Alle Origini dei Cradle of Filth: la Letteratura Inglese Preromantica e Gotica

Sì, questo è proprio uno scritto autoreferenziale e solipsista dove esisto solo io e le mie fantasticherie sulla brughiera inglese, a contemplare tombe e torri in rovina ricoperte d'edera (con il paesaggio disseminato di dulcamare e gigari) in compagnia di Shelley, cioè il più Bel Giglio Immacolato d'Albione,



e con sottofondo perenne di "Dusk and Her Embrace" dei Cradle of Filth.

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Già intorno alla metà del XVIII secolo, dopo la morte di Pope, si inizia un nuovo modo di fare poesia: nuovi elementi fonici suggestivi che rendono più suadente un verso poetico fino a quel momento rimasto piuttosto razionale, un nuovo atteggiamento più malinconico ed introspettivo soprattutto relativo alla contemplazione del paesaggio. Questo periodo della poesia inglese viene chiamato "Age of Sensibility" e caratterizza un'era poetica malinconica ed inquieta.  Mentre la precedente "Poetic Diction" Neoclassica era di impostazione aristocratica, la generazione successiva a Pope tradisce questa struttura: ed ecco comparire le "Seasons" ("Stagioni") dello scozzese James Thomson (1700-1748), virate sullo schema delle Georgiche virgiliane, l'"Ode to Evening" ("Ode alla Sera") di Williams Collins (1722-1771) che esalta la pace crepuscolare che più tardi influenzò lo stesso Keats. Ma il capolavoro malinconico resta "Elegy written in a Country Churchyard" ("Elegia scritta in un cimitero di campagna") di Thomas Gray (1711-1771) destinata a diventare il modello per tutti i Romantici, non solo in Inghilterra (la cita anche Foscolo)





Nella "Elegy" l'attenzione del poeta si concentra sui più umili, mentre tutta la composizione riverbera di una vena malinconica nella contemplazione della morte di chi è sepolto nel cimitero di campagna in tombe non lussuose.


Christopher Smart (1722-1771) anticipa Blake e traduce in inglese l'opera completa di Orazio; finì internato in manicomio come William Collins. William Cowper (1731-1800) autore della poesia "The Castaway" ("Il Naufrago") sulle sofferenze di un uomo che sta annengando e si sente dimenticato da Dio, morì suicida. Con le sue descrizioni di passeggiate nella campagna inglese ispirò l'arte di Constable ed influenzò anche Jane Austen.

Con la pubblicazione, nel 1757, dell' "Enquiry upon the origin of our Ideas of the Sublime and Beautiful" ("Indagine filosofica sull'origine delle nostre idee del sublime del bello") in cui l'autore, Edmund Burke, sostiene il primato del Sublime sul Bello, viene fondato un nuovo canone di bellezza: non sono più l'armonia e la razionalità a dare il piacere estetico, ma l'Oscuro, l'Irrazionale, il Traumatico.
"Tutto ciò che è in grado in qualsiasi modo di produrre idee di dolore e pericolo, ovvero, tutto ciò che è in qualsiasi modo terrificante, o tratta oggetti terrificanti, oppure agisce in modo analogo al terrore, è fonte di Sublime, ovvero è in grado di produrre le immagini più forti che la mente sia capace di provare"


Da lì a poco apparvero raccolte di poesia medioevale o medievaleggiante, incentrati sulla contemplazione di paesaggi oscuri, meditazioni sulla morte: James McPherson (1736-1796) con "Works of Ossian" ("Canti di Ossian")




i "Reliques of Ancient English Poetry", le ballate e sonetti datate XV secolo raccolte da Thomas Percy (1729-1811). Anche Thomas Chatterton (1753-1770) si accostò alla moda letteraria del rifacimento di poesie medieovali inneggianti paesaggi nordici aspri, cupi e selvaggi o un gusto sepolcrale e cimiteriale, e spacciò per opera di un poeta del XV secolo le sue brillanti contraffazioni di un manoscritto medioevale; scoperto, si suicidò per la vergogna.  La morte di Chatterton inaugura la stagione dei poeti tragici del Romanticismo, su tutti Shelley e Keats.


