Nota: nelle Filippine vivono circa una sessantina di gruppi etnici diversi che parlano 168 dialetti e sono distribuiti su 7107 isole. Nel III secolo a.c. le Filippine subirono una migrazione da parte dei malesi, senza contare i meticci nati da matrimoni misti. Soltanto nel 1937 si impose, come lingua nazionale, un dialetto originario delle Filippine, il tagalog.
La carenza di notizie non consente una ricostruzione precisa della storia antica delle Filippine. Popolato a ondate successive da genti arrivate dall'Indonesia e Malesia, l'arcipelago subì l'influenza culturale del vicino Impero Cinese e dall'India.
Tra il IX e il XIII secolo, le Filippine entrarono nell'orbita dell'Impero Buddista Shrivijaya di Sumatra che estese la sua potenza fino al Borneo, alle Celebes e a Giava. Buddhismo, Induismo e islam erano le religioni più diffuse alla metà del XVI secolo. I primi europei sbarcarono sull'isola di Samar, guidati da Ferdinando Magellano, che raggiunse le isole nel 1521 e ne prese possesso dando loro il nome di San Lazzaro. A ribattezzare il gruppo insulare con il nome di "Filippine" fu Villalobos, che diede loro questo nome in onore di Filippo, figlio di Carlo V ed erede al trono di Spagna.
Il ruolo della donna nell'antichità
Nell'età antica il ruolo della donna filippina era spesso carico di una sacralità che oggi è difficile immaginare. Godeva degli stessi diritti dell'uomo: possedeva terreni e svolgeva attività commerciali; addirittura le si attribuivano poteri sciamanici, di guaritrice e le si affidavano l'esecuzione dei riti religiosi. La sacerdotessa o Babaylan, curava i malati, praticava esorcismi con erbe medicinali e spesso assumeva la guida della comunità. E quando gli uomini dovevano ricoprire le sue stesse funzioni imitavano la voce e le movenze femminili perché solo in quel modo era possibile raggiungere la divinità e farsi benvolere.
Con l'arrivo degli spagnoli, anche i valori patriarcali della società europea sbarcarono nell'arcipelago e le libertà possedute da secoli andarono perdute: la donna fu relegata al ruolo di madre di famiglia e di massaia e sottomessa al marito. I suoi poteri sciamanici lasciarono il posto al diligente e umile lavoro di ricamatrice e tessitrice.
(...) Con la dominazione americana giunse una nuova emancipazione: la suddivisione dei ruoli sociali e la parità dei diritti. La donna potè finalmente votare e accedere agli studi universitari, anche se la società maschile mantenne quasi intatti i suoi privilegi. Oggi, rispetto agli altri paesi asiatici, la donna filippina gode di maggiori libertà e diritti. Partecipa attivamente alla vita sociale, ha libero accesso agli studi, alle attività commerciali e alle cariche politiche. L'esempio più eclatante è incarnato da Corazòn Aquino, che nel 1986 è divenuta presidente della Repubblica;
ma permangono ancora discriminazioni morali: valori come la verginità e la fedeltà femminile sono ancora imposti e a parità di lavoro le donne sono pagate meno degli uomini.
Nel 1986 venne fondata l'associazione GABRIELA (Assemblea Generale delle Donne Unite per le Riforme, Integrazione, Eguaglianza, Governo e Azione) che oggi conta più di ottanta organizzazioni collegate. L'acronimo si riferisce a Gabriela Silang, la tenace avversaria dei colonialisti spagnoli. Ancora oggi questo gruppo si batte per l'emancipazione delle donne.
Gabriela Silang |
Pantheon religioso pre-cristiano e sciamanesimo
La cultura originaria delle Filippine resta un punto interrogativo perché si conosce ancora troppo poco del loro passato. Le ragioni sono tre:
Per prima cosa i colonizzatori spagnoli hanno distrutto la maggior parte dei manufatti appartenenti alla cultura religiosa preistorica (idoli in legno, amuleti, scritture primitive e altro) che potevano costituire un ostacolo all'affermazione del cristianesimo. In tal modo essi hanno cancellato anche numerose testimonianze degli antichi costumi della popolazione. In secondo luogo, nella costruzione dei manufatti o nella scrittura venivano impiegati materiali fragili come il bambù, la corteccia degli alberi o le foglie che non resistevano al tempo. Guerre, incendi e altre calamità naturali hanno peggiorato le cose. E la trasmissione del sapere, dei miti e della storia del popolo filippino è sempre avvenuta soprattutto per via orale e non scritta. Soltanto da pochi anni le Filippine si stanno attivando per costituire un patrimonio archeologico nazionale. Non mancano poi affascinanti storie sulla nascita dei fiumi e dei laghi filippini; questa narrazione riguarda il lago Paoay che si trova tra le colline di Ilocos e presenta somiglianze evidenti con la storia biblica di Noè e del Diluvio Universale.
