Laika Vendetta
1) Ciao, per prima cosa presentatevi ai nostri lettori!
Ciao! È bello essere lettori. Lettori come portatori di cultura, notizie, informazioni altre. Lettori di libri, lettori di dischi, lettori di emozioni. Noi siamo i Laika Vendetta e ci piace essere lettori, ascoltatori, ideatori, portatori. E di ciò che leggiamo, ascoltiamo, pensiamo e ideiamo, ci assumiamo il rischio di portarlo fuori. Soprattutto di ciò che sentiamo. E ne facciamo anche musica, il linguaggio delle emozioni.
2) Laika Vendetta... che monicker strano! Cosa significa, esattamente? Ho visto che era anche il titolo del vostro primo cd: "Laika, Silvia, Jeanne e...le altre".
Laika è una delle prime martiri note dello spazio. Una cagnetta abbandonata dall’uomo per un destino anti naturale. L’uomo manipola il destino degli altri esseri senza rispetto, e per cose a volte inutili. Come quelle di giocare a Risiko utilizzando una povera cagnolina, amore puro, per fare la guerra a chi va prima sullo spazio. Il nostro nome vuole essere simbolicamente una vendetta per Laika e per tutte le creature che hanno la sfortuna di avere a che fare con la stupidità umana. Ad perpetuam rei memoriam. Il nostro primo disco era un omaggio alla femminilità in forma di collage musicale. Abbiamo voluto raccontare gli aspetti di una femminilità a volte ostentata, a volte tradita, o incompresa, comunque umana. E tra le donne che abbiamo voluto “vendicare”, oltre a Sylvia Plath, Jeanne Hebuterne, l’Italia, e altre non poteva, ovviamente, mancare la nostra piccola amica Laika.
3) Musicalmente ricordate il rock alternativo spigoloso, pulsante e nervoso dei primi Marlene Kuntz e Afterhours, ma anche Kardia, La Colpa, Screen Wipers o Soluzione... qui e lì riaffiorano echi anche dei primissimi Placebo...
Potete parlarci del vostro "Elefanti in fuga", magari in relazione o in rapporto a "Laika, Silvia, Jeanne e...le altre"? Cosa è cambiato, cosa avete mantenuto, che genere di evoluzione avete avuto tra un album e l'altro?
Cresciamo ascoltando i Marlene, gli Afterhours, (anche i Placebo!) e molto rock “spigoloso”, ci sono rimasti dentro. E se questo è molto evidente nel nostro primo disco con Elefanti in Fuga siamo andati alla ricerca di un percorso più personale. Ed è quello che continuiamo a fare. Come a dire: ok, è molto Marlene quello che stiamo facendo, ma a noi che effetto fa? E cosa dice di noi? Se fosse una emozione come la suonerei? Poi molto cambia dall’ avanzare dell’ età e delle esperienze di ognuno, e, assecondando queste variabili alla lettera, ci troviamo che il percorso è sempre in fieri. Quindi un disco, nel momento in cui esce, a volte anni dopo averlo registrato, rappresenta un qualcosa che sei stato e che oggi senti passato, non più presente. Se il primo disco era un affacciarsi timidamente al mondo della musica (anche se ognuno di noi aveva già pubblicato altro in passato), elefanti in fuga voleva esporre attraverso l’oggetto disco la nostra soggettività a giudizio altro, sicuri di una identità (sempre in crescita e trasformazione). Abbiamo osato di più. Con la voce graffiata, con le distorsioni, con il caos. Ma anche con una nuova armonia.
4) Vorrei che ci parlaste anche dei vostri testi... alcuni titoli mi incuriosiscono: "La sposa di fango", e gli orientaleggianti titoli "Samsara", "Kali allo specchio"... Kali è una delle mie Dee preferite. è strano immaginarla mentre si guarda allo specchio. è una Dea in movimento, in azione, sempre battagliera e danzante, e guardarsi allo specchio significa innanzittutto "fermarsi"...
Anche "Elefanti in fuga" è un titolo un po' surreale. Da cosa fuggono, gli elefanti?
Sembra che per la maggior parte delle canzoni, abbiate un occhio di riguardo nell'analisi dei rapporti personali io/tu. Scrivete anche in base alle vostre esperienze?