Infine, citiamo Rober Burns (1759-1796) con il suo "Poems, Chiefly in Scottish Dialect" ("Poesie, soprattutto in dialetto scozzese")


Per quanto riguarda la nascita del romanzo Gotico, è "Clarissa" di Richardson ad ispirare, senza prevederlo, il modello di tutte le vergini perseguitate, costrette a fuggire dalle brame di oscuri personaggi, in situazioni morbose ed inquietanti; molti autori si divertirono a parodizzare l'opera, che nasceva con un intento edificante e "moralistico" facendo trionfare non la Virtù, ma il Vizio (vedi "Justine" e "Juliette" di de Sade)

E così, con l'esplicito intento di essere una critica al razionalismo illuminista e all'angoscia dell'industrializzazione, nasce il romanzo gotico, dove un gruppo di romanzieri inglesi e scozzesi rivendica il predominio dell'elemento sovrannaturale su quello reale; sono i primi vagiti di una letteratura che affrontava esplicitamente trasgressioni e trasfigurazioni orride preferendole alla tranquillità del focolare borghese. Il primo romanzo ad inaugurare il filone è "Il Castello di Otranto" di Horace Walpole (1764) seguito dai romanzi di Ann Radcliffe (1764-1823) "I Misteri di Udolfo" "L'Italiano o il Confessionale dei Penitenti Neri",  Matthew Gregory Lewis (1775-1818), "Il Monaco" e William Beckford (1759-1844) (l'autore di "Vathek"). Tutti questi romanzi sostituiscono l'ambiente borghese settecentesco (tipico dei romanzi di Richardson come "Pamela" e "Clarissa") con castelli medioevali e conventi o sotterranei dell'Inquisizione con personaggi religiosi corrotti e sanguinari (c'è una sottile vena anticattolica e anticlericale e Lewis si compiace di narrare esplicitamente anche lo stupro e l'omicidio, mettendo a nudo fantasie sadiche, che de Sade porterà al culmine).



Curiosamente, sono tutti romanzi ambientati in un' Italia o in una Spagna irreali, ricolme di paure ancestrali; le protagoniste della Radcliffe poi sono figurazioni allucinate della condizione femminile settecentesca, così asettica e soffocante.

Approfondimento: Ugo Foscolo




"Sermone Primo" (1805)


Muoiono i dardi tuoi sul gelo antico,
d'atlante, e dove inviolate guarda negli antri
le sue prime Ombre la Notte.


"Le Grazie" (1802)

E dopo breve dì sacri alla Morte,
vagavan tutti colle belve all'Ombra,
della gran selva della terra: e gli antri
eran tetto, e i Sepolcri eran Altari.


"Ai Novelli Repubblicani" (1797)

Quando all'Orror di Notte taciturna
del tuo spento fratel l'immane spetro
coi crin su gli occhi,
e sanguinoso e tetro
surse del tebro dall'incognit'urna
a lampeggiar di livido baleno
voce dall'imo seno
trasse e gridò.


"In Morte di Amaritte - Elegia - " (1796)

Qui sorge un'urna e qui in funereo manto,
erran le Grazie, e qui echeggiar s'ascolta
flebili versi, fioche voci, e pianto.

E di cipressi sotto oscura volta
cupa malinconia muta si aggira
coi crin sugli occhi, e nel suo duol raccolta.

Qui gemebondo a lagrimar si mira
vate canuto su la sorda pietra,
e ora ammuta, ora geme, ed ora sospira.

Trista è così de' Morti la campagna
allora che Young fra l'Ombre della Notte
sulfato di Narciso egro si lagna.

E al suon di sue querele alte interrotte
Silenzio, Oscurità, s'alzan turbati
dal ferro sonno di lor ampie grotte.


"Le Rimembranze - Elegia - " (1796)


E questa è l'ora: mormorar io sento
co' miei sospiri in suon pietoso e basso
tra fronda e fronda il solitario vento


"Tieste" (1797)

Atto Primo. Scena I
Erope: D'empi rimorsi oggetto, infausto,
       caro pegno d'amor, de' miei delitti
       O negra, O spaventosa imago!
       O Notte, Orrida Notte di profanato amor!


Atto Terzo. Scena IV

Erope: Fra poco, sì, morrommi (= morirò),
       e d'ogn'intorno starotti (= ti starò)
       Ombra d'Orrore:
       in mezzo a' cupi più deserti
       recessi io seguirotti (= ti seguirò)  
       Là tronca i giorni tuoi, là seppellisci
       una trista memoria, e là confina
       il vituperio delle genti.


Atto Quarto. Scena I

Tieste: L'avrai... fumante. Orrido arcano
        è ormai svelato: insidia di re vil
        qui mi trasse: ebben, se l'abbia
        quella, ch'ei vuol, Morte.


Tieste: Quest'è Notte di pianto,
        E a noi di Morte, O Pace.
        Odi, abbandona me al mio Furor.


Tieste: Vengo, vengo. Sangue chiedi?
        L'avrai. Quelle grand'orme
        che tu stampo di foco...
        Sieguo.
        Oh! Lampo! Oh! Tenebre!
        Oh singhiozzi moribondi!
        Erope... il vedi? Senti tu?
        Ma dove lo spettro è, che scortavami?
        Lo voglio, lascia, seguir.
        Tu, tu, vil, mi trattieni.