La mitologia filippina è fortemente influenzata da quella indiana: Lumawig, per esempio, è facilmente identificabile con l'Indra della mitologia indù, e via dicendo.
Prima dell'avvento dell'islam le popolazioni di Mindanao adoravano alcune divinità o spiriti (diwatas), da cui facevano dipendere le forze della natura (tempeste, terremoti, ecc.) Anche alcuni gruppi islamici filippini in realtà praticano ancora riti pagani, quali il "battesimo" degli infanti eseguito tramite l'olio di noce di cocco; anche la popolazione cattolica in realtà esegue ancora pratiche pre-cristiane basate su formule magiche e amuleti (anting-anting). (Nota di Lunaria: ovviamente questo non è cristianesimo o cattolicesimo, ma una forma "sincretista" di cristianesimo mixato a pratiche pagane). I contadini credono ancora negli engkantos, esseri sovrannaturali che possono giocare brutti scherzi agli uomini. Si pratica anche la "guarigione spiritica" o la "chirurgia psichica": questi "guaritori" (il più famoso è Eleuterio Terte) impongono le mani sui corpi dei malati, i "corpi si aprono" ed essi asportano parti infette, poi i corpi "si richiudono" senza che rimanga ferita o escoriazione.
Paganesimo e animismo sopravvivono nelle province montane, mai colonizzate a fondo. Queste tribù credono che ogni cosa sia animata da un suo "spirito" che va rispettato e placato con il ricorso a sacrifici animali. Credono che esistano spiriti malvagi, spiriti messaggeri, divinità del riso e della riproduzione e ritengono che le anime degli avi siano "spiriti guardiani" che vagano sulla terra influenzando le azioni degli uomini.
I Kalinga adorano il dio del tuono Kidul, mentre gli Ifugao adorano Kolyog, dio del terremoto. La Dea dell'agricoltura è Idianale, il dio dei raccolti è Lakampati. Sidapa è il dio della morte, Apolaki è quello della guerra, Dal-lang è la Dea ilocana della bellezza. Tutte queste divinità sono capeggiate dal dio supremo Bathala. Gli spiriti degli antenati sono chiamati anitos, e a loro vengono offerti sacrifici celebrati dai discendenti delle antiche sacerdotesse, babaylan. Presso i Negrito, gli sciamani o stregoni che si occupano del rapporto fra uomo e soprannaturale vengono chiamati balyan o anituan e la loro principale funzione riguarda la cura delle malattie, per questo motivo hanno una vasta conoscenza delle erbe medicinali. Per i Mamanua di Surigao lo sciamano ha funzione di mediatore tra il mondo terreno e quello spirituale; anche le donne possono svolgere questo ruolo, sebbene non possano dirigere le cerimonie ma soltanto fare da assistenti allo sciamano uomo.
Lista di Dei/Dee: http://drakieness.blogspot.it/2012/02/filipino-pagan-gods-goddesses-eternal.html
Letteratura nelle Filippine
Per quanto riguarda la letteratura pre-cristiana, si è salvato molto poco, e prevalentemente in forma orale: gli awit (canzoni in metro dodecasillabico), bugtong (indovinelli), salawikain (proverbi). Della tradizionale poesia pre-spagnola restano alcune opere e personaggi: Alim e Hudhud, Lam-ang, Darangan e poche altre; in esse è evidente il debito con la letteratura indiana ma anche con quella araba che ha ispirato i tutul (racconti popolari), i tubad-tubad (poemi d'amore), gli ida-ida (canzoni per bambini). La letteratura dei primi anni di dominazione spagnola è a carattere religioso: catechismo, libri di preghiere ecc. Diffusa anche la poesia cavalleresca, come il "Florante at Laura", poema di Francisco Baltazar (1788-1862), il "principe dei poeti tagalog", considerato il padre della lingua nazionale. Un altro nome è José Rizal, che si impegnò contro l'oppressione spagnola. Le sue opere più famose sono "Noli me tangere" (1887) e "El Filibusterismo" (1891).
