1) Ciao ragazzi e benvenuti! Direi di iniziare dalle presentazioni!
Grazie e ciao a tutti, siamo i Vade Aratro da Bologna. In particolare chi vi parla è Marcello, chitarra e voce di un trio (perché in tre è tutto più semplice) completato da Federico, basso e voce, e da Riccardo alla batteria.
Siamo parte di quella corrente della “scena bolognese” che, cantando in lingua madre, ha sempre cercato un’identità al di fuori dei sentieri più battuti. Parlo di gruppi come Malnàtt, In Tormentata Quiete e Eva Can’t, coi quali nel tempo abbiamo condiviso palchi, musicisti, produttori e amicizia. Musicalmente però siamo un’altra roba. Pur essendo spesso identificati come un gruppo Thrash, Thrash-Folk, Prog o addirittura “Thrash ipertecnico” (grasse risate…) mi sento più vicino ad un’idea di cantautorato Metal. Vicino se vogliamo all’approccio dei Fiaba (e non è un caso).
2) Vi siete scelti un monicker un po' inconsueto: Vade Aratro. Sbaglio o è un gioco di parole tra "Vade Retro", celebre formula cristiana esorcistica che si usa "per scacciare Satana" e l'aratro contadino? Che significa?
Direi che ci siamo vicino! Al tempo della nostra prima esibizione pubblica non avevamo ancora un nome, ci presentammo semplicemente col titolo della prima canzone: “Aratro!”. Fu un amico a buttare lì per scherzo “Vade Aratro Satana!” durante le chiacchiere post concerto e quel nome fece scattare qualcosa: c’erano lo sguardo al passato, la componente agreste, quella religioso/superstiziosa e quel pizzico di ironia (troppo spesso confusa per demenzialità) che ci appartiene fortemente.
All’epoca ero docente di “arte e immagine” e chiesi al mio collega di latino se “Vade Aratro” fosse una dicitura corretta. Rispose che, durante il medioevo, moltissime distorsioni maccheroniche del latino erano correntemente in uso, soprattutto nelle zone più distanti dai grandi centri urbani e che quindi tutto sommato il nostro nome poteva avere una sua plausibilità, opportunamente collocato. In campagna, ovviamente.
3) Leggo sulla locandina che vi definite "Heavy Metal Agreste" e per le foto avete scelto una location bucolica, molto contadina...
in più vi si vede "armati di falce". è interessante come scelta estetica e concettuale, direi anche abbastanza particolare e innovativa in una scena metal spesso paludata sempre negli stessi clichè. Vorrei che ci parlaste di questo vostro concept (per chi non lo sapesse, cantate in italiano).
Volete omaggiare la vita contadina, il folklore?
Ci sarebbe davvero molto da dire sul folklore italiano (peraltro tempo fa ho intervistato anche La Pietra Lunare e Ierru, altre due band ispirate dal folklore delle loro regioni). Mi è capitato di leggere alcuni libri dedicati alle curiosità della nostra Italia regionale e devo dire che trovo parecchio affascinanti le storie relative ai vari folletti/fantasmi che infestano questo o quel luogo, le figure femminili di sventura o psicopompe (come la Filonzana sarda),
le origini pagane poi "inglobate" nel cattolicesimo italico nonché tutti quegli studi relativi agli antichi sacrifici umani e del "capro espiatorio" che venivano offerti nei culti agricoli. Vi interessano questi argomenti?
Credo di poter dichiarare i Vade Aratro la miglior band di Heavy Metal Agreste, ma purtroppo anche la peggiore, essendo l’unica… Ho trovato qualche altra band che utilizza un approccio “campagnolo”, ma i risvolti sono sempre tra il goliardico e il caricaturale, tra camicie a quadrettoni, fiaschi di vino e trattori. (Nota di Lunaria: io conosco i russi Тролль Гнет Ель che fanno "Beer Metal"...)
Probabilmente siamo una “concept band”, nel senso che tutte le nostre canzoni hanno in comune l’ambientazione rurale e messe insieme adombrano una fetta di mondo che va dai ricordi personali a suggestioni di più ampio respiro, distanti più nel tempo che nello spazio, ma piuttosto coerenti.
Per la scelta delle location non ci sforziamo molto: usciamo dalla sala prove di casa, attraversiamo un fosso e siamo nei campi.
Il nostro rievocare usanze e stili di vita appartenuti a chi abitava queste terre prima di noi non vuole essere una celebrazione del “si stava meglio quando si stava peggio” o un’agiografia della vita contadina. Non siamo nemmeno paladini di una “Tradizione” immutabile e pura solo in quanto antica. I contadini come categoria non sono necessariamente brave persone e la mentalità sottesa ad un’agricoltura redditizia è grettamente capitalista, spietata e rapace. Ma siamo circondati dai campi e il nostro cibo (per ora) proviene da lì! Come può non essere il fulcro di tutto, il rapporto che abbiamo con la Terra e chi la abita?