Allo specchio non ci fermiamo mai. Anche nel momento in cui ci guardiamo viviamo l’impermanenza, lo scorrere del tempo, una cellula dopo l’altra. L’organo occhio, solo, non riesce a guardare. Riporto esattamente ciò che hai scritto “è una Dea in movimento, in azione, sempre battagliera e danzante”. Non potrebbe essere la descrizione dell’umanità? Di un individuo che intraprende una ricerca all’ interno, maieutica, per conoscersi e portare fuori le proprie risorse? A volte c’è un’ altra o un altro, nella nostra vita, che veneriamo come una Dea, come un Dio. È soltanto una funzione che ci rimanda la nostra luce, che soli non riusciamo, sempre, a percepire. E sono queste le persone a cui assegni tra le mani la tua vita (e la tua morte), ti costringono ad una “nudità” senza maschere, percepiamo la nostra fragilità, e finiamo spaventati in preda al nostro bambino emozionale. I testi che scrivo sono spesso riflessioni, emozioni, sentimenti e hanno sempre, almeno fin’ora, un natale nel mio vissuto. È una spiritualità cercata perché non credo nella sola materia. Credo che siamo molto di più di quello che pensiamo di essere, ma molte, troppe conoscenze (e coscienze) siano ormai dimenticate, assopite. Io voglio stimolare una ricerca sovra sensoriale in chi ascolta. Se la nostra musica è tacciata di essere troppo “seriosa”, mi dispiace, io sono così. Non riesco a scrivere canzoncine “easy listening”, chi scrive per l’altro ha la possibilità di stimolare o addormentare le coscienze (e le conoscenze) e io non voglio essere omertoso. Vorrei che al “critichino” hipster di turno sorgesse prima o poi la domanda “perché indosso questa maschera? Da cosa mi tutela? Cosa voglio tutelare?”. Magari inizierà a sentire e a credere nel suo maschile senza doverlo affermare esclusivamente indossando una barba! Hehe! Si gioca a fare gli adulti restando bambini emozionali.
Viviamo un periodo storico terribile! Siamo spaventati, mentali. E fuggiamo disperati come elefanti con le lacrime agli occhi, travolgendo ogni cosa. Non sappiamo da chi, da cosa, ma le nostre ferite emozionali, il disincanto, la disillusione, la fine degli ideali ci costringe alla fuga. Sarà una fuga da sé stessi e dalle proprie paure? L’ Oriente è molto presente nel disco, ne sono sempre stato affascinato, mi piace la loro ricerca. Molto di più della morale occidentale che si risolve sempre con un padre a cui tornare, così possiamo continuare a sentirci bambini nel frattempo.
L’ Oriente ti costringe ad assumerti le tue responsabilità, e soltanto allora potrai dire di aver intrapreso un viaggio, parola di buddhista. Concludo con questa frase che, al contrario della persona che l’ha scritta, mi piace molto: “Anche se un bel giorno la mente occidentale incontrasse Dio, Dio si troverebbe in difficoltà: gli occidentali lo codificherebbero in un modo o nell’altro, lo manipolerebbero. In qualche modo lo userebbero, lo destinerebbero a qualche scopo utilitaristico.”
5) Per curiosità, da che film è tratto il sample in "Milano Roma"?
Da cosa siete ispirati, nel processo di song-writing e lyric- writing? Arte, poesia, letteratura? Nella foto promozionale sfoggiate Ellroy...
Vedo che sei molto attenta! Tuttavia il libro di Ellroy è un caso, l’abbiamo trovato nella location scelta per la foto. Io non lo conosco molto, sono sincero. Le mie letture ultime sono più… religiose! Pur essendo Buddhista leggo la Kabala, la Bibbia e anche testi induisti e mistici. Magari emergeranno nel prossimo disco, che abbiamo già iniziato a scrivere, e che uscirà quando magari sarò in un periodo “italiano medio”! O magari in un periodo in cui riuscirò finalmente ad essere più minimale, simbolico e meno prolisso, speriamo! Il sample in “Milano, Roma” è un estratto di “Nuovo Cinema Paradiso”. Il cinema come l’arte tutta è una grande ispirazione, ne siamo gran divoratori, in fin dei conti ha a che fare con lo spirito e, ripeto, ho difficoltà a stare a contatto con la sola materia. Anche la materia ha uno “spirito”. Nel caso di Milano Roma,
quell’ estratto rifletteva bene quella che era l’anima della canzone. Facciamo delle scelte, molte comode, molte seguendo la mente e non il cuore, le aspettative e non le emozioni. E può accadere che ci rincontriamo, poi, a raccontarci di come abbiamo tradito la nostra felicità o di esserci accontentati di un “tutto sommato si, (sono felice) anche se non è stato proprio ciò che sognavo allora”. E io continuo a sbagliare, nonostante tutto.
6) Ho letto che potete vantare un curriculum on stage davvero forbito!
