1) Ciao, grazie per avermi contattato e avermi presentato la vostra proposta! Vi presentate ai nostri lettori?
Ciao Lunaria, grazie a te per quest’intervista! Io sono Gianni Izzo, cantante degli Stilema, folk-metal band della provincia di Roma, nata in realtà diversi anni fa, con coordinate musicali abbastanza lontane rispetto a ciò che hai potuto ascoltare nel nostro nuovo Ep “Ithaka”. Ti basti pensare che all’inizio eravamo totalmente acustici.
2) Che significato ha il vostro monicker, Stilema?
Stilema è l’insieme dei tratti distintivi dello stile di un artista o di una determinata corrente artistica. Questo è un po’ il fine di cui si nutre la parte più istrionica e megalomane del mio ego. L’idea, o la chimera, di poter aggiungere un qualcosa di unico e personale ad un certo discorso artistico.
3) Vi siete formati diversi anni fa, e per la precisione avete già alle spalle due demo. Diciamo subito che il vostro genere di riferimento è il Folk Metal anche se io ascoltando "Ithaka" ho sentito alcune "schegge" di Power Metal (sia per certi arrangiamenti che per le vocals, di notevole estensione), quindi secondo me anche chi apprezzava i primi due album dei Rhapsody of Fire potrebbe trovarvi davvero interessanti. In generale, potete ripercorrere un po' la vostra storia? E che differenze (o analogie) ci sono nei vari ep che scandiscono la vostra biografia?
I Rhapsody sono tra le band che personalmente maggiormente apprezzo, ho avuto anche il piacere, nelle vesti di giornalista, di intervistare Luca Turilli, e devo dire che è stata una delle più edificanti chiacchierate che abbia fatto con un musicista. Quindi non posso che ringraziarti per averli accostati al nostro sound, al netto del gap tecnico ovviamente :D Come band non vogliamo precluderci niente, amo le contaminazioni musicali, ed è quello che cerchiamo un po’ di fare con gli Stilema, partire da una base in cui ci si possa riconoscere maggiormente, nel nostro caso il folk-metal, attingendo di volta in volta dalle diverse branchie del metal e della musica in generale, sia essa moderna, etnica o classica. Come ti dicevo prima, siamo nati come act acustico. Dell’odierna line-up, all’epoca eravamo solo io ed Alessia Oliva al flauto. Il gruppo era completato da un bassista ed un bouzoukista. Abbiamo registrato il nostro primo lavoro, aiutati da un batterista esterno. Potrei definire quelle sonorità come una via di mezzo tra il modo di intendere la musica di band quali Modena City Ramblers, e lo stile cantautoriale italiano, De Andrè su tutti. Già all’epoca avevo il pallino di unire la nostra musica ad altre forme di espressione, in quel debutto c’era uno strumentale ispirato a “L’addormentato Nella Valle” di Rimbaud. La line up è cambiata molte volte negli anni, il bouzouki ha lasciato posto al violino, ed io ho cercato di virare il sound verso quei lidi in cui mi sentivo decisamente più a mio agio: il rock ed il metal. Abbiamo quindi aggiunto la chitarra elettrica, suonata dal nostro Federico Mari. Pubblicammo così “2:3”, un giusto ponte tra le prime sonorità della band ed un approccio più rock oriented. Ricevemmo diversi responsi positivi dai siti, ma dopo qualche live, i troppi impegni di tutti, fermarono il gruppo per diversi anni. Prima Federico, e poi Alessia, mi ricontattarono un annetto fa per dare una seconda chance agli Stilema. Si sono uniti a noi: Francesco Pastore al basso e alle tastiere, Domenico Pastore alla batteria e Fulvia Farcomeni al violino. Con questa line-up abbiamo registrato “Ithaka”, che segna il nostro passo decisivo verso sonorità più metal oriented, con una proposta più ricca ed interessante anche a livello di arrangiamenti, almeno per come la vedo.
4) Notevole la scelta di cantare in italiano... devo dire che era da diverso tempo che non sentivo un sound così convincente e che suonasse abbellito dalla nostra lingua... molto poco sfruttata in ambito metal...