Tutti gli argomenti che hai citato ci interessano, tutto il folklore ci affascina, proprio perché sono storie di uomini, parlano di uomini come noi che si sono trovati ad affrontare le nostre stesse paure e i nostri stessi problemi: la cosa interessante è come di volta in volta, a seconda delle situazioni, si sia provato a risolverli o per lo meno a trovare un equilibrio.
Leggo tutto quello che riesco in materia, privilegiando il contesto che mi è più vicino. I saggi di Piero Camporesi sono una delizia, ad esempio.
4) Potete riepilogarci un po' la bio della vostra band? E per quanto riguarda il vostro cd "Il vomere di bronzo"? è anche inconsueta la scelta di metterci un rospo in copertina...
Ne abbiamo parlato anche per mail. Il rospo - come il gatto - è stato un animale parecchio demonizzato dal cristianesimo. Essendo - come il gatto - un animale altamente simbolico, spesso associato a Dee o alla donna per la sua natura anfibia-liquida, nel cristianesimo venne degradato ad animale diabolico e ovviamente associato alle streghe "le concubine di Satana". Ci sono diverse xilografie o immagini del 1500 che mostrano streghe intente ad imboccare rani e rospi oltre che altri animali o mostriciattoli, i cosiddetti famigli.
Personalmente, ho studiato la rana e il rospo soprattutto in riferimento a Dee come Heket e Dzalarhons,
nonché al totemismo animale africano - e spero di concludere presto anche quello oceaniano...;
Secondo la celebre studiosa Marija Gimbutas la Dea della vulva Sheela-na-Gig, versione celta dell'antichissima Lajja Gauri indù, si tradurebbe come "la Vecchia Donna con la Vulva" e sembrerebbe proprio che l'iconografia di Sheela sia derivata dall'antica Dea Rana, che ha addirittura origine paleolitica.
L'egizia Heket era la Dea della Resurrezione ed era proprio una Dea Rana, in quanto probabilmente la rana si associava all'idea di "vita germinata nell'acqua", a contatto col fango e il limo, principi della materia. Il rospo invece era più temuto, essendo velenoso in alcune ghiandole, ed era sacro a Ragana, Dea lituana della morte e della rigenerazione.
Anche nel contesto mesoamericano - gli Olmec - il rospo era venerato.
Come mai siete così attratti dal rospo? C'è qualche altro animale che vi interessa? Siete appassionati di totemismo?
Abbiamo deciso di far germogliare questo progetto insieme al grano del 2006, perché l’urgenza di dire delle cose e soprattutto di dirle in una lingua comprensibile a noi e al nostro pubblico si era fatta insopprimibile. Federico ed io suonavamo insieme da qualche anno con grande affiatamento (nei Moonshine) e abbiamo subito scelto Riccardo alla batteria, più giovane ed estremo di noi, con un’idea ben precisa di canzoni melodiche, potenti e sensate. Ho iniziato a cantare io perché nonostante tutti i limiti non riuscivo ad immaginare una voce più adatta per i miei testi.
“Il vomere di bronzo” ha avuto una nascita travagliata: eravamo pronti ad entrare in studio quando una serie di incomprensioni personali ci ha tenuto separati per un paio di anni. Parlando della situazione col mio amico Bruno Rubino dei Fiaba (per chi non lo sapesse stiamo parlando di un musicista/compositore e di una band di livello stellare! Un’eccellenza italiana) arrivammo alla conclusione che quel “disco che prima o poi registreremo insieme” avrebbe potuto essere proprio questo. Così sono volato a Siracusa e abbiamo registrato nel suo studio le parti di batteria. Alla vigilia della pubblicazione c’è stata la tanto attesa riconciliazione della formazione originale, più compatta e motivata che mai, che ha portato dal vivo le canzoni che già conosceva e si è subito buttata su materiale inedito.
Il rospo in copertina è un’opera a cui sono molto affezionato: è la prima in cui ho messo insieme l’anfibio e la cerniera a lampo. I rospi sono i miei animali preferiti, per via del loro aspetto e movimento, per i ricordi legati alla loro presenza e per i loro aspetti simbolici di metamorfosi e di liminarità tra mondo acquatico e terrestre, come una soglia, una porta tra due stati. Anche la cerniera è una porta, una soglia reversibile che sancisce un dentro ed un fuori. Sempre relativi.
Vi posso anticipare che il rospo come animale famiglio comparirà in una canzone del prossimo disco, che abbiamo completato proprio in questi giorni.
