Bahal (Progressive Black/Death Metal)
1) Ciao e benvenuti! Presentatevi ai nostri lettori!
Marco: Ciao, noi siamo i Bahal, quintetto proveniente da Lecco. Il gruppo è formato da Marco, alias Bahal, fondatore e chitarrista, Andrea, anch'egli chitarrista, Dario alla voce, Sidhe al basso e all'arpa celtica, mentre Tafe è il nostro batterista.
2) Per prima cosa, potete spiegarci il significato del vostro monicker, Bahal? Cosa significa?
Marco: Bahal è il nome latino della divinità "Baal", dio della mitologia fenicia demonizzato nella bibbia. Per certi versi è assimilabile al dio Crono nella nostra cultura greco-latina. Penso che rifletta bene la nostra proposta musicale.
3) Potete riepilogarci il vostro "curriculum vitae"?
Quando vi siete formati, primi passi, cd e differenze/evoluzioni tra un album e l'altro... ho sentito alcuni pezzi tratti da "Shahal" e "Ikelos", due album che colpiscono anche per le copertine... soprattutto "Ikelos", è una copertina che esce dai soliti canoni Black. Se non ricordo male, dovrebbe essere un dipinto di un pittore, perchè mi era già capitata di vederla.
Insomma, potete parlarci di questi cd, nello specifico? Sono dei concept?
Marco: ho fondato il gruppo nel 2005: inizialmente era una one man band; cantavo, suonavo tutti gli strumenti e ovviamente componevo le canzoni. Con questo metodo registrai alcuni brani, senza alcuna velleità di pubblicazione; nel 2009 registrai "Striges", mentre nel 2010, con l'arrivo di Tafe alla batteria, realizzammo prima uno split con gli amici Hieros Gamos e Cenere, poi il disco "Ikelos" che hai citato. Per quanto riguarda la copertina, dici bene, è tratta da un'opera di Paul Delvaux, pittore belga che ammiro particolarmente, e di cui mi piacerebbe usare qualche altra opera, in futuro. Probabilmente hai ragione, è atipica per gli standard del genere, ma sono sempre stato attratto dall'atmosfera surreale e tetra che emana questo quadro, nonchè dall'architettura classica, di cui questo pittore fa abbondante uso anche in altre opere.
Con la formazione completa iniziammo anche a suonare dal vivo, verso il 2011. Successivamente abbiamo realizzato "Nostos" e l'ultimo "Shahat", disponibile da ottobre di quest'anno. La copertina di quest'ultimo è stata realizzata da Alberto Salvioni, un giovane e talentuoso artista milanese, proveniente dall'Accademia di Brera, che cogliamo l'occasione per ringraziare ancora una volta.
Quanto ai concept, "Striges" era legato al fenomeno della stregoneria in Italia e in particolare, ma non solo, al culto di Diana. "Ikelos" è principalmente un viaggio onirico nel quale si ritrova il protagonista. Il titolo è il nome di una divinità greca, portatrice di incubi.
"Nostos" non ha un vero e proprio concept, mentre nell'ultimo "Shahat", che in ebraico significa abisso, abbiamo preso ispirazione dalla vita di un ormai sconosciuto astrologo milanese del '400 chiamato Raffaele Vimercati, il quale frequentava la corte ducale e aveva avuto modo di indagare l'ignoto, di fare predizioni sulle sorti del ducato e di esplorare la mente umana e i suoi lati oscuri.
4) Musicalmente, siete ascrivibili ad un Black Metal sullo stile dei Dissection... però avete un timbro più "caldo" e infernale (penso alla parte centrale di "Il Labirinto"), e in certi frangenti, persino più "ottantiano" ("Danza del Crepuscolo", che ha una sorta di retrogusto molto Bathory/Omen, per un senso di epicità), rispetto a quello più freddo e nordico.