Oh, grazie, anche se per noi non è mai abbastanza. Abbiamo accettato molti compromessi. Abbiamo rinunciato a molte ambizioni personali per la musica e per questo progetto in particolare. Abbiamo rinunciato a giorni di svago, a vacanze con le fidanzate, pranzi in famiglia, per partire e suonare, spesso rimettendoci. È ancora così. La musica dal vivo è praticamente morta. A volte ci chiediamo, oggi, se ne vale ancora la pena. Se dobbiamo trovarci un lavoro serio, non precario e saltuario (ma esiste?) e metter su famiglia. Siamo tornati davvero ai locali live vuoti e le discoteche piene di ragazzini con le bottigliette d’acqua, un ritorno agli anni Novanta. E i sacrifici si fanno sempre più grandi, il cachet si riduce, con lui la possibilità di affittare un furgone, figuriamoci acquistarlo. Se vuoi suonare è così, altrimenti sei uno dei quattro gruppi “indie” che suonano fissi nei pochi locali live che tengono duro. Siamo ancora qui a lottare, con un po’ di stanchezza, e ogni volta che ci chiamano per portare la nostra musica e il nostro spettacolo, è un onore e un piacere dare il tutto per tutto. Fortunatamente, da gruppo live quale siamo, è accaduto che lo show sia piaciuto, la voce girata e le chiamate sono arrivate. A volte con nomi davvero importanti, che stimiamo e con cui abbiamo, felici come dei bambini, diviso il palco. Speriamo di non morire con i rimpianti!
7) Cosa ne pensate della scena rock italiana? A me piacciono moltissimo i Kardia e La Colpa, tra i nomi moderni. Tra l'altro, similmente a voi, curano molto l'aspetto dei testi, intimisti, spesso venati da un sarcasmo tagliente nell'analisi della realtà.
Con chi vi piacerebbe suonare, tra le band di casa nostra e/o internazionali?
Ognuno di noi ha un sogno nel cassetto, un’artista nel cassetto con cui suonare. Ti ringrazio per le due band che hai citato, non le conosco e le conoscerò presto. C’è un’ intervista che, con il nostro collettivo artistico, La Noia, abbiamo presentato ad “Unorsominòre”. Gli chiedevamo cosa ne pensava della scena “indie” italiana. La sua risposta è stata perfetta “ci si fa le seghe a vicenda”. È proprio così! Mi ha stancato terribilmente, soprattutto la deriva irriverente, cinica e demenziale che è seguita ad una prima ondata più riflessiva e di tentata denuncia. I testi sono per me molto importanti, amo scrivere, e cantare è un privilegio per invocare, con lo strumento che ci accompagna dalla nascita, la voce, le emozioni che scrivo, dunque riviverle in una catarsi. Vorrei duettare con Marilyn Manson, un personaggio incredibile, dietro cui c’è un’intelligenza e una sensibilità incredibile. Allo stesso modo duetterei con Cesare Cremonini che trovo uno dei migliori autori del pop italiano attuale. Della scena rock italiana non saprei, ma preferirei, facendo rock, una sperimentazione con un altro genere, curioso di scoprire che opera viene fuori dalla relazione. Battiato o i Baustelle (che non ascolto molto) mi stimolerebbero sicuramente. Mi piacciono le persone intelligenti che fanno della propria vita una ricerca. E mi piacerebbe tantissimo parlare con Giovanni Lindo Ferretti, magari scrivere qualcosa con lui. Voglio guardarlo negli occhi.
8) Parlatemi dei vostri video.
Il video è un’ arte a sé. Abbiamo scoperto che videoclip pomposi non hanno maggior successo di video immediati e questo ci piace. Tuttavia, essendo un’arte a sé, ci piace l’interazione del video con la musica e non il ricalco, se non emozionale. Esempio, la canzone ha questo senso. Se dovessi esprimerlo attraverso il linguaggio video? I nostri video nascono da un’ interazione tra noi e Josh Heisenberg. Lui mi chiede qual è il senso del testo, quale vissuto emozionale c’è dietro una determinata immagine. Da qui nasce l’ idea. In Milano Roma, ad esempio, ci interessava raccontare la coralità di quella storia e le luci e le ombre che ci accompagnano nelle scelte. Non dovevamo metterci troppo di altro, parlava già la canzone. Mi piacerebbe fare in seguito un video art come videoclip, o un video di animazione, o in stop motion. Mi piacerebbe anche girare un video.
9) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista!
A breve, brevissimo uscirà un nuovo video, un nuovo singolo, un nuovo Ep. In attesa del terzo disco che stiamo scrivendo. Uscirà in seguito anche un altro brano che non avrà disco né Ep. E sarà
l’ inizio di una svolta che stiamo sperimentando in sala prove nei nostri ultimi incontri. Qualcosa cambierà, come sempre, e noi cercheremo di restare, come sempre, il più possibile fedeli a noi stessi, a quello che siamo oggi.
Rinnoviamo il nostro saluto ai lettori, ai potenziali ascoltatori, ai curiosi.
Grazie a te, e alle possibilità che vengono date all’espressione.
Un saluto alla nostra Mokina che ci legge.
A presto,
vi lascio con un augurio che faccio a me, a voi, e a noi:
“La persona consapevole non ha aspettative”
- Emidio e i Laika tutti.
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