Come dicevo prima, tendo a limitarmi anche geograficamente, per tentare di parlare nelle nostre canzoni di cose che conosco, provo a conoscere, o almeno a immaginare ambientandole in luoghi familiari. Però Lanternari nelle isole Trobriand l’ho letto con piacere!
È affascinante come in ogni tempo e ad ogni latitudine gli uomini abbiano avuto la necessità e il piacere di guardare negli occhi di altri animali per vedervi specchiato qualcosa di sé, in cerca di un senso, di quell’equilibrio a cui accennavo prima. Animali come simboli, come divinità… A seguito di un’attenta osservazione mi sembra quasi inevitabile!
Pensando all’insieme dei testi dei Vade Aratro, vecchi e nuovi, mi accorgo che la presenza di animali è davvero massiccia: lupi, cani, gatti, maiali, galletti, aironi, pesci, rane, rospi, conigli, lepri, pipistrelli, bovini, formiche, lucertole…
Il totemismo è affascinante, ma ha dei risvolti “nazionalisti” che non mi attraggono più di tanto.
5) Vi siete già esibiti dal vivo. Potete raccontarci un po' come organizzate i concerti? Da una vostra foto si vede che tenete il forcone sul palco e usate anche una sorta di body painting che simula il fango...
Ehm… no no, è proprio fango! È la stessa terra (argilla, per la precisione) con cui lavoro e mi sembra la cosa più ovvia e genuina da buttarci addosso. Siamo veramente sporchi di terra, strumenti compresi! Niente make up. Niente camicie stirate o paccottiglie goticheggianti. E niente teschi di plastica o orpelli finti. Quando suoniamo dal vivo portiamo gli arnesi che ho nella rimessa: forconi, falci, lame, corde, paglia, sacchi di iuta… una volta abbiamo portato sul palco (e in auto) persino il vecchio aratro! (Certo, è bastato rinunciare a qualche amplificatore…).
Per i nostri primi concerti organizzavamo sempre delle videoproiezioni sincronizzate con immagini relative ad ogni brano, ma con l’aumentare dei pezzi la cosa si è fatta complicata e abbiamo abbandonato. Peccato, era bellissimo.
6) Dove avete girato il video di "L'albero della poiana"?
è bello che compaia la mantide... Dove sto io se ne vedono davvero raramente e quelle poche volte che mi è capitato di vederne una, mi sono sempre fermata a contemplarla. Ragni, mantidi, insetti sono esserini così affascinanti... Peccato che la maggior parte delle persone li detesti e ne provi disgusto... e pensare che secoli fa spesso gli Dei e le Dee venivano immaginati proprio in forma zoomorfa e non c'è animale che non sia stato divinizzato, in effetti...Per esempio per i Boscimani il Creatore e organizzatore del mondo è Cagn, il Dio Mantide; I Juinda adoravano il Dio Rospo, Aghoja; e il ragno era Anansie, il Dio Briccone...
mentre Mo'o era il grande Dio Lucertola nella mitologia Hawaiana.
Mo'o con la Dea Pele |
La Lucertola, rappresentata nell'Arte Aborigena |
Come anticipato, le location sono a chilometro zero, il video in questione è stato girato tra il cortile e i campi limitrofi (anche per non stressare troppo gli attori animali). Qui le splendide mantidi sono relativamente comuni, ma cerco sempre di salvaguardarne la predazione da parte dei gatti. Sono insetti dall’indubbio fascino, probabilmente perché sono gli unici a “stare in piedi” e ad avere un capo completamente snodato che permette di voltarsi e fissarti negli occhi in maniera davvero inquietante… E poi quelle zampe raptatorie… sono troppo Metal!
7) Di cosa vi state occupando, ora? Promuovete il vostro cd, avete già una serie di date on stage?
A dire il vero in questi mesi stiamo rinunciando all’attività live a favore di quella di composizione in vista del nostro terzo album, di cui siamo entusiasti! Sono circa venti canzoni, alcune delle quali molto brevi, molto dense anche se strumentalmente rarefatte. Tornerà anche il pianoforte, come sul primo disco. E sarà ancora una volta un disco pieno di animali, di storie, di paure, di superstizioni e di ricordi. Man mano che elenco mentalmente i titoli mi viene da sorridere e non vedo l’ora di registrarli per poterli fare ascoltare ad un pubblico, perché le cose belle vanno condivise.
Musicalmente cerchiamo di imporci più semplicità e linearità possibile nelle composizioni, per venire incontro ai nostri oggettivi limiti esecutivi, ma non siamo mai stati particolarmente abili a semplificarci la vita: le nuove canzoni sono rimaste irregolari, oblique e imprevedibili… Eppure hanno un senso di maggiore rotondità e finitezza, che eviterei di definire “maturità”, perché suona di vecchio; diciamo che è aumentata la consapevolezza, è tutto più a fuoco.
