Handful of Hate (Black Metal)
1) Ciao Ragazzi! Per prima cosa presentatevi ai nostri lettori!
Risposta: Gli Handful Of Hate sono una band che ha iniziato a suonare nel 1993 con sei album all'attivo: “Qliphothic Supremacy” 1997, “Hierarchy 1999”, ViceCrown” 2003, “Gruesome Splendour” 2006, “You Will Bleed” 2009 ed il nuovo “To Perdition” uscito 2 mesi fa. Per il resto abbiamo fatto alcuni EP's un mcd e varie compilation. Abbiamo festeggiato a Novembre 2013 20 anni di carriera underground e siamo ancora qua con una buona voglia di suonare.
2) Domanda che più classica non si può, e che vi avranno già fatto: "Handful of Hate", perchè lo avete scelto come monicker? Pensate che possa subito far capire anche a chi non vi conosce la vostra attitudine?
Risposta: Fu scelto nel 1993 dal bassista di quel periodo (Ugo, deceduto purtroppo un anno dopo) la sua ricerca era di evitare i soliti monickers banali ed esprimere qualcosa che descrivesse il nostro modo di suonare: “un pugno chiuso, una manciata” di cosa? Io mi permisi di aggiungere odio! Poiché rappresenta forse il più grande sentimento che l'uomo possa esprimere.
3) Bene, ora ripercorriamo la vostra carriera: parlateci di voi, come band, partendo dagli inizi, come vi siete formati, i primi demo, i cd, insomma, tutto ciò che fa parte della vostra storia personale, come band.
Risposta: Potrei scrivere un romanzo sulla nostra storia e sulle stranezze, sfortune e situazioni incongruenti che da sempre ci hanno accompagnato. Me lo riservo per la vecchiaia! Ti dico che quando iniziammo era dura trovare musicisti nella mia mia zona: la lucchesia. Più che altro serviva un'opera di convincimento nel coinvogliare gli interessi verso il metal estremo e non i soliti Metallica! Con il “Black Album” ogni fottuto chitarrista sapeva suonare, o voleva suonare solo quello! Sembrava che non esistessero altri generi. Altro problema enorme per quegli anni era trovare un batterista che non sapesse solo fare una song degli Enigma o qualcosa degli Iron Maiden (tra le altre cose suonati male). Quello che trovammo si rivelò talmente catastrofico da fermare l'attività della band per mesi... La conclusione più ovvia fu registrare il demo con la batteria elettronica. Andando avanti per arrivare al primo disco incanalavamo inesperienza a mille problemi sempre nella line-up. Il secondo batterista fu poco meglio del primo ed ecco che nel primo album anche qua ricorremmo a parti semi-elettroniche. La line up in studio fu completamente sfatta e ricostruita con personaggi nuovi... Ma qui comincia un altro capitolo non meno spinoso del primo... Quello che conta è che adesso siamo qua ma se mi guardo alle spalle ho ibrividi, avrei fatto prima ascalare l'Everest!
4) Il vostro stile musicale, ascrivibile al Black Metal soprattutto di stampo svedese, è molto d'impatto, affilato, serrato, d'una precisione infernale, quasi rovente; voi come definireste il vostro stile?
Risposta: E' difficile definirci, non nego che la componente svedese sia e sia stata molto presente specialmente nei primi album. Allo stato attuale penso di essere riuscito a personalizzare il nostro sound. Questo lo inscrivo nella musica estrema più efferata di matrice Black ma che spazia nel Death metal usando ogni tipo di soluzione atta a rendere la cosa infernale e disumana.
5) "To Perdition" mostra un artwork che fa molto "inquisizione-style": vediamo questa sedia tutta ricoperta di aculei; due tagliole sui braccioli; sullo schienale, una croce rovesciata. Come è da intendersi, questa copertina? Si tratta di un concept album? Potete parlarci della genesi di questo vostro album?
Su YouTube si può sentire "Larvae".
Risposta: La copertina rappresenta un aspetto molto presente nei nostri testi: la tortura ed i suoi strumenti per infliggerla. Torturare implica il duplice aspetto del dare e del ricevere, la chiesa ne è stata una vera maestra in questa arte. Nel disco non si analizzano le pratiche post concilio tridentino bensì il cinico aspetto del “torture device” il piacere nel martoriare e la ricerca di alcuni soggetti, preposti al martirio, della tortura quale mezzo di ascesi ed estasi verso qualcosa di superiore. Tutto questo ha una sua estetica una vera spirale tendente alla perfezione. L'immagine della copertina fa parte di un set di foto, scattate da un giovane autore Antonio Maglitto, molto suggestive realizzate alla Rocca di San Leo. Dentro la limited version in digipack di “To Perdition” compaiono altri strumenti di sacrificio corporale in prospettive molto scure ancora intrisi di graffi e scritte, quasi opere d'arte viventi che, nella loro torva architettura, aspettano di poter lavorare ancora.
6) Visto che siete ormai in giro da molti anni, vorrei che analizzaste il vostro personale percorso musicale: primi passi, evoluzioni, punti di forza, analogie e differenze negli album, mettendo in correlazione "To Perdition" con gli album precedenti.
