli Art Inferno, perché ognuno di noi aveva già in mente diverse soluzioni, che probabilmente si discostavano ancora un po’ rispetto alla pubblicazione ultima, a dimostrazione del fatto che ognuno di noi aveva una sensibilità differente e delle vedute differenti. In particolar modo io e il chitarrista spesso non ci incotravamo sulle scelte da fare, perché lui molto radicale sul genere mentre io avevo delle idee molto rivoluzionarie, il che ovviamente stava portando una destabilizzazione interna troppo precoce. In concomitanza o a causa di queste incomprensioni, lo stesso chitarrista comincia a spostare il suo sguardo verso altri interessi artistici, che non contemplavano più la musica in quel momento, solo che è stata una fiamma che si è spenta ad una velocità incomprensibile, mentre ancora cercavamo di capire cosa stesse succedendo. Un po’ come a dire di aver perso improvvisamente il mordente, lasciando non ufficialmente ma ufficiosamente: cioè abbiamo interpretato il suo gesto come un addio… A seguito di ciò fu difficilissimo capire come continuare, visto che gli Art Inferno erano nati, cresciuti ed uniti sotto un’unica formazione storica, con la quale avevamo già un’intesa difficilmente rimpiazzabile con altri membri. Per lo più il chitarrista era un pezzo importantissimo e fondamentale per la composizione dei brani, e che ci avevano fin li caratterizzati. In seguito io ho provato a portare avanti per qualche altro anno il progetto assieme al batterista e ingaggiando altri due chitarristi session da sempre a noi vicini; infatti nel gennaio del 2004 siamo testimoni dell’ultimo live che ci ha visti come band attiva,al primo di una serie di show organizzati presso il Krossover Club di Scordia (CT), accompagnando gli Headliner belga ENTHRONED. Fu una serata magnifica devo dire, sentivamo ancora che c’era un nugolo di fans attorno a noi e il calore percepito ci ha fatto pensare di poter tornare in auge con una nuova formazione, ma evidentemente non fu così, perché ancora una volta le strade si separavano ed ognuno sembrava intraprendere un suo obiettivo, che non era quello degli ART INFERNO. Nel frattempo il batterista si trasferì al nord Italia per lavoro, perdendo anche l’ultimo baluardo, l’ultimo compagno storico che mi accompagnava da sempre. Così fu per me un segno del destino, inequivocabile e di resa. Resa che però non è mai stata ufficializzata, in realtà io mi sono reso minimamente attivo a fare qualche altra composizione, degli inediti che nessuno conosce e che tengo in cantiere da parecchi anni, come se nel mio cuore aspettassi l’occasione giusta per buttarli in pasto. Dunque se oggi mi si ponesse la domanda a brucia pelo, se gli Art Inferno sono morti o meno, io non potrei dire che lo sono né che non lo sono. Sicuramente il tempo ha posato il suo sigillo su questa storia, ma come ogni virtù umana, basta sempre poco per scrollare la polvere dalla memoria e iniettare il giusto entusiamo per chiudere quantomeno un capitolo nel migliore dei modi. Nel frattempo io mi sono dedicato ad altre soluzioni musicali, frutto di un’evoluzione di crescita e maturità, ma non nascondo che un pizzico di nostalgia per questa meravigliosa avventura appena cominciata e mai sviluppata, c’è sempre!


3) Chi mi conosce lo sa, se dovessi stilare una lista di cd preferiti, insieme ai classici del genere Sympho Black, nel periodo che va dal 1998 al 2003, il vostro cd lo metterei ai primi posti... Sono molto legata a quel periodo storico, che ha segnato la mia adolescenza, e il vostro cd, similmente ad altri album di quel periodo, lo ascolto da tanti anni... è proprio il tipo di sound che ricerco nel genere Symphonic Black... gli intro in latino (si apre proprio così, il vostro album: "Praeludium: A Porta Inferi"), le atmosfere sinfoniche e barocche, tragiche, teatrali, cimiteriali e umbratili, i testi profondi e letterari (sono una fanatica appassionata di libri perciò per valutare un gruppo guardo molto anche i testi) con tanto di "recitato teatrale" maestoso e solenne ("Interludium: Sigillum Luciferi")... Insomma, secondo me il vostro cd è un vero capolavoro, non ha perso un grammo di bellezza e suona ancora fantastico a distanza di così tanti anni, e credo proprio che sarebbe apprezzato anche dai neofiti del genere, che nel 1999 erano troppo piccoli per potervi seguire... Tra l'altro, una cosa che non mi stancherò mai di ripetere è che in quel periodo non c'erano ancora "tutte le comodità tecnologiche" di adesso. Adesso si sforna un cd "in formato digital", lo si piazza su youtube\bandcamp e tramite il web subito centinaia di persone da tutto il mondo possono sentirlo... nel 1999 (e anche prima) non era così! Le band registravano a fatica, si mandava la demo tape ai giornali, si doveva aspettare che il recensore ascoltasse il demo e lo recensisse, si aspettava che qualche lettore contattasse la band... Cosa ne pensi, sei nostalgico di "quei tempi" o tutto sommato pensi che oggigiorno un gruppo Metal "faccia meno fatica" per emergere? I pro e i contro di questa situazione? Io credo che se oggigiorno sia facilissimo fare migliaia di like (magari con immagini che facciano "clickbait") una volta una band "faceva la gavetta" e questo, in un certo senso, permetteva di premiare l'impegno e la perseveranza: insomma, solo chi aveva il talento e "si sbatteva" riusciva a farsi notare, oggigiorno tutto è alla portata di click ma l'impegno, il talento, sono ridotti ai minimi termini... forse è ridotta ai minimi termini anche la voglia dell'ascoltatore, di valutare un album nei dettagli e non solo "l'ascoltatina veloce" che è possibile dare su youtube...

