Lo sfruttamento lavorativo femminile e minorile nell'Italia del 1815-1860

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Nota di Lunaria: onde evitare i soliti insulti, su questo argomento saranno mostrate le foto delle pagine con i concetti evidenziati in rosso, a mo' di prova per dimostrare che io i libri li leggo.

Se la donna borghese voleva emanciparsi o continuare a studiare, non aveva molte possibilità per farlo. Poteva andare a scuola di ricamo o diventare maestra elementare, ma non aspirare ad altro perché l'università o l'Accademia di Belle Arti le erano precluse; le riviste femminili diffondevano i pregiudizi borghesi contro le donne, richiamandole alla virtù del suo ruolo naturale: angelo del focolare, doveva bastarle "la grazie e le cure amorose della famiglia".


Quanto allo sfruttamento delle donne in fabbrica, il basso costo della manodopera femminile fu una delle condizioni che favorì l'industrializzazione: nell'industria serica del Nord era impiegato il 70% delle donne, che potevano occuparsi anche di scarpe, valigie, guanti, portafogli, pelli verniciate.

Per dare l'idea dello sfruttamento delle lavoratrici, basti sapere che le cucitrici venivano assunte con la promessa di un lavoro stabile e venivano licenziate dopo due mesi: guadagnavano 70-80 centesimi al giorno per 15 ore di lavoro; un operaio uomo guadagnava 4 lire. 



Le donne non erano ammesse al mestieri di guantaio (il più remunerativo) ma potevano intraprendere i mestieri di sarta, passamanaia, magliaia, cucitrice.

In parallelo con lo sfruttamento lavorativo delle donne si affiancava quello dei bambini, come aiutanti e garzoni con paghe irrisorie. Le bambine che aiutavano le sarte, guantaie e orlatrici, consegnando anche gli indumenti stirati a domicilio, erano chiamate "piscinine", "stellasse" o "martinitt" (questi ultimi erano gli orfani)

Nelle zolfatare siciliane i carusi ("ragazzi") lavoravano nudi, caricando i materiali sulle spalle.




Anche le donne lavoravano nelle miniere di zolfo, ma visto che le gallerie erano troppo basse e strette si impiegavano ragazzi e ragazze, che a neanche vent'anni erano consunti e con i polmoni bucati dalla silicosi; erano così malconci che pochissimi di loro erano dichiarati abili alla visita di leva. (Nota di Lunaria: magistrale è il racconto di Verga "Rosso Malpelo", che racconta la triste vita di uno di questi ragazzini siciliani impiegati nelle cave...)

Fu Cesare Correnti, nel 1844, tra i primi a chiedersi se "la grande e produttiva industria dovesse di necessità essere disumana"

Infine, le ragazze di campagna venivano assunte come cameriere, guardarobiere, balie dalle famiglie borghesi, che spesso rischiavano di venir molestate dai padroni; le storie di seduzione e di abbandono di giovani domestiche divennero uno dei temi preferiti dei romanzi d'appendice di quel periodo. 

Quando una fanciulla perdeva "il suo onore", restando sedotta e abbandonata, non aveva altra scelta che diventare una prostituta perché era bandita dalla famiglia e dalla società. Rispetto alle donne "oneste", le prostitute dovevano portare sui vestiti dei segni distintivi; dopo la Rivoluzione questo obbligo decadde, ma le donne che si prostituiva, di ogni età e aspetto, alla rinfusa e braccate come bestie, si riunivano in determinate vie, sorvegliate dalla polizia.

Un'altra piaga era quella dell'aborto clandestino, che comportava un alto rischio di morte.

Adesso mettiamo le prove:





DON BOSCO E LO SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI NELLA TORINO DELL'800

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Ragione, religione e amorevolezza furono i cardini dell'opera educativa di don Bosco, iniziata a Torino con le prime battaglie contro la miseria urbana.

Nell'archivio della congregazione salesiana si conservano due documenti: i contratti di "apprendizzaggio", per i ragazzi apprendisti, tra i più antichi a Torino, del 1851 e 1852: tali documenti stabilivano le condizioni di lavoro per i ragazzi. Furono un enorme passo avanti visto che gli apprendisti erano trattati come servi, picchiati e sfruttati.

Con questi contratti, i peggiori soprusi vennero eliminati.

Don Bosco era arrivato a Torino nel 1841; era stato ordinato prete a 26 anni. Proveniva da una famiglia poverissima, e conosceva solo la povertà delle campagne, ignorando quella delle periferie cittadine.

Vide, per le strade, adolescenti vagabondi, disoccupati, pronti a qualsiasi cosa.

Barabba, barabbotti, così li chiamavano.

Don Bosco vide con i suoi occhi la conseguenza italiana della rivoluzione industriale a Torino, l'ondata di immigrazione verso la capitale.

La situazione era devastante soprattutto nelle prigioni.

Scriveva don Bosco: "Vedere un gran numero di giovanetti, dai 12 ai 18 anni, tutti sani, robusti, d'ingegno sveglio, vederli inoperosi, rosicchiati dagli insetti, stentare il pane spirituale e materiale fu cosa che mi fece orrore. Debbo impedire ad ogni costo che ragazzi così giovani finiscano lì dentro."

Don Bosco comprese che sarebbe stato vano aspettare i giovani in chiesa, come credevano altri preti suoi contemporanei. Tentò "un apostolato volante", andando a cercare i giovani tra le botteghe, mercati, osterie, piazze.

Avvicinò il primo ragazzo immigrato, Bartolomeo Garelli, l'8 dicembre 1841. Tre giorni dopo attorno a lui erano in nove, tre mesi dopo in 25, nel 1842 in 80.

Erano selciatori, scalpellini, muratori, stuccatori.

Così nacque l'oratorio.

"Andavo a visitare nelle officine, nei cantieri. Tal cosa produceva gran gioia ai miei giovanetti, che vedevano un amico prendersi cura di loro. Faceva piacere anche ai loro padroni che prendevano volentieri alle loro dipendenze dei giovani assistiti lungo la settimana e nei giorni festivi."

Don Bosco offriva ospitalità ai ragazzi senza fissa dimora che dormivano sotto i ponti o nei dormitori pubblici, ma le prime volte venne derubato di coperte e di altri oggetti nel fienile.

Intanto il suo Oratorio (Messa, divertimenti, istruzione religiosa, scuola per gli analfabeti) trova uno spazio a Valdocco, nella "Casa Pinardi" nel 1846.

La prima benefattrice di don Bosco non è una nobildonna ma sua madre, povera contadina di 59 anni, che vende i pochi gioielli che ha per sfamare i primi ragazzi; nel 1861 erano diventati 800.


IL PRETE DELLA FORCA, DON CAFASSO

Un prete torinese, don Guala, aveva creato un convitto ecclesiastico con l'obiettivo di accogliere preti appena consacrati per impiegarli nella realtà sociale di carceri, ospedali, riformatori, aree infestate dalla malavita.

Nel 1833 entrò in convitto un prete di 22 anni, don Giuseppe Cafasso, dal fisico mingherlino e ingobbito.

Arrivato come allievo, finì per guidare il convitto come direttore spirituale.

Per l'opera svolta nelle carceri divenne popolare: assisteva i detenuti e le loro famiglie e confortava i condannati a morte.

Era chiamato "il prete della forca", visto che accompagnava i condannati al patibolo. Delle volte parlava loro in dialetto, per tranquillizzarli, e infine, in ginocchio davanti ai cadaveri, ricomponeva la salma, benedicendoli con gesti materni.



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Nota bene: mentre le femministissime da social network con miliardi di views sono "impegnate a criticare il sessismo dei meme umoristici" (perché sarebbe questa la vera emergenza genocida, no?) io ho passato la serata del 31 Agosto qui:

Per chiedere giustizia per quei lavoratori che sono minacciati con licenziamenti e obblighi vari, oltre che costretti a subire umiliazioni inaccettabili:

Non viaggio mai di sera da sola sui treni, ma questa volta ho voluto farlo anche se mi sarei dovuta sobbarcare metrò, treno e camminata a piedi nel bel mezzo dei campi e di uno stradone prima di giungere a casa mia (40 minuti a piedi, dalla stazione - che qualche genio ha piazzato in una zona deserta in mezzo ai campi, totalmente al di fuori del centro -  a casa mia) 

è già deserta di giorno, potete immaginarvi la notte... non c'è manco un'illuminazione decente!



Ho voluto farlo, con tutto che ormai ho una cinetosi conclamata ogni volta che mi metto in viaggio, con tutto che sono malconcia da mesi, perché l'alternativa era stare passiva e attonita nell'attesa di subire.

Non che io sia convinta che scorticarmi i piedi per quaranta minuti di camminata per andare a manifestare contro il GP e violazioni dei nostri corpi o sopportare stoicamente la nausea, "serva a riportarci alla libertà di prima", probabilmente non serve a niente e verrò spazzata via (anche se qualche cristiano per lo meno ha apprezzato il mio atteggiamento https://intervistemetal.blogspot.com/2021/08/come-giuditta-perche-no.html) ma, se non altro, prima di essere spazzata via dagli adepti dell'HorVax, nelle piazze a dire un paio di cosine a commento di quanto sto sopportando, ci voglio anche andare.

Al ritorno, però, non ho potuto prendere il treno... treni cancellati

Un uomo si è suicidato sui binari del treno a Castronno. Si è lasciato investire.

Sono tornata in taxi (supplicando il tassista, visto che al momento non avevo tutti i soldi per pagarmi la corsa e ho dovuto dirgli che una volta a casa, glieli avrei dati pagando quanto non potevo pagare al momento) ma continuavo e continuo a pensare che quella persona è STATA SPINTA AL SUICIDIO DALLE MINACCE CHE STIAMO SENTENDO IN QUESTI GIORNI. Le allusioni alle retate, i ricatti psicologici fatti con quel tono che lascia intendere che..., la paura di essere violati, di perdere tutto, un continuo LOGORAMENTO PSICO-FISICO. 

Si è ammazzato perché tutto quanto stiamo subendo ci sta spingendo a morire di disperazione e di terrore.

Certo, probabilmente nessuno saprà mai perché ha voluto uccidersi a quel modo. Non penso neanche abbia lasciato chissà quale biglietto per giustificare i motivi del suo gesto.

Ma qualcosa mi dice che si è ucciso perché non ce la faceva più a sopportare questo psicocidio che debilita anche il fisico.

Io stessa ne sto risentendo, ne stanno risentendo i miei cari.

Ci sono dei giorni dove a fine giornata, per avere trattenuto le lacrime, mi viene l'emicrania; altre giornate dove mi sento talmente sfiancata e priva di forze, come se qualcosa mi succhiasse via ogni energia, priva della motivazione per fare qualsiasi cosa, dove mi dico che non mi importa proprio più di niente né del Bene né del Male, altri giorni dove sono più che intenzionata ad andare avanti a parlare dei crimini di Big Pharma e ad andare nelle piazze, dove ho ancora la forza e la dignità per INDIGNARMI per quello che ci stanno facendo subire. Non solo "i mandanti e gli esecutori" ma pure i collaborazionisti che obbediscono, lieti di poter obbedire.

Per fortuna, sto ricevendo solidarietà da parte di persone che neanche conosco o totalmente agli antipodi da me... siccome siamo tutti danneggiati, è scattata la solidarietà e il mutuo aiuto.

Anzi: paradossalmente ho conosciuto più gente in 'sto periodo che non negli anni precedenti.

Ma non so quanto riusciremo a stare a galla.

Comunque, come dicevo oggi ad uno di quelli del mantra del "ma dove la vedete la dittatura" (*) ho ricordato che una cosa è certa: NON SERVIAM ad oltranza; anche quando avrò rantolato l'ultimo respiro, fino alla fine, NON SERVIAM.


(*) Gli altri mantra sono: "ma anche l'aspirina...", "ma anche la tachipirina...", "siete terrapiattisti", "è tutta una fake news", "ma io non ho avuto nessun effetto collaterale, quindi non è vero che ci sono state persone danneggiate". Non ho ancora trovato una persona, tra quelle che ossessivamente rispondono così, che abbia letto questi libri:





Insomma, tutta gente che se snoccioli parole come Talidomide\Thorotrast\Tuskegee\Trilergan\Prozac\Zoloft pensano che tu stia parlando in cecoslovacco...

Sull'Ottocento e la questione operaia e contadina vedi anche:  https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/ottocento-le-grandi-rivolte-per-i.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/10/i-contadini-e-le-contadine-che-hanno.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/i-fattori-della-crescita-economica-il.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/la-condizione-delle-donne-operaie.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/sindacaliste-e-attiviste-nellottocento.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/la-condizione-operaia-sul-finire.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/economie-preindustriali-e-rivoluzione.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/breve-introduzione-al-marxismo.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/la-crisi-petrolifera-del-1973-e-gli.html