Mokosh e Pehtra Baba: la Caccia Selvaggia e la Dea nel Folklore Sloveno


Nota bene: Ho dedicato parecchi post agli Slavi:

https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-1-introduzione.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-2-la-condizione-della-donna-e.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-3-letteratura-russa.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-4-licantropi-vampiri-draghi.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-5-fiabe-favole-e-simboli.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-6-gli-antichi-dei.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-7-il-lesij-la-rusalka-morozko.html

Qui riporto un brano di Monika Kropej, tradotto da me

Tutte le più antiche religioni erano basate sull'idea di Grande Madre, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/la-dea-madre-nelle-diverse-culture.html) che poteva essere Benevola o Terrifica, come, ad esempio, la frigia Cibele, Atargatis dalla Siria, Astarte dalla Fenicia, la sumerica Anana (Inanna), la babilonese Ishtar,
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/ishtar.html
 la baltica Ziva, (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/zemlazemyna-la-madre-terra-nelle-radici.html) la germanica Frigga (e Freya) e molte altre (Nota di Lunaria: aggiungo anche Kali).



 
Gli slavi adoravano Mokosh (Makosh), la Dea della fertilità, che era anche la patrona delle faccende domestiche e delle attività femminili, specialmente il tessere, il filare, e anche della musica.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/le-dee-filatrici.html



Mokosh era l'unica Dea nel pantheon di Kiev. Mentre l'antica radice slava mok- denota l'umido, la radice mot- denota il filare, l'arrotolare; mòtok, per esempio, indica la ruota del filatoio.
L'acqua e la filatura occupavano un posto centrale nel culto di questa Dea che i Russi chiamavano anche Mat syra, "Umida Madre Terra". Questa Dea, connessa all'acqua e alla filatura, aveva un lato terrifico che la rendeva simile ad Ecate 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/ecate.html
o ad Artemide, 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html
Diana, Baba Yaga, Berchta\Perchta 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html
o la slovena Pehtra Baba. 






Similmente era anche la figura di Belestis o Belena, una Dea Celta da Noricum, una compagna di Belin/Belenus. Belestis era la Dea della Luce e della nascita e presiedeva al mondo animale e umano. Gli Slavi adoravano Mokosh, chiamandola anche Mokòska, Màtoha, Màtoga.
Mokosh era (insieme a Perun e Veles) la divinità femminile che giocava un ruolo prominente nei miti slavi. Era anche la Dea slava della ciclicità, del rinnovamento, della fertilità, protettrice dei lavori femminili.
A dispetto dal fatto che la Grande Madre evocasse terrore e paura, era anche una Dea luminosa, spesso vista come la compagna o la madre del Dio Sole, similmente a Iside, nell'antico Egitto.  https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/iside.html


Come Iside, Mokosh praticava la stregoneria e insegnava alle persone come cuocere nel forno il pane oltre che a come filare. 

Nelle favole slovene, queste abilità erano le prerogative di donne soprannaturali note come "le Sredozimke", Dee dell'inverno: Zlata Baba (la Donna d'Oro), chiamata anche Baba, e Pehtra Baba (Frau Percht); Pehtra Baba è ancora molto popolare nel folklore e nel costume. Il "pehtre" è il periodo tra Natale e Epifania, il periodo delle dodici notti di "pernahti" accompagnate dalla "Divja jaga" (la caccia selvaggia). Secondo le fonti, portavano luce e fertilità, che era anche evidente dal loro nome: il nome "Pehtra" deriva dall'antico tedesco "Perachtum", che significa "scintillare, luccicare".
Nel 1858, Peter Hicinger scriveva, su Pehtra Baba:
"Pehtra Baba vaga attorno alle montagne Karavanke, girovaga attorno alle montagne Kamnik con un secchio d'oro in mano."
Maks Pletersnik pubblicò nel suo dizionario la dicitura seguente: "Matoha", affine a "Mokosh" o "Mokoska";
"Gli sloveni sono familiari con uno spaventapasseri chiamato Matoha o Matoga. Il nome denota la Grande Vecchia Madre. Questo è tutto quello che so." 
In questo frangente, Matoha è identica alla Grande Vecchia Madre. 