N: Grazie ancora Lunaria per gli apprezzamenti, sono davvero entusiasta di sapere che nella tua visione delle migliori uscite del genere ci siano gli Art Inferno, questo mi lusinga tantissimo e ci fa onore: significa che ciò che abbiamo fatto ha valore per qualcuno, e sentire che addirittura tu lo stimi come fra le migliori uscite, nel lustro da te indicato, ci fa sentire sicuramente “utili” dal punto di vista artistico.  Parlando invece dell’aspetto lirico e del sound, si è vero che abbiamo sempre conferito grande importanza e spessore alle parti strumentali che rappresentavano una sorta di capitoli all’interno di un concept, nei quali si snodavano dei recitati in latino quasi a voler marcare l’aulicità del contenuto… Una sorta di “galleria d’arte” attraverso la quale l’ascoltatore veniva accompagnato lungo un percorso ben preciso; se volessimo azzardare un’analogia potremmo asserire che vi fosse un Virgilio che mostrava all’ascoltatore il percorso da compiere. Poi, sulla questione che non abbia perso la sua bellezza e sia rimasto intatto agli effetti del tempo forse è dovuto al fatto che ancora a quell’epoca il concetto dell’orrido, del tetro e del male, inteso come rappresentazione iconografica, non era ancora del tutto sdoganato come invece accade oggi; dove il mondo dell’OSCURO appare più “figo” grazie anche ai film per teenagers che hanno reso appetibile un concetto diversamente commestibile fuori dalla omologazione cinematografica e quindi dall’approvazione del marketing selvaggio e dell’outfit più becero. Oggi è più facile apparire trasgressivi sotto l’approvazione dei media, dei genitori più open minded e ad una standardizzazione dei generi. Questo è il motivo per cui nessuno oggi nessuno lascia il segno. Tutto è figlio del suo tempo: ed oggi è tutto ratificato! Da qui balzo alla tua attenta analisi sulla differenza tra il vecchio mondo “analogico” e quello attualmente digitalizzato e costantemente connesso, sul quale tu, oltre ad aver porto la domanda, hai dato anche la risposta… Se parliamo dei pro e dei contro finiamo con lo scadere in un argomento troppo ampio e minato da contraddizioni a mio avviso, perché sarebbe facile oggi dire che un tempo era meglio, ma continuando ad usufruire delle comodità tecnologiche di oggi. Ad esempio, questa intervista non sarebbe stata possibile se non ci fosse stata una forte interconnessione del mondo digitale; probabilmente non mi avresti mai trovato e non mi avresti potuto contattare così velocemente. Dall’altro lato, la digitalizzazione di ogni cosa possibile ha probabilmente impigrito e svilito l’arte, o forse oserei dire più correttamente l’artista, il quale trova sollazzo più nel mezzo che nel fine. Certamente concordo con te nel ribadire che un tempo ci si doveva sbattere moltissimo per promuoversi, farsi conoscere e raggiungere ogni possibile mezzo che ti consentisse di sfruttare appieno ogni risorsa. Era una cosa affascinante l’attendere risposte, avere dei dubbi su chi ti potesse contattare, rispondere o prendere in considerazione, ma era l’anima stessa dell’imprevedibilità a tenerti vivo e “cazzuto”, conscio delle tue capacità che non dovevano passare al vaglio di centinaia o migliaia di likes per essere approvate. Oggi questa percezione è stata privata del suo fascino e appesa al consenso dei social. Non dico che i social non possano essere dei veicoli di traino per un artista, le cose cambiano si sa, oggi funziona così,ma come dicevo oggi gli “artisti” si perdono nel fascino del mezzo più che nell’orientamento delle loro idee artistiche. Questo è avvalorato dal fatto che oggi più che mai sono prese in considerazione più le idiozie che i contenuti di un certo valore; infatti lo vediamo e lo lamentiamo un po’ tutti quelli che ricordano com’era il mondo musicale fino ad almeno 15 anni fa rispetto ad ora, mondo che io trovo stanco, smarrito, ripetitivo, irriconoscibile! Con YouTube oggi è possibile fare ogni cosa e arrivare a chiunque, puoi promuovere te stesso, il che è uno strumento  di base incredibile, ma come ogni sovradimensionamento delle cose, succede che attira a se anche un’altissima percentuale di “spazzatura” che invece prima restava tale proprio perché non c’era tutto questo tempo e possibilità di aprirsi al futile, né tantomeno poterlo spingere impegnando risorse di tempo e denaro, che invece non servono più per immettersi nella rete gratuitamente. Quindi, se da un lato ha offerto un servizio porta a porta dell’espressione artistica, il risvolto della medaglia è che saranno più, o comunque alla stregua, gli individui che investono su se stessi pensando di avere qualcosa da dire, ma che invece stanno creando un detonatore e che presto diventerà il motivo stesso per cui la piattaforma esploderà. Ecco che il “cazzeggio”, la sfrontatezza, la supponenza, l’arroganza e chi più ne ha più ne metta, sono diventate le uniche virtù richieste per essere “qualcosa“ (non qualcuno) che altri possano seguire come esempio. Da qui ciò che hai detto tu, sulla voglia dell’ascoltatore che è ridotta ai minimi termini, ritengo che il concetto di ASCOLTARE sia un processo fermo all’epoca dei supporti. La gente ha smesso di ascoltare (nel senso di prestare sacrale attenzione), quando sono spariti i supporti a favore della musica liquida onnipresente, che entra nel più piccolo dispositivo immaginabile e la cui qualità rasenta il buon gusto. Se non devi più pagare per ascoltare qualcosa, che tipo di attenzione dovrai mettere in campo per capire di cosa stai fruendo? Ma anche pagando un minimo, (vedi i vari Spotify o iTunes), dematerializzando ogni cosa è sintomatico perdere di vista il concetto di “fatica artistica”; almeno per noi è così, probabilmente per le generazioni future sarà la normalità certamente. La musica necessita di essere ascoltata, non subita passivamente, ed ecco cosa sta accadendo oggi a mio avviso. Di contro la grande possibilità di essere ascoltati da migliaia di persone è certamente un grande affare, ha un potenziale senza precedenti.  Sul fatto che una band metal faccia più fatica oggi ad emergere, non credo sia legato al genere della band ma è un discorso generico. Se proprio devo essere sincero credo che una band metal abbia oggi più possibilità di essere seguita che un tempo, perché la capillarità dei social raggiunge molte più persone a cui quel genere piace rispetto al passato, e quindi è un processo scontato. D’altro canto farei una giusta distinzione tra l’emergere e l’avere valore: se è vero che abbiamo detto che non necessariamente emerge chi merita, va da sé che non è un’equazione così scontata.


