Gli Sciti e la Menorah!

Per la prima parte dello scritto: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-sciti-prima-parte.html

Info tratte da



Nota di Lunaria: purtroppo sulla tastiera non ho la "c" accentata
che andrebbe usata per "Kerc" e "Cechov"

I reperti più belli delle nostre ricerche provengono dalle tombe situate sulle rive del Bosforo. Tutte le alture che partono da Kerc sono costellate di tumuli [...] databili tra il V sec. a.c. e il II sec. d.c
Tuttavia in questi monumenti funebri si ritrovano tracce di usanze barbare, come l'uso di sacrificare gli schiavi e seppellirli con i loro padroni [...] Nella sua famosa descrizione delle usanze funebri degli Sciti reali, Erodoto riferisce di un rito sacrificale simile e Luciano esclama: "Quanti cavalli, concubine e coppieri immolati sulle tombe! Quali vesti e ornamenti sepolti o arsi insieme ai defunti!" (Kondakov, Tolstoj, Reinach, "Antichità della Russia meridionale" 1891)


"Di noi parlavano a voce bassa, tremando di paura
i miti ellenici. Noi, popolo amante delle risse e delle battaglie,
i figli d'Ercole e di Echidna, gli Sciti"
(gli Sciti, omaggiati dai versi del poeta Valerij Brjušov)


Nella distesa di steppe, che dal Fiume Giallo al Danubio unisce l'Europa all'Asia, nel primo millennio a.c nasce una grande civiltà di allevatori nomadi e cavalieri. Sono divisi in alcuni gruppi: gli Sciti a nord del Mar Nero, i Sauromati o Sarmati del bacino del Volga, i Saci nell'Asia centrale. Nel IV secolo d.c verranno travolti dai Mongoli e dai TurcoTatari.

Erodoto scriveva di loro che erano arcieri a cavallo, che non avevano città o mura fortificate, e si spostavano su "case sui carri". I loro tumuli funerari erano chiamati kurgan. Questi enormi tumuli funerari potevano avere un diametro di trecento metri. Qualcuno le ha chiamate "piramidi delle steppe".

Cechov ha descritto così quel paesaggio desolato: "Si viaggia per un po'... e si vede sorgere un kurgan, sentinella silenziosa, o un baba [statua antropomorfa] di pietra, eretto Dio sa quando e da chi. Un uccello notturno sfiora il suolo senza rumore, e a poco a poco tornano alla memoria le leggende della steppa, i racconti uditi negli incontri casuali, le fiabe delle nutrici nate nella steppa."



Anche i cavalli venivano sepolti nei kurgan. Venivano anche impalati, insieme ai cavalieri, attorno alle tombe dei re, un anno dopo il funerale.
Una delle testimonianze più antiche è la cronaca di Kungur, composta solo alla fine del XVII secolo, fondata sui resoconti dei partecipanti alla spedizione di Ermak. Vi si menziona un'idolo assai grande, una Dea antichissima e nuda, seduta insieme al figlio su un seggio."

Nota di Lunaria: purtroppo questa immagine non è stata inserita. Non credo sia sopravvissuta. Comunque sia, "la Dea in trono col bambino" era diffusa anche presso gli Hittiti: Arinna

Nicolas Spathar fu il primo a recarsi al di là degli Urali nel 1675. Ci fornisce una descrizione particolareggiata degli idoli, delle incisioni rupestri.







Nel 1670 i coloni russi cominciano a saccheggiare le tombe kurgan. I Voivodi, governatori militari, ricevono una parte di questo enorme bottino. Moltissimi manufatti vennero fusi per "recuperare il valore dell'oro" giacché per i russi non avevano alcuna altra utilità.

Nota di Lunaria: animali dalle lunghe corna erano tipici anche dell'arte afghana pre-islamica, che raffigurava anche Dee nude che li cavalcavano












e il significato simbolico dell'asino lo abbiamo visto qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/lasino-e-seth.html


https://intervistemetal.blogspot.com/2018/02/che-ce-in-kirghizistan-la-torre-i.html

Infine, concludo con una cosa curiosa.

Guardando questa immagine, quasi nessuno penserebbe che trattasi di una Dea. Difatti, ha tratti molto mascolini. Eppure osservando bene si nota il seno prosperoso




Ebbene, i particolari interessanti sono due:

1) La Dea ha folte sopracciglia nere. Questo genere di sopracciglia così folte e che si congiungono, vengono ancora portate dalle donne in Uzbekistan;




è considerato segno di fascino; tanto che addirittura si usa la matita nera per infoltirle!
In pratica, le donne uzbeke ancora si truccano come le antiche Scite!

2) La Dea tiene in mano un ramoscello che ricorda la Menorah!
Avevo già spiegato che la Menorah in origine era un simbolo della Dea Asherah. è stata poi "inclusa" nel culto a jahvè.
Difatti, in altre culture troviamo immagini di Dee assise sugli alberi e sui tronchi e\o serpenti accanto agli alberi.







Ha valore simbolico la Menorah, il candelabro a 7 bracci dell'Ebraismo, che si ricollega a una prescrizione biblica (Esodo 25-31)
"E tu devi fare un candelabro d'oro puro. Il candelabro deve essere fatto di lavoro battuto. La sua base, i suoi bracci, i suoi calici, i suoi pomi e i suoi fiori devono procedere da esso. E sei bracci si dipartono dai suoi lati, tre bracci del candelabro da un suo lato e tre bracci del candelabro dall'altro suo lato. Tra calici a forma di fiori di mandorlo sono su un gruppo di bracci, con pomi e fiori che si alternano, e tra calici a forma di mandorlo sull'altro gruppo di bracci, con pomi e fiori che si alternano (...)"