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-crone-laspetto-terrifico-e-saggio.html
è anche menzionata da Hanus Machal nel suo "Nakres slovanskeho bajeslovja". In questo lavoro, viene classificata come "la donna della foresta", in un ruolo già modificato.
Secondo la credenza popolare, Mokos o Mokoska era collegata alla Grande Strega (Lamia). Davorin Trstenjak scrisse la storia di Mokoska/Lama Baba (Lamwaberl), che infestava i pressi di un castello, in un'area paludosa, che egli aveva sentito narrare da Rudolf Puff in "Stajerska":  "Lamwaberl viveva a Grünau, un posto paludoso non lontano da Sent Florjan Square, vicino al Loznica che spesso esonda. Ritrovamenti archeologici confermano che nei tempi passati la zona era coltivata. Un podere isolato era situato laggiù, ma ancora prima c'era il castello di Mokoska, una principessa pagana che viveva lì. Il castello era circondato da giardini che erano sempre rigogliosi. Qualche volta la principessa aiutava le persone ma altre volte le danneggiava. Aveva l'abitudine di rapire i bambini, per tenerli con sé. A lungo andare, Dio la punì. In una notte di tempesta, il castello e tutti i giardini sprofondarono. Ma Mokoska non venne condannata. Continuava ad apparire, travestita in differenti forme femminili. Rapiva ancora i bambini, specialmente quelli che erano disobbedienti ai genitori."    
La tradizione che si è conservata descrive Baba come una figura femminile terrorizzante, che sbarra la strada a chiunque conduca il bestiame per la prima volta o a chi è in viaggio per motivi economici o va a scuola per la prima volta. Chiunque abbia la sventura di incontrarla deve donare qualcosa. A Zupanje Njive, sotte le alpi Kamnik, c'è una leggenda che ancora si racconta di una Baba che vive sul Pasja Pec. è stata trascritta da Tone Cevc nel 1970, ed è una leggenda legata all'usanza contadina che impone ad ogni pastore che porti il bestiame sulla montagna per la prima volta, di offrire a Baba un po' di pane, una moneta o qualche altra offerta.
Il più antico flauto del mondo, datato 45.000 anni fa, alla fine del medio Paleolitico, è stato trovato nella cava Divje Babe, vicino Sebrelj sopra Idrijca. I residenti raccontano ancora storie su "Divje Babe" (la Donna Selvaggia) che spesso aiuta le persone con la cucitura, il raccolto e altre faccende domestiche, fornite in cambio di cibo. La Babe sarebbe discesa dalle montagne a raccogliere il cibo lasciato nei campi. Se essi avessero ricevuto doni, avrebbero lavorato assiduamente. Se nessun dono fosse stato concesso, avrebbero organizzato un convegno per acclamarla.
Molti esseri femminili soprannaturali, nel folklore sloveno, sono state adattate al ruolo di Zlata Baba o Pehtra e sono state associate alla filatura e ad attività femminili come fare il bucato o cuocere il pane. Come offerta sacrificale, le persone lasciavano un gomitolo, i covoni, del lino o delle salviette. Siccome era proibito filare in certi giorni, le divinità invernali erano chiamate "Torka" ("martedì") o "Cetrtka" ("giovedì"), "Kvatra" ("Giorno del tizzone") e anche "Rojenice" o "Sojenice" ("I Destini") sono connesse con questa potente Dea che aveva il potere sula vita e sulla morte.
Kvatrna Baba ("La donna del giorno di scadenza dei pagamenti trimestrali" "Il giorno della donna del tizzone") [Nota di Lunaria: ho tradotto letteralmente le espressioni "Quarter day woman" e "Ember day woman", ma noto l'astrusità delle espressioni; può essere che l'autrice qui si riferisca a qualcosa di tipico della sola Slovenia e la traduzione inglese non sia delle più felici...] sovrintendevano le settimane di scadenza, o le "feriae" (latinismo) pagane, erano osservate a Marzo, Giugno, Settembre, Dicembre; cominciavano col primo mercoledì delle Ceneri, la settimana della Pentecoste, il trionfo della croce (14 settembre), il giorno di Santa Lucia (13 dicembre). In questo periodo, alle persone era proibito corteggiarsi, fare lavori femminili, cuocere il pane e lasciare le case durante la notte di sabato. Dovevano osservare il digiuno; chi falliva nell'obbedire a questi precetti ma girovagava nella notte avrebbe visto improvvisamente delle donne travestite da orribili mostri urlanti o con forme animali terrificanti dal il pelo arruffato.
In quelle notti, ogni mostro, strega o fantasma tormentavano le persone; questo era anche il periodo in cui le ricchezze venivano date alle fiamme. La "Kvatrna Baba" ("La donna del giorno di scadenza dei pagamenti trimestrali, nella traduzione in inglese "A Quarter Day woman") avrebbe visitato le donne che non smettevano di stirare la lana, che facevano il bucato o filavano, e le punivano facendole ustionare o smembrandole. Le donne addette alla filatura che venivano scoperte a danzare o a fare baldoria dopo la mezzanotte venivano punite. Descritta come una donna bianca che era capace di estendere il suo corpo fino al soffitto, la "Torka" sarebbe entrata in casa per spegnere la luce. I filatoi sarebbero entrati in funzione da soli, e non si sarebbero fermati fino al mattino. Quando la Torka lasciava la casa, il filato era stato fatto a pezzi, il filo era pieno di nodi e il filatoio era rotto. Se la donna addetta alla filatura era stata veloce abbastanza da arrampicarsi sul letto e il marito a metterle la sua mano destra attorno alla vita, tutto questo veniva risparmiato. Ogni notte, il filato andava rimosso dal filatoio e la filatrice doveva fare un segno della croce.
Se dimenticava di farlo, la Torka poteva apparire di notte, faceva girare la ruota del filatoio con una zampa di cane e spaventava le persone. Ugualmente pericoloso era andare a prendere il filato nella soffitta a tarda notte. Una donna che avesse fatto questo poteva essere rosicchiata fino all'osso e le sue ossa gettate e sparpagliate tra gli altri filatoi.   
Nella zona di Gorisko, le persone raccontavano come la Torka apparisse di notte e chiedesse: "staremo in giardino questa notte?" La Torka si riferiva al decolorare e caldeggiare la matassa. Se la proprietaria era d'accordo, la Torka la gettava nel calderone al posto delle matasse, la bolliva e la mangiava.

Con l'arrivo del cristianesimo, Pehtra venne sostituita da santa Lucia, la santa che portava la luce, e da Santa Gertrude, che fila il lino, e a cui sono attribuiti, come simboli, il topo e il fuso. Nel giorno di santa Gertrude, il topo mordeva il filato, significando che la filatura non era più permessa. I poteri magici di Pehtra vennero trasferiti a Santa Walpurga, che è ricordata al Primo Maggio, "quando le streghe hanno il potere più forte".
In alcune parti della Slovenia è ancora presente la tradizione su Mokoska e Pehtra, le streghe. A Gailtall, in Austria, per esempio, le persone ancora ricordano il crimine di Pehtra Baba, commesso dalle donne che praticavano la stregoneria. 
Secondo le tradizioni folkloristiche, Pehtra Baba era anche colei che guidava la "Caccia Selvaggia". Le persone la immaginavano come una processione notturna di demoni che correvano furiosamente insieme ad anime di trapassati, durante le 12 notti tra Natale e il Nuovo Anno. La leggenda popolare della Caccia Selvaggia è basata sull'idea che i fantasmi prendessero d'assalto e si infuriassero durante questo particolare periodo dell'anno. Questa leggenda sembra che derivi dalla credenza, conosciuta fin dall'antichità, che a capo delle anime dei morti ci fosse Cibele. Nella saga norrena "Snorra Edda" ("La Caccia Selvaggia"), questa "caccia" che si svolge sui campi di battaglia, è guidata dalle Valchirie, che portano gli eroi uccisi in battaglia nel Valhalla, il regno di Odino.
La tradizione della Perta era particolarmente popolare nelle regioni alpine, come testimonia questo racconto preso da Bovec:
"Un uomo non credeva all'esistenza delle Perte. Così, durante l'epifania, si accinse ad aspettarle. Con l'intenzione di vederle passare, si nascose accanto al ponte vicino a Koritnica. Ma, per quanto fosse nascosto, le Perte lo scoprirono. Appena furono passate, una di esse lo aggredì alla gamba con un'ascia, mutilandolo. Un anno dopo, lui ritornò lì ad aspettarle. La stessa Perta disse: "Ho dimenticato qualcosa qui, l'anno scorso. Devo ritrattare."
E così fu di nuovo integro."


Per altri approfondimenti, vedi:

https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/slovenia-pagana-parte-i-triglav-vesina.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/slovenia-pagana-parte-ii-zlatorog-le.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/zeleni-jurij-luomo-verde-nel-folklore.html