Ti ringrazio. Per quel che ci riguarda, è stata Alessia a chiedermi di comporre in italiano, anche io usavo esclusivamente l’inglese prima degli Stilema. Abbiamo tenuto questa modalità anche ora, perché col senno di poi, non c’è dubbio che nella propria lingua ci si esprima meglio e si canti meglio. Ci si sente più a proprio agio nel giocare con le parole ed i versi. Inoltre non devi star li a concentrarti sull’esatta pronuncia delle parole, perché è un qualcosa che ti viene naturale, quindi puoi giostrartela in modo più spontaneo sull’espressività. Ancora oggi la “lingua ufficiale” del metal rimane effettivamente l’inglese, lo capisco, siamo tutti cresciuti con il mito dei grandi nomi inglesi e americani, quindi viene spontaneo andare per imitazione. D’altro canto sto notando che, negli ultimi anni, sempre più band usano soventi, o esclusivamente, il proprio idioma: pensa ai Mago De Oz, ai Korpiklaani o agli Arkona. E non dimentichiamo che gli stessi Rhapsody hanno scritto diverse canzoni in italiano.
5) Come mai avete scelto Kavafis, come ispirazione?
Alcuni anni fa mi ero dedicata alla poesia greca contemporanea (qui è possibile leggere i miei versi preferiti: http://poesiamondiale.blogspot.it/2015/08/poesia-greca-del-900.html). Kavafis è il nome più celebre, ma io apprezzo molto di più anche Ritsos, Elitis, Melachrinòs. C'è da dire che il riferimento colto a Kavafis vi differenzia nettamente fin da subito, perché non è così frequente, nel giro della musica metal, prendere a riferimento un poeta come Kavafis... a questo punto vorrei che ci spiegaste più nel dettaglio su cosa verteranno i testi dell'album completo che penso seguirà dopo questo Ep... a giudicare dalla copertina dell'EP potrei azzardare che sia un concept sulla mitologia greca e più nello specifico, su Ulisse e Itaca? Nell'artwork si vedono l'ombra del minotauro, il mare impetuoso, il labirinto, la lira, dei templi greci in lontananza, enormi colossi che tengono sulle teste delle isole... chi è il disegnatore?
Mi sento vicino a Kavafis perché il suo discorso era si di denuncia, come lo poteva essere la poesia di Ritsos, ma la sua era anche una lunga analisi introspettiva, la ricerca di un angolo di felicità, che egli ritrovava nelle proprie radici pagane ed in quella cultura esaltata nel mito ellenico. La scelta di “Ithaka” la dobbiamo comunque ancora ad Alessia che mi chiese se riuscissi a scrivere un brano ispirato a questa poesia. Trovai interessante la metafora della vita come viaggio. “Ithaka” è la destinazione finale, la meta a cui tutti siamo destinati ad arrivare. Può essere vista come la stessa morte, arida per sua natura. Tutto ciò che sta in mezzo tra il porto da cui siamo salpati e “Ithaka”, siamo invece noi a gestirlo, nonostante le tempeste che ti possono talvolta far perdere la via. Se usiamo il tempo che abbiamo a disposizione per apprendere invece di criticare, cercando di arricchire il nostro bagaglio culturale intrecciandolo a quello degli altri che incontriamo sulla nostra strada, invece di illuderci che la nostra visione del mondo sia unica e indiscutibile, allora quando arriveremo ad “Ithaka”, non la vedremo più come una terra desolata, ma la guarderemo con gli occhi pieni di tutte le meraviglie che abbiamo appreso lungo il nostro viaggio. E questo è un po’ ciò che abbiamo rappresentato sulla copertina, un’“Ithaka” simbolica che rappresenta la pienezza di un viaggio. Ovviamente ci siamo divertiti a rappresentare alcuni dei simboli distintivi della storia e della mitologia greca. Per l’artwork ci siamo avvalsi della bravura della nostra amica Elena Bugliazzini che ha studiato architettura e visual effects designer, ed ora lavora come pittrice e digital artist, oltre che come addetta al montaggio video e post produzione. Ti anticipo che non ci sarà nessun ulteriore sviluppo per ora riguardo la Grecia. Con Kavavis ed il mito ellenico per ora finiamo con questo Ep. Mi piace l’idea di un testo simbolico che solitamente uso per parlare di taluni argomenti, quindi non sono in realtà interessato ad un concept celebrativo di qualcosa o qualcuno. Per intenderci, a livello testuale, se parliamo di concept, mi sento più orientato ad un lavoro come “The Wall” dei Pink Floyd, piuttosto che ad uno come “Nightfall In The Middle-Earth” dei Blind Guardian, disco che adoro come ascoltatore, ma che da musicista non mi interessa come esempio di album a tema. Nel prossimo lavoro quindi toccheremo diversi argomenti, sia di tipo sociale, che politico, che religioso, toccheremo anche aspetti più personali. Per farlo scomoderemo qui e li, altri grandi nomi del passato: sarà presente Shakespeare, o meglio, uno dei suoi personaggi, e ci sarà anche una poesia di Trilussa.
