1) Ciao Ragazzi! Presentatevi ai nostri lettori!
Ciao a tutti! Siamo i Raving Season, una band metal di Roma. Difficile definire con un solo genere il nostro stile: ci piace definirlo dreaming doom/gothic, per rendere omaggio al genere di musica che ci ispira ma a cui non ci rifacciamo in modo troppo fedele. Ciò che c’è in noi di sognante è l’atmosfera delle canzoni, spesso sospese fra realtà e mondo onirico, ma anche la speranza che teniamo stretta a noi e traspare nelle nostre canzoni, anche se è continuamente messa a dura prova dalla vita.
Una delle nostre particolarità è quella di avere due frontwomen dagli stili decisamente contrastanti, voce pulita/lirica una e growl l’altra, ma che si intrecciano insieme nella musica, riuscendo a descrivere ogni sentimento forte e coinvolgente.
2) Per prima cosa, non posso che chiedervi che significato ha il vostro monicker, e perchè lo avete scelto.
Il nome del gruppo è l’incontro di due parole pensate una da Federica e l’altra da Judith. “Raving” è inteso come “delirio”, facendo riferimento allo spirito personale del gruppo che parla di sé e si esprime senza filtrare troppo la propria creatività. Suoniamo, cantiamo e urliamo ciò che nella vita non può essere sussurrato.
“Season” invece è la stagione, ovvero ogni fase della vita, è ogni nuovo cambiamento per la mente e per il cuore. In ognuna di queste fasi vogliamo esprimere liberamente qualsiasi dolore, tristezza, rabbia e odio, trasformandoli in qualcosa di positivo.
3) Prima di parlare del vostro stile musicale, e del vostro album, vorrei che ripercorreste il vostro curriculum vitae come band: quando vi siete formati, primi passi, demo ecc.
I Raving Season si sono formati nel 2005 a Roma dall’ incontro delle due cantanti con Sergio, con l’intenzione di creare una band death/doom, ma che fosse aperta a tutte le influenze di ogni singolo membro.
Abbiamo avuto diversi cambi di line up e, dopo una pausa in cui non abbiamo suonato insieme, nel 2008 abbiamo contattato Marco, un nostro vecchio amico, per entrare nel gruppo come seconda chitarra. Siamo così riusciti a dare vita al nostro primo EP, “the brightness of my disaster”, che ha racchiuso un po’ tutte le nostre influenze musicali di base.
Dall’uscita dell’EP abbiamo cambiato molti batteristi e bassisti per diversi motivi, poi abbiamo deciso di suonare con musicisti session che rispettino esattamente le nostre esigenze, almeno finché non troveremo le persone giuste che possano entrare stabilmente nel gruppo.
Dopo molto lavoro, nel 2013 siamo riusciti a dare alla luce il nostro primo full-lenght “Amnio”, registrato al Lemonhead Studio di Federico Truzzi a Carpi, masterizzato poi dal Priory Recording Studio di Greg Chandler (Esoteric), mentre l’artwork del disco è stato egregiamente curato da Adhiira Art.
C’è voluto molto tempo per terminare il lavoro… Abbiamo avuto moltissimi problemi e siamo stati anche estremamente minuziosi per ogni cosa, ma quello che ne è uscito ci ha veramente soddisfatti molto.
Ora abbiamo già diverse cose in cantiere e ovviamente siamo pronti a sorprendere nuovamente il pubblico e noi stessi in primis.
4) Per chi ancora non vi conoscesse, direi che proponete un Gothic Metal legato alla prima scuola (suoni pesanti, tempi quasi Doom, voce femminile angelica e growls maschili); piacereste sicuramente a chi apprezza i My Dying Bride, i Draconian di "Arcane Rain Fell" e "The Burning Halo", i primissimi Lacuna Coil di song come "Shallow End" e "No Need to Explain", i Penumbra di "Emanate", i Sirrah, The Sins of Thy Beloved, i The Gathering di "Mandylion", i Tristania di "Widow's Weeds", i Katatonia di "Dance of December Souls" e gli Anathema di "The Silent Enigma".