Il primo romanzo tagalog è "Ninay" di Pedro Paterno; altro romanzo tagalog molto importante è "Ang lihim ng isang pulo" ("Il mistero dell'isola") di Faustino Aguilar (1882-1955)
Riporto un paio di versi di José Rizal tratti da "Ultimo addio" (il poeta venne imprigionato e condannato a morte dagli spagnoli per la sua attività rivoluzionaria):
Addio Patria adorata, terra dal sole amata/perla del mare Oriente, nostro perduto Eden!/[...] Io muoio quando vedo che il cielo imporpora nell'alba/e annuncia il giorno sorto infine dalla spenta notte./Se vuoi un rosso più vivo per destare l'aurora/prendi il mio sangue, spargilo di buonora/che un raggio della nascente luce gli dono il suo oro./ Se un giorno troverai, vicino alla mia tomba,/ tra l'erba alta un semplice fiore/ avvicinalo alle tue labbra e bacia la mia anima./ Laggiù, nella fredda tomba, sentirò sul mio volto/della tua tenerezza il soffio, del tuo alito il calore.
Altri poeti sono: José Palma, Cecilio Apostol, Fernando Maria Guerrero, José Garcia Villa e Nick Joaquin. Si tenga presente che alcuni scrittori filippini usavano l'inglese o lo spagnolo, piuttosto che il tagalog.
La dittatura del periodo Marcos (1972) rappresentò un periodo di oscurantismo e repressione: "Noli me tangere" di Rizal venne persino ritirato dalle librerie e bandito per timore che suscitasse sentimenti libertari di rivolta al regime.
Alcuni scrittori contemporanei sono: Virgilio Almario, Lamberto Antonio, Rogelio Sikat, Ramon Sunico, Jose Y. Dalisay, Roberto Añonuevo.
Breve sintesi sul Teatro Filippino
In età pre-spagnola si svolgevano rudimentali spettacoli alle feste e nei ritrovi pubblici, in cui un cantore-menestrello recitava canzoni, di solito in rima e ballava accompagnato da strumenti a corda. Tra le forme di rappresentazione dialogata e teatrale tipica delle Filippine vi sono il duplo, il karagatan, l'awit. Al duplo partecipavano anche le donne: era una sorta di dialogo poetico tra uomini e donne che si svolgeva durante l'ultima notte del periodo del lutto. Anche nel Karagatan partecipavano le donne: due file di ragazzi e ragazze si fronteggiavano, e un ragazzo declamava versi amorosi alla fanciulla seduta davanti a lui, lanciandole un fazzoletto; la fanciulla intonava un rifiuto poetico e passava il fazzoletto ad un altro ragazzo. Queste forme teatrali sopravvissero anche con la conversione al cristianesimo, solo che venivano rappresentati gli eventi biblici, oppure storie d'amore tra un uomo cristiano e una donna musulmana; alla fine della vicenda, la donna diventava cristiana e l'amore trionfava. Nel 1892 le zarzuela, che inizialmente erano commedie musicali allegre, cominciarono a raccontare il desiderio di libertà e di odio contro gli spagnoli, divenendo quindi rappresentazioni satiriche di contestazione politica.
Musica, Danza e Black Metal nelle Filippine
Vabbè, non pensate che la qualità della scena musicale metal filippina sia alta :P e che proponga capolavori sublimi, comunque, per chi si accontenta anche di band derivative da quelle più famose e che comunque in un paese che è fortemente cattolico (e deve subire pure le rotture di palle dall'ala estremista islamica che è presente in certe zone), fanno della sana blasfemia, segnalo:
i Kratornas (1999)
(ok, la qualità di registrazione di 'sto demo è pessima :P https://www.youtube.com/watch?v=Clh836eqq8Y)
Siamo dalle parti di un grind tiratissimo, con tinte black (approfondite meglio in album come "The corroding age of wounds" https://www.youtube.com/watch?v=C7wTq5GyPuE);
gli Incarion, autori di un canonico Black Metal tradizionale di ascendenza nordica, sicuramente più professionali dei Kratornas...