4) Proprio perché giudico molto ben scritti i vostri testi, vorrei chiederti se puoi approfondire meglio questo vostro aspetto...Oltre all'uso del latino (cosa che negli ultimi anni forse è andata un po' persa in ambito Black) avete scritto le lirics in inglese citando termini poetici ("thy") e con una costruzione della frase che fa venire in mente "l'effetto alla John Milton", con intermezzi in italiano e citazioni di Baudelaire (Satana Trismegisto...), Poe (in "Bring me where they burning"), Mircalla di Le Fanu ("Blood of eternal love"); ci sono anche stralci di Crowley e riferimenti paganeggianti e mitologici a Pan, Bacco, Apollo, Artemide, Echidna, Gea, Cerbero ("Orgiastic Dance of Pan" e "Blood of eternal love") che in un certo senso si ricollegano alla Sicilia e al Sud Italia pre-cristiano, la Magna Grecia... e ancor prima della "conquista romana", i diversi popoli italici che si scontrarono con i Romani (o vennero assorbiti) come i Bruzi, i Sanniti, gli Etruschi... ma potrei persino citare il fenomeno del Brigantaggio, che oggigiorno viene rivisto nei suoi aspetti positivi e non solo deleteri come certa storiografia lo ha fatto passare... Sono appassionata di Wicca e Folklore e quindi mi piace leggere libri sulle leggende e sulle origini pagane... Alcune regioni del Sud Italia molto più che non le regioni del Nord urbanizzato hanno mantenuto fino agli anni Settanta elementi paganeggianti sincretizzati con elementi cristiani, spesso anche a scopo magico (per chi volesse saperne di più suggerisco la lettura del saggio "Sud e Magia" di Ernesto di Martino). Alcuni luoghi in Basilicata o in Puglia sono ancora legati a rocce e grotte particolari, e il simbolo della Triscele che compare ancora oggi per identificare la regione Sicilia, ha origini antichissime e rimandi con altri simboli celti e asiatici legati al rinnovamento, alla ciclicità, come il Triskell e la Svastica... Probabile che la testolina che campeggia nella Triscele fosse, in origine, un riferimento alla Gorgone o a Cerere\Demetra... Pensa che insieme alla Triplice Luna io adoro indossare anche la Triscele, ho un paio di orecchini! Questo per dirti che mi affascinano molto le origini ancestrali della nostra Italia. Conosci qualche leggenda o approfondimento storico che puoi raccontarci su un aspetto esoterico e ancestrale della Sicilia? So che rischio di essere ripetitiva perché lo chiedo come domanda fissa ogni volta che intervisto una band dal Sud Italia, ma uno dei miei scrittori preferiti è Verga! Ci sono stati molti scrittori, poeti, musicisti, pittori provenienti dalla Sicilia o dal Sud Italia: d'Annunzio, Quasimodo, Tansillo, Sciascia, Ida Nasini Campanella, Francesco Lojacono... peraltro a mio personale parere, Tansillo anticipa di molto, in pieno Rinascimento, certe tematiche sepolcrali e orrorifiche che faranno furore nella letteratura gotica e romantica inglese... Adesso non mi metto a citare tutti i poeti rinascimentali e del Seicento\Ottocento che mi piacciono altrimenti non finisco più... ma la letteratura italiana ha dato un enorme contributo alla storia della letteratura; è vero che oggigiorno, tranne eccezioni, l'Italia non sforna più i grandi autori o artisti che sfornava a ripetizione in secoli come il Rinascimento e l'Ottocento... Posso chiederti quali autori e libri sono serviti da ispirazione per la vostra musica, oltre agli autori che ho già citato? E oggi, cosa ami leggere?