"Ricciarda" (1812)

Atto Quarto. Scena I

Ricciarda: Torgli il pugnal degg'io.
           Né ormai può salvo fuggir per or.
           Né oggi vorria lasciarmi.
           Troppa certezza ch'io scontar
           col sangue deggia il dì che gli serbo.
           I suoi pensieri ostinata possiede.
           Ed oggi io stessa quel terror (vano forse)
           io mal mio grado
           più mestamente il sento.


Scena II

Ricciarda: Orrore di Nuove Colpe, e pietà
           del suo stato a questo avel (= tomba, sepolcro)
           mi conducean tremando.


Atto Quinto. Scena III

Guelfo: O il Sangue oggi darammi (= mi darai)
        O un sempiterno pianto.
        Vinto non son se ho la vendetta un pugno.


Guelfo: In Dio, tu fidi?
        In Dio che solo a vendicarsi regna?
        Già della lunga sua Notte Infernale,
        mentre ancora alla Luce apro questi occhi,
        m'ha ravvolto e atterito.
        Orrendamente rugge intorno alla trista anima mia
        tenebroso tra i fulmini.
        Il suo nome non proferisco io mai,
        ch'ei non risponda: "Alla Vendetta Io Veglio"
        E la Vendetta nel mio petto mortale indi riarde
        poichè perdono ei nega...
        Se tu innocente sei, te Iddio,
        te muta, Insanguinata Ombra al Sepolcro mio
        manderà ad aspettarmi insino al giorno
        che sorgerò dalla polve e dall'ossa...


"Aiace" (1811)

Atto Secondo. Scena I 

Agamennone: Al dolor mio vittime voglio.
            ... ch'io possa me stesso
            almen non abborrir!
            Io tutti punirò meco (= con me).


Scena VII

Aiace: Orribile arcano io leggo
       già sul tuo volto smarrito.
       Onta resti a chi teme illustre Tomba.


Atto Quinto. Scena III

Aiace: Ben sento freddo un Orror
       nel perdere la luce del giorno:
       odo ulular i disperati miei genitor
       nel funereo deserto delle mie case...


Scena IV

Aiace: Gli ultimi passi miei verso la Morte,
       Giudice Vera di noi tutti,
       alfine libero e forte io volgerò
       la speme (= speranza) più non m'illude,
       e certa è la mia pace.
       ... O Salamina, patria mia,
       paterne are, da me non profanate mai
       campi difesi dal mio sangue
       Addio!


"Alla Sera"

Forse perché della fatal quïete
tu sei l’imago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquïete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni. 
Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme 
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.  


Vedi anche il mio adorato Vincenzo Monti: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/libagioni-funebri-e-fantasmi-in-la.html

Approfondimento: La fanciulla perseguitata nei romanzi gotici e nella letteratura del primo Ottocento

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Nota di Lunaria: per una lettura integrale, vedi:



 Il Lewis si compiace d'evocare i più schifosi orrori cimiteriali, con la figura di Agnes (1), incinta, condannata a una lenta e spaventosa morte insieme alla sua creatura:
"Talvolta io sentivo il gonfio rospo, orrido e pingue dei velenosi vapori della segreta, trarre il suo schifoso corpo lungo il mio seno: talvolta il freddo ramarro guizzante mi risvegliava, lasciando la sua viscosa traccia sul mio volto e impigliandosi nelle ciocche dei miei arruffati capelli. Spesso al mio risveglio mi son trovata le dita inanellate dei lunghi vermi che si generavano nelle carni corrotte del mio bambino...."

Particolari che il Romanticismo frenetico ricorderà e svilupperà con insistenza. Hoffmann si ispirò al "Monaco" di Lewis nel suo "Gli Elisir del Diavolo".



Anche Victor Hugo e Walter Scott si ispirarono a Lewis.
Ann Radcliffe, che con Lewis e Maturin divide l'onore dell'invenzione di quel genere letterario che fu il "romanzo nero", fa della fanciulla perseguita (ispirata alla Clarissa di Richardson, prototipo - anche se non a sfondo horror - della fanciulla perseguitata, sedotta e infine morta) un tipo fisso dei suoi romanzi: ora è la marchesa di Mazzini protagonista del "Sicilian Romance", imprigionata dal crudele marito in un orribile sotterraneo; ora è Emily de Saint-Aubert, giovane orfana bella e virtuosa incarcerata dal crudele Montoni nel sinistro castello di Udolfo (1794); ora è Adeline, nel "Romance of the Forest" (1791) perseguitata in un altro lugubre castello; ora è Elena, la protagonista del capolavoro "L'Italiano o il Confessionale dei Penitenti Neri"  (1797), dove è vittima delle macchinazioni del turpe Schedoni.
Come la Radcliffe, altre narratrici adottarono la figura della perseguitata;  (2) in "The Priory of St. Clair" di Miss Wilkinson (1881), Julietta è chiusa in convento contro sua voglia, addormentata con un narcotico e trasportata nel castello del conte di Valvé; riprende i sensi, viene uccisa all'altare e si vendica da morta perseguitando il conte.
Anche in "Frankenstein" e "Valperga", Justine e Beatrice vengono incarcerate.