6) Vi siete già esibiti live... potete raccontarci qualche aneddoto? Vi dà soddisfazioni esibirvi on stage? Pensate sia l'occasione migliore per dispiegare tutte le potenzialità della vostra musica, che si avvale anche di un flauto traverso e di un violino?
Se possiamo contare sul flauto e violino anche dal vivo, purtroppo ad ora non siamo riusciti ancora a portare le orchestrazioni ed i cori che hai sentito nel disco in sede live, ma ci stiamo attrezzando in questo senso. L’idea più concreta è farci aiutare da un bassista esterno così che Francesco possa concentrarsi su quello che poi è a tutti gli effetti il suo strumento principale: le tastiere. Se penso al passato, mi viene in mente un concerto a Bologna al centro sociale Vag 61, era una serata progetto al sostegno della Palestina, trovai molto importante far parte di tutto quello. Con gli attuali compagni invece credo che l’esibizione più sentita per noi sia stata al Traffic di Roma, una serata condivisa insieme ai Prototype Lab ed ai doomsters Rome In Monochrome. Suonare su di un palco dove per anni hai visto avvicendarsi molte band dai nomi altisonanti, di fronte ad un pubblico che conosce un certo sound, ed insieme ad altri gruppi da cui puoi sempre imparare quel qualcosa in più, ti lascia a suo modo soddisfatto. Certo, io avevo tipo 39 di febbre quella sera ed ho i ricordi abbastanza offuscati, ma l’emozione è riuscita a farsi strada lo stesso.
7) Potete anticiparci gli sviluppi sonori? Sulla bio avete scritto che eravate dediti ad un sound prettamente celtico e strumentale agli inizi, ma avete intenzione anche di cimentarvi con altre tradizioni? La musica tradizionale greca è particolare, in tal senso. Avete scritto qualcosa anche basandovi sul folk greco? Sarà possibile sentire qualcosa anche preso dalla tradizione italiana?
Come ti dicevo, non ci vogliamo precludere niente e le idee sono tante, trovo la musica etnica greca molto interessante, così come molte cose italiane, soprattutto se penso al nostro meridione. E siccome sono nato in Croazia e parlo fluentemente anche croato, prima o poi vi faremo sentire anche un po’ di musica balcanica. Concretamente per ora, tornando a parlare del nostro prossimo disco, ti dirò che sarà molto vario anche dal punto di vista strettamente musicale. Per la prima volta negli Stilema, non sarò l’unico compositore dei brani, e questo non può che ampliare ancora di più la nostra proposta musicale. Abbiamo toccato sonorità mediorientali e andine, ci saranno momenti sinfonici ispirati alla musica classica, scritti ed arrangiati magistralmente da Francesco e brani dal mood più gothic e con riff vicini al melodic death scritti da Federico. Ci saranno sempre molte incursioni nel power, ma anche nel prog, così come nel metal più estremo: sia a livello ritmico, sia nelle vocals, che in alcuni tratti saranno cantate in growling sempre da Fede. Insomma, abbiamo un bel po’ di carne al fuoco come puoi vedere.
8) Concludete a vostro piacimento la nostra intervista!
Lunaria grazie per la tua disponibilità e grazie a tutti i tuoi lettori che, qualora siano stati stuzzicati dal nostro progetto, invito a seguirci su www.facebook.com/stilemaofficial . Ci vediamo in giro. Raise Your Horns Metalfolkers \m/
AGGIORNAMENTO DEL 5 MAGGIO 2021: qui trovate l'intervista per "Utòpia" https://intervistemetal.blogspot.com/2021/05/stilema-lintervista-per-utopia.html