N: Hai detto bene: quello dei testi è un punto cruciale, sia per il genere che per la nostra opera,non vi sono dubbi; il fatto stesso che tu lo abbia ovviamente evidenziato supporta la tua analisi. Le lyrics sono state incentrate sul connubio linguistico latino/italiano/inglese: le prime due, ovviamente, per un’esigenza identitaria e culturale, sulla quale si basa il nostro messaggio; la terza per una questione comunicativa ad ampio spettro: con l’utilizzo dell’inglese il tuo messaggio arriva chiaramante a chiunque senza necessità di traduzioni. Per non spiattellare troppa “supponenza” era impossibile usare solo latino e italiano, ma abbiamo cercato di lasciare spazio all’utilizzo di questi due linguaggi per le parti dove volevamo che l’acme fosse elevato, o dove volevamo enfatizzare un momento e dare aulicità al contenuto, e per quello la nostra lingua (inclusa madre latino) è impareggiabile per bellezza, varietà e imperiosità! Per quanto riguarda l’inglese volevamo dare la stessa impronta naturalmente, avvicinandoci al linguaggio arcaico della letteratura anglosassone, per quanto possibile. Infatti gli scrittori da te accennati sono stati fondamentali per trarre ispirazione concettuale e linguistica, come d’altronde era consuetudine fare in quegli anni per chi si approcciava a questi generi estremi, riuscendo bene a far collimare la tragicità dei racconti con i tessuti sonori. La grande vastità di scrittori ci ha permesso di spaziare ovunque lungo tutti i testi dei brani, anzi ammetto di averne “sacrificato” diversi per mancanza di spazio, tale è la produzione letteraria di quegli anni, e non solo… Dunque abbiamo scelto i più importanti o quelli che meglio si prestavano come “commenti musicali”; quelli che usavano particolare attenzione o erano più addentrati nella parte oscura della mente, dei pensieri più tenebrosi e angoscianti, come appunto Baudelaire, Poe o Milton,o i poeti ossianici, abbinandoli a grandi romantici del tempo che facevano appunto di questa materia uno scopo introspettivo. Non è un mistero, infatti, che ci rifacevamo molto alla poesia simbolista di Baudelaire, il quale egli stesso asseriva che ”Il mondo è una foresta di simboli”, e per noi era perfetta come incarnazione, unitamente al decadentismo dei suoi splendidi versi, fatti di vino, oppio e languida mestizia. Poi c’era l’angoscia di Poe, il terrore che trasudava dalle gelide notti insonni dei suoi trascorsi, anch’egli confortato dal vino e dall’oppio. In lui vi sono tutti i sintomi e le ossessioni del primo vero anticipatore del genere Horror: la fobia per la sepoltura da vivo, la rianimazione dei cadaveri, il macabro, le paure più ataviche e il lutto! Insomma, una pletora di scrittori ci invitavano ad apparecchiare un’opera che poteva immergerci  nei meandri di questo mondo vetusto, fatto di ragnatele, candelabri e sale buie; gelidi corridoi ove scorre acuminata e tagliente la follia delle menti dei nostri autori, la cui unica possibilità di descrivere il mondo fuori era vederlo e viverlo attraverso i propri fantasmi. E così potevamo farlo anche noi, tramite la nostra musica, il nostro monicker e il significato in esso riposto. Per esprimere meglio un esempio da te già citato, vorrei brevemente approfondire il concetto che sta dietro l’utilizzo della frase “Satana Trismegisto” di Baudelaire, da cui è facile ricostruire brevemente alcuni tratti che caratterizzano il nostro scritto e la nostra idea, abbracciando una dicotomia di pensiero. L’affascinante figura retorica di Baudelaire, circa l’uso dell’epiteto Trismegisto, procede dal personaggio che in età ellenistica fu venerato come grande sapiente e alchimista, nonché autore del Corpus Hermeticum, leggendariamente chiamato e noto come: Ermete Trismegisto. Trismegisto significa “Tre volte grandissimo” e la tradizione voleva che Hermés fosse il Dio della comunicazione; ma anche Thot era il Dio egizio delle lettere e della geometria. Era infatti tradizione egizia reiterare l’aggettivo “Grande” davanti al nome della divinità. Entrambi, servendo una divinità superiore (Zeus per Ermete e Osiride per Thot) sono detti psicopompi, ovvero: accompagnano le anime dei defunti nell’oltretomba. Baudelaire tenta di applicare lo stesso epiteto a Satana nella volontà di non vederlo necessariamente collocato nell’iconografia cristiana, perché secondo lui egli non è solo il sovrano dell’Inferno, ma è colui che “senza ucciderti” ti accompagna verso l’inferno per tutta la vita. Dunque Satana, per Baudelaire, è Trismegisto perché anch’egli è duplice come Ermete: da un lato il Dio della tecnica è volenteroso ad aiutare l’uomo con la scienza, il progresso e la comunicazione; dall’altro invece non lo salva e lo conduce inesorabilmente alla morte. Satana non si palesa come angoscia (che sarà poi lo Spleen), ma si nasconde nella società della tecnica, incentiva il mero progresso nei confronti del quale i cuori e gli animi dei benpensanti sono già catturati ed estasiati. Allo stesso modo gli Art Inferno vedono questo mondo, crogiolato da bei propositi, da filantropi e da iniziative e attività apparentemente allettanti. Potremmo identificarla compiuta nella digitalizzazione e la datizzazione di ogni cosa: così suadente e dannatamente comoda, nonchè priva di ogni sforzo e dall’essere più fascinosamente diabolica che non vera e suscettibile da controindicazioni. La potremmo vedere nel Leviatano dei diktat nazi-sanitari, nella convinzione che la scienza sia eletta ad unico Dio insindacabile e dogma al quale consegnare le generazioni future, ridotte ad involucri o cultivar, incapaci di autodeterminarsi e creare un proprio e libero pensiero; o spingerci fino all’individuazione di un transumanesimo che appare sempre più una strada percorribile dalla scienza e che diventa il nuovo testamento di una nuova razza, non più propriamente umana. Per proseguire con la tua domanda, a questo punto un’altra digressione è d’obbligo. Lo hai menzionato anche tu e riguarda uno dei personaggi più controversi e chiacchierati del ‘900. Nel nostro immaginario ovviamente c’è stato spazio anche per riferimenti ad esso, in quanto fautore di un certo pensiero e di una certa “filosofia/religione”: sto parlando di Aleister Crowley! Egli non è molto lontano, in fondo, dalla visione che avevano Baudelaire o Poe del male o di Satana, se non fosse che quest’ultimo ci ha fondato su una dottrina, alla cui base stava il “The book of law”, la quale a sua volta si fondava sulla “Legge di Thelema”  che assumeva la volontà come epicentro e riassunta nel codice di condotta “Do what thou wilt shall be the whole of the law” (Fa ciò che desideri sarà tutta la legge) con il suo corollario “Love is the Law, Love under will” (Amore è la legge, amore sotto la volontà). Era impossibile non suggellare i nostri testi con riferimenti ad egli, in quanto la nostra isola è stata testimone viva e diretta della sua apparizione e del suo operato nei primi del ‘900. E’ noto infatti, che nel 1920 si recò a Cefalù, un paese nella provincia di Palermo, dove vi prese in affitto un’abitazione per farne la prima “comunità”  che vivesse secondo i principi della religione da lui fondata, denominata “Abbazia di Thelema”. Qui Crowley, in quattro anni, mise in atto tutto ciò che la sua “stravaganza ideologica”, la sua perversione e il suo egocentrismo potevano esprimere, permeato principalmente dalla voglia di sperimentare pratiche che esulavano da qualunque dottrina e religione, mosso da intenti apparentemente dogmatici ma che non avevano di fatto correlazione. Egli stesso ammetterà di non credere in “Satana” in quanto coinvolto nell’impianto dogmatico cristiano, verso il quale era abietto sin da bambino, avendo vissuto in una famiglia seguace di una rigorosa setta protestante e dai rigidissimi prinicipi morali. E’ in questo “luogo magico” che Crowley sente l’ispirazione per mettere in pratica tutti i suoi appetiti sessuali e gusti di ogni genere, fondendo in essi filosofie indù, tantrismo e magia sessuale, compresa quella che prevedeva una delle sue “Donne Scarlatte” accoppiarsi con un caprone; nonché l’omosessualità rituale, dalla cui esperienza chiamò la sua personalità femminile “Alys”; fino all’uso di ogni tipo di droga che liberasse dalle inibizioni lui e i suoi adepti verso talune pratiche. Per come la vedo io, non è tanto il misticismo di Crowley o di come e cosa ha saputo conferire a questa sua dottrina, spettinata dalla sua personalità eclettica e auto referenziata, quanto più la volontà di un “Enfant Terrible” a creare un’avanguardia ideologica utile alle generazioni successive per sfornare la famosa contro cultura e diventarne uno dei simboli identitari dei Beat, Hippy, Punk e compagnia bella, incluso giustappunto l’ambito Metal che ha cercato di estrarne il significato più ESOTERICO.  