(1) Da ricordare che Lewis stesso fu influenzato dalla lettura di romanzi come "Intrigues monastiques ou l'Amour encapuchonné", 1739, ove un confessore assassina la giovinetta che ha disonorato e "Les victimes cloitrées", dramma di Monvel (1791) dove un malvagio prete fa chiudere in convento una fanciulla di cui vuole abusare.

Connessa con la storia di Agnes è quella della Monaca Insanguinata, che doveva aver tanta fortuna presso i Romantici. La Monaca Insanguinata è lo spettro di una che, forzata a diventar monaca dei genitori, non resistendo agli stimoli  del proprio temperamento "caldo e voluttuoso", si abbandona ad ogni sorta di eccessi, uccide ed è uccisa. è un tipo che si ritroverà nella Monaca di Monza del Manzoni. C'è da far notare che in gioventù Manzoni era stato assiduo lettore dei romanzi neri da progettare di scrivere un romanzo fantastico, idea che poi venne abbandonata. Altri autori italiani in parte influenzati da Ann Radcliffe e dai romanzi neri sono Guerrazzi, Giulio Carcano e Antonio Ranieri. Per approfondimenti vedi:




Il mio adorato Tarchetti è stato riportato qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/i-capelli-femminili-nellestetica.html


 (2) Anche in Goethe c'è il tema della fanciulla perseguitata: il dramma di Margherita segna il più alto vertice artistico toccato da un motivo caro agli Stürmer und Dränger, il motivo della fanciulla sedotta resa madre e abbandonata al suo tragico destino. Potremmo citare anche Jakob Lenz nel racconto "Zerbin": la vittima, l'infanticida Marie, "stava eretta sul patibolo simile a una di quelle prime martiri del cristianesimo che per amor della fede guardavano serenamente la vergogna e la morte". Il motivo della donna perseguitata persiste per tutto l'Ottocento: da Hawthorne della "Lettera Scarlatta" a Wilkie Collins e ad Hardy. Un'analisi a parte merita de Sade, che "gode" nel sottoporre a torture di ogni tipo l'innocente Justine - o altre vittime sacrificali - e che è caratterizzato da un ferocissimo umorismo nero; nei suoi romanzi abbondano intenti parodistici e anticlericali. Ancor prima, certi elementi macabri sono riscontrabili anche in Shakespeare ("Oh! piuttosto che sposare il conte Paride... dimmi ch'io m'appiatti dove han nido le serpi; incatenami insieme con orsi che ruggiscano o chiudimi di notte in un ossario pieno zeppo di scricchiolanti ossi di morti, di putridi stinchi e di gialli crani scarniti; dimmi di entrare in una fossa recente, e di nascondermi insieme col morto nel suo stesso lenzuolo...", Romeo e Giulietta, Atto IV, sc. I ) Tali spunti shakespeariani erano già stati sviluppati dall'Otway, nell'"Orphan", atto IV: "Quando tu mi vedrai giacere forsennata in qualche cella, queste chiome neglette arruffate come trecce di Furie, le mie povere membra incatenate al suolo"

Qualche verso dei progenitori della Poesia Sepolcrale Inglese, Thomas Parnell, Edward Young e Thomas Gray!



Purtroppo, non sono riuscita a reperire i libri interi, ma solo un'antologia che ne riportava qualche verso... il che è un vero peccato, perchè questi brevi stralci lasciano intendere Poeti davvero interessanti... Foscolo fu ispirato anche da un terzo poeta cimiteriale, Thomas Gray (che scrisse l'Elegia sul cimitero di campagna), per il suo Carme "Dei Sepolcri" (1806); rispetto però ai Poeti Inglesi, Foscolo tende a considerare i sepolcri solo dal punto di vista "politico" per animare l'emulazione politica degli Italiani con gli esempi dei sepolcri degl uomini illustri.
In effetti, ho trovato questo commento critico su un'antologia, che riporto qui:
"Young e Harvey meditarono sui sepolcri da cristiani: i loro libri hanno per iscopo la rassegnazione alla morte e il conforto d'una altra vita...Gray scrisse da filosofo: la sua elegia ha per iscopo di persuadere l'oscurità della vita e la tranquillità della morte...Gray canta le tombe di gente semplice e ignota, affermando il valore insito anche nelle esistenze più oscure; Foscolo canta le tombe dei grandi uomini, che devono stimolare all'agire eroico. Il poeta inglese propone una rivalutazione di ciò che è umile e quotidiano, ispirato ad una concezione della vita cristiana e borghese, che si contrappone polemicamente alla concezione classica, aristocratica ed eroica; il poeta italiano ribadisce invece proprio quella tradizione, riproponendo una concezione eroica in chiave moderna."