Voi come definireste il vostro stile? Indubbiamente questo genere di approccio così fedele ai dettami anche più estremi della vecchia scuola - penso alle vocals maschili, a certi arrangiamenti strumentali tombali, che emergono dal vostro sound, tanto che l'unico "raggio di luce" che squarcia le tenebre sono le vocals femminili da sirena che aleggiano su tutta quella cappa oscura e dolente -, è sicuramente una scelta controcorrente, in tempi dove a essere etichettati come Gothic sono Him/Nightwish... Anzi, quelle stesse band che partirono con un Gothic pesante e difficilmente "commercializzabile", hanno fatto una pessima fine (i Tristania, o i casi ancora più tristi di Lacuna Coil e Macbeth) se non cambiando totalmente genere (Theatre of Tragedy, The Gathering, Katatonia, Anathema, Paradise Lost...). Che ne pensate?
Mah, guarda..
noi non abbiamo mai deciso di voler fare un determinato genere, semplicemente come tutti i gruppi si inizia proponendo un sound di cui si è più influenzati, poi sta al gruppo a decidere se portare avanti quella scelta o decidere di spaziare senza troppi limiti.
tutte le influenze sono semplicemente una sfaccettatura della nostra musica, di fatti siamo i primi a non etichettarci in nessun genere. a noi non piace e non cerchiamo di essere perforza commerciali per vendere o farci conoscere dippiù.
suoniamo quello che ci piace suonare e cercheremo senza dubbio ogni futuro disco di evolvere il nostro sound per farlo sempre più nostro.
5) Da "Amnio" avete tratto il video-lyrics di "My Last Murderer". è un video molto surreale, dove a immagini di spazi siderei e profondi si alternano immagini quasi di "vivisezione" di corpi umani... Perchè questa scelta, che ammanta tutto il video di un senso di disfacimento nichilistico della materia, anche perchè contrapposta allo spazio immenso e "insensibile" di fronte alle miserie umane, tanto che l'uomo di fronte al silenzio del Cosmo (Dio) appare quasi come pulviscolo disperso al vento?
Il video di My Last Murderer riprende innanzitutto l’artwork di Amnio, che contiene tutti gli elementi da te citati. Abbiamo voluto insistere su questo tema per il video perché quelle immagini si sposano molto bene col testo della canzone che si possono leggere mentre scorrono le immagini.
La canzone parla di una fiducia tradita, in particolare della fiducia di una giovane donna che, piena di amore e speranze, farebbe di tutto per essere ricambiata, ma quello che ottiene è uno svilimento che la trasforma in un inutile oggetto da buttare, in un ammasso di pezzi anatomici senza anima.
La prima reazione è quella di sentirsi così come viene trattata e annichilirsi di fronte a questa svalutazione, ma di colpo si fa forza, può guardare dall’alto il suo carnefice, elevarsi fino al cielo per maledirlo perché solo dopo aver toccato il fondo è finalmente consapevole che ora è più forte e sa di non meritare questa umiliazione.
6) Potete parlarci di "Amnio"? Cosa vuol dire il titolo? Tra l'altro anche la stessa cover mostra lo spazio - si vedono perfino le costellazioni - e in primo piano, un disturbante connubio di corpi intrecciati l'uno all'altro, in modo quasi grottesco (non vediamo neppure le teste); ai loro piedi, le lettere "alfa" e "omega"... si collega alle tematiche affrontate all'interno del cd?
Innanzitutto ci sono voluti quasi due anni di lavoro per dare alla luce "Amnio" e tanto per terminare i lavori. Un parto, quindi non c’era titolo migliore.