In quanto alle altre citazioni, da buoni italiani, e soprattutto da siciliani, non potevamo non fare riferimenti all’epoca greco-romana, alle sue divinità o personaggi, ricchi di significati utili al nostro messaggio, poiché in ognuno di essi vi è un riscontro sia pagano che divino, il che rappresenta proprio il Sancta Sanctorum della nostra filosofia. In ognuno di noi riecheggia questa dicotomia ancestrale: anelare alla perfezione della divinità, alla beatitudine della santità ma sfruttando elementi, simulacri, iconografie o talvolta gesti che ci inchiodano al ciclo della vita terrena. I pagani non erano altro che questo, forse più vicini, ancora una volta, e forse un po’ inconsapevolmente, al significato esoterico postulato da Ermete Trismegisto: “Come sopra, così sotto; come dentro così fuori; come l’Universo così l’anima”. Tuttavia, anche Paracelso recitava saggiamente: ”Lo spirito dell’Uomo viene dalle stelle, la sua Anima dai Pianeti, il suo corpo dagli Elementi”. Parlando poi dei simboli, in particolar modo ti sei (giustamente) soffermata sulla TRISCELE e sul suo significato, o direi significati, in quanto le interpretazioni sono svariate, relativamente alle epoche che si sono susseguite... Credo hai detto abbondantemente tu di cosa si tratti, ma accostandoci a quello di maggior interesse e di riferimento adiacente al contenuto storico/simbolico di età ellenica, sicuramente resta più affascinante la testa della Gorgone, le cui gambe si irradiano all’altezza del ginocchio… Le sue origini sembrano ancora più antiche della sua comparsa in Sicilia; addirittura nel territorio di Gela vennero ritrovate su delle ceramiche, in cui ancora non era presente il volto della Gorgone. La sua interpretazione va anche in direzione di quella geografica. Si pensava infatti, che in base agli “appellativi” dati all’isola, si voleva identificare una terra con tre promontori: Capo Peloro (ovvero Messina, nostra città), Capo Passero (versante siracusano) e Capo Lilibeo o Boeo (versante Marsala/Trapani). In questo modo l’isola era identificata secondo una figura triangolare accostabile alla figura delle tre gambe. Infine le tre gambe erano riunite secondo una trinità pagana, rappresentata proprio dal mito delle Gorgoni: Medusa (la gòrgone per eccellenza), Steno ed Euriale e il brano che è accostabile a questi concetti è senza dubbio “Orgiastic Dance of Pan”. Ora, notavo che la tua domanda tocca diversi punti: non vorrei tediare chi ci legge, ma mi sento in dovere di rispondere, sebbene non vorrei rischiare di andare off-topic e far diventare un’intervista una tavola rotonda sulla letteratura, sebbene ciò non mi dispiacerebbe affatto... Circa la tua domanda, su quali autori e/o libri ci hanno influenzato, la risposta forse già in parte si può dedurre dalla nostra avviata conversazione. Ma anche autori del tutto estranei alla letteratura gotica o horror ci hanno dato tantissima linfa. Direi che coloro di cui hai tessuto le lodi, molti dei quali siciliani, sono importantissimi dal punto di vista del contributo che hanno apportato al nostro bagaglio letterario. Io personalmente, benchè estimatore di veristi come Verga e Capuana di cui, a parte il folclore e le realtà non ben definite non hanno molto in comune fra di loro; piuttosto che Sciascia o Tansillo o Lo jacono, sono un patito seguace Foscoliano, il quale mi ha donato tantissimi spunti e al quale mi sento più vicino e legato, non solo per la forma letteraria immensa, ma per la sua capacità autobiografica di rivedersi ed immedesimarsi in un contesto storico ben preciso, di cui si fa promotore e vittima tramite l’alter ego di due personaggi gemelli ma contrastanti: lo Jacopo Ortis e il Didimo Chierico. L’uno passionale e patriottico, pre-romantico e ricco di ideali di libertà fugate invece nel secondo, disilluso, in cui ogni speranza di libertà è defunta; non c’è più nulla per cui vivere , se non per la Poesia, l’arte Eternatrice. Motivo e nodo fondamentale per cui (probabilmente) nasce il carme DEI SEPOLCRI (e da qui riferimento a “Be Silence, My Ossuary”) sarà proprio il suicidio di Ortis, fine che egli può sfatare soltanto tramite esso. Ecco, Foscolo fa un viaggio introspettivo (benchè materialista ed ateo) che è immerso nel mondo reale; da qui egli ne trae ogni sfumatura ed esaltazione affinchè  la morte trovi elementi di corrispondenza di “intenti amorosi” che permettano al vivo e al morto di dialogare. Infine, le tombe dei grandi offrono esempio ai vivi per spingerli a compiere gesta e opere grandiose, e da qui può trovare esaltazione un brano come “Blood of Eternal Love”. Ciò che mi è sempre interessato nella sua poetica non è mai stato il problema dell’essere o meno credente, materialista, illuminista o mistico, ma della Passione che egli inietta nelle sue opere e che tramite le parole avvenga una sorta di autocombustione dell’animo al quale ogni uomo non può sottrarsi. Infine, per tornare un po' all’aspetto musicale, azzarderei aggiungere che le nostre influenze non sono soltanto letterarie, bensì anche cinematografiche. La nostra opera musicale si è rifatta moltissimo all’attività cineasta, e non solo al genere tipicamente gotico alla Corman, Mario Bava (docet) o Riccardo Freda o ancora Antonio Margheriti, ma anche ad un genere molto amato da noi: il thriller italiano anni 60/70! E’ tramite quest’ultimo che abbiamo attinto moltissimo per le parti musicali  tipicamente seventies, anche per onorare molti musicisti che a questo genere devono molto (o forse meglio direi che il genere deve molto a questi musicisti): mi sto riferendo soprattutto a band e compositori come i GOBLIN, Fabio Frizzi, Stelvio Cipriani, gli Osanna, Piero Umiliani, Oliver Onions (Guido e Maurizio De Angelis), Franco Micalizzi, Gianni Ferrio, Riz Ortolani, Bruno Nicolai e infine non si può non citare l’immenso, grande ed unico Ennio Morricone che ha dato a questo genere un contributo notevolissimo in una miriade di film... Infine, per rispondere alla tua ultima domanda, circa i libri che amo leggere oggi, devo dire che il mio interesse si è allargato da diversi anni su aspetti un po' più scientifici. Leggo e mi interesso molto di astrofisica e meccanica quantistica. Quest’ultima mi affascina moltissimo, perchè ci suggerisce o ci permette di riflettere, in gran parte, sui perchè dei misteri della vita; teorie e ipotesi davvero molto vicine, talvolta, anche a chi cerca risposte al di là della fede. In un certo senso è l’unica scienza che possa avvalorare o svelare ciò che viene definito tutt’oggi “mistero della fede”...