Per curiosità: "In Morte di Amaritte -Elegia- " (1796) Foscolo cita proprio Young: "Trista è così de' Morti la campagna / allora che Young fra l'Ombre della Notte / sulfato di Narciso egro si lagna."

Thomas Parnell "A Night Piece of Death" (Traduzione di Angelo Mazza)

"Alla Morte"

... Offresi a manca vista di monumenti,
a'quai le sponde squallor di stagnante acqua
accerchia e lambe.

Questa che Morte in suon lugubre onora,
d'umido musco
e dell'ellera tenace avviticchiata torre,
a cui di costa percuoton raggi lividi di Luna...


Parafrasi in Italiano corrente:


Ovunque si possono scorgere dei monumenti (sarebbe più corretto forse interpretare il vocabolo "monumenti" come "antiche rovine", vestigia di un tempo ormai passato, castelli o abbazie in rovina...)attorniati da acqua stagnante, acquitrini, che mettono orrore.
Si sentono rintocchi lugubri, quasi fossero sinfonie per onorare la Morte; il muschio umido e l'edera avvolgono tenacemente la torre in rovina, che il poeta sta osservando, illuminata dai raggi lunari.

 Edward Young


"Complaints or Night Thoughts on Life, Death and Immortality" (Traduzione di Giuseppe Bottoni)

"Le Notti"

Non è forse una vasta immensa tomba il mondo istesso?
è la gran madre antica
per sé solo infeconda;
e quanto in essa nasce
da quanto si scompone
e sface ha l'origine sua...

Ah, Morte, ah, dove mi porta il mio pensier?
Stridere io sento sovra i cardini lor le ferre porte
di quel tuo regno, ove degli astri il lume
non giunge a penetrar.


Thomas Gray: "Elegia scritta in un cimitero campestre" (1750)

Riporto la prima parte dell'Elegia, dedicata alla tomba degli umili nel cimitero di campagna. Nella seconda parte l'Autore rappresenta se stesso solitario ed errabondo per la campagna, in preda alle sue inquietudini e alle sue malinconie, e vagheggia la propria sepoltura, componendo il suo stesso epitaffio.

I rintocchi della campana salutano il giorno che muore,
l'armento si disperde muggendo per i pascoli,
il contadino volge i passi affaticati verso casa,
e lascia il mondo alle tenebre e a me.


The curfew tolls, the knell of parting day/the lowing herd winds slowly o'er the lea/tre ploughman homewards plods his weary way/and leaves the world to darkness and me.

Ora impallidisce la luce fioca del paesaggio,
e una quiete solenne regna nell'aria.
Si ode solo il ronzio di uno scarabeo che vola intorno
e tintinnii (1) sonnolenti che cullano gli ovili lontani.


Now fades the glimm'ring landscape on the sight/and all the air a solemn stillness holds/ save where the beetle wheels his drony flight/and drowsy tinklings lull the distant folds.

Dalla torre ammantata d'edera, laggiù,
il mesto gufo si lamenta, con la luna,
di coloro che, vagando presso la sua segreta dimora,
disturbano il suo antico regno solitario.


Save that, from yonder ivy-mantled tow'r/ the moping owl does to the moon complain/of such as, wad'ring near her secret bow'r/molest her ancient solitary reign.

Sotto quegli olmi dalla ruvida scorza e all'ombra dei tassi
dove la zolla si gonfia in tumuli polverosi,
steso, ciascuno, per sempre, nella sua angusta cella,
dormono i rudi antenati del villaggio (2).


Beneath those rugged elms, that yew-tree's shade/ where heaves the turf in many a mould'ring heap/each in his narrow cell for ever laid/the rude forefathers of the hamlet sleep.

Mai più li desterà dal loro umile giaciglio
il profumo della brezza mattutina,
il cinguettio della rondine dalla capanna di strame (3),
il canto acuto del gallo o il corno echeggiante dei cacciatori.


The breezy call of incense-breathing morn/the swallow twitt'ring from the straw-built shed/the cock's shrill clarion, or the echoing horn/no more shall rouse them from their lowly bed.

Non brucerà più per loro la fiamma del focolare,
e la massaia non accudirà più alle faccende serali:
né i bimbi correranno ad annunziare balbettando il ritorno del padre
né più si arrampicheranno sulle sue ginocchia per contendersi il bacio.


For them no more the blazing hearth shall burn/or busy housewife ply her evening care:or children run to lisp their sire's return/or climb his knees the envied kiss to share.