Amnio in natura è l'elemento che avvolge la nascita di un figlio, che lo prepara alla vita, per noi vuol dire dare inizio ad una nuova “stagione”, decidendo in modo molto naturale di modificare il nostro sound rispetto all’EP, sperimentando molto, senza chiuderci troppo su un determinato genere. Amnio è un mix totale di quello che la vita ti può presentare… E’ un disco da sentire dall’inizio alla fine e più di una volta per essere compreso al meglio.
Sicuramente per il prossimo album cambieremo nuovamente pelle, ci piace sperimentare e spingerci sempre in campi diversi… Ogni volta una nuova “stagione”.
Direi che la cover più che essere collegata alle tematiche del cd è parte di esse, è uno sfondo che le racchiude tutte, perché mantiene l’atmosfera sognante, un po’ sospesa nel cielo, con le stelle che mostrano un cammino con la loro luce, ma allo stesso tempo segnano il nostro destino, in cui ci intrecciamo perdendo le nostre forme, come corpi che si frantumano pur di tenere stretto con tutta la forza ciò a cui tengono.
7) Vi siete già esibiti live?
Dopo la nascita di Amnio ci siamo esibiti una volta a Salerno e due a Roma. Avremmo voluto fare di meglio, ma altri cambi di formazione e impegni personali ci hanno rallentato.
Speriamo di rifarci presto, perché adoriamo il palco, l’atmosfera che si crea e il supporto che ci mostra il pubblico, specialmente gli appassionati che ci seguono e che non finiremo mai di ringraziare! Ci piacerebbe anche allontanarci da Roma e portare i Raving Season ovunque sia possibile, sarebbe bello un tour in estate, magari un festival… Per ora sono solo idee, ma seguite gli aggiornamenti sul nostro facebook (https://www.facebook.com/RavingSeasonOfficial) e veniteci a sentire!!!
8) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista!
Vorremmo concludere innanzitutto ringraziando chi ha letto questa intervista, ma anche a chi l’ha fatta: è stata molto interessante e sentita.
Abbiamo già ringraziato chi ci segue da tempo, per cui non ci resta che invitare all’ascolto chiunque non ci ha sentito ma è curioso di farlo!
Ciao a tutti! Siamo i Raving Season, una band metal di Roma. Difficile definire con un solo genere il nostro stile: ci piace definirlo dreaming doom/gothic, per rendere omaggio al genere di musica che ci ispira ma a cui non ci rifacciamo in modo troppo fedele. Ciò che c’è in noi di sognante è l’atmosfera delle canzoni, spesso sospese fra realtà e mondo onirico, ma anche la speranza che teniamo stretta a noi e traspare nelle nostre canzoni, anche se è continuamente messa a dura prova dalla vita.
Una delle nostre particolarità è quella di avere due frontwomen dagli stili decisamente contrastanti, voce pulita/lirica una e growl l’altra, ma che si intrecciano insieme nella musica, riuscendo a descrivere ogni sentimento forte e coinvolgente.
2) Per prima cosa, non posso che chiedervi che significato ha il vostro monicker, e perchè lo avete scelto.
Il nome del gruppo è l’incontro di due parole pensate una da Federica e l’altra da Judith. “Raving” è inteso come “delirio”, facendo riferimento allo spirito personale del gruppo che parla di sé e si esprime senza filtrare troppo la propria creatività. Suoniamo, cantiamo e urliamo ciò che nella vita non può essere sussurrato.
“Season” invece è la stagione, ovvero ogni fase della vita, è ogni nuovo cambiamento per la mente e per il cuore. In ognuna di queste fasi vogliamo esprimere liberamente qualsiasi dolore, tristezza, rabbia e odio, trasformandoli in qualcosa di positivo.
3) Prima di parlare del vostro stile musicale, e del vostro album, vorrei che ripercorreste il vostro curriculum vitae come band: quando vi siete formati, primi passi, demo ecc.
I Raving Season si sono formati nel 2005 a Roma dall’ incontro delle due cantanti con Sergio, con l’intenzione di creare una band death/doom, ma che fosse aperta a tutte le influenze di ogni singolo membro.