Marco: Sono contento che tu dica questo: io adoro gli anni '80!!! Sono cresciuto coi Judas Priest, ai quali sono decisamente devoto, e ho sempre apprezzato molto anche Omen, Manilla Road, Iron Maiden, Saxon e Candlemass. Relativamente al metal estremo non posso negare che le influenze più massicce siano arrivate da gruppi quali Dissection, Bathory, Naglfar, Dark Funeral, e in generale tutto il black metal svedese, più che quello norvegese (a parte Satyricon e Ulver). Ma anche in Italia abbiamo avuto influenze notevoli, e sto pensando principalmente agli Spite Extreme Wing.
5) Approvo molto la vostra scelta di scrivere e cantare in italiano... non ci sono molte band che lo fanno, qui da noi.
Mi vengono in mente solo i primi Suspirium e Nefarium, qualcosa degli Evol, Strix... in genere le band rispondono sempre che "l'obbligo dell'inglese" lo si fa per due motivi: per un discorso di "esportabilità" all'estero (cosa comunque non sempre vera, pensiamo a band come Lacrimosa o Rammstein che hanno sempre usato il tedesco e hanno un successo internazionale!) e perché "l'inglese è una lingua più rock"... Io, onestamente, preferisco scoprire una band estera che abbia un concept linguistico intrigante rispetto al "solito inglese"... è vero che spesso non si riesce a tradurre un testo difficile (penso a certi testi in romeno, ungherese, russo ecc. delle band Black di quei paesi) però è anche vero che un discorso personale sulle proprie origini è sempre "meno artificioso" rispetto all'utilizzare una lingua "povera" come l'inglese.
Marco: All'inizio scrivevo anche io testi in inglese, ma poi ho pensato che avrei ottenuto risultati migliori scrivendo in italiano, sia ovviamente per la padronanza della lingua (l'inglese rimane pur sempre una lingua straniera), e quindi anche per discorsi lessicali, quanto per la resa delle linee vocali, che hanno un ritmo decisamente diverso da quello che si potrebbe ottenere in inglese, in certi frangenti. Anche qui sono stato molto influenzato dalla resa sonora, vocalmente parlando, degli Spite Extreme Wing, ma pure gli Imago Mortis hanno una notevole predilezione per la nostra lingua madre, e il risultato a mio parere è molto buono, oltre a essere più personale. Quanto all'esportabilità, in un genere di nicchia come il nostro è un problema che non mi sono mai posto, anche se, come giustamente osservi, c'è gente che lo fa.
6) Avete già suonato live?
Andrea: Sì, suoniamo dal vivo dal 2011. Principalmente organizziamo concerti qui in nord Italia, soprattutto in Lombardia, ma abbiamo avuto anche l'occasione e il piacere di suonare all'estero, in Grecia e in Serbia. Suonare dal vivo ci aiuta a migliorare come musicisti, oltre a trasmettere certe emozioni che non sempre rendono al meglio su disco.
7) Prossimi obiettivi?
Andrea: non abbiamo particolari ambizioni, ma nel nostro piccolo speriamo di suonare in giro il più possibile nei prossimi mesi, e ovviamente di raggiungere altri ascoltatori.
8) Un parere sull'attuale scena Black, nazionale e/o internazionale? Cosa vi piace ascoltare?
Marco: secondo me l'Italia è piena di gruppi interessanti: penso in primo luogo agli Imago Mortis, ai Kaiserreich, ai Tumulus Anmatus, tutti gruppi molto validi, coi quali abbiamo avuto il piacere di condividere il palco. Personalmente apprezzo molto anche gli Ekpyrosis, anche se in realtà sono più orientati verso il death metal, e gli Epigraph, gruppo in cui suona il nostro chitarrista Andrea. Se parliamo di gruppi esteri invece, ultimamente ci piacciono molto Dark Fortress, Inquisition e Deathspell Omega, tanto per citarne alcuni. Il panorama è molto florido, anche se non sempre tutti i gruppi riescono a ottenere la giusta visibilità.
9) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista!
Marco: vorremmo concludere ringraziando tutti quelli che ci seguono, che hanno comprato, scaricato o ascoltato i nostri dischi, e, non ultimi, quelli che puntualmente vengono ai nostri concerti. E ovviamente ringraziamo te, per lo spazio e il tempo che ci hai dedicato. Grazie!
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