La Necropoli di S.Giorgio su Legnano

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A ponente di via Umberto I (*) a San Giorgio su Legnano, in un podere cintato, nella primavera del 1925 avendo il proprietario iniziato a voltare a fondo il suo terreno per prepararlo alle coltura, trovava una bella anfora peduncolata, deposta come cinerario contenente le ossa calcinate e un sottilissimo olpe a pera, oltre a qualche altro vaso ormai a cocci.

L'anfora era stata segata in due parti prima dell'interramento e dopo la deposizione delle ceneri e degli oggetti era stata ricomposta mettendovi sopra la parte superiore a mo' di coperchio.

Però la pressione della terra, col tempo, mandò in frantumi la parte superiore.

Anche una bella patera aretina munita della marca di fabbrica, impronta di piede colla parola TERENE era stata trovata in quel podere, ma venne usata per dare il mangime ai polli che a forza di beccate ne asportarono il bordo verticale ornato di motivi allegorici. Portava un'iscrizione graffita a mano dall'offerente: P-I-I-F.

In seguitò si appurò che tutto il terreno era stato disseminato di sepolture.


(*) Nota di Lunaria: questa via non esiste più, deve aver cambiato nome. Quindi non è più possibile stabilire che zona fosse di S.Giorgio... Qui trovate la mia esplorazione di S.Giorgio su Legnano https://intervistemetal.blogspot.com/2024/01/alla-ricerca-della-cappella-della-peste.html





N.B e ieri ho preso il cd degli Abysmal Grief! 💜💀



Biografia di Bram Stoker alle origini del "Dracula"

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Bram Stoker, il papà di Dracula, affermò che la vera idea per il suo celebre romanzo gli venne da un incubo che ebbe dopo aver chiacchierato con lo studioso ungherese Arminius Vambery durante una cena a base di gamberi troppo conditi; addormentatosi, sognò di un vampiro che sorgeva dalla sua tomba di notte per andare a compiere agghiaccianti misfatti.

è necessario approfondire la conoscenza sulla vita privata di Stoker per trovarvi una risposta al suo interesse per i vampiri.


Bram Stoker, nato a Dublino nel 1874, passò un'infanzia molto difficile: malaticcio e debole, i primi otto anni della sua vita li passò sempre a letto, senza sapere cosa fosse stare in piedi.

Mentre le altre persone "andavano e venivano di giorno", lui dovette passare interi giorni steso nel suo letto, sentendo tutto l'importanza di questa costrizione, che presenta evidenti analogie con quella della bara.

Fu la madre Charlotte a prendersi cura del piccolo Bram, raccontandogli storie sul folklore irlandese e racconti dell'orrore.

Charlotte aveva visto l'epidemia di colera, che era scoppiata nel 1832 e Bram ricorderà per tutta la vita ciò che la madre gli raccontò sugli orribili episodi di questo flagello; anche qui, l'epidemia di colera assomigliava al diffondersi dei fenomeni di vampirismo. 

Come abbiamo visto, diagnosi e malattia facevano parte della vita di Bram Stoker fin dall'infanzia e più tardi costituiranno un elemento importante nel "Dracula".

Da giovane, fu molto attratto dal teatro e in particolar modo "Rivali" con Henry Irving (1867) colpì la sua immaginazione, tanto che la descrizione che fece di Dracula ricorda molto quella di Irving.

Nel 1871 Stoker iniziò ad interessarsi sempre di più al vampirismo, data la popolarità di "Carmilla".


Nel 1876 Irving interpretò a Dublino "Il Sogno di Eugene Aram" e Stoker ne fu talmente impressionato che non riuscendo a controllare la propria emozione, ebbe una crisi isterica.

Nel 1878 abbandonò un lavoro nel servizio civile irlandese e andò a Londra a lavorare per Irving, il suo Dracula.

Passava molto tempo a combinare tournées per l'attore e incominciò a scrivere i suoi primi racconti.