5) E dal punto di vista di artwork? Partiamo dal logo: lo trovo molto affascinante, con i due demoni che "aprono e chiudono" il logo. 

Come vi è venuta l'idea, dal punto di vista grafico? E per l'immagine di copertina? 

Quel cristo in rigor mortis, bianco e insanguinato e la morte che campeggia, trionfante, con la falce?  All'interno del libretto e accanto ai titoli sul retro avete messo l'immagine di un satiro (forse Priapo?) e quelle che sembrano menadi danzanti...

N: Il logo in realtà è una composizione grafica speculare, come speculari sono il “BENE E IL MALE”. Il concetto parte dal presupposto che ogni aspetto fisico e/o metafisico ha il suo corrispettivo opposto, e questo trova campo anche nella nostra dimensione umana, confrontandosi con un alter ego che ognuno di noi possiede, detto in gergo: DOPPELGANGER, ovvero il nostro doppio “malvagio”. In quanto all’immagine front cover si, quello rappresentato è un Cristo adagiato su una tomba, insanguinato e morente, mentre la Morte gli si erge dinanzi...In realtà anche qui il significato è dettato dalla dicotomia vita/morte, e ancora una volta condizioni speculari. Nella narrazione biblica il Cristo muore, ma è proprio morendo che sconfigge quella Morte definitiva, netta, priva una dimensione di redenzione, fatta di perdizione; ma nella narrazione è anche il male o SATANA ad essere sconfitto, poichè il SERPENTE viene schiacciato dalla santità  della TRINITA’, perchè egli stesso morendo redime gli uomini dal peccato. Dall’altro lato però la morte è speculare a Dio, poichè egli stesso ha creato questa dimensione necessaria per RINASCERE nella sua luce e nella sua BENEDIZIONE: senza Morte non vi è RINASCITA. Nella raffigurazione noi abbiamo voluto esplicitamente creare una dissonanza a questa condizione: cioè che in base al concept di “Abyssus Abyssum Invocat” è il male a chiamare il male, il cane a mangiare cane e l’uomo ad uccidere l’uomo, e quindi  asserire che “DIO E’ MORTO”; è morto dal momento in cui, in verità, l’uomo ha scelto di non cogliere i segni Divini e percorrere una strada fatta di vendetta e non di perdono, di guerra e non di pace, di potere e non di umiltà, di Male e non di Bene. Ovviamente questa è una versione molto iconografica, teologicamente incollata alla dottrina cristiano-cattolica, ma che potrebbe lasciare spazio ad altre interpretazioni, purtroppo però non deducibili da ciò che le immagini e la narrazione comune possono far credere. Per chi visualizza questa immagine, è chiaro che l’intento è quello di rendere questa versione aderente alla nostra tradizione cristiana, ma ciò non significa che è quella a cui, noi Band, necessariamente crediamo.


6) Non so se vi siete esibiti live... se la risposta è sì, puoi raccontarci qualcosa?

N: Beh si, ovviamente ci siamo esibiti Live, sebbene come Art Inferno non così tante volte... Dal ’99, anno in cui abbiamo cambiato monicker e abbiamo dato alle stampe “Abyssus...”  ci siamo esibiti in Sicilia, a Catania, al Salone della Musica nel 2000; sempre nel 2000, il 12 agosto abbiamo partecipato all’Agglutination Festival, e il 31 ottobre per il giorno di Halloween siamo stati invitati a suonare al PLAN 9 di Padova, mitico locale che ha visto tantissime band italiane ed estere transitare. Infine, la nostra ultima apparizione risale al 17 gennaio del 2004, al Krossover di Scordia (CT) al tempo dell’organizzazione Nihil Productions (Dark Funeral, Dismember, Katatonia, Mayhem, Impaled Nazarene ecc...), suonammo prima degli headliners Entombed. Poi, purtroppo, il nulla più...


7) In che rapporti eravate con le band italiane di quel periodo? Io mi ricordo ancora di ottime band, purtroppo sparite, come Burial Place (che ho avuto la fortuna di intervistare! https://intervistemetal.blogspot.com/2017/06/burial-place-symphonic-black-metal.html ), Cassandra, Revenant, Evil Bards, Andark, Agarthi, Angryon (https://intervistemetal.blogspot.com/2015/06/angryon-symphonic-black-metal.html) e Melan Nephos Thanatou (intervistate pure loro! https://intervistemetal.blogspot.com/2014/01/melan-nephos-thanatou-symphonic-black.html), Sacrater, Dark Unfathomed che purtroppo non andarono oltre un demo (peraltro alcune di queste band furono pure demo del mese o recensite con ottimi voti) o i Tragoidia (altra band che è stata una gran bella soddisfazione intervistare! https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/tragoidia-black-metal.html) (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/old-italia-records.html) Band come Nefarium, Evol, https://intervistemetal.blogspot.com/2014/01/evol-black-metal.html Stormlord, Evenfall, Adversam, Necrodeath, Forgotten Tomb e Abhor https://intervistemetal.blogspot.com/2014/01/abhor-black-metal.html che hanno proseguito con diversi album facendosi apprezzare anche all'estero... Altre, come i Tenebrae Oboriuntur https://intervistemetal.blogspot.com/2021/02/tenebrae-oboriuntur-black-metal.html e Paymon https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/a-repit-alpine-black-metal.html tornati di recente... Ormai diverse persone vanno alla ricerca delle prime band Black Metal e di quelle che hanno lasciato il segno, in Italia (Mortuary Drape https://intervistemetal.blogspot.com/2014/02/mortuary-drape-black-metal.html, De Occulta Philosophia, Urnaa, https://intervistemetal.blogspot.com/2015/07/urnaa-intervista-in-esclusiva.html Unholy Land, Spite Extreme Wing, Melencolia Estatica, Suspirium, https://intervistemetal.blogspot.com/2014/01/suspirium-black-metal.html i Theatres des Vampires vecchio stile...) (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/07/hate-desolation-e-le-sceau-macabre.html) Attualmente la scena Black Metal italiana è molto attiva (https://www.youtube.com/c/MuseoDelBlackMetalItaliano/videos) anche se ormai il genere si è evoluto in diverse direzioni e stili, impensabili negli anni Novanta (penso a Black metal "folkloristici" con tanto di strumenti e linguaggi arabeggianti o asiatici, alla scena Blackgaze o PostBlack... e anche qui, in effetti, gli Inchiuvatu avevano già anticipato questo modo "inusuale" di suonare Black Metal) Cosa ti piace ascoltare, nel 2021? Devo dire che io, pur seguendo e intervistato anche le nuove band (Nott, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/nott-black-metal.html Tenebra Arcana, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/tenebra-arcana-intervista-per-martiri.html Necroshine, https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/necroshine-black-metal.html Rawness Obsolete, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/rawness-obsolete-black-metal.html À Répit,  https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/a-repit-alpine-black-metal.html Dusk, Ierru... https://intervistemetal.blogspot.com/2014/11/ierru-black-metal.html  https://intervistemetal.blogspot.com/2016/02/frentrum.html), e non solo nel Black Metal, sono, in un certo senso "cristallizzata" in un certo periodo dal quale non mi schiodo: gli anni della mia adolescenza, tra il 1998 e il 2003, che ricordo con crescente nostalgia, più passa il tempo...

N: Beh, mi hai fatto una domanda cruciale ed imbarazzante in un certo senso... Di tutte quelle che hai enunciato, o quasi, non siamo mai stati in contatto. A parte Stormlord, che conoscevamo molto bene e con i quali c’era anche una discreta amicizia, i Mortuary Drape, i Necrodeath, gli Inchiuvatu e i Theatres des Vampires  e i Tenebrae Oboriuntur  molto molto marginalmente, con gli altri non abbiamo mai avuto a che fare, e non per volontà nostra sia chiaro, ma probabilmente non sempre si ha il tempo di legare con tutti indistintamente. Eravamo molto molto amici con i grandissimi Handful Of Hate, https://intervistemetal.blogspot.com/2014/02/handful-of-hate-black-metal.html Funeral Oration, Aborym, gli Hybris, gli Iconoclast di Andrea Zanetti, i mitici siciliani Sinoath e Schizo, Chaos And Technocracy, Detestor, e tanti altri della scena degli anni 90, soprattutto band che sono sparite dopo i primi due o tre demo, per ovvi motivi che ci vedevano provenire da quella certa scena death/black con il precedente monicker Journey Through The Dark e quindi vicini sia ad una scena che all’altra. Poi tantissime altre band di cui, spero mi perdonerete tu e i lettori, non ricordo più nemmeno i nomi...