Spesso la messe si arrese alla loro falce
spesso il loro aratro infranse le dure zolle:
con quanta gaiezza spinsero i buoi aggiogati sui campi!
Come si piegarono i tronchi sotto i loro colpi vigorosi!


Oft did the harvest to their sickle yield/their furrow oft the stubborn glebe has broke/ how jocund did they drive their teams afield!/how bow'd the woods beneath their sturdy stroke!

Non lasciate che l'Ambizione disprezzi la loro umile fatica (4),
le loro gioie semplici (5) e il loro destino oscuro;
né lasciate che la Grandezza (6) ascolti con sorriso altezzoso
i brevi e semplici annali dei poveri.


Let not Ambition mock their useful toil/ their homely joys, and destiny obscure: nor Grandeur hear with a disdainful smile/the short and simple annals of the poor.

Un'ora inevitabile attende egualmente
la gloria del blasone, la pompa del potere,
e quanto mai abbiano donato la bellezza e la ricchezza:
i sentieri della gloria non conducono che alla tomba.(8)


The boast of heraldry, the pomp of pow'r/and all that beauty, all that wealth e'er gave/await alike th'inevitable hour/the path of glory leads but to the grave.

Né voi, Orgogliosi, imputate a loro la colpa
se il Ricordo non eresse alcun trofeo sulla loro tomba,
là dove, attraverso lunghe navate e volte scolpite,
l'eco dei canti rende più intense le note di lode (9)


Nor you, ye proud, impute to them the fault/if mem'ry o'er their tomb no trophies raise/where thro'the lonng-drawn aisle and fretted vault/the pealing anthem swells the note of praise.

Possono un'urna istoriata o un busto animato (10)
richiamare alla sua dimora (11) il respiro che fugge?
Può la voce dell'Onore richiamare in vita la polvere silenziosa?
O la lusinga blandire le deboli, fredde orecchie della morte? (12)


Can storied urn, or animated bust/back to its mansion call the fleeting breath?/Can Honour's voice provoke the silent dust/or flatt'ry sooth the dull cold ear of death?

Forse in questo luogo abbandonato giace
qualche cuore una volta ardente di fuoco celeste,
mani che avrebbero potuto impugnare lo scettro del comando,
o destare l'estasi con la lira vibrante di vita (13).


Perhaps in this neglected spot is laid/some heart once pregnant with celestial fire/hands, that the rod of empire might have sway'd/ or wak'd to ecstacy the living lyre

Ma il Sapere non svolse mai ai loro occhi
il suo grande volume ricco delle spoglie del tempo (14).
il freddo della povertà represse il loro nobile ardore
e ne gelò in fondo all'anima le vocazioni.


But Knowledge to their eyes her ample page/rich with the spoils of time, did ne'er unroll/ chill penury repress'd their noble rage/ and froze the genial curent of the soul.

Le scure, inesplorate cavità dell'oceano contengono
gran quantità di gemme di purissima luce serena:
molti fiori nascono per imporporarsi mai visti
e sciupare la loro dolcezza nell'aria deserta (15)


Full many a gem, of purest ray serene/the dark unfathom'd caves of ocean bear/full many a flow'r is born to blush unseen/ and waste its fragrance on the desert air.

Nota di Lunaria: i Dark Unfathomed sono una delle mie band preferite



Stupendi, e li voglio in cd AUTOGRAFATO!!! Il Symphonic Black Metal come sempre dovrebbe essere!!!

Il destino impedì loro di comandare l'applauso di docili senati,
di disprezzare minacce di pene e di tormenti,
di spargere l'abbondanza su una terra ridente
e di legger la propria storia negli occhi di un popolo (16).


Th'applause of list'ning senates to command/the threats of pain and ruin to despise/to scatter plenty o'er a smiling land,/ and read their hist'ry in a nation's eyes.

Non solo fu impedito il rigoglio delle loro virtù
ma anche le loro colpe furono limitate; (17)
il destino non concesse loro di aprirsi un varco verso il trono con il sangue,
di chiudere le porte della misericordia sul genere umano,
di celare a se stessi il rimorso di una taciuta verità,
di spegnere i rossori di un ingenuo pudore,
di offrire all'altare del Fasto e dell'Orgoglio
incenso acceso alla fiamma di Muse venali (18)


Their lot forbade: nor circumscrib'd alone/their growing virtues, but their crimes confin'd/forbade to wade through slaughter to a throne/and shut the gates of mercy on mankind,/the struggling pangs of conscious truth to hide/to quench the blushes of ingenuous shame/or heap the shrine of luxury and pride/with incense kindled at the muse's flame.

Lontani dall'ignobile lotta di una folla impazzita,
non corruppero mai le loro modeste aspirazioni;
lungo la valle appartata della vita
mantennero il ritmo sommesso del loro cammino.


Far from the madding crowd's ignoble strife/their sober wishes never learn'd to stray/along the cool sequester'd vale of life/they kept the noiseless tenor of their way.  