8) Bene, concludete a vostro piacimento con tutto ciò che ritenete utile far sapere ai fans e ai nuovi ascoltatori che si accosteranno a voi.
La cosa che più ci auguriamo è di essere ascoltati. Provate ad assaggiarci: magari non vi piacerà, ma potreste anche stupirvi, come masticando un dolce d’altri tempi riscoprendo sapori d’infanzia. Sono le sensazioni che ti rimangono dentro, quelle a cui puntiamo. In fondo è il destino di ogni cult band, giusto?
Se avete tempo guardate i nostri video e fateci sapere cosa ne pensate, che siamo curiosi come una gatta rossa! Infine grazie a te per averci ospitato sulle tue pagine e soprattutto per averci offerto un’intervista di livello superiore. (Nota di Lunaria: grazie ^-^)
Video della band: L’Albero della Poiana https://www.youtube.com/watch?v=LbkwLWxPvTs
Mani di Vecchi https://www.youtube.com/watch?v=G1lDd7ZhwtM
Un approfondimento sulla Rana e sul Rospo, tratto da
E un altro approfondimento sulla Rana, tratto da
Piccolo animale che tuttavia ha avuto una grande fortuna in ambito simbolico per la sua prolificità e per la vistosa metamorfosi da uovo a girino e da girino a quadrupede vagamente umano; nell'antico Egitto era considerato il simbolo della rinascita e della continua rigenerazione della vita. Talvolta le Divinità primordiali che costituiscono l'Ogdoade vengono raffigurate con la testa di rana. La Dea del parto Heket, figura positiva nell'antica religione popolare, ha le sembianze di una rana. Nell'antica Cina si credeva che le uova di rana piovessero dal cielo insieme alla rugiada, ragion per cui la rana anziché "wa" era detta metaforicamente "t'ien-chi" che significa "pollo del cielo"; alla base di tale credenza dovrebbe trovarsi una correlazione mitica con il culto della Luna. Un'antico testo dice infatti che una delle due anime dell'uomo ha la forma di una rana; si diceva che i poeti e imperatori avessero potere con un semplice ordine di far cessare il fastidioso gracidare delle rane.
Nell'Europa antica è nota la leggenda secondo cui alcuni contadini lici vennero trasformati in rane poiché saltandovi dentro avevano intorbidato l'acqua ad una Dea assetata. Nella magia popolare la rana ha un ruolo molto importante che già Plinio ricorda: "Se si desse retta ai maghi, le rane sarebbero più importanti di qualsiasi legge; per esempio deponendo una lingua di rana sul cuore di una fanciulla dormiente, questa avrebbe risposto la verità a qualunque domanda." Nella simbologia cristiana la piaga d'Egitto (Esodo 8, 2-14) o invasione delle rane, è un simbolo di devastazione confermata anche dall'apocalisse di giovanni (16:13). I padri della chiesa interpretarono l'abitudine di vivere nel fango e il fastidioso gracidare delle rane come simbolo del Diavolo o degli eretici.
Nell'Egitto di cultura copta la rana era invece un simbolo tradizionalmente positivo che sulle lampade ad olio rappresentava la resurrezione; in Europa la rana è l'attributo caratteristico di un santo, il quale, come narra una leggenda simile al racconto cinese, aveva la facoltà di zittire le rane che gracidavano nelle paludi intorno alla sua isola. La psicologia del profondo ritiene che la rana, animale che collega terra e acqua, sia un simbolo dai connotati positivi per quanto susciti disgusto. Il suo processo di sviluppo da girino ad animale completo in tutte le sue parti lo rende simile all'uomo, gli rammenta la possibilità di ascendere a un grado superiore di spiritualità. Per questo motivo nella favola "Re Rana" la trasformazione da rana a principe, da disprezzato ad ammirato, è divenuta ormai consueta. Nella rana viene spesso vista la presenza attiva di un principio vitale mentre il rospo attira su di sé l'immagine della pesantezza; quest'ultimo è un animale onirico, espressamente femminile e materno. La psicoanalisi freudiana vede nella viscida rana che vuole saltare nel letto della principessina, un simbolo palese dell'organo sessuale del maschio il quale può raggiungere lo stadio di uomo completo soltanto venendo accettato all'interno di un rapporto di coppia. Con valenze religiose la rana compare negli scritti del visionario Jacob Lorber (1800-1864) della Stiria, il quale scrisse: "La rana gracida nel suo stagno per la maggior parte del giorno felice per la vita condotta e loda così dio con la sua gioia rumorosa poiché presiede la vita"; sempre in ambito religioso la rana poteva anche servire l'uomo come figura dell'apostolo che apprende.
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