8) Ti dedichi ancora alla musica? Ci vuoi anticipare qualcosa legato a tuoi futuri o eventuali progetti musicali?

N: Beh si mi dedico ancora alla musica certamente, anche perchè è il mio lavoro. Dal 2004 circa mi dedico alla produzione musicale, mi sono specializzato come Sound Engineer facendo un po' di gavetta prima ed un Master dopo; ho lavorato dapprima come freelance e da 3 anni a questa parte ho aperto un mio studio di registrazione personale, dove curo le produzioni per terzi, oltre alle mie cose. In realtà ho diverse cose in cantiere da un bel po' di tempo, anche degli inediti Art Inferno mai usciti, ma non ho avuto ancora la possibilità di mettere insieme il materiale e sono stato un po' perplesso perché la scena di oggi credo sia morta, come credo sia morto il Black Metal. In realtà io sono di quelli che preferisce voltare pagina e ricordare un bel tempo come qualcosa di unico ed irripetibile, ma arriva un bel momento che bisogna mettere uno stop, per dare dignità a ciò che hai fatto. Dall’altro lato, è materiale davvero forte, lo reputo valido e mi dispiace tenerlo dentro un cassetto. Anche da parte di amici sono stato più volte invogliato a tirarlo fuori, quindi sono fra due cuori, oltre al fatto che come band Art Inferno non esiste più, se non nella mia persona e volontà. Prenderò sicuramente una decisione e valuterò. Nel frattempo ho fatto altre composizioni, che si allontanano dal sound Art Inferno, benché la matrice si possa certamente cogliere, e sono in attesa di prendere forma sia musicalmente che come produzione. Mi è successo, come spesso capita, che hai in testa talmente tante cose diverse fra loro che non è facile dare un senso omogeneo, ci vuole tempo ed io sono un dannato perfezionista, quindi tra impegni e cose da fare non sono riuscito a trovare la giusta armonia decisionale, sono in quel periodo chiamato “crisi artistica” che capita a chiunque faccia musica: perché senza crisi non può esistere evoluzione. 


9) Non sono sicura che effettivamente sia possibile reperire con facilità il vostro cd... io lo possiedo originale e fa bellissima mostra nella mia collezione di cd ma non mi pare di averlo mai visto in quei (comunque pochi) negozi di cd, qui a Milano... Ci sarebbe una qualche possibilità di ristamparlo, magari in edizione aggiornata, con qualche bonus track? Forse, ricollegandomi alla domanda 3, oggigiorno sarebbe molto più facile, rispetto al 1999, farvi subito conoscere non solo in Italia ma anche nel resto del mondo, usando strumenti come youtube\bandcamp...

N: In effetti di tempo ne è passato, parliamo di un album vecchio di 22 anni! Se non trovi copie in giro, la motivazione è solo una: non sono state fatte ristampe dall’unica e sola datata 1999! In realtà in passato giravano copie, diversi utenti ci riferivano di aver reperito il cd anche in negozi, oltre che nelle solite distribuzioni. In quanto ad una possibilità di ristamparlo al momento non ci sono accordi né ci sono mai state notificate proposte in merito. Ovviamente non ti nascondo che non mi dispiacerebbe affatto, vista l’utenza interessata che si è palesata in questi anni sempre più crescente, ma bisognerebbe riprendere un attimo il bandolo della matassa dove era rimasto, capire se la Scarlet Records fosse ancora interessata o al massimo impugnare noi stessi l’idea di proporlo a qualche altra etichetta, se non addirittura occuparcene noi stessi onerosamente, svincolandoci dall’etichetta. Ma ovviamente tutto questo solo a seguito di un ovvio restyling, veste grafica e remix/remaster del lavoro, per adattarlo ai giorni nostri. In definitiva, sarebbe possibile ma, visto che della band non è rimasto più nessuno se non me, dovrei occuparmi di tutto io e comunque sempre rintracciare gli altri componenti per capire se nelle loro intenzioni ci fosse mai questa volontà (credo che non avrebbero nulla in contrario, tutt’altro), oltre poi agli aspetti più tecnici e burocratici da sbrogliare. La risposta non è un NO, ma neanche un SI a breve termine. Magari tu mi hai lanciato la palla e chissà che non venga raccolta in un prossimo futuro... Certamente, come hai fatto ben notare tu, oggi sarebbe molto più facile estendere la propria “notorietà” o il proprio messaggio attraverso quelle piattaforme ludiche e di massa a cui la totalità dell’umanità ha accesso; è anche vero che più aumenti la capienza di un contenitore e più il concentrato di ciò che c’è dentro diventa meno efficace: a buon intenditore, poche parole...

 

10) Come vedi oggi "Abyssvs Abyssvm Invocat"? Fermo restando che secondo me è perfetto così com'è, cambieresti qualcosa di quel cd, se potessi tornare indietro?

