Tibet (1) Introduzione ai termini tibetani

Serie di scritti che dedico al Tibet; inizio da un glossario perché il buddhismo tibetano è piuttosto complesso.

Info tratte da







Adi Buddha: Il Buddha originario, ente supremo, primordiale, dal quale emanano tutti gli esseri celesti.












Altan Khan: sovrano mongolo di notevole importanza nella storia del Tibet.

Arhat: santo che è giunto a meritarsi il nirvana.

Avalokitesvara: Bodhisattva di primissimo piano, ipostasi dell'amore celeste per gli esseri viventi. Il culto di questo bodhisattva è molto popolare anche in Cina.


Bhrikuti: principessa nepalese, figlia del re Amsuvarman, che andò in sposa al tibetano Songtsengampo intorno al 639. Fu l'incarnazione della Dea Tara 


e fu lei a portare il Buddhismo in Tibet. Viene spesso rappresentata insieme all'altra principessa, la cinese Wen-ch'eng.

Bodhisattva: santo il quale ha accumulato meriti sufficienti per accedere al nirvana, ma che vi rinuncia per restare immerso nel ciclo delle nascite e delle morti, desideroso di aiutare tutti gli esseri viventi sulla via della suprema salvezza. Il termine significa "Colui la cui Essenza è Illuminazione". Si distinguono dalle immagini del Buddha perché vengono raffigurati ornati di gioielli principeschi e di corona. Alcuni hanno forma terrificante (trowo). I Buddha vengono rappresentati seminudi, appena coperti dalla semplice tonaca di monaco mendicante.
Per distinguerli, si devono osservare i gesti e le posizioni delle mani (mudra) o il veicolo (animale o fiore)

Chakra: Ruota, sottinteso "della Legge". è uno dei più importanti simboli buddhisti. Il suo movimento circolare sta ad indicare la regolarità, quindi la legge di contro al caos, al disordine. Suggerisce il ciclo delle nascite e delle morti.
 

Nota di Lunaria: l'idea della Ruota del Karma c'è anche nei Tarocchi:


Dakini: "Colei che percorre i cieli, gli spazi". Nome dato a certe Divinità femminili, ritenute detentrici di poteri segreti, spesso soprannaturali, che talvolta impartiscono agli uomini.
Vengono quasi sempre rappresentate in forme terrificanti:









Dalai Lama: "Maestro Oceano", sottointeso "di Saggezza". Il titolo mongolo di Dalai venne dato per la prima volta nel 1578 da Altan Khan all'abate superiore dei Gelug-pa, che in quel momento era Sonam Gyatso. Successivamente fu esteso in modo retroattivo ai due suoi predecessori.

Gesar (o Kesar): nome del più celebre eroe tibetano e titolo del poema epico il quale ne celebra le gesta.

Ghanta: la campanella che viene impiegata insieme al Vajra in molti riti del Buddhismo tantrico e lamaista.



Gön-khang: cappella, spesso sotterranea, sempre oscura, in cui si venerano gli Dei protettori. Il Gön-khang ha spesso all'ingresso delle carcasse di yak imbottite di paglia.


Hayagriva: Divinità protettrice dei cavalli. Il nome significa "Collo di cavallo" e infatti è rappresentato con una o più teste di cavallo. è di color rosso, in atteggiamento terrificante, aureolato di fiamme. A volte è rappresentato in coito mistico con la sua Shakti.

Kailasa: Montagna Sacra. è alta 6714 metri. Per gli induisti, rappresenta il tronco di Shiva



Spesso è identificata col Meru, la mitica montagna che secondo la cosmologia indiana e buddhista costituisce l'Asse del Mondo. (Nota di Lunaria: che vedremo meglio prossimamente) 

Kenchira (Ganjira): pinnacoli cilindrici di bronzo, che servono da coronamento alle facciate degli edifici; spesso riempiti di formule religiose stampate o scritte su strisce di carta.


Kuten-pa: lo sciamano.


Lokapala: i quattro mitici re, protettori delle direzioni dello spazio.

Mandala: organigramma dell'universo.



Lo si può tracciare sulla sabbia, o lo si crea con polveri colorate o fiori, lo si dipinge o lo si crea con sculture piccole.

Milarepa: il più grande poeta, mistico, eremita della storia religiosa tibetana.

Pehar: Divinità della guerra. è in aspetto feroce, a cavallo di un leone.

Phurbu: pugnale liturgico impiegato nei riti d'esorcismo.



Samvara: "Estasi Sublime". Nome di una Divinità di origine indiana. Ha 12 braccia, 1 o 4 teste, è nudo, di colore azzurro. La sua Shakti è la Dea Vajravarahi, la Scrofa Adamantina


Shakti: l'Energia Spirituale di una Divinità, personificata in femmina. Tipica concezione del Tantrismo, sia Induista che Buddhista. è spesso rappresentata in amplesso, col suo generatore e sposo. 