Tuttavia qualche fragile monumento
adorno di rozze rime e di sculture informi,
eretto per proteggere anche quelle ossa dalla profanazione,
implora del passante il tributo di un sospiro.


Yet even these bones from insult to protect/some frail memorial still erected nigh/with uncouth rhymes and shapeless sculpture deck'd/implores the passing tribute of a sigh.

Il loro nome, i loro anni, sillabati da una musa illetterata,
occupano il posto della fama e dell'elegia
e la Musa ricorre ai testi sacri
che preparano alla morte l'onesto popolano (19).


Their name, their years, spelt by the unletter'd muse/the place of fame and elegy supply/ and many a holy text around she strews/that  teach the rustic moralist to die.


Chi mai, in preda al silenzioso Oblio,
ha rinunziato al proprio caro trepido essere,
e ha lasciato i caldi confini ridenti della vita
senza un lungo sguardo di brama e di rimpianto? 


For who, to dub forgetfulness a prey/this pleasing, anxious being e'er resign'd/ left the warm precincts of the cheerful day/nor cast one longing, ling'ring look behind?

L'anima che se ne va, si affida a qualche petto affettuoso
e gli occhi che si spengono chiedono qualche pia lacrima (20)
Anche dalla tomba grida la voce della Natura.
Anche nelle nostre ceneri vivono le loro consuete fiamme. (21)


On some fond breast the parting soul relies/some pious drops the closing eye requires/even from the tomb the voice of nature cries/ e'en in our ashes live their wonted fires.

Note:

1) Le campanelle delle pecore rinchiuse a sera negli ovili.
2) Sono le tombe dei cimiteri di campagna.
3) Dalla capanna dal tetto di paglia.
4) Nell'originale,"utile" ("useful").
5) Nell'originale, "gioie domestiche" ("Homely joys").
6) Sono personificazioni. Alludono all'atteggiamento altezzoso degli aristocratici verso gli umili.
7) La storia, le vicende.
8) Tutte le differenze sociali si annullano dinnanzi alla morte. è un concetto ripreso dalle Odi di Orazio.
9) Nelle chiese, dove sorgevano i monumenti sepolcrali delle famiglie nobili.
10) Un busto del defunto così somigliante da sembrare vivo.
11) Il corpo.
12) La lusinga non può blandire la morte, in modo che conceda al defunto di tornare in vita. La morte non sente, non ha orecchie deboli e insensibili ("Fredde").
13) Nel cimitero campestre giace qualche oscuro contadino che avrebbe invece avuto le doti per divenire grande uomo politico o grande poeta.
14) I poveri non ebbero la possibilità di accostarsi alla cultura, in cui è tesaurizzata la tradizione del passato.
15) Le qualità dei poveri non sono potute venire alla luce, come le gemme sepolte al fondo dell'oceano o i fiori che crescono non visti.
16) Il destino ha impedito agli umili contadini di conoscere la gloria dei grandi governanti di popoli. Negli sguardi di ammirazione del popolo il grande vede riflessa la propria storia gloriosa.
17) La vita oscura ha impedito che brillassero le virtù degli umili, ma li ha anche preservati delle colpe inevitabili di chi fa la storia.
18) Di vendere la propria ispirazione poetica per celebrare i potenti.
19) Al posto di epigrafi celebrative ("Fama") o di componimenti poetici che piangano il defunto illustre ("Elegie"), vi sono semplici iscrizioni tracciate da mano illetterata, col nome, l'età del defunto e con citazioni della Bibbia, che hanno preparato alla morte il pio contadino.
20) Nessuno morendo si rassegna a sprofondare completamente nella dimenticanza; tutti restano attaccati alla vita e, per sopravvivere in qualche modo, si affidano al ricordo affettuoso dei vivi, alle loro lacrime.
21) Dalla tomba sembra di udir provenire un grido, in cui si esprime il desiderio naturale del defunto di continuare a vivere nel ricordo dei suoi. Di questi versi si ricorderà Foscolo nell'Ortis: "Geme la Natura perfin nella tomba..." e nei Sepolcri: "Il sospiro/che dal tumulo a noi manda Natura".