Risposta: Il nostro cammino, come penso quello di tutte le bands che hanno una lunga storia, è segnato da un incremento di esperienza album dopo album. Tralasciando i costanti problemi di line-up ed anche la molta sfortuna avuta negli anni posso dirti che “To Perdition” come sesto ed ultimo album fa da corona ad un cammino in continua evoluzione. Agli albori avevo in mente cosa suonare ma, vuoi per inesperienza, vuoi per le differenti idee all'interno della band tutto risultava molto eterogeneo. Ecco quindi che un disco come “Qliphothic Supremacy” 1997 risulta molto melodico, seppur i toni di una band molto veloce e violenta sono ben presenti. Con “Hierarchy 1999” il secondo album ed una nuova line-up si delineano i contorni della band senza compromessi e senza troppi orpelli, eliminando le parti acustiche e mettendo in evidenza i blast beats come nostro cavallo di battaglia. La produzione è molto sporca, la voce urlata e molto sguaiata ed il riffing tagliente. Il vero e proprio “cambio” e consapevolezza di un cammino più professionale avviene con l'album “ViceCrown” del 2003. A 10 anni dalla fondazione praticamente lavoro solo col batterista. Compongo il 90% del disco e lo registro (tranne la batteria) da solo. Inizio a migliorarmi tecnicamente sia sulla chitarra sia alla voce, privilegiando toni meno acuti e chiudendola maggiormente. Da qua inizia il punto di svolta che per i due album che seguiranno: “Gruesome Splendour” 2006 e “You Will Bleed” 2009, segnerà una band efferata, in costante miglioramento tecnico non limitata al solo Black Metal ma che spazia anche nel Death. Penso che con “ViceCrown” inizi il “sound” Handful Of Hate parti molto melodiche, aperture e stoppati. Ogni elemento che può contribuire all'esaltazione del groove non viene escluso. Arriviamo al nuovo “To Perdition”. A mio avviso una sintesi di tutto ciò. Una formazione stabile ed un lavoro fatto da 4 persone, non più io soltanto. Risulta un disco tecnicamente ottimo, velocissimo e mai noioso. Il meglio della nostra esperienza esaltata a potenza.
7) Ricollegandomi alla domanda 4, vorrei chiedervi come riuscite a rapportarvi alla dimensione live. Insomma, quanto è difficile suonare Black Metal, per di più, di fronte al pubblico? Per esempio, ci sono alcune band Black Metal che non si esibiscono in pubblico. Sicuramente la vostra proposta è anche basata sulla padronanza della tecnica strumentale.
Risposta: Per Handful Of Hate l'aspetto live conta quanto quello discografico. E' imprescindibile per noi questa cosa. In 20 anni penso che siamo maturati molto e sappiamo proporre un concerto molto potente, personale e coinvolgente. Indubbiamente in questo periodo suonare live è diventato sempre più difficile. Il budget è limitatissimo, i locali pochi, i rimborsi tirati al minimo. Ci hanno proposto più volte tour in US ed America latina ma al momento non ce la sentiamo di rischiare anche perchè, essendo tutti lavoratori, non vogliamo buttare soldi, nel caso andasse male, che ci servon qua per sopravvivere a questa situazione.
8) Prossimi obiettivi e anticipazioni a nome Handful of Hate?
Risposta: stiamo chiudendo vari live in giro per l'Europa, alcuni in paesi dove non abbiamo mai suonato. Allo stesso tempo ci stiamo concentrando sulla stampa di nuove T-shirts, Hoodies, patches per arricchire il nostro merchandise. Siamo una band che non ama le scadenze ed i tempi tecnici stretti. Amiamo prenderci il nostro tempo di composizione ed arrangiamento di nuove songs per dare seguito a questo nuovo album. Quindi non saprei dirti, al momento attuale, quando cominceremo a lavorare al settimo album.
9) Vorrei un vostro parere sulla scena Black Metal, attuale, estera e/o italiana. Che ne pensate? In Italia sono uscite molte buone band - anche se rimaste a livello molto underground, con l'uscita di appena un demo -. Cosa vi piace ascoltare, nel genere?
Nicola: La scena Black metal estera si è contratta ma continua ad esser ben presente. Dopo il boom di metà anni '90 adesso sembra che si sia tornati indietro ai primordi ed, oltre ai nomi storici, sono emerse dall'underground un buon numero di bands alcune delle quali validissime. L'Italia è un capitolo a parte, tranne un pugno di gruppi (6-7) di valore internazionale poi abbiamo solo meteore, ovvero bands, anche molto buone, ma che nascono crescono e muoiono nell'arco di 1-2 anni. Non esiste una nostra scena e, col passare degli anni, comincio a credere che sia un problema insito nella nostra cultura musiciale.
10) Concludete a vostro piacimento la nostra chiacchierata!
Risposta: Grazie per l'intervista. Ci tengo a ringraziare di cuore tutti coloro che verranno a vederci live supportandoci e comprando il nostro ultimo album “To Perdition” grazie.
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