Originariamente i bracci del candelabro sostenevano lampade a olio, in seguito vennero usate spesso le candele di cera (*)

(*) La candela ha una precisa valenza esoterica: "La cera simboleggia la Luce, lo stoppino la fa fondere: così la cera è partecipe del Fuoco: ecco il rapporto materia-spirito. Il fuoco è l'immagine dello spirito di trascendenza, di purificazione, di illuminazione"

La Menorah, con le sue decorazioni vegetali,  rimanda probabilmente ad una specie di Albero del Mondo secondo prototipi babilonesi, alludendo al numero 7 dei pianeti.


Era conservata nel tempio di Gerusalemme, e fu trafugata dai Romani dopo la conquista della città; nell'arte medievale è spesso emblema dell'Ebraismo.
"Il candelabro è un albero della luce che si sviluppa nella sua massima fioritura. La luce risplende fino a Dio e verso di lui risplendono tutte le altri luci. Questa è la Menorah, che secondo la tradizione al tempo degli eroici Maccabei, durante la consacrazione nel Secondo Tempio, bruciò in totale per 8 giorni - sebbene fosse stata alimentata solo con un orciuolo d'olio che fu trovato intatto" (S.P. de Vries)


Nota di Lunaria:  lo stesso simbolismo è filtrato nel cristianesimo, vedi Matteo 25,1, ma anche nell'islam, vedi la sura XXIV: "Dio è la luce dei cieli e della terra, e si rassomiglia la sua luce a una nicchia, in cui è una lampada, e la lampada è in un cristallo, il cristallo è come una stella lucente e arde la lampada dell'olio di un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio per poco non brilla anche se non lo tocchi col fuoco, è luce su luce"

Specifichiamo che anche questo è uno scopiazzamento dell'Esoterismo e del Paganesimo... L'olio infatti era usato nei riti pagani. Vedi questo approfondimento


"Per i Greci non esisteva frutto più utile dell'oliva e non si può neppure immaginare la civiltà greca e la Grecia stessa senza l'ulivo. Come oggi, anche nell'antichità le olive venivano consumate nere, cioè mature, dopo essere state lasciate a macerare un po' di tempo nell'acqua affinché perdessero il sapore aspro, oppure verdi, e in questo caso venivano sciacquate, poi lasciate a bagno in acqua dolce e salate leggermente.
L'olio ricavato dai frutti per pressione era un prodotto di prima necessità. Non veniva utilizzato solo in cucina ma, impiego quasi altrettanto importante e più nobile, per l'illuminazione; ciò avveniva già nella Creta minoica: innumerevoli lampade di argilla, di steatite, di pietra tenera, di marmo e di bronzo indicano chiaramente che, nei palazzi come nelle capanne, l'olio era usato per l'illuminazione, e la capacità di tali lampade denota come l'illuminazione fosse lussuosa, né si badava a fare economia. L'olio di oliva serviva anche alla cura del corpo, che esso rendeva brillante; anche agli Dei e agli eroi nell'Odissea piace frizionarsi con l'olio per conservare la loro bellezza luminosa e immortale. L'olio di oliva costituiva inoltre la base degli unguenti e dei profumi. Lo si utilizzava per preparare le salme, per le unzioni sacre, nella medicina e nella magia e infine se ne facevano offerte agli Dei [l'ulivo era la pianta sacra di Atena]. Malgrado sia oggi inseparabile dal paesaggio greco, l'ulivo non è nato in Grecia. Le ricerche dei botanici hanno stabilito che il suo habitat originario è l'Asia Minore, dove forma vere e proprie foreste nell'estesa regione che, partendo dall'Arabia meridionale, e risale passando dalla penisola del Sinai, dalla Palestina, la Siria e la costa meridionale della Turchia fino ai piedi del Caucaso. Fu lì, con tutta probabilità, che si cominciò a coltivarlo. Non è perciò sorprendente che la prima menzione dell'ulivo si trovi nei capitoli della Genesi in cui è narrato il Diluvio: "Noè aspettò ancora altri sette giorni, poi fece di nuovo uscire dall'arca la colomba (la prima volta non avendo trovato dove posare il piede, la colomba era tornata indietro) e la colomba tornò da lui, verso sera, ma ecco, essa aveva nel becco un ramoscello fresco d'olivo". Lo sdegno di Dio si era placato, le acque si erano ritirate, la vegetazione cominciava a rinverdire. Fin dall'origine, l'ulivo fu per gli Ebrei uno dei doni più preziosi di Jahveh, il simbolo stesso dell'alleanza da lui conclusa con gli uomini nella persona dei patriarchi. L'olio d'oliva serviva alla consacrazione. Così, "L'inviato di Dio" del quale il popolo aspettava la venuta era chiamato il Messia, "l'Unto del Signore", tradotto in greco con Khristòs."

I candelabri Chanukka degli ebrei portano 8 candele; il tronco non regge alcuna candela ma sostiene spesso una figura (per esempio Giuditta con la testa di Oloferne); il nono braccio sostiene la candela "shammash", "servo della luce", che è anche il nome del dio babilonese del Sole, con la quale vengono accese tutte le altre.

Adesso vediamo altri approfondimenti:

Per prima cosa, dimostriamo che gli alberi erano associati alle Dee e a figure femminili o venivano persino femminilizzati ("albero che allatta")













 La Menorah è quanto resta del culto e del simulacro di Asherah, probabilmente Dea rappresentata anche sotto forma di tronco\palo (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/palo-di-calendimaggio.html)