N: Mi stai facendo un’ottima domanda: da un lato tanto personale da poter rispondere e dall’altro tanto tecnica da non essere espressa... Da un punto di vista strettamente personale ritengo che, “ABYSSVS ABYSSVUM INVOCAT”, sia un album figlio della sua epoca, ma con una proiezione ispirazionale al futuro. Netto, ricercato, provocatore, cupo, avantgardista, sinfonico, atmosferico, ma di sicuro non diabolico! Tra le cose che potrei analizzare non ritengo ci sia qualcosa di diabolico in quel disco, perché in effetti non era ciò che volevamo, e perchè il “Diavolo” non si cela certamente tra la scontatezza dei contenuti che lo narrano. Forse molti hanno sempre mal interpretato lo stile degli Art Inferno, annoverandoli tra le classiche band dedite al culto del male, ma chi lo ha pensato o lo ha dato per scontato si è sbagliato di grosso! Oggi ho qui la possibilità di dire che il nostro percorso, così come anche il nostro lavoro artistico, non era affatto quello di rientrare tra le band classiche di adoratori di una dottrina e renderla appetibile, farne una sorta di bibbia: assolutamente NO! Il nostro lavoro, come ho spiegato nella domanda 4 e 5, è un estratto, un’analisi di mondi sofferenti, di filosofia, di letteratura, il tutto condito di quella teatralità che solo il mondo dell’horrorifico spesso riesce a dare, poichè inietta lo sdegno e la paura per un avvenire che sembra iniquo; un passato che ci ha violentati ed un presente che ci tiene vivi tramite una flebile speranza spesso impugnata e diretta da quel “Satana Trismegisto”, di quel “Diavolo che tira i nostri fili”. Dal punto di vista concettuale non c’è quasi niente che cambierei di “Abyssvs...” , dalle idee, alle metafore, credo che sia venuto tanto naturale quanto spontaneo nel gettarlo e tramutarlo in musica Da un punto di vista musicale magari oggi avrei visto delle cose differenti, ma è anche ovvio e scontato che sia così, 22 anni dopo è semplicistico fare una valutazione del genere, ma in linea di massima credo che abbiamo fatto tutto ciò che era da fare per quell’episodio. Però se c’è una questione che rifarei da capo a tondo e della quale non sono mai stato soddisfatto è il “sound” di quel disco. La produzione non mi ha mai entusiasmato, le parti di Drum e chitarra potevano e DOVEVANO essere fatte meglio, è un’ingiustizia che quel disco suoni in quel modo, per me è una sofferenza quando mi capita di riascoltarlo, anche se fingo che sia figlio della sua epoca, non riesco a giustificarne le inesattezze e le brutture produttive, se non quella di aver avuto pochi fondi al tempo e di non aver potuto dedicare le giuste attenzioni a tutto il processo produttivo. Molti come te mi dicono che è bello anche per via di quegli errori, perchè lo rende proprio figlio del suo tempo, ma io da dentro non riesco a vederla così, perché sono un dannato perfezionista e oggi che il mio lavoro è a contatto con la produzione audio non posso girarmi dall’altro lato e fingere che non sia mai successo. I grandi lavori del passato hanno succhiato tutto quello che si poteva da quelle tecnologie, e quanto meno, a parità di limiti tecnici, non possono avere rimpianti per lo spazio temporale in cui quel prodotto è stato realizzato. Noi invece non possiamo certo asserire che, a quel tempo, abbiamo utilizzato tutte le accortezze che la tecnologia ci metteva a disposizione, e quindi la risposta è scontata e tristemente mi dà ragione.


11) Eccoci giunti alla fine dell'intervista... che dirti, sono una vostra fan di lunghissima data, amo la vostra musica, fa da colonna sonora alle mie letture preferite, quindi non posso nasconderti che per me è stata un'intervista speciale e un sogno che si avvera, non ci speravo proprio più di potervi intervistare, men che meno in un periodo della mia vita dove l'angoscia e la tristezza per quanto sta capitando ormai da un anno mi portano a pensare che ormai "siamo alla fine". Non mi riferisco al virus di per sé, ma a tutto quello che viene fatto e imposto con metodi coercitivi, che piano piano mi sta sfibrando e logorando. Comunque, se uscirò indenne da questo periodo lo devo, oltre alle persone che mi vogliono bene, anche alla forza e all'entusiasmo che mi danno i miei gruppi preferiti, con la loro musica. Che siano i Morbid Angel di "Altars of Madness", i Cradle of Filth di "Dusk and Her Embrace", gli Slayer di "Reign in Blood", i Dimmu Borgir di "Enthroned Darkness Triumphant" e quante altre band potrei citare!, oltre ai mie libri preferiti, che poi sono le cose che arricchiscono la mia vita, sicuramente aver realizzato il mio sogno di potervi intervistare parlando del vostro bellissimo cd, sarà qualcosa che avrà reso questo anno (pessimo) decisamente migliore e una gran bella soddisfazione. Perciò, grazie di cuore per aver accettato questa intervista e grazie alle persone che hanno fatto "da intermediari" per metterci in contatto.    


N: Lunaria: sono io che posso solo ringraziarti apertamente, per la dedizione e la passione con cui hai realizzato queste domande, davvero analitiche e mai scontate o banali. Per me è stato un onore aver potuto dialogare con te su molte questioni, ritengo sia una delle migliori interviste che qualcuno ci abbia mai sottoposto, perchè mette al centro di tutto l’ARTE e la gioia in essa di vivere ed esprimersi. Tu hai dato voce a questo fluido incessante che ci scorre dentro, e semmai si fosse sopito, tramite le tue domande abbiamo aperto un varco in cui è stato possibile riassaporare le belle sensazioni che hanno portato nella nostra esistenza; e quando ti esalti e puoi rendere partecipe gli altri della tua gioia, lì la nostra essenza trova sollazzo e riparo da un mondo che ci mostra tante brutture, specialmente come in questo periodo. Io ti auguro, e mi auguro, che questo tempo diventi solo un brutto ricordo, che tu possa continuare con le tue belle passioni e che queste ti rendano sempre una persona viva e interessante per te stessa e per gli altri. Quindi permettimi di dedicarti questa intervista che tu hai fatto a me, io la restituisco a te affinchè sia il sigillo per un futuro nel quale noi abbiamo sempre creduto, un futuro in cui l’arte, la scienza (quella vera), il pensiero libero siano sempre l’humus di quella collettività sana, quella in cui crediamo e quella in cui siamo certi si possa sviluppare l’essere umano, e non Replicanti o Automi. Grazie a te e a chi (lo sottolineo anche io) ha reso possibile incontrarci per questa bella chiacchierata. A presto( mi auguro) ed un saluto a tutti i lettori che hanno avuto la pazienza di arrivare fino alla fine.

NERIO






3 commenti:

  1. Anonimo12.1.24

    Oh Nerio

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  2. Anonimo12.1.24

    Mi piace molto il punto in cui dici che è ora di mettere la parola fine, sarebbe come riesumare un cadavere, il vostro è stato un capolavoro oscuro ed è bene che rimanga avvolto nel mistero, gli Art Inferno sono perfetti in quel Placido limbo come un eterno fuoco fatuo nell’eterno 1999.
    Bellissima intervista, mi avete fatto fare un nostalgico, emozionante tuffo nel passato.

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  3. Gli Art Inferno sono tra i miei gruppi preferiti, parlando di band italiane. Mi piacciono anche altre band sympho black ormai scomparse (Cassandra, Dark Unfathomed...) che meritano tutte di essere riscoperte. Purtroppo all'epoca non c'erano i mezzi di diffusione che abbiamo oggi, altrimenti credo che non sarebbero scomparse. Erano molto valide. Ti suggerisco di leggere anche le interviste che ho fatto a Tragoidia https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/tragoidia-black-metal.html
    e Burial Place https://intervistemetal.blogspot.com/2017/06/burial-place-symphonic-black-metal.html

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