La sua prima opera, "Under the Sunset" ("Sotto il tramonto") fu pubblicata nel 1881, è una raccolta di storia del brivido per bambini e altre storie che già lasciavano intravedere gli elementi del suo futuro capolavoro.

Mentre era a Londra incontrò un orientalista, Sir Richard Burton, che aveva tradotto "Le Notti Arabe" e altre undici storie di vampiri da fonti sanscrite indiane.

Nelle sue memorie, Stoker ricordò come fosse stato colpito dai discorsi di Burton e dal suo aspetto fisico, specialmente dai suoi denti canini.

Altri temi e leggende che influenzarono Stoker furono quella dell'Ebreo Errante, dell'amante diabolico e dell'Olandese Volante.

La dedica del "Dracula" è rivolta "al caro Hommy-Beg", cioè lo scrittore e critico Hall Caine che era un caro amico di Stoker.

Un altro fatto che serve a spiegare la formazione di Dracula nella mente di Stoker è la terrificante vicenda di Jack lo Squartatore, fatti che sconvolsero i contemporanei, dall'agosto al novembre 1888.

Bowyer, per esempio, descrisse così la ferocia di Jack lo Squartatore: "Ciò che vidi era ancora più agghiacciante di ciò che mi ero immaginato di vedere, tutti quei pezzi di carne umana sparsi sul tavolo: era l'opera di un demonio più che di un uomo."

L'immaginazione di Stoker rimase impressionata dal sadismo di Jack.

Anche Oscar Wilde stesso impressionò Stoker: il suo essere anticonformista, i suoi gusti sessuali e il protagonista del "Ritratto di Dorian Gray", il cui personaggio principale rimane sempre giovane mentre il suo ritratto invecchia, ha ispirato a Stoker l'immagine del vampiro eternamente giovane.

Stoker stesso, del resto, era attratto dall'occultismo ed era iscritto alla Loggia "Alba Dorata".

Alcuni autori romeni si dedicarono a romanzi storici su Dracula: ne sono un esempio "Vlad, il figlio del Diavolo" di Georgina Viorica Rögöz, un racconto di intrigo; in uno stile moderno è apparsa la poesia di Elisabetta Isanos: "Dracula e sua moglie" (1968) Anche i gruppi teatrali hanno mantenuto vivo l'interesse intorno a Dracula. Nel 1964 è apparso "Vlad l'Impalatore", scritto da Popescu. Vale la pena notare che in nessuna di queste opere Dracula è stato visto sotto l'aspetto di vampiro: la letteratura romena (https://intervistemetal.blogspot.com/2023/04/letteratura-romena-su-dracula-dal.html) non ha mai associato a Dracula i vampiri;  quando una studiosa romena, nel 1964, fece una ricerca sulla figura di Dracula nella letteratura turca, ne dedusse che lo scrittore turco Ali Seifi per il suo romanzo "Kazigli Voyvoda" (1928) dove Dracula è presentato come un vampiro, si fosse basato su una sceneggiatura di un ungherese, dalla quale era stato tratto un film prodotto a Hollywood!, ovvero il film con Bela Lugosi.

Per curiosità: fu un croato di origine italiana, Antonio Verancicz (1505-1573) che chiamò gli abitanti della Valacchia col nome di "Draguli"!, nome che fu poi ripreso da alcuni scrittori italiani. Tuttavia furono i francesi, con Hugo, ad interessarsi a Dracula, come valoroso oppositore dei Turchi, per merito dell'opera storica di Dimitrie Cantemir (1673-1723).