   
Commento critico:

L'inizio dell'Elegia (strofe 1-3) è di tipico gusto preromantico. Elementi caratteristici sono: il morire del giorno, le tenebre che avvolgono le cose, creando un'atmosfera malinconica che predispone alla meditazione sulla morte, il triste lamento del gufo dall'antica torre ammantata di edera, la solitudine della notte.
La parte centrale del componimento è invece un'esaltazione della vita oscura degli umili. In polemica con la concezione classica ed eroica, che ritiene degno di ricordo solo ciò che è grande ed eccezionale, Gray rivendica il valore di ciò che è umile, semplice, comune. Nei poveri contadini che giacciono nel cimitero campestre c'erano forse potenzialmente le doti di grandi uomini politici, condottieri, poeti. Solo la povertà ha impedito che queste doti venissero alla luce. Questa esaltazione della vita umile ed oscura ha un significato storico importante. Riflette il formarsi di una concezione borghese, nutrita di ispirazione cristiana, che si contrappone alla tradizionale concezione aristocratica e classica, anticipando tendenze che saranno ricorrenti nella successiva letteratura inglese, soprattutto nell'età vittoriana, quando si tenderà ad escludere l'eroico ed a fissare l'attenzione su ciò che è quotidiano e comune. 


Infine, riporto tutto il testo della più bella canzone dei Cradle of Filth (ho censurato un paio di parole scurrili, perché Dani ha sempre intercalato profonde espressioni poetiche a termini volgari e blasfemi) capolavoro sommo del Symphonic Black Metal dal testo sublime, che andrebbe inclusa in qualsiasi antologia di storia della poesia inglese




"Gothic Romance (Red Roses For The Devil's Wh*re)"

Evening minuetto in a castle by the sea
A jewel more radiant than the moon
Lowered Her mask to me
The sublimest creature the Gods, full of fire
Would marvel at making their Queen
Infusing the air with Her fragrant desire
And my heart reeled with grave poetry....

From grace I fell in love with Her
Scent and feline lure
And jade woodland eyes that ushered in the impurest
"Erotic, laden fantasies amid this warm Autumn night
She lulled me away from the rich masquerade
And together we clung in the bloodletting moonlight"
Pearled luna, what spell didst thou cast on me?
Her icy kiss fervoured my neck
Like whispering waves 'pon Acheron's beach
In a whirl of sweet voices and statues
That phantomed the dying trees
This debauched seductress in black, took me....

In a pale azured dawn like Ligeia reborn
I tore free of my sleep - sepulchre
On the sea misted lawn where stone figures, forlorn
Lamented the spectre of Her
Bewildered and weak, yet with passion replete
I hungered for past overtures
The curse of unrest and her ardent caress
Came much more than my soul could endure....

I, at once endeavoured to see Her again
Stirring from midnight's inertia
Knowing not even her name
On a thin precipice over carnal abyss
I danced like a blind acolyte
Drunk on red wine, her dead lips on mine
Suffused with the perfume of night

For hours I scoured the surrounding grounds
In vain that we might meet
When storm clouds broke, ashened, fatigued
I sought refuge in a cemeterty

Sleep, usher dreams
Taint to nightmares from a sunless nether

Mistress of the dark
I now know what thou art

Screams haunt my sleep
Dragged from nightmares thou hast wed together

Lamia and Lemures
Spawned thee leche
To snare my flesh

Portrait of the Dead Countess
Deep stained pain that I had dreamt
Flaunted demise, life's punishment
Leaving little strength to seal this wretched tomb....

But poised nectar within my stirs
Up feverous desire and morbid purpose to search
Through cobwebbed drapery to where she swoons
Goddess of the graveyard, of the tempest and moon
In flawless fatal beauty her very visage compels
Glimpses of a heaven where ghost companies fell
To mourning the loss of god in blackest velvet
Enrobed in their downfall like a swift silhouette

"Fleeting, enshadowed
Thou art privy to my sin
Secrets dead, wouldst thou inflict
The cruel daylights upon my skin?
Dost thou not want to worship me
With crimson sacrifice
So my c*nt may twitch against thy kiss
And weep with new-found life?"

Red roses for the Devil's wh*re....
Dark angels taste my tears
And whisper haunting requiems
Softly to mine ear
Need-fires have lured abominations here....

Nocturnal pulse
My veins spill forth their waters
Rent by lips I cherish most

Awash on her perfidious shores
Where drowning umbra o'er the stars
Ebon's graves where lovers wh*re
Like seraphim and Nahemah

"Nahemah"
Pluck out mine eyes, hasten, attest
Blind reason against thee, Enchantress
For I must know, art thou not death?
My heart echoes bloodless and incensed....

Doth temptation prowl night in vulvic revelry
Did not the Queen of Heaven come as Devil to me?
On that fatal Hallow's Eve when we fled company
As the music swept around us in the crisp, fated leaves
Under horned Diana where her bloodline was sewn
In a graveyard of Angels rent in cool marbled stone
I am grieving the loss of life in sombre velvet
Enrobed in Death's shadow like a swifter
silhouette....









Per una storia della Letteratura Inglese, vedi qui:

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/storia-della-letteratura-inglese-1-con.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/storia-della-letteratura-inglese-2.html
Su Milton: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/11/milton-satana-e-il-black-metal.html
Paesaggi inglesi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/inghilterra-i-luoghi-piu-belli-si-con.html