I Panuway
(altro Black Metal infernale alla Dark Funeral, ovviamente senza la bravura di costoro...)
e i Deiphago (quelli più - ehm... - "famosi" di tutta la combriccola...), con il loro black infernale con una matrice thrash alla Kreator.
Ribadisco, non stiamo parlando di band eccezionali, è tutta roba derivata e derivativa (e suonata in forma mediocre se non palesemente rovinata da registrazioni cacofoniche che manco un demo dei Darkthrone dei primi '90s), comunque, visto che sono tutti ragazzotti di buona volontà che fanno della sana blasfemia in un ambiente che è cattolico fino alla nausea, ben venga il farli conoscere anche qui in Italia. Del resto un titolo come "Filipino Antichrist" mi mette subito di buon umore :D
Ad ogni modo, per chi non gradisse il Black Metal Filippino (peraltro, come detto, palesemente derivato da quello di noialtri europei), sappia che le Filippine vantano canzoni folkloriche, così come canzoni funebri, musica rivoluzionaria, canzoni popolari d'amore, per la semina, per il matrimonio e altre occasioni ed eventi sociali. La storia della musica filippina è suddivisibile in tre periodi: periodo prespagnaolo, periodo spagnolo e periodo rivoluzionario/americano.
Il periodo prespagnolo riguarda i secoli precedenti al 1521. Nelle canzoni e nelle danze dei popoli montani sopravvivono ritmi di percussioni tribali, mentre, come si può immaginare, il periodo spagnolo comprende musica sacra (canti gregoriani, organo). A fine '800 iniziano a comparire opere musicali composte da maestri filippini, mentre il periodo che va dal 1892 al 1901 è caratterizzato da eventi politici e le opere musicali di questo periodo trattano temi patriottici (anche con rappresentazioni operistiche in tagalog). Nomi di musicisti sono: Pascual Polete, Simplicio Solis, Julio Nakpil, José Matella, Julian Felipe.
Negli anni '70 nasce il Pinoy sound (detto anche Manila sound) nato dalla fusione di sonorità tradizionali filippine con la musica rock. L'inventore di questo genere fu Joey "Pepe" Smith, con la canzone "Ang Himig Natin" ("La nostra melodia").
Fra i cantautori, si segnala Freddie Aguilar; nel genere pop ci sono le Prettier Than Pink, quattro cantanti sullo stile delle Spice Girls (sì, vabbè, anche 'ste Prettier Than Pink sono mediocri. Nota di Lunaria).
Anche la danza ha una lunga storia: la jota è una danza di ritmo molto veloce eseguita da una coppia che mima il corteggiamento, accompagnata da nacchere di bambù, tamburelli e strumenti a corda; si esegue spesso nel costume tradizionale, il terno per le donne (un abito lungo con le maniche corte a farfalla) e il barong tagalog per gli uomini (una lunga camicia ricavata dalle fibre di ananas).
Esistono poi danze di ascendenza andalusa o sonorità spagnole che sono state "filippinizzate"; la jovencita è una danza matrimoniale che viene eseguita soltanto da donne.
La pandango sa ilaw è una danza eseguita da una danzatrice che regge tre lucerne illuminate: una sulla testa, le altre sul dorso delle mani.
Il tinikling prevede che un uomo e una donna eseguano alcuni movimenti saltando tra due lunghe aste di bambù che vengono battute tra loro a tempo di musica. I gruppi Negrito (cioè gli abitanti originari delle Filippine, con la pelle più scura) svolgono anche danze di guerra o di combattimento con archi e frecce. Esistono molte altre danze tribali: segnalo quella dei Tagbanua di Palawan che credono che la musica abbia il potere di curare gli ammalati e a questo scopo scacciano gli spiriti maligni battendo su percussioni e gong. Anche le popolazioni musulmane praticano ancora la danza con abiti coloratissimi di influsso arabo e indomalese. La più famosa e antica è il singkil, che prende il nome da piccoli campanellini che ornavano i fianchi delle principesse musulmane. Strumenti musicali tipici sono il kulintang (formato da otto gong da cui scaturiscono sonorità decisamente indonesiane),
l'hagalong (una specie di liuto a due corde), flauti in bambù; esiste anche un flauto che si suona col naso, dal suono dolce e ossessivo; il kubing è una sorta di scacciapensieri mentre il git-git è uno strumento ad arco.