Abbiamo avuto diversi cambi di line up e, dopo una pausa in cui non abbiamo suonato insieme, nel 2008 abbiamo contattato Marco, un nostro vecchio amico, per entrare nel gruppo come seconda chitarra. Siamo così riusciti a dare vita al nostro primo EP, “the brightness of my disaster”, che ha racchiuso un po’ tutte le nostre influenze musicali di base.
Dall’uscita dell’EP abbiamo cambiato molti batteristi e bassisti per diversi motivi, poi abbiamo deciso di suonare con musicisti session che rispettino esattamente le nostre esigenze, almeno finché non troveremo le persone giuste che possano entrare stabilmente nel gruppo.
Dopo molto lavoro, nel 2013 siamo riusciti a dare alla luce il nostro primo full-lenght “Amnio”, registrato al Lemonhead Studio di Federico Truzzi a Carpi, masterizzato poi dal Priory Recording Studio di Greg Chandler (Esoteric), mentre l’artwork del disco è stato egregiamente curato da Adhiira Art.
C’è voluto molto tempo per terminare il lavoro… Abbiamo avuto moltissimi problemi e siamo stati anche estremamente minuziosi per ogni cosa, ma quello che ne è uscito ci ha veramente soddisfatti molto.
Ora abbiamo già diverse cose in cantiere e ovviamente siamo pronti a sorprendere nuovamente il pubblico e noi stessi in primis.
4) Per chi ancora non vi conoscesse, direi che proponete un Gothic Metal legato alla prima scuola (suoni pesanti, tempi quasi Doom, voce femminile angelica e growls maschili); piacereste sicuramente a chi apprezza i My Dying Bride, i Draconian di "Arcane Rain Fell" e "The Burning Halo", i primissimi Lacuna Coil di song come "Shallow End" e "No Need to Explain", i Penumbra di "Emanate", i Sirrah, The Sins of Thy Beloved, i The Gathering di "Mandylion", i Tristania di "Widow's Weeds", i Katatonia di "Dance of December Souls" e gli Anathema di "The Silent Enigma".
Voi come definireste il vostro stile? Indubbiamente questo genere di approccio così fedele ai dettami anche più estremi della vecchia scuola - penso alle vocals maschili, a certi arrangiamenti strumentali tombali, che emergono dal vostro sound, tanto che l'unico "raggio di luce" che squarcia le tenebre sono le vocals femminili da sirena che aleggiano su tutta quella cappa oscura e dolente -, è sicuramente una scelta controcorrente, in tempi dove a essere etichettati come Gothic sono Him/Nightwish... Anzi, quelle stesse band che partirono con un Gothic pesante e difficilmente "commercializzabile", hanno fatto una pessima fine (i Tristania, o i casi ancora più tristi di Lacuna Coil e Macbeth) se non cambiando totalmente genere (Theatre of Tragedy, The Gathering, Katatonia, Anathema, Paradise Lost...). Che ne pensate?
Mah, guarda..
noi non abbiamo mai deciso di voler fare un determinato genere, semplicemente come tutti i gruppi si inizia proponendo un sound di cui si è più influenzati, poi sta al gruppo a decidere se portare avanti quella scelta o decidere di spaziare senza troppi limiti.
tutte le influenze sono semplicemente una sfaccettatura della nostra musica, di fatti siamo i primi a non etichettarci in nessun genere. a noi non piace e non cerchiamo di essere perforza commerciali per vendere o farci conoscere dippiù.
suoniamo quello che ci piace suonare e cercheremo senza dubbio ogni futuro disco di evolvere il nostro sound per farlo sempre più nostro.
5) Da "Amnio" avete tratto il video-lyrics di "My Last Murderer". è un video molto surreale, dove a immagini di spazi siderei e profondi si alternano immagini quasi di "vivisezione" di corpi umani... Perchè questa scelta, che ammanta tutto il video di un senso di disfacimento nichilistico della materia, anche perchè contrapposta allo spazio immenso e "insensibile" di fronte alle miserie umane, tanto che l'uomo di fronte al silenzio del Cosmo (Dio) appare quasi come pulviscolo disperso al vento?
Il video di My Last Murderer riprende innanzitutto l’artwork di Amnio, che contiene tutti gli elementi da te citati. Abbiamo voluto insistere su questo tema per il video perché quelle immagini si sposano molto bene col testo della canzone che si possono leggere mentre scorrono le immagini.
La canzone parla di una fiducia tradita, in particolare della fiducia di una giovane donna che, piena di amore e speranze, farebbe di tutto per essere ricambiata, ma quello che ottiene è uno svilimento che la trasforma in un inutile oggetto da buttare, in un ammasso di pezzi anatomici senza anima.
La prima reazione è quella di sentirsi così come viene trattata e annichilirsi di fronte a questa svalutazione, ma di colpo si fa forza, può guardare dall’alto il suo carnefice, elevarsi fino al cielo per maledirlo perché solo dopo aver toccato il fondo è finalmente consapevole che ora è più forte e sa di non meritare questa umiliazione.
6) Potete parlarci di "Amnio"? Cosa vuol dire il titolo? Tra l'altro anche la stessa cover mostra lo spazio - si vedono perfino le costellazioni - e in primo piano, un disturbante connubio di corpi intrecciati l'uno all'altro, in modo quasi grottesco (non vediamo neppure le teste); ai loro piedi, le lettere "alfa" e "omega"... si collega alle tematiche affrontate all'interno del cd?
Innanzitutto ci sono voluti quasi due anni di lavoro per dare alla luce "Amnio" e tanto per terminare i lavori. Un parto, quindi non c’era titolo migliore.
Amnio in natura è l'elemento che avvolge la nascita di un figlio, che lo prepara alla vita, per noi vuol dire dare inizio ad una nuova “stagione”, decidendo in modo molto naturale di modificare il nostro sound rispetto all’EP, sperimentando molto, senza chiuderci troppo su un determinato genere. Amnio è un mix totale di quello che la vita ti può presentare… E’ un disco da sentire dall’inizio alla fine e più di una volta per essere compreso al meglio.
Sicuramente per il prossimo album cambieremo nuovamente pelle, ci piace sperimentare e spingerci sempre in campi diversi… Ogni volta una nuova “stagione”.
Direi che la cover più che essere collegata alle tematiche del cd è parte di esse, è uno sfondo che le racchiude tutte, perché mantiene l’atmosfera sognante, un po’ sospesa nel cielo, con le stelle che mostrano un cammino con la loro luce, ma allo stesso tempo segnano il nostro destino, in cui ci intrecciamo perdendo le nostre forme, come corpi che si frantumano pur di tenere stretto con tutta la forza ciò a cui tengono.
7) Vi siete già esibiti live?
Dopo la nascita di Amnio ci siamo esibiti una volta a Salerno e due a Roma. Avremmo voluto fare di meglio, ma altri cambi di formazione e impegni personali ci hanno rallentato.
Speriamo di rifarci presto, perché adoriamo il palco, l’atmosfera che si crea e il supporto che ci mostra il pubblico, specialmente gli appassionati che ci seguono e che non finiremo mai di ringraziare! Ci piacerebbe anche allontanarci da Roma e portare i Raving Season ovunque sia possibile, sarebbe bello un tour in estate, magari un festival… Per ora sono solo idee, ma seguite gli aggiornamenti sul nostro facebook (https://www.facebook.com/RavingSeasonOfficial) e veniteci a sentire!!!
8) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista!
Vorremmo concludere innanzitutto ringraziando chi ha letto questa intervista, ma anche a chi l’ha fatta: è stata molto interessante e sentita.
Abbiamo già ringraziato chi ci segue da tempo, per cui non ci resta che invitare all’ascolto chiunque non ci ha sentito ma è curioso di farlo!
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