E ora diamo un tocco lunariale al tutto! 😁💀

Impossibile non citare i primi Cradle of Filth! Quelli dei Capolavori, insomma: dal debut album, e poi di "Vempire", "Dusk and Her Embrace" e "Cruelty and the Beast"  

Anche se non mancano molti altri gruppi validi che hanno impostato la loro musica e concept sulla figura del vampiro


e su atmosfere affini a quelle dei COF https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/i-vampiri-spiegati-scientificamente.html


Iscrizioni Antiche sui Cippi a Legnano

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Si conserva da molti anni nei depositi comunali il cippo funerario (Non credo sia più esistente. Nota di Lunaria) in sarizzo di Satrio, la pietra che si adoperava a Legnano grazie alla vicinanza delle sue cave (troviamo tale pietra anche nelle colonne medievali della Casa Lampugnani)


L'iscrizione molto abrasa per aver certo fatto scudo al passaggio dei carri ed è di difficile interpretazione perché molte lettere sono illeggibili. Ai due lati del cippo sono scolpiti in rilievo due degli elementi normali del corredo funerario: la brocca per bere ed il piatto per cibarsi. La figurazione di questi oggetti ci è nuova perché non rispecchia le forme dei fittili correnti che furono trovati nella zona. Essa pare volersi appoggiare agli oggetti equivalenti ma in bronzo, cioè di maggior pregio trattandosi di un morto di rango.  Anche la loro esecuzione scultorea è buona. Occorre pensare che la scultura su questa pietra è ben più difficile di quella sul marmo. Dai caratteri dell'iscrizione essa appare dei primissimi secoli dell'impero.

Un altro ossuario delle dimensioni di 490x470x250 m/m bazzicava da lungo tempo nel laboratorio meccanico dell'Acquedotto Municipale.


L'incavo che esso possiede nel retro con le dimensioni di 300 x 3000 x 90 m/m e che servì un giorno per le ceneri del defunto, lo faceva utile al fabbro per conservarvi l'acqua per la tempera dei suoi utensili. 

Nessuno immaginava che sulla sua faccia inferiore portasse una pregevole iscrizione latina: invece venne letta la seguente iscrizione in caratteri lapidari da 70 m/m di altezza ma poco marcati:

VOLCANO 

V.S.L.M

"Al dio Volcano sciolse il voto ben meritato" (Votum Solvit Libens Merito)

L'interpretazione "Volcano" piuttosto che altra appare decisiva se si ricorda che la dicitura 

V-S-L-M ricorre generalmente nelle pietre dedicate alla divinità.

Pare che questo ossuario fosse a suo tempo alla Cascina S. Bernardino col precedente cippo.


Veniamo all'iscrizione sul capitello uscito dalla demolizione della casa Lampugnani del 1500. Per fare uno dei capitelli era evidentemente stato usato un cippo romano o altra pietra molto grossa iscritta. Essa venne tagliuzzata da diverse parti perché la dicitura sembra monca su almeno tre lati…


Vi si legge:

P. VIRIUS

... ACRATUM 

ETVIR M. ...

cui fanno seguito nella successiva riga altre lettere che sembra si possano integrare in REIMV.

L'iscrizione appare dei secoli di mezzo dell'impero romano.


Vi è poi un'altra iscrizione, testimoniata da Mommsen nel "Corpus Inscriptionum Latinarum": "Legnani in frusto marmoris Parii terrae infixo ad curruum incursus reparandos", ma non venne più ritrovata.


Dal convento dei Frati di S. Angelo si è conservata una bellissima lapidetta in pietra calcarea di Saltrio (Nota di Lunaria: non credo esista più) con scrittura gotica tondeggiante. In poche parole ci fa la presentazione del luogo cui appartenne e reca la data della consacrazione del Convento di S. Angelo.


"1468. Questo lòco de' frati minori ha intitulato Sancta Maria de li angeli. Soli Deo honor et gloria."

Al convento era annessa la chiesuola di S. Angelo, ora scomparsa, della quale non sono rimasti che miseri ruderi nel sottosuolo.

Negli scavi, un muro di un metro di lunghezza fu avvistato nel lato di levante dove era la montagnola: esso venne intaccato dal muraglione ora eretto per dividere il cortile della scuola dal giardino del Museo: forse però era d'una cappella più che della chiesuola perché portava l'intonaco civile tinteggiato a bianco e con zoccolo e linee di riquadratura nella parte a levante che fu attraversata dal muraglione. 

Nota di Lunaria: inserisco le foto esclusive dell'interno del monastero di S.Teresa del B.Gesù, dove è presente l'orto del monastero e l'antica torre colombera per l'allevamento dei piccioni, che è rimasta in funzione fino agli anni delle Guerre Mondiali.




Nella parte che ci è rimasta del campanile romanico dell'antica chiesa del Salvatore che oggi è incorporata nel lato della chiesa di S. Magno costruita dal 1504 al 1513 sull'area di quella distrutta è infissa, oltre ad una statuetta romanica del Redentore, una lunga pietra con l'iscrizione in bei caratteri lapidari di circa 70 millimetri:



PABULA VINA CERES - RIVORVM COPIA - TEMPLUM LEGNANUM ILLUSTRANT - MULTAQ NOBILI MDXII




Vi è poi un rozzo avello barbarico (dimensioni 1250 x 630 x 450 m/m), in sarizzo e proviene da una casa a S. Lorenzo che in altri tempi doveva essere un convento perché rivela una costruzione bassa a volte erette da colonne con capitelli a foglia d'acanto.

L'avello come dice l'iscrizione è dedicato da un Basiliano e sua moglie alla figlia morta a 5 anni. La data non si può leggere ma pare seguita dalle parole IDVS APRILES. L'avello è anteriore al 1000 



DULCISSIMAE FILIAE BASILIANEIS QVAE VIXIT ANNOS V MESES II DIES XXIIII NEDENA BASILIANIS ET SUDENTIA PARENTES .... DEP.... IDVUS APRILES

Infine, lo stemma dei Cavalieri Lampugnani,  che tocca la soglia del Medioevo, infisso nella casa ex Cuttica all'angolo Via Alberto da Giussano-Corso Vittorio Emanuele. 

Esso è in marmo bianco ed oltre allo stemma Lampugnani originale, composto da uno scudo inclinato con incavo laterale per la lancia, attraversato in banda dalla fascia a scacchi e sormontato dall'aquila dalle ali spiegate, reca un elmo crociato.

Necropoli rinvenuta a confine con S. Giorgio su Legnano (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/10/le-necropoli-alla-costa-per-s-giorgio.html)


Necropoli in via Novara




Approfondimento: Sarcofagi nel territorio lombardo

Info tratte dal cartello nel Museo



Numerose sono le necropoli rinvenute nel territorio lombardo (zona Legnano-Parabiago-Pogliano. Nota di Lunaria), situate all'esterno dell'area abitata. Fino al II secolo d.C le modalità di deposizione erano strettamente legate al rito crematorio e variavano in base alle disponibilità economiche delle famiglie dei defunti: in nuda terra, in anfora segata, in cassa di laterizi o, raramente, in pietra, come la cassa in calcare con corredo di età augustea, rinvenuta a Canegrate.

Da alcune tombe con iscrizioni o segnacoli le strutture vennero asportate per essere re-impiegate, come la lapide funeraria della famiglia degli Atilii, riutilizzata come cassetta per le elemosine presso il cimitero di Parabiago.

Con la diffusione del rito inumatorio i corpi non cremati vennero sepolti all'interno di fosse nella terra, alcune volte nelle casse lignee, più raramente in sarcofagi in pietra; la struttura alla cappuccina, con tegole e coppi, era la più diffusa. Tra i sarcofagi conservati al museo si distingue quello dedicato tra IV e V secolo d.c alla piccola Basiliana.

Altre are votive rinvenute nei paesi al di fuori di Legnano; per l'approfondimento su Lonate Pozzolo, vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/il-culto-diana-e-silvano-in-lombardia-e.html su Castellanza https://intervistemetal.blogspot.com/2024/09/sepolcreti-e-reperti-archeologici.html







Dal Museo di Legnano:











Uno scenario molto alla "Dusk and Her Embrace" dei Cradle of Filth...