L'immagine serve ad imprimere nella mente dei fedeli il concetto di un'unione intima, feconda, finale, non oltre perfettibile, tra due idee, due realtà psichiche, due elementi. In molti casi il maschio rappresenta la Karuna, la benevolenza, la carità, mentre la femmina simboleggia la Prajna, la gnosi, la sapienza mistica. L'azione illuminata deve unire e confondere le due realtà spirituali, come gli amanti confondono i corpi nella beatitudine amorosa.

Shambala: "La Sorgente della Fortuna", mitico regno buddhista, nel quale fioriscono tutte le virtù, situato in qualche luogo indefinito a nord del Tibet.

Shenrab-Mibo: fondatore della religione Bön,
probabilmente figura leggendaria.

Songtsen-gampo: il più grande dei primissimi re della dinastia tibetana di Yarlung.

Tara: Divinità Femminile di origine indiana adottata in tempi molto antichi dal Buddhismo mahayana e popolarissima in Tibet e Mongolia; è la compagna di Avalokitesvara e personifica l'amore celeste per gli esseri viventi. è chiamata anche Drölma




è possibile invocarla direttamente, senza l'intercessione di un Lama, cosa che la rende intima e familiare ai devoti. Secondo alcuni nacque da un raggio azzurro di luce dell'occhio del Buddha Supremo Amitabha, secondo altri da una lacrima di Avalokitesvara. Tara si presenta sotto molte forme: le due principali sono quella Bianca e quella Verde (21 varianti), tutte pacifiche e sorridenti. Vi sono poi 3 forme tantriche agitate, quella Rossa (Kurukulla), Gialla (Bhrikuti) e Azzurra (Ekajata).

Terzo Occhio: l'occhio della mistica veggenza, raffigurato sulla fronte delle immagini dei personaggi celesti del Buddhismo tantrico. Talvolta si hanno occhi plurimi sulle mani e su altri parti del corpo (come in Tara)



Trulku: "Corpo di Trasformazione". Termine tibetano col quale ci si riferisce a chi viene considerato reincarnazione vivente di un santo o di divinità.

Ushnishavijaya: protuberanza cranica superiore tipica del Buddha, che ne segnala le supreme virtù intellettive.

Vajra: oggetto liturgico in metallo. Originariamente simboleggiava la folgore, le saette.




è antichissima e precede il Buddhismo. Secondo la leggenda, il Buddha si appropriò delle folgori dalla mano di Indra, Dio vedico del cielo e delle nuvole. Nel tardo buddhismo tantrico, il Vajra acquista un simbolismo sessuale: è il Lingam (Fallo) di Shiva.

Vajrapani: "Colui che tiene il Vajra", nome di un Bodhisattva


Vajravarahi: "La Scrofa Adamantina"; Divinità protettrice delle scuole tantriche di Buddhismo. 


Forma di Marici "Raggio di Luce", la Dea dell'Aurora.


Si suppone originariamente che l'animale veicolo di Marici fosse l'orso (connessione con le costellazioni dell'orso maggiore e minore?) mutato poi in cinghiale in India, dove l'orso è poco conosciuto. 


Nota di Lunaria: la scrofa bianca, in Europa, era legata a Cerridwen; e non dimentichiamoci che anche in Europa era attestato un culto a una misteriosa "Madre degli Dei" legata ai cinghiali. Lo afferma Tacito:




senza contare che è stata una delle prime raffigurazioni artistiche:



e che in India è adorata la Dea Cinghialessa Varahi



In effetti il cinghiale è un animale che tende a formare gruppi di sole femmine (circa 20 individui) guidati dalla scrofa più anziana; i maschi tendono a vivere isolati.


Vajravarahi  

è una forma irata di Vajrayogini ed è molto simile a questa, ma solitamente ha un aspetto più irato con fauci più prominenti, con l'immancabile testa di scrofa tra i capelli.


Yab-Yum: "Padre-Madre", è il coito mistico di due Divinità o di un Buddha con la sua energia.

Yama: Dio della morte. Viene rappresentato in aspetto orripilante, blu-nero, con testa di yak selvaggio. Cavalca un toro inferocito in atto di stuprare un'infelice che gli giace sotto; ha una corona di crani e gioielli e serpi. Ha il membro in furiosa erezione. Spesso è accompagnato dalla sposa sorella Yami, scarmigliata e in preda ad un orgasmo incontenibile; tiene in mano un cranio-coppa colmo di sangue.

Yamantaka: "Colui che vince Yama", il